In che modo le tartarughe si orientano per giungere, in ogni nuova stagione riproduttiva, nelle spiagge dove deporranno le uova? Uno studio sembra averlo scoperto...
Tutti conoscono la straordinaria abilità delle tartarughe marine di ritornare, dopo migliaia di km di viaggio, alla stessa spiaggia per deporre le uova, ma nessuno era riuscito fino ad oggi a dimostrare in che modo questi rettili siano in grado di orientarsi in mare senza riferimenti spaziali. I siti di deposizione costituiscono importanti aree situate, di solito, in luoghi molto distanti dalle zone marine in cui le tartarughe vanno a nutrirsi. Forse un recente studio, apparso sulle riviste Current Biology e Marine Ecology Progress Series, ha portato dei chiarimenti su questo comportamento altamente complesso. Lo studio è stato condotto da Simon Benhamou del Centre for Functional and Evolutionary Ecology di Montpellier con la partecipazione di numerosi scienziati appartenenti a diversi atenei, tra cui l'Università di Pisa.
I ricercatori hanno condotto due serie di esperimenti paralleli su alcuni esemplari di tartaruga verde dell'Oceano Indiano (Chelonia mydas), residenti nel Canale del Mozambico, precisamente nei pressi delle isole francesi di Europa e Mayotte, che sono stati catturati e a cui è stata applicata una trasmittente sul carapace. Questi esemplari femmine, che trascorrevano la fase del ciclo riproduttivo precedente alla deposizione delle uova, sono state poi allonanate dalla costa e rilasciate in mare aperto ad alcune centinaia di km dai siti di deposizione, ai quali esse dovevano necessariamente fare ritorno. Il primo scopo degli esperimenti era quello di capire se i movimenti delle tartarughe erano controllati dalle correnti marine o indipendenti da esse. Monitorando gli spostamenti è emerso che le femmine si dirigevano senza problemi verso le spiagge adibite alla deposizione, quasi possedessero una bussola, ma erano comunque soggette agli effetti delle forti correnti oceaniche che ne deviavano le rotte. Nel complesso, i movimenti apparivano un insieme di rotte previste e deviazioni per effetto delle correnti, con la conseguenza che esemplari lasciati a circa 250 km dalla spiggia viaggiavano anche per 3.500 km in due mesi prima di arrivare al sito di deposizione desiderato.
Successivamente, gli studiosi hanno analizzato l'influenza del campo magnetico terrestre sul sistema di navigazione, verificando per la prima volta, dopo anni di ipotesi mai dimostrate, che le tartarughe utilizzano proprio il campo magnetico terrestre per orientarsi in mare aperto. Infatti, gli individui a cui era stato apposto un potente magnete sul capo risentivano fortemente di questo disturbo che si convertiva in difficoltà di navigazione. Nonostante questo handicap, tali esemplari hanno ugualmente raggiunto le zone di nidificazione, anche se hanno impiegato molto più tempo degli altri. Questo risultato apre nuove prospettive di ricerca, ad esempio sarà doveroso analizzare l'utilizzo dell'olfatto nella determinazione delle traiettorie di viaggio.
Nel complesso, questo studio potrebbe risultare utile per migliorare le strategie di conservazione di questi straordinari animali, sempre più in pericolo di estinzione.
Andrea Romano
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