Saturday, March 31, 2007

Riscaldamento globale: guida alla sopravvivenza

Può ciascuno di noi fare qualcosa per aiutare il nostro pianeta?
Il TIME nel numero del 9 Aprile (Vol. 169, n° 13) presenta, in tutte le sue edizioni, uno speciale: tutti possiamo fare qualcosa per ridurre le emissioni di gas serra e diminuire il global warming!

51 Things We Can Do
Can one person slow global warming? Actually, yes. You—along with scientists, businesses and governments—can create paths to cut carbon emissions. Here is our guide to some of the planet's best ideas, with an assessment of their impact and feel—good factor.

The Earth Freindly Home
Are you wasting energy? There are ways you can alter your lifestyle to reduce your carbon footprint, the measure of carbon you produce.
What Now?
By Jeffrey Kluger
On the Front Lines Of Climate Change
By Mark Hertsgaard
The Tortilla Effect: Biofuel and Food Prices
By James Graff
Ed Begley Jr.: The Star of Climate Change in Hollywood
By Joel Stein
Tax Break: Think green, and save some too
By Dan Kadlec
Palmyra Atoll: Climate microcosm
By Coco Masters

Chiara Ceci

La coevoluzione di primati e pidocchi

Non e' un argomento accattivante, ma.... sentite questa storia che parla di coevoluzione tra l'ordine che ci ospita e i non proprio simpatici insetti che spesso vivono a nostre spese!

Quando un parassita si lega ad un ospite per milioni di anni, le loro storie evolutive finiscono per correre su binari assolutamente paralleli: talmente paralleli da determinare un evento di speciazione quando questo si verifica per l'ospite considerato. I protagonisti dell'ultimo studio del gruppo di ricerca del biologo David Reed, del Florida Museum of Natural History, sono per l'appunto i pidocchi succhiatori di sangue (Sottordine Anoplura), insetti ectoparassiti permanenti e obbligati della testa e del corpo non solo di noi umani, ma anche dei nostri cugini piu' stretti (i primati), e di moltissimi altri mammiferi. Reed si occupa principalmente della comparazione degli alberi evolutivi di ospiti e parassiti specifici, e ha osservato nel corso dei suoi studi l'impronta della coevoluzione e addirittura della cospeciazione di organismi cosi' strettamente interagenti dal punto di vista ecologico. Gia' nel 2004 l'autore aveva dimostrato che il pidocchio umano della testa (Pediculus humanus capitus) si presenta in due popolazioni geneticamente distinte, caratterizzate da un antenato comune che ci riporta a piu' di un milione di anni fa: un gruppo sarebbe rimasto in Africa, tra i nostri antenati umani; l'altro sarebbe migrato insieme a Homo erectus in tutto il globo.
Nello studio attuale, che appare sulle pagine online di BMC Biology, Reed si e' invece concentrato sul confronto tra i generi Pediculus e Pthirus, che parassitano i Primati antropoidi, avendo un occhio di riguardo per Pediculus humanus capitus e Pthirus pubis, la cosiddetta piattola, cioe' il pidocchio umano del pube. Al fine di ricostruire l'albero evolutivo di quest'ultimo, i ricercatori hanno analizzato due sequenze geniche (una mitocondriale e una nucleare) delle due specie del pidocchio umano, confrontandole con quelle dei parassiti di scimpanze' (Pediculus schaeffi) e gorilla (Pthirus gorillae), nonche' dei pidocchi di altre scimmie cercopitecoidi e del roditore Fahrenholzia reducta. I diversi pidocchi dei primati hanno alle spalle circa venticinque milioni di anni di storia evolutiva, e in questo lungo intervallo di tempo hanno avuto modo non solo di separarsi in due generi distinti, probabilmente attraverso un evento di duplicazione occorso circa tredici milioni di anni fa, ma anche di andare incontro a eventi di estinzione: il pidocchio della testa si e' perso nei gorilla, mentre quello del pube si perse lungo la linea evolutiva scimpanze'-uomo. L'evidenza piu' sorprendente emersa e' che H. sapiens deve l'eredita' di P. pubis al gorilla.Quando anche uomo e scimpanze' si separarono, circa sei milioni di anni fa, i parassiti della testa si diversificarono in due specie diverse, e quasi 3,5 milioni di anni fa, al tempo delle Australopitecine, gli ominidi riacquistarono il pidocchio del pube, attraverso uno scambio di ospite, dagli antenati degli attuali gorilla. Tutto questo e' frutto di un amore "proibito", visto che i pidocchi del pube si scambiano principalmente attraverso il contatto sessuale? Non necessariamente: secondo Reed lo scambio sfortunato potrebbe essere avvenuto quando alcuni ominidi vennero a contatto con carne di gorilla, oppure con un rifugio infestato dai parassiti.
I risultati di questa ricerca genetica impongono nuovi studi da parte dei paleoantropologi e dei primatologi: dato che secondo questi risultati ominidi e gorilla dovevano vivere a stretto contatto, sarebbe davvero interessante scoprire nuove e solide prove fossili a sostegno di questa ipotesi, da qualche parte in Africa.
E se avete trovato interessante questo resoconto, allora unitevi all'appello di fior di scienziati per la salvezza dei pidocchi, dichiarati, cosi' come altri non simpaticissimi parassiti (ad esempio Helicobacter pylori), in pericolo di estinzione: forse non conquisteranno mai la nostra simpatia, ma ci stanno fornendo preziose informazioni sul nostro passato!

Paola Nardi

La scomparsa dei dinosauri non causò la diffusione dei mammiferi

Uno studio molecolare dimostrerebbe che i progenitori dei mammiferi attuali si sarebbero diffusi tra 85 e 75 milioni di anni fa, svincolando la loro grande radiazione adattativa dall'estinzione di massa dei dinosauri alla fine del Cretaceo. In seguito ci fu un'ulteriore radiazione adattativa tra 56 e 34 milioni di anni fa.

Tutti conoscono la teoria che descrive l'estinzione di massa che portò alla scomparsa dei dinosauri avvenuta circa 65 milioni di anni fa, tra la fine del Cretaceo e l'inizio del Terziario. Un grande meteorite, del diametro di 10Km, che cadde sulla Terra diede origine al Golfo del Messico e abbassò vertiginosamente la temperatura del nostro pianeta, creando le condizioni per l'estinzione dei dinosauri. Da quel momento i mammiferi, che precedentemente erano rappresentati solo da poche specie e confinati in "cantucci e angolini ecologici", si diffusero su larga scala e diedero origine ai progenitori dei mammiferi attuali. Questa ipotesi trova conferma sia nei resti fossili che nelle testimonianze geologiche. Infatti, i fossili dei dinosauri sono abbondanti prima di 65 milioni di anni fa e pressochè nulli dopo, mentre quasi l'esatto opposto accade per i mammiferi. Inoltre, la scoperta nel 1980 di uno strato di iridio, elemento raro sul nostro pianeta ma molto abbondante nei meteoriti, uniformemente distribuito sulla superficie terrestre nello strato sedimentario corrispondente alla fine del Cretaceo, conferma la teoria della catastrofe di origine extra-terrestre.
Tuttavia, le documentazioni fossili sono incomplete. Uno studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature, potrebbe cambiare l'idea su come i progenitori dei mammiferi attuali popolarono la Terra. Un gruppo internazionale di ricercatori ha condotto un'analisi molecolare, confrontando sequenze geniche di circa il 99% delle 4554 specie di mammiferi conosciuti, per ricostruire un albero filogenetico di questa classe di vertebrati. In seguito hanno calcolato il tempo medio di diversificazione all'interno di ogni linea filetica, riuscendo a determinare quando comparvero le diverse specie e quali risultassero strettamente imparentate tra loro.
I risultati indicano, in primo luogo, che i Monotremi (Protothreria) si separarono dagli altri mammiferi circa 166 milioni di anni fa e che la divisione tra Marsupiali (Metatheria) e Placentati (Eutheria) avvenne circa 147 milioni di anni fa. In seguito, 50 milioni di anni dopo si diversificarono i 4 superordini di Placentati (Afrotheria, Euarchontoglires, Laurasiatheria e Xenarthra) nell'arco di soli 2,5 milioni di anni. Questo periodo sembra segnare l'inizio di una grande esplosione dei mammiferi euteri, dal momento che tra 85 e 75 milioni di anni fa apparvero tutte le famiglie ancora oggi esistenti. La grande radiazione adattativa dei mammiferi avvenne dunque molto tempo prima della fine del Cretaceo. Seguì un periodo piuttosto lungo in cui si assiste ad una bassa diversificazione fino ad una nuova esplosione databile circa tra 34 e 56 milioni di anni fa, circa 10-15 milioni di anni dopo l'estinzione di massa dei dinosauri. Questa nuova esplosione di diversità dell'Eocene e Oligocene è avvenuta troppo tempo dopo l'estinzione del tardo Cretaceo perchè i due fatti possano essere consequenziali.
I risultati indicano, inoltre, un piccolo aumento di diversità subito dopo l'estinzione dei dinosauri ma evidenziano che queste linee di mammiferi si estinsero in tempi brevi o subirono un consistente declino in breve tempo.
Nei prossimi anni i paleontologi dovranno trovare testimonianze a supporto di questa nuova teoria, ma soprattutto comprendere le cause delle radiazioni adattative, che potrebbero essere legate ad un sostanziale aumento delle temperature a livello globale e, solamente per la prima grande esplosione, alla comparsa delle piante a fiore.
Dell'articolo originale è disponibile l'abstract.
Andrea Romano

Selezionati per invecchiare

Lo studio dell’invecchiamento è oggi più che mai attuale, dato il generale desiderio di bloccarne il decorso permettendoci quindi di contare su aspettative di vita sempre maggiori. Ma quali origini hanno i processi di invecchiamento? E soprattutto perché dobbiamo invecchiare?

La biologia evoluzionistica ci mostra, anche se può sembrare una magra consolazione, che tutti gli eucarioti invecchiano, ad indicare che l’invecchiamento ed i processi che ne regolano le varie fasi sono stati modellati durante l’evoluzione per svolgere specifiche funzioni.L’ipotesi più accreditata sull’origine dell’invecchiamento suggerisce che esso rappresenti un processo di difesa in cui ogni organismo, dato l’accumulo durante la vita di numerosi danni al genoma ed ai propri organi e tessuti, risulta essere programmato per evitare di trasmettere danni alla prole.

L’invecchiamento non sarebbe quindi un processo passivo (che si manifesta a seguito dei danni subiti), ma un processo attivo ed altamente regolato volto a ridurre il rischio di trasmissione di danni ai figli. Un esempio è impedire ad individui non più giovani di riprodursi e favorire un loro coinvolgimento nella cura dei “nipoti”. Un aggiornamento di questa ipotesi è stata recentemente pubblicata da Martin Ackermann e colleghi sulla rivista Aging Cell. Nell’articolo intitolato “On the origin of aging”, Ackermann mostra come l’invecchiamento non sia tipico solamente degli organismi pluricellulari, ma rappresenti una strategia vincente anche per organismi unicellulari (sia procarioti che eucarioti), sinora considerati “immortali”. L’ipotesi corrente era, infatti, che a seguito del processo di divisione, ogni organismo unicellulare si replicasse producendo due cellule identiche, in cui tutto il contenuto cellulare veniva ripartito equamente. Al contrario, secondo la teoria proposta da Ackermann, l’invecchiamento permetterebbe anche a livello di organismi unicellulari di distinguere individui che agiscono come “genitori” (che accumulano tutte le componenti cellulari già sottoposte ad usura) rispetto a “neonati” che ricevono strutture neosintetizzate e quindi perfettamente funzionanti. La miglior strategia riproduttiva sarebbe, quindi, quella di distribuire in modo asimmetrico le componenti cellulari già usurate tra “cellula madre” e “cellula figlia” in modo da avere una cellula che accumula le strutture “vecchie” ed una che riceve tutte le strutture neoformate. Questa strategia di distribuzione asimmetrica porterebbe anche ad un rischio asimmetrico di riportare danni ovvero la cellula figlia risulterebbe enormemente vantaggiata rispetto a quella parentale.

Secondo il modello di Ackermann e colleghi, quindi, l’evoluzione avrebbe favorito attivamente la realizzazione di programmi di invecchiamento che distinguano chi si riproduce rispetto alle generazioni filiali, facendo in modo che queste ultime abbiano tutti i benefici derivanti dal ricevere strutture perfettamente funzionanti. L’invecchiamento sarebbe quindi una strategia sviluppata precocemente nella storia dei viventi in quanto efficace per garantire alle nuove generazioni di avere le migliori possibilità di sopravvivenza e riproduzione.

Per ogni organismo vivente (sia unicellulare che pluricellulare) invecchiare sarebbe una scelta strategica per investire le risorse migliori per garantire un futuro prospero alla propria prole: tutto sommato quindi invecchiare può essere considerato un buon investimento!
Martin Ackermann, Lin Chao, Carl T. Bergstrom, Michael Doebeli (2007) On the origin of aging. Aging Cell 6: 235-244 (http://www.ingentaconnect.com/content/bsc/ace/latest).
Mauro Mandrioli

I Simpson e l'evoluzione

....anzi Homer e l'evoluzione
Gustatevi questa breve animazione sull'evoluzione di Homer scovata da PZ Myers e segnalata sul suo prestigioso Blog Pharyngula.Convenzionale ma simpatica versione animata!
Paolo Coccia

Video completo della presentazione del libro di Telmo Pievani "Creazione senza Dio"

Grazie alle riprese di Arcoiris TV è possibile seguire il video completo della presentazione avvenuta di recente alla Casa della Cultura di Milano.
Buona visione a tutti. Il video si trova presso il sito Arcoiris TV. Avete diverse opzioni per la fruizione del filmato: ADSL, Podcast, MPG, Xvid.
Paolo Coccia

Proseguono gli "Happy Hour evoluzionistici" a Milano

Proseguono giovedì 12 aprile alle ore 18.30, a Milano, gli “Happy Hour evoluzionistici”. Ogni II° e IV° giovedì del mese riprendono i nostri incontri.

Ingresso gratuito con consumazione a 6 Euro. E’ vivamente consigliata la prenotazionePer informazioni:Museo di Storia Naturale di Milano, Ilaria Guaraldi Vinassa de Regny 02 88463337ilaria.vinassa@comune.milano.ithttp://www.comune.milano.it/museostorianaturale
Ecco l'elenco aggiornato:
12 Aprile Fabrizia Gianni La pianta: un organismo ramificato a moduli
19 Aprile Giorgio Teruzzi All’origine dei gruppi animali
10 Maggio Giulio Giorello Evoluzione naturale, evoluzione culturale
24 Maggio Fabio Peri In principio era il vuoto… nascita ed evoluzione dell’universo
14 Giugno Telmo Pievani I coralli di Darwin: la storia avventurosa di una scoperta scientifica raccontata dai taccuini privati del grande naturalista
28 Giugno Luca Sciortino Evoluzione, epistemologia, divulgazione
Per informazioni:Museo di Storia Naturale di MilanoIlaria Guaraldi Vinassa de Regny. Relazioni Esterne02 88463337
ilaria.vinassa @comune.milano.itwww.comune.milano.it/museostorianaturale

Una balena in un mare di vino

Scoperta nel terreno argilloso dei vigneti del Castello Banfi prestigiosa azienda produttrice del Brunello di Montalcino, una balena fossile di 5 milioni di anni fa.

Una balena di circa 10 metri di lunghezza si aggirava 5 milioni di anni fa in un mare profondo una ventina di metri, proprio dove ora viene prodotto uno dei più famosi e apprezzati vini italiani: il Brunello di Montalcino.Si tratta di un ritrovamento eccezionale: è la più antica balenottera fossile della Toscana e sembra essere anche la più completa. Per il momento sono state rinvenute 16 vertebre della parte caudale del grande cetaceo in posizione anatomica (cioè ancora nella posizione in cui si trovavano quando l’animale era in vita) ed è probabile che siano presenti anche le altre 9 nascoste al di sotto delle argille. La scoperta è opera del GAMPS, Gruppo Avis Mineralogia Paleontologia Scandicci, non nuovo ai ritrovamenti paleontologici della zona. Sopra ad un letto di conchiglie plioceniche sono state rinvenute le vertebre e anche denti di squalo, che probabilmente banchettarono con la carcassa della balenottera.La notizia, riportata da Ansa, ha già fatto il giro degli appassionati di fossili, ma anche degli appassionati di Brunello, tanto che il Blog “Benvenuto Brunello” ha organizzato un concorso a premi per trovare il nome giusto al fossile. Alcuni lettori hanno già proposto Brunella (in onore al vitigno) e Banfona (in onore all’azienda Castello Banfi nei cui terreni il fossile è stato ritrovato).Il premio? Ovviamente una bottiglia di ottimo Brunello Banfi del 2002!
Giulia Fontanesi

Le scimmiette chimere

Secondo uno studio apparso su PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences), il cui abstract è visibile a questo link, alcune scimmiette sudamericane (Callithrix kuhlii) hanno sempre parti gemellari.

Fin qui niente di strano, se non fosse che tra i gemelli avviene un attivo scambio di cellule per un lungo periodo durante la gravidanza. Questo scambio è possibile anche a livello di cellule germinali; quindi può accadere che un piccolo, da adulto, metta al mondo figli che hanno in effetti il patrimonio genetico di suo fratello gemello. Le conseguenze di questo scambio, per l'evoluzione della specie, per la kin selection e altro, sono molto interessanti. E curiose. Per esempio potrebbe spiegare l'alto grado di comportamento cooperativo tra i gruppi di scimmie. Ne parla anche Carl Zimmer, un ottimo giornalista sicentifico americano, nel suo blog.
Marco Ferrari

Geni in cerca di variazioni

Come compare una variazione? Una mutazione spontanea modifica il genotipo che produce un diverso fenotipo. La selezione naturale fa il suo lavoro, e il carattere si diffonde nella popolazione. In effetti, anche se detta in modo sommario, funziona proprio in questo modo. Ma può un nuovo fenotipo comparire e essere selezionato prima che un gene specifico per quella variazione sia presente?

PZ Myers su Seed ci racconta una interessante vicenda dove parla della genetic accommodation, quel meccanismo che fa comparire nuovi fenotipi che precedono gli specifici genotipi. Andando a guardare bene come funziona il fenomeno, vedremo che, in realtà, non si pone in contraddizione con i principi NeoDawiniani. Manduca è un genere di falene i cui bruchi sono molto grossi, e in alcune specie è possibile osservare delle forme con colori diversi nelle fasi giovanili. Manduca quinquemaculata, ad esempio, mostra un interessante polifenismo [organismi con lo stesso assetto genetico sviluppano fenotipi differenti, in ambienti differenti]. In particolare, i bruchi posso presentarsi in due diverse forme: completamente nero (in presenza di temperature fredde assorbono meglio il calore del sole) o verde (a temperature più elevate, si nascondono così meglio tra le foglie). Manduca sexta, invece, non presenta questa flessibilità, solitamente il bruco è verde e la comparsa della forma mutante nera non è legata alla temperatura. Suzuki e Nijhout, in uno studio pubblicato l’anno scorso su Science, hanno voluto verificare se fosse stato possibile vedere emergere in M. sexta le abilità polifeniche dell’altra specie. Insomma vedere l’evoluzione all’opera in laboratorio. Gli scienziati hanno portato avanti un esperimento con 300 bruchi neri di questa specie di falena, e li hanno sottoposti a uno shock termico (Durante lo sviluppo l’organismo non risponde solo ad un programma genetico, ma interagisce anche con l’ambiente. Si tratta di un processo plastico, e un aumento di temperatura può azionare una forte risposta molecolare che l’organismo mette in atto per resistere allo stress. Questi cambiamenti non avvengono a livello genetico, ma nel processo di sviluppo, quindi a livello del fenotipo).A questo punto hanno operato una selezione artificiale separando i bruchi che, in seguito allo shock termico, diventavano verdi (linea polifenica, che muta di colore), quelli che restavano neri (linea monofenica) e un gruppo di controllo con individui prelevati a caso. Ciascuno di questi tre gruppi veniva cresciuto e fatto riprodurre. La selezione nei tre gruppi veniva effettuata ad ogni generazione, fino a che alla settima la linea monofenica era diventata esclusivamente nera e quella polifenica era sempre più reattiva, fino a che, alla tredicesima generazione, produceva sempre bruchi che dopo lo stress da neri diventavano verdi. La linea di controllo continuava invece a produrre bruchi che mutavano di colore con frequenza casuale. La selezione operata aveva quindi permesso di fare affiorare un tratto che non era visibile nella popolazione originale, ma che emergeva solo con una condizione ambientale inusuale, lo stress termico.La mutazione del fenotipo indotta dall’aumento di temperatura era ereditabile: la genetic accomodation in realtà non coinvolge nessun nuovo meccanismo genetico, quello che il processo fa è usare la variazione ambientale per smascherare una riserva di informazioni genetiche invisibili, e esporle alla selezione naturale. Il genotipo, di fatto, era già diverso, prima che lo fosse il fenotipo. Il fenotipo è l’aspetto critico dell’organismo che è soggetto alla selezione, è un prodotto dello sviluppo, e si svolge con interazioni con l’ambiente.La forma di un organismo non è dunque già marchiata a fuoco nel suo genoma: essa emerge grazie a interazioni tra geni, tra cellule e tra tessuti, e anche grazie all’interazione dell’organismo con il suo ambiente. Una popolazione può accumulare variazioni genetiche come quella descritta nello studio senza costi significanti, ma quando le condizioni cambiano, esse posso essere poi schierate per mettere in campo nuovi genotipi che posso rappresentare un grande potenziale per l’evoluzione.Yuichiro Suzuki and H. Frederik Nijhout. Evolution of a Polyphenism by Genetic Accommodation, Science 3 February 2006: Vol. 311. no. 5761, pp. 650 – 652Altre informazioni su Pharyngula
Chiara Ceci

Segnalazioni sparse di nuova letteratura

Segnalo in ordine sparso recenti e nuove pubblicazioni su Darwin e l'evoluzione

Lewens, Tim. Darwinism and Metaphysics. Metascience, Volume 16, Number 1, April 2007, pp. 61-69
Oldroyd, David. Darwin's Geology: The End of the Darwin Industry? Metascience, Volume 16, Number 1, April 2007, pp. 25-50 Harman, Oren Solomon. Powerful Intuitions: Re-reading Nature versus Nurture with Charles Darwin and Clifford Geertz. SCIENCE IN CONTEXT , 20(1):49-70 2007
Doolittle, W. Ford, Bapteste, Eric. Pattern pluralism and the Tree of Life hypothesis. PROCEEDINGS OF THE NATIONAL ACADEMY OF SCIENCES OF THE UNITED STATES OF AMERICA , 104(7):2043-2049, 2007 Darwin claimed that a unique inclusively hierarchical pattern of relationships between all organisms based on their similarities and differences [the Tree of Life (TOL)] was a fact of nature, for which evolution, and in particular a branching process of descent with modification, was the explanation. However, there is no independent evidence that the natural order is an inclusive hierarchy, and incorporation of prokaryotes into the TOL is especially problematic. The only data sets from which we might construct a universal hierarchy including prokaryotes, the sequences of genes, often disagree and can seldom be proven to agree. Hierarchical structure can always be imposed on or extracted from such data sets by algorithms designed to do so, but at its base the universal TOL rests on an unproven assumption about pattern that, given what we know about process, is unlikely to be broadly true. This is not to say that similarities and differences between organisms are not to be accounted for by evolutionary mechanisms, but descent with modification is only one of these mechanisms, and a single tree-like pattern is not the necessary (or expected) result of their collective operation. Pattern pluralism (the recognition that different evolutionary models and representations of relationships will be appropriate, and true, for different taxa or at different scales or for different purposes) is an attractive alternative to the quixotic pursuit of a single true TOL.
Pigliucci, Massimo. Evolutionary Epistemology, Anyone? THE SKEPTICAL INQUIRER , 31(1):23 2007
Dixon, B. Darwinism and Human Dignity. ENVIRONMENTAL VALUES, 2007, VOL 16; NUMB 1, pages 23-42
Parker, J. S. THE ORIGIN OF THE `ORIGIN': WHAT HENSLOW TAUGHT DARWIN. TRANSACTIONS- LEICESTER LITERARY AND PHILOSOPHICAL SOCIETY, 2006, VOL 100, pages 38-40
JABLONSKI, D. SCALE AND HIERARCHY IN MACROEVOLUTION. PALAEONTOLOGY, 2007, VOL 50; NUMBER 1, pages 87-109 Scale and hierarchy must be incorporated into any conceptual framework for the study of macroevolution, i.e. evolution above the species level. Expansion of temporal and spatial scales reveals evolutionary patterns and processes that are virtually inaccessible to, and unpredictable from, short-term, localized observations. These larger-scale phenomena range from evolutionary stasis at the species level and the mosaic assembly of complex morphologies in ancestral forms to the non-random distribution in time and space of the origin of major evolutionary novelties, as exemplified by the Cambrian explosion and post-extinction recoveries of metazoans, and the preferential origin of major marine groups in onshore environments and tropical waters............
James Moore. R. A. Fisher: a faith fit for eugenics. Studies in History and Philosophy of Science Part C: Studies in History and Philosophy of Biological and Biomedical Sciences, Volume 38, Issue 1, March 2007, Pages 110-135
Angela N.H. Creager. Adaptation or selection? Old issues and new stakes in the postwar debates over bacterial drug resistance. Studies in History and Philosophy of Science Part C: Studies in History and Philosophy of Biological and Biomedical Sciences, Volume 38, Issue 1, March 2007, Pages 159-190Oliver J. Rando and Kevin J. Verstrepen. Timescales of Genetic and Epigenetic Inheritance. Cell, Volume 128, Issue 4, 23 February 2007, Pages 655-668L.P. Bignold. Variation, "evolution", immortality and genetic instabilities in tumour cells. Cancer Letters, In Press, Corrected Proof, Available online 23 January 2007
Paolo Coccia

Dinosauri scavatori

Ritrovato un fossile di un dinosauro con caratteristiche tipiche di un organismo scavatore. Inoltre, insieme ad un esemplare adulto sono stati ritrovati due piccoli, ad indicare la possibilità di cure parentali.

Un gruppo di ricercatori, capeggiato da David Varricchio della Montana State University, ha scoperto il primo fossile di dinosauro in grado di vivere sotto terra. L'esemplare, nominato Oryctodromeus cubicularis (nuovo genere e nuova specie), risale a circa 95 milioni di anni fa ed è stato descritto sulla rivista Proceedings of the Royal Society B. Esso appartiene all'infraordine Ornithopoda, un grande gruppo dell'ordine dei dinosauri Ornithischia.
Il fossile ha una lunghezza di circa 2m, di cui circa 1,25 di coda, per un peso stimato di circa 2-3Kg. Inoltre, presenta alcune caratteristiche che ne attestano la reale identità di scavatore: presenta infatti un muso modificato che poteva essere utilizzato come una pala, ossa delle spalle molto spesse per garantire un sito di aggancio a possenti muscoli necessari per lo scavo e robuste anche che gli garantivano un forte sostegno durante lo scavo. Infine, la tana dentro cui è stato ritrovato ha dimensioni tali da far pensare di essere stata costruita proprio dallo stesso.
Vi è tuttavia un'altro fatto importante legato a questo ritrovamento. Infatti, l'esemplare adulto non era solo al riparo nella propria tana, bensì in presenza di due piccoli esemplari, probabilmente i suoi piccoli, di lunghezza circa la metà del genitore. Questa scoperta è molto importante perchè mette in luce la possibilità che anche nei dinosauri fossero elargite cure parentali. Forse è proprio per garantire un riparo sicuro alla prole che questa specie ha evoluto un comportamento da scavatore.
Secondo i ricercatori, l'adattamento di vita nel sottosuolo potrebbe rappresentare una strategia messa in atto dai piccoli dinosauri erbivori, come Oryctodromeus cubicularis, per poter sopravvivere nelle regioni polari, nei deserti e in alta montagna oltre che per sfuggire ai grandi predatori.
E' disponibile l'intero articolo, dove sono presenti anche fotografie dei resti fossili ritrovati.
Nell'immagine, tratta da Wikipedia, sono raffigurati alcuni dinosauri dell'infraordine Ornithopoda.
Andrea Romano

Sunday, March 25, 2007

La scimmia nuda

Storia naturale dell’Umanità è la nuova mostra temporanea (dal 7 aprile 2007 al 6 gennaio 2008) del Museo Tridentino di Storia Naturale, pensata come un viaggio lungo il cammino evolutivo dell’uomo, alla luce delle più recenti teorie.

Il percorso alterna manufatti e strumentazioni storiche, reperti antropologici e preistorici, video, documentazioni fotografiche, exhibit interattivi (prestati dai più noti musei scientifici o appositamente realizzati per la mostra), e opere e installazioni d’arte contemporanea, realizzate da grandi nomi del panorama internazionale. Tra queste “The Human Race Machine” di Nancy Bruston, per la prima volta in Europa. Non solo la mostra utilizza diversi mezzi di comunicazione, ma mette così in relazione anche ambiti di ricerca normalmente distinti, facendo incontrare cultura scientifica e umanistica: antropologia, archeologia, paleontologia, zoologia, genetica, filosofia ed arte. La mostra è realizzata in collaborazione con il Museo Friulano di Storia Naturale di Udine e il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino (che ospiteranno la mostra nel 2008); è curata da Claudia Lauro, con la direzione scientifica di Michele Lanzinger. Nel comitato scientifico: Guido Barbujani, Camperio Ciani, Aldo Fasolo, Giacomo Giacobini, Giuseppe Leopardi, Giorgio Manzi, Telmo Pievani, Jean-Jacques Hublin, Frans de Waal, Ian Tattersall, la collaborazione speciale di Desmond Morris e la partecipazione di Jared Diamond.
Inaugurazione giovedì 5 aprile 2007 ore 18.00 Museo Tridentino di Scienze Naturali - Trento, via Calepina 14

Daniele Formenti

La nascita della Teologia Naturale e il Progetto Intelligente

Ieri all’Università degli Studi di Milano, alcuni studenti hanno potuto assistere a una lezione speciale, tenuta dal prof. Giulio Lanzavecchia.

Il corso di Storia delle Scienze per i corsi di laurea in Scienza Naturali e Biologia dell’Università degli Studi di Milano, ieri ha ospitato una lezione speciale. A parlare di Teologia Naturale agli studenti era il prof. Giulio Lanzavecchia, emerito di biologia degli invertebrati all’Università dell’Insubria Varese, già professore all’Università Statale di Milano. Professore per molti di quelli che sono oggi professori delle materie biologiche a Milano, Lanzavecchia è stato un Maestro per molti di loro. Nella sua bellissima lezione ha raccontato le radici storico-filosofiche della Teologia Naturale per arrivare a parlare del più recente Progetto Intelligente. “Si vuole farla passare come una nuova idea ma, in realtà è sempre la stessa solfa da millenni”.
Ha raccontato che quando nel 1948 si iscrisse all’università “se parlavi di evoluzione quasi ti guardavano male. Nei libri veniva presentata la teoria dell’evoluzione, ma, insieme a lei, anche le spiegazioni proposte dalla chiesa. Per fortuna oggi non è più così”. Tuttavia il movimento dell’Intelligent Design esiste. “La gente, in generale, sa poche cose sull’evoluzione, e anche quelle poche che sa di solito sono sbagliate. La teoria dell’evoluzione è sottoposta a un bombardamento mediatico dove alcuni oscuri personaggi diffondono idee sbagliate principalmente per averne una ricaduta politica”. Lanzavecchia sottolinea come l’ID non sia affatto una teoria scientifica, ma che come tale vuole essere fatta passare. “Chi fa scienza oggi deve difendersi da chi cerca di diffondere queste lucubrazioni ascientifiche”.
Quando si parla di qualcosa, ha ricordato ancora Lanzavecchia, è necessario sapere di cosa si va a parlare. “Michele Lessona, riferendosi a Charles Darwin, scriveva: “Molti che ne dicono male, ed anche alcuni che ne dicono bene, non lo hanno mai letto”. Questo è il grande problema, non conoscono nemmeno la teoria che vanno a criticare. Come è possibile prendere sul serio questa gente?”.
Il filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein ha scritto: “Tutto ciò che si può dire lo si può dire chiaramente. Su ciò di cui non si può parlare si deve tacere”. Quanto aveva ragione.
Chiara Ceci

DNA barcoding: Il codice a barre della vita

Dal 17 al 19 Maggio 2007 a Roma il primo meeting EMBO dedicato a “Molecular Biodiversity and DNA Barcode”.

Lo studio della biodiversità è sicuramente uno dei principali argomenti di interesse delle moderne bioscienze. A partire dall’inizio del 2000 numerosi gruppi di ricerca hanno iniziato a accumulare dati molecolari nel tentativo di realizzare una sorta di “inventario della vita” in cui la biodiversità potesse essere “catalogata” sotto forma di sequenze di DNA specie-specifiche. In particolare, l’idea lanciata da Paul Hebert (University of Guelph, Ontario, Canada) fu di utilizzare una porzione del gene mitocondriale coxI (codificante per la citocromo C ossidasi I) come “firma molecolare” per identificare una specie. La sequenza del gene coxI sarebbe quindi assimilabile al codice a barre presente su tutti i prodotti acquistati nei supermercati e permetterebbe di determinare la specie di appartenenza di animali e piante raccolti in natura, anche in assenza di specifiche conoscenze tassonomiche.
Un ulteriore vantaggio del DNA barcoding è rappresentato dalla possibilità di identificare specie criptiche ovvero di distinguere come appartenenti a specie diverse individui che, essendo morfologicamente simili, sono stati erroneamente determinati come appartenenti ad un'unica specie.
Al momento sono attivi numerosi progetti di DNA barcoding, sia di vertebrati che di invertebrati, che hanno messo a disposizione della comunità scientifica enormi quantità di dati.

A distanza di alcuni anni dal loro avvio è quindi interessante valutare se questi progetti hanno ottenuto i risultati che si prefissavano e se è realmente attuabile un inventario della vita basato su un solo gene. Occasione per fare il punto della situazione sarà l’EMBO meeting intitolato “Molecular Biodiversity and DNA Barcode” (http://cwp.embo.org/w07-28/index.html) che si terrà dal 17 al 19 Maggio 2007 a Roma presso l’Accademia Nazionale dei Lincei. Al meeting parteciperanno, in qualità di speaker, i maggiori esperti internazionali di DNA barcoding, rendendo il meeting di Roma un’occasione unica per fare il punto della situazione sulle reali possibilità di “inventariare” la biodiversità.

Per informazioni o iscriversi al corso, visitare l’indirizzo:
http://cwp.embo.org/w07-28/application.html (dead line per l’iscrizione 30 Aprile 2007).


Ulteriori informazioni sul DNA barcoding possono essere trovate visitando i seguenti siti web:
1. Consortium for the Barcode of Life (CBOL) (http://www.barcoding.si.edu/)
2. Barcode of Life Data Systems (BOLD) (http://www.barcodinglife.org/views/login.php)



Mauro Mandrioli

Costole volanti

Ritrovato un fossile di un rettile simile ad una lucertola risalente a circa 100 milioni di anni fa. La peculiarità? Volava grazie ad una membrana che si inseriva nelle costole...

Nella storia della vita sulla terra vi sono numerose testimonianze di come gli organismi abbiano evoluto stravaganti strutture nel tentativo di volare. Ai tanti modi già conosciuti dalla comunità paleontologica bisogna aggiungere quello messo in atto da un organismo simile ad una lucertola e risalente a circa 100 milioni di anni fa.
Il fossile di questo rettile, delle dimensioni di circa 15 cm e denominato Xianglong zhaoi, è stato ritrovato in Cina e la sua descrizione pubblicata sulla rivista PNAS. Si tratta di un piccolo rettile in grado di planare, con la peculiare caratteristica di possedere una membrana di pelle non a ridosso degli arti anteriori, come nei contemporanei pterodattili, bensì tra le sue lunghe costole sporgenti. Questo adattamento gli consentiva di mantenere le zampe anteriori libere per potersi così aggrappare agli alberi, da cui si lanciava.
Attualmente esistono alcune specie di rettili in grado di planare, quali ad esempio il Draco volans raffigurato in foto, tuttavia, sostengono i ricercatori, questa specie di lucertola ancestrale presentava un'aerodinamicità non paragonabile a quella dei rettili attuali.
Andrea Romano

Convegno ai Lincei: “Scimmie uno (s)comodo specchio”

Questo è il programma previsto: GIORNATA LINCEA GOLGI: SCIMMIE UNO (S)COMODO SPECCHIO 10 MAGGIO 2007 ROMA - PALAZZO CORSINI - VIA DELLA LUNGARA, 10
9,00 Saluto del Presidente della Classe di Scienze Fisiche, Matematiche e Naturali dell’Accademia, Lamberto MAFFEI Elisabetta VISALBERGHI: Introduzione ai lavori
Presiede: Alfredo MARGRETH
9,30 Andrea NOVELLETTO: Somiglianze e differenze genetiche nei primati e loro implicazioni
10,15 Pier Francesco FERRARI: Evoluzione dell'organizzazione cerebrale dei primati e le implicazioni a livello comportamentale e cognitivo
11,00 Discussione
11,15 Intervallo
11,30 Elisabetta VISALBERGHI: La necessità di sentirci diversi e l'inevitabile antropomorfizzazione: alcuni casi paradigmatici
12,15 Dario MAESTRIPIERI: Complessità della vita sociale e cognizione
13,00 Discussione
Il Convegno è organizzato con il contributo della Compagnia di San Paolo

Un singolo gene controlla molti tratti del comportamento sociale delle api

Le api (Apis mellifera) sono da molto tempo oggetto di studio in numerosi laboratori al fine di capire quali siano le basi genetiche della socialità ovvero quali meccanismi molecolari siano implicati nella determinazione del comportamento sociale e nel passaggio da uno stile di vita solitario ad uno comunitario.

La ricerca di tali meccanismi ha portato alla nascita di una nuova disciplina, denominata sociogenomica, il cui scopo è appunto comprendere le basi molecolari del comportamento sociale.Questa disciplina si è sviluppata sinora molto lentamente, ma il recente completamento del progetto genoma dell’ape rappresenterà sicuramente uno strumento utilissimo per identificare in modo veloce nuovi geni implicati nell’origine della socialità.A tale riguardo il numero di marzo della rivista on-line Plos Biology contiene un interessante articolo in cui si dimostra che nelle api il gene codificante per la vitellogenina non è solamente utile per la produzione delle uova, ma interviene in diversi processi implicati nella definizione della struttura sociale delle api.In particolare, il lavoro pubblicato da Mindy Nelson e colleghi mostra come il silenziamento del gene per la vitellogenina alteri il comportamento delle api in cui questo gene è stato spento rispetto alle api di controllo. L’aspetto più interessante di questo lavoro è legato al fatto che gli Autori dimostrano come l’alterazione dell’espressione di un solo gene possa portare a variazioni su ampia scala e tali da influenzare numerosi aspetti del comportamento delle api. Ad esempio, le api con bassi livelli di vitellogenina mostrano una netta preferenza per la raccolta di nettare rispetto al polline (dimostrando quindi che la scelta di raccogliere polline e nettare è geneticamente determinata). Inoltre, le api con bassi livelli di vitellogenina presentano una tendenza precoce ad abbandonare l’alveare preferendo la raccolta ai “lavori domestici” all’interno dell’alveare ed una ridotta longevità. La vitellogenina controlla quindi non solamente quando un’ape inizierà a lavorare come raccoglitrice, ma anche quanto vivrà e cosa raccoglierà.Da un punto di vista evoluzionistico è particolarmente interessante notare come la variazione di espressione di un solo gene possa essere implicata nel differenziamento dei ruoli svolti da individui diversi appartenenti ad una stessa popolazione favorendo quindi l’instaurarsi di una struttura sociale.

Mauro Mandrioli

C. Mindy Nelson, Kate E. Ihle, M. Kim Fondrk, Robert E. Page, Gro V. Amdam. The gene vitellogenin has multiple coordinating effects on social organization. PLoS Biology, March 2007, Volume 5, issue 3, e62.

DARWIN E DARWINISMO NELLA LETTERATURA INGLESE CONTEMPORANEA

Volentieri citiamo la recente tesi di Laura Mollea (Tesi di Dottorato in Anglistica (XIX ciclo), 2007, (217 pp.).Università degli Studi di Torino.

...e riportiamo per esteso il sommario:
DARWIN AND DARWINISM IN CONTEMPORARY BRITISH WRITING
CONTENTS - Introduction: The Tangled Bank; The Grief of Chance; Time, History and Progress; Love, War, and Human Nature; CHAPTER 1 Introducing the Common Progenitor: John Fowles’s The French Lieutennant’s Woman 1.1 Post-Darwinism and Postmodernism 1.2 A Darwinist or an Existentialist? 1.3 The Evolution of Narrative: from Darwinism to Post-Nuclear Physics 1.4 A Darwinian Legacy: John Fowles and Thomas Hardy 1.5 John Fowles and the Two Cultures CHAPTER 2 Diving into the Neo-Victorian Flood: A. S. Byatt’s Angels and Insects 2.1 The Dis/Comforts of Sexual Selection 2.2 Wings and Tails or Teeth and Claws? 2.3 The Descent of Woman 2.4 Prisoners of Love 2.5 The Theme of the ‘Dead Fiancé’ 2.6 The Mystery and Fairy Glamour of Names 2.7 The Dangerous Charm of Analogies and Metaphors 2.8 Of Ants and Men 2.9 ‘The Most Perfect Interchange between Science and Art’: A Conclusion in the Company of A. S. Byatt, George Eliot, and Charles Darwin CHAPTER 3 Climbing the Tallest Trees of the Science-and-Literature Jungle: Ian McEwan’s Enduring Love. 3.1 Habits of Separation 3.2 The High Table of the Debate 3.3 Competition Vs. Cooperation 3.4 Nature Vs. Nurture 3.5 Religion Vs. Science 3.6 Literature Vs. Science 3.7 Love That Lasts Vs. Love That Has to Be Suffered Conclusion: Telling Stories about Men and Women – and Science; Bibliography.

Paolo Coccia

BANDO di CONCORSO PER DOCENTI “DARWIN DAY DELLA SCUOLA 2007”

L’ANISN Sezione Lazio e l’ANISN Sezione Campania bandiscono per l’anno scolastico 2006-2007 la seconda edizione del concorso per insegnanti di Scienze di scuola primaria e secondaria sul tema dell’evoluzione biologica.
Il concorso s’inserisce nel quadro delle attività promosse dall’ANISN allo scopo di valorizzare la professionalità dei docenti e la loro competenza nel rafforzare negli allievi l’idea di evoluzione quale base delle scienze della natura e della vita.
Per l’anno 2006-07 si propone il tema: L’evoluzione dei viventi: la competizione tra individui della stessa specie o di specie diversa nel mondo animale e vegetale
I lavori vanno presentati entro il 30 maggio 2007.
Per informazioni rivolgersi alla coordinatrice del concorso Prof. Alessandra Magistrelli(alemagistrelli @alice.it ; 067005250)

Riflessione sull'ID

Segnalo il seguente articolo pubblicato nel fascicolo di Marzo del The Quarterly Review of Biology

Elliott Sober
WHAT IS WRONG WITH INTELLIGENT DESIGN?
The Quarterly Review of Biology, March 2007, Vol. 82, No. 1, pp. 3-8
Philosophy Department, University of WisconsinMadison, Wisconsin 53706 USA
e-mail: mailto:ersober@wisc.edu
L'articolo è liberamente disponibile nel fascicolo di Marzo.

Paolo Coccia

Sesso? No, Grazie!

Pubblicato oggi su PLoS Biology uno studio italiano e inglese sui rotiferi bdelloidei. Animali che si sono evoluti per milioni di anni senza fare sesso.

Quando pensiamo ai meccanismi che producono modificazioni e promuovono l’evoluzione, la riproduzione sessuale è certamente una delle prime cose che ci viene in mente. Le variazioni genetiche che si creano con la meiosi e la fecondazione sono quelle che, in genere, permettono alle specie di fare fronte ai cambiamenti ambientali. Esistono però alcuni gruppi animali che il sesso non lo fanno.I rotiferi bdelloidei sono un esempio. Sono un gruppo di invertebrati di dimensioni microscopiche, che da 100 milioni di anni ha completamente abbandonato la riproduzione sessuata e che, nonostante questo, si è differenziato fino a raggiungere le circa 400 specie oggi viventi.
Oggi su PLoS Biology viene pubblicato uno studio su questa questione, portato avanti da Diego Fontaneto, Chiara Boschetti, Emanuela Caprioli, Claudia Ricci e Giulio Melone dell’Università degli Studi di Milano, e dai colleghi inglesi Elisabeth Herniou e Tim Barraclough, ricercatori del Imperial College di Londra.Tra le molte analisi e i molti risultati presentati, è sicuramente interessante sottolineare che la ricerca mostra come organismi asessuati divergono tra loro come entità distinte che si evolvono indipendentemente. Questo ci porta a rifiutare l’idea che il sesso sia necessario per la diversificazione di nuove specie.

La pubblicazione dello studio è avvenuta solo oggi, ma ha già avuto una grande risonanza sui media. Ne hanno parlato, tra i molti, El Pais, The Daily Telegraph e The Times.
Per saperne di più:
http://users.unimi.it/melone/trophi/start.html
http://jbpc.mbl.edu/wheelbase/
Chiara Ceci

Coevoluzione e speciazione

Nasce una nuova specie di crociere in seguito alla coevoluzione con la conifera che produce i semi di cui si nutre. Questo processo ha causato il differenziamento della nicchia ecologica e il conseguente isolamento riproduttivo dalle specie affini.

Uno studio, condotto da Julie Smith della Pacific Lutheran University e pubblicato su American Naturalist, ha individuato una nuova specie di crociere, uccello appartenente alla famiglia dei Fringillidi, nelle zone montuose dell' Idaho, Stati Uniti. Questa nuova specie differisce sia morfologicamente che dal punto di vista delle vocalizzazioni rispetto al crociere rosso (Loxia curvirostra complex), un uccello che si nutre di semi e abita quelle regioni.
La ricerca sul campo ha rivelato i meccanismi alla base della speciazione. In particolare, la nuova specie si sarebbe differenziata in seguito ad un processo di coevoluzione, perdurato secondo i ricercatori per circa 5000-7000 anni, con la pianta che produce i semi di cui si nutre (Pinus contorta). Infatti, sembra che la costante predazione dei semi contenuti nei coni di Pinus contorta da parte del crociere abbia favorito meccanismi di difesa dei semi. In questo modo, la selezione operata dalla pianta avrebbe favorito gli uccelli con becchi di dimensioni maggiori e in grado, quindi, di eludere meglio le difese dei coni. La nuova specie di crociere, chiamata crociere di South Hills, infatti, differisce dalle altre proprio per le dimensioni del becco. I meccanismi di rafforzamento hanno poi contribuito alla completa speciazione. Infatti, gli ibridi non sarebbero in grado di aprire i coni con la stessa efficienza, essendo sfavoriti dalla selezione naturale. Inoltre, gli individui delle altre specie, trovando in quelle zone dei forti competitori, sono portati a non abitare e non riprodursi nei boschi di Pinus contorta, in quanto verrebbero penalizzati. Si sarebbe formato, in questo modo, un meccanismo di isolamento riproduttivo pre-copulativo, che avrebbe ridotto l'ibridazione ed il flusso genico. Infatti, il 99% dei crocieri di South Hills, come dimostrato dagli studiosi, si riproduce con un conspecifico.
Questo può essere considerato un buon esempio di speciazione simpatrica. Infatti, il differenziamento genico è avvenuto per cause ecologiche, sotto forma di una modificazione della nicchia trofica, e l'isolamento riproduttivo non è stato causato dalla presenza di una barriera fisica.
E' disponibile l'intero articolo.

Andrea Romano

Il focolare di Homo antecessor

Oggi su El Pais, in un reportage, si visita Atapuerca.

Oggi su El Pais appare un bellissimo reportage di una visita ad Atapuerca. Atapuerca, cittadina spagnola vicino a Burgos, nella provincia autonoma di Castilla y León, è un famosissimo sito archeologico patrimonio Unesco per l’umanità. Per saperne di più:
http://www.atapuerca.com/
http://www.ucm.es/info/paleo/ata/
http://www.atapuerca.org/
http://www.amnh.org/exhibitions/atapuerca/

Chiara Ceci

I Consigli di Pikaia per gli acquisti del 2007. Primo aggiornamento

I nostri consigli se volete acquistare un libro sull'evoluzione!

Consultate l'elenco periodicamente. Lo aggiorneremo con le ultime novità (segnalate in rosso)!Contiene le sezioni:Da non perdere – I Classici – Per ragazzi - In lingua inglese - Nuove pubblicazioni - Le bibliografie.
Contributi e segnalazioni sono benvenuti.
Paolo Coccia
Milano, 18 marzo 2007, seconda versione

Evoluzione del genoma: meccanismi, dinamiche e casi di studio

La SIBE, Società Italiana di Biologia Evoluzionistica (www.sibe-iseb.it), organizza la prima scuola estiva per studenti di dottorato o in tesi (Laurea specialistica).

La scuola di quest'anno, organizzata in collaborazione con il Centro di Ecologia Alpina (Monte Bondone, Trento, www.cealp.it) ha il titolo "Evoluzione del genoma: meccanismi, dinamiche e casi di studio"Si terrà al Centro di Ecologia Alpina (Viote del Monte Bondone, Trento) dal 19 al 22 Giugno 2007.

La scuola è indirizzata a studenti di dottorato interessati all’evoluzione dei genomi e mira a fornire gli strumenti necessari a comprendere e indagare l’evoluzione del DNA.
La presenza è limitata a 15 studenti, e le lezioni saranno tenute da 7 istruttori. Il numero limitato di studenti garantirà un diretto contatto tra tutti i partecipanti, agevolando il dialogo e l’apprendimento. Il corso ha una durata di 4 giorni e si compone di sessioni dedicate a temi diversi dell’evoluzione del genoma. Queste sono separate, a loro volta, in lezioni teoriche per introdurre il tema della sessione ed esempi tratti direttamente dai temi di ricerca degli istruttori.
Questi i temi ed i docenti:
- Selezione naturale ed evoluzione del genoma.
John Parsch. University of Munich (LMU). http://www.zi.biologie.uni-muenchen.de/evol/EvoGen.html
- Evoluzione del genoma delle piante.
Michele Morgante. Università di Udine. http://www.dpvta.uniud.it/~Morgante/
- Eterocromatina e trasposoni.
Patrizio Dimitri. Università di Roma la Sapienza. http://www.gbm.uniroma1.it/eng/research/pagina.php?UserId=Dimitri
- Evoluzione dei cromosomi.
Mariano Rocchi. Università di Bari. http://www.biologia.uniba.it/DIGEMI/AttivitaDiRicerca.html
- I markers molecolari nello studio del genoma.
Luca Bargelloni. Università di Padova. http://www.sanitaveterinaria.unipd.it/index.php?option=com_content&task=section&id=141&Itemid=293
- Evoluzione del genoma mitocondriale dei metazoi.
Carmela Gissi. Università di Milano. http://www.sbb.unimi.it/bioinformatica.htm
- I progressi della ricerca genomica.
Giorgio Valle. Università di Padova. http://grup.cribi.unipd.it/~valle/
Non ci sono costi di partecipazione ma sono a carico dei partecipanti vitto e alloggio. E' tuttavia richiesta, per gli studenti che verranno selezionati, l'iscrizione alla SIBE. A breve comunicheremo gli indirizzi e i costi di alcune strutture con cui stiamo cercando un accordo di favore.
Per le pre-iscrizioni inviate una e-mail a Lino Ometto (lino.ometto @unil.ch) specificando dove state facendo il vostro dottorato o il vostro internato di laurea, di cosa tratta il vostro progetto ed i vostri interessi scientifici, un breve CV e l'indirizzo email del vostro relatore di tesi di dottorato o di laurea. Il tutto deve essere inviato entro il 30 Aprile 2007. I risultati della selezione verranno inviati per email entro il 5 maggio.
Lino Ometto (Consiglio direttivo SIBE)
Elena Pecchioli (Centro di Ecologia Alpina)
Per ogni tipo di informazione potete contattarci al seguente indirizzo:
Lino OmettoDepartment of Ecology and Evolution University of Lausanne Biophore, UNIL-Sorge CH-1015 Lausanne Switzerland phone +41 (0)21 692 4193lino.ometto @unil.ch
www.unil.ch/dee/page31106.html

THE EVOLUTION REVOLUTION

Newsweek del 19 marzo riporta un'intervista e un articolo sulle novità scientifiche nello studio delle origini umane.

Where do We Come From?
NEWSWEEK’s Sharon Begley, on why the story of our origins isn't as clear-cut as we had thought.-Beyond Stones & Bones-The new science of the brain and DNA is rewriting the history of human origins.

Paolo Coccia

23 marzo. Tricentenario della nascita di Linneo.

Nature gli dedica un dossier
Ecco il sommario dei testi riportati nel fascicolo di Nature.

The legacy of Linnaeus
Linnaeus at 300: We are familyUpdating the tree of life needs both the skills of evolutionary biologists and the data from genome-crunchers — the two ignore each other at their peril. John Whitfield reports.
Linnaeus at 300: The species and the speciousFor some, species are simply the things you save; but for taxonomists, the concept is much more complex. Emma Marris asks whether Linnaeus's legacy is cut out for conservation.
Linnaeus at 300: The big name huntersProfessional taxonomists often bristle at non-professionals who name new species without going through peer review. But are amateur naturalists really bad for science? Brendan Borrell reports.
Linnaeus at 300: The royal raccoon from SwedesboroAlthough Linnaeus is best known for his botany and taxonomy, he was also an anatomist — and a keeper of pets. Henry Nicholls tells the story of Sjupp the raccoon.

Paolo Coccia

Il DNA metagenomico di Craig Venter

La piu' recente impresa del vulcanico Craig Venter, una spedizione oceanica a caccia di genomi di microorganismi marini, sta gia' rivelando grandi sorprese...

Si tratta di un esempio di lavoro sulla cosiddetta Genomica Ambientale (o Metagenomica), una nuova disciplina che si propone di analizzare "pezzetti" di genoma di vari microorganismi raccolti direttamente in ambiente. Molti di questi, infatti, non crescono in laboratorio, e quindi le tecniche tradizionali fanno perdere la maggior parte delle informazioni. In questo caso si fa riferimento alla spedizione oceanica denominata Sorcerer II Global Ocean Sampling Expedition, che ha come obbiettivo la circumnavigazione del globo, a caccia di campioni di DNA microbico ambientale. Nella prima delle sue tre tappe previste, il vascello scientifico Sorcerer II ha viaggiato dalla provincia canadese di Terranova al canale di Panama, per raggiungere poi le Galapagos e terminare la sua traversata in Polinesia Francese. I campioni di acqua superficiale raccolti sono stati poi inviati in Maryland, nei laboratori di Venter. A questo punto il DNA degli organismi contenuti nei campioni e' stato "tagliato" in piccoli frammenti, che sono stati affidati a vari laboratori per l'analisi comparativa.
Tra i molti partecipanti al grande sforzo analitico c'e' Gerard Manning, del Razavi Newman Center for Bioinformatics al Salk Institute, impegnato con i suoi colleghi negli ultimi due mesi a razionalizzare quasi otto milioni di frammenti di DNA provenienti dai microorganismi marini. I ricercatori hanno collaborato con la Time Logic, una compagnia informatica californiana specializzata in ricerche genetiche. I frammenti genetici sono stati confrontati e ricomposti in sequenze piu' lunghe, in modo da individuare gruppi di geni con funzioni simili. In questo modo, facendo centinaia di milioni di confronti, e' stato possibile predire l'esistenza di piu' di sei milioni di proteine, assegnandone piu' della meta' a famiglie gia' note e scoprendo al contempo nuovi geni, mai incontrati prima d'ora. I primi risultati di questa appassionante ricerca appaiono in una interessantissima serie di articoli ospitata da pochi giorni sulla rivista online PLoS Biology.
In uno di questi Manning ha studiato la presenza e la natura delle chinasi batteriche (subito ribattezzate Chinoma batterico), un gruppo di enzimi molto studiati nelle cellule eucariote ma di cui poco si conosce per cio' che riguarda le cellule procariote: la ricerca ha portato alla scoperta di ben 45.000 chinasi batteriche, suddivise in venti famiglie. E la grande sorpresa e' stata quella di individuare una corta sequenza che si e' conservata in tutte e venti le famiglie, parte della quale si ritrova addirittura nelle chinasi umane.
Con l'aiuto delle moderne tecniche bioinformatiche, la Metagenomica si presenta dunque come una disciplina ricca di promesse per la scoperta e l'analisi di nuove famiglie di proteine, con la loro struttura, funzione ed evoluzione. L'obbiettivo finale e' lo studio della biodiversita' di ambienti e condizioni difficilmente riproducibili in laboratorio.
Paola Nardi

Mezzo orecchio da mammifero

Scoperto un mammifero risalente a circa 125 milioni di anni fa che presenta delle orecchie con un'anatomia intermedia tra quelle dei mammiferi e quelle dei loro progenitori. Costituisce la prima evidenza fossile che illustra come si sono evolute le orecchie mammaliane.

Una spedizione di paleontolgi cinesi e americani commissionata dalla National Science Foundation (NSF) ha scoperto un fossile appartenente ad una nuova specie di mammifero, che viveva circa 125 milioni di anni fa, durante l'era Mesozoica. Il ritrovamento, documentato su Nature, è avvenuto nella provincia cinese di Hebei.
La nuova specie, denominata Yanoconodon allini, presenta un'altezza di circa 15cm per un presunto peso di circa 30g e denti caratteristici di una dieta insettivora. Inoltre, presenta un numero sorprendentemente alto di vertebre lombari e toraciche (ben 26), diversamente da tutti i mammiferi viventi ed estinti, che ne hanno solo 19 o 20, che gli conferiscono una forma piuttosto allungata, in contrasto con le sue zampe e piedi molto corti e primitivi.
Nonostante queste strane caratteristiche, Yanoconodon allini sarà ricordato per altro: infatti, fornisce alcune importanti informazioni sull'evoluzione e sulle origini delle orecchie dei mammiferi. Il suo cranio presenta una struttura delle ossa delle orecchie intermedia tra quella dei mammiferi attuali e quella degli antenati più prossimi. Le orecchie dei mammiferi rappresentano una delle principali caratteristiche anatomiche di questa classe di vertebrati, essendo costituite, diversamente dagli altri animali, da tre ossicini. L'orecchio medio è infatti costituito dalla staffa, presente anche nelle altre classi di vertebrati, l'incudine e il martello, esclusivi invece dei mammiferi. Si conosce da tempo che le ossa dell'orecchio medio derivano dall'estremità della mandibola dei rettili, ma fino ad oggi i paleontologi erano alla ricerca di indizi fossili che spiegassero in che modo gli ossicini migrarono dalla mandibola all'orecchio medio, conferendo ai mammiferi le straordinarie capacità uditive di cui sono dotati.
Il primo tassello è stato posto, ma sembra che debbano essere compiuti ancora lunghi passi per comprendere realmente in che modo si sia evoluto l'orecchio medio dei mammiferi.
Andrea Romano

Evolution megalab. Hands-on science outreach for Darwin 200. The opportunity: Darwin year 2009

The year 2009 marks the two hundredth anniversary of Charles Darwin's birth and the 150th anniversary of the publication of Origin of Species. From Darwin’s birthday on February 12th to the Origin’s anniversary on November 24th there will be an unequalled spate of high-profile broadcasting and public events throughout the world. There will be public interest in every area of Darwin’s life, his science and his world. A central feature of Darwin’s genius was has ability to see evolutionary processes operating within commonplace observations of natural history. The aim of the Evolution Megalab is to show the public, of all ages from schoolchildren to grandparents, that thanks to Darwin’s illuminating insight, they too can see evolution at work in the natural world around them. Evolution is not some remote theoretical idea, it is an everyday occurrence (albeit a slowly operating one) that you can witness for yourself. The most accessible example of the science arising from this perception of evolution is provided by research on banded snails in the genus Cepaea.

Why a megalab?A megalab enables large numbers of people to contribute simple observations made at theirindividual locations to a geographical survey in order to investigate a scientific hypothesis. It offersthe general public, including families and school children, the opportunity to do real science and toexperience the excitement of discovery for themselves. The Open University has been involved inmegalabs since the 1970s. The results of a survey by Science Foundation Course students ofpolymorphism in peppered moth were even the basis of a primary research paper published in thejournal Science in 1986 (Cook, Mani & Varley; Science 231:611-613). Megalabs of various kindshave become a regular feature of BBC programming, most recently in the highly successfulSpringwatch.
Why Cepaea?The banded snails, Cepaea nemoralis and C. hortensis, occur throughmany parts of the UK and continental Europe and in most populationsdisplay easily seen polymorphism in shell colour and banding. Thegenetic basis of this variation is quite well established. In the 1930sCepaea polymorphism was often quoted as a classic example of nonadaptivevariation. Then, work by A.J.Cain and many others showedthat in some places shell polymorphism was subject to natural selectioninvolving predation by birds and that different morphs were adaptively camouflaged againstdifferent backgrounds. We now also know that there are correlations with temperature and latitudethat indicate that snail behaviour and shell morph are also locally adapted to climate, together withmany patterns of geographic variation which have not yet successfully been explained in terms ofnatural selection. During this work an unprecedented amount of information on the genetics ofBritish Cepaea populations has been accumulated, with many thousands of samples taken frommost parts of the British Isles, collected over almost a century.Evolution of shell polymorphism over the last 50 years can be expected because the two principalknown selective agents, predation by thrushes and environmental temperature, have both changedover the period. Thrushes are much scarcer now and our climate has become warmer. These eventsprovide us with a scientific rationale for re-surveying Cepaea polymorphism in 2009. The link todeclining bird populations and to climate change will help motivate the general public to participateand also illustrate the on-going nature of natural selection.The Evolution Megalab in the UKThe Royal Society is supporting the Evolution Megalab by funding the digital capture of publishedand unpublished historical data on the estimated 7,500 populations of Cepaea in whichpolymorphism has been recorded over the last 80 years. Analysis of these data by leadinggeneticists Dr Laurence Cook, Dr Robert Cameron & Prof. Steve Jones will provide the scientificunderpinning and historical context for the Megalab which will be run by the Open University in2009. In that year the public will be invited to look for banded snails in gardens and public openspaces across Britain and to report the numbers of different types (morphs) they find using mobilephones and the internet. Maps will be produced and compared with the historical data. Allparticipants will receive automated, personalized interpretations of their observations. The megalabwill be publicised in the press, on BBC 2 in a series called Darwin’s Garden and in other media.Participants will be able to follow-up an interest in evolution via a website and a short course onevolution that will be specially produced by the Open University. We also hope to provideresources for schools and for use by children of all ages.Extension of the Evolution Megalab to continental EuropeCepaea nemoralis and C. hortensis are found throughout W.Europe, extending Northwards intoScandinavia and as far East as Russia. The polymorphism has been studied by local scientists in theNetherlands, France, Spain, Germany, Italy, Poland, Denmark, Norway, Sweden, Ireland andIceland. Subject to funding being found, the software being created for the UK Megalab will beversioned to provide a Europe-wide megalab that will be run collaboratively with institutionselsewhere in Europe.If you represent an organization that would like to participate in any aspect of the EvolutionMegalab, please contact Prof. Jonathan Silvertown: j.silvertown@open.ac.uk

Gambe da combattimento

Gli australopitechi hanno mantenuto per circa 2 milioni di anni le gambe di lunghezza limitata. Il motivo? Secondo un recente studio le gambe corte erano necessarie ai maschi nelle lotte per la conquista delle femmine.

Il genere Australopitecus, che ha preceduto il genere Homo nella linea filetica che ha portato all'evoluzione della nostra specie, è vissuto tra circa 4 e 2 milioni di anni fa. In questi due milioni di anni, ha mantenuto una lunghezza delle gambe piuttosto ridotta rispetto al resto del corpo. Si riteneva che la spiegazione di questo adattamento fosse da ricercarsi nella necessità di questi organismi di arrampicarsi sugli alberi, che costituivano una buona parte dell'ambiente in cui vivevano. Infatti, il possesso di gambe corte conferisce un abbassamento del baricentro corporeo e di conseguenza una maggior stabilità sugli alberi, con un minor rischio di cadute.
Una ricerca, condotta da studiosi della University of Utah e pubblicata sulla rivista Evolution, propone un'altra ipotesi: le gambe corte si sarebbero evolute e mantenute nel tempo perchè conferirebbero un vantaggio negli scontri tra maschi per la conquista delle femmine. Dal punto di vista meccanico, infatti, garantiscono maggiore stabilità e ancoraggio al terreno, rendendo più difficile l'atterramento da parte di un avversario. Inoltre, interazioni aggressive tra individui di sesso maschile per il possesso delle femmine sono molto frequenti tra le grandi scimmie antropomorfe ed è possibile, quindi, che siano state proprie anche nei nostri progenitori. E' importante ricordare, comunque, che le due diverse spiegazioni non sono mutualmente esclusive.
Per dimostrare questa teoria il gruppo di ricercatori, capeggiati da David Carrier, ha condotto uno studio comparativo tra 8 specie di scimmie antropomorfe, tra cui il gorilla (Gorilla gorilla), lo scimpanzè (Pan troglodytes), il bonobo (Pan paniscus) e l'orango (Pongo pygmaeus), con lo scopo di correlare la lunghezza delle zampe posteriori e l'aggressività. Inoltre, è stata inclusa nello studio una popolazione umana, quella degli aborigeni, considerata relativamente naturale. I parametri per valutare l'aggressività sono stati scelti da precedenti studi e consistono nei rapporti tra la taglia corporea maschile e femminile e la lunghezza dei canini di maschi e femmine. Questi caratteri sono considerati attendibili nel determinare il livello di aggressività tra maschi per la conquista delle femmine. In particolare, più alti risultano tali rapporti maggiore sarà l'aggressività della specie.
I risultati indicano che la lunghezza delle gambe è inversamente proporzionale ad entrambi gli indicatori, mentre quella delle braccia no. Le braccia, infatti, assolvono numerose altre funzioni (arrampicarsi, mangiare...) e hanno subito pressioni selettive differenti. Inoltre, i risultati hanno dimostrato che, nelle specie considerate, le femmine hanno gambe relativamente più lunghe rispetto ai maschi. Questo rappresenta un altro buon motivo per pensare all'importanza del valore adattativo del possesso di gambe corte nei maschi per migliori prestazioni nella lotta.
Andrea Romano

Laicità e Darwinismo a Milano

Ieri sera alla Casa della Cultura di Milano, si è svolta la presentazione del libro “Creazione senza Dio” di Telmo Pievani, con la partecipazione di Margherita Hack, Vittorio Bo e Jacopo Romoli.

Ieri sera alla Casa della Cultura di Milano si è parlato del libro di Telmo Pievani “Creazione senza Dio”, un libro che ha già venduto circa 25000 copie. Il tema affrontato era certamente di grande interesse, e gli importanti ospiti intervenuti hanno contribuito ad attirare un ampio pubblico.

Margherita Hack, astrofisica, professore emerito all’Università di Trieste, si dice molto contenta di essere presente all’evento, perchè “fare un confronto tra evoluzionismo e Intelligent Design (ID), è come chiedere a noi astronomi di confrontarsi con degli astrologi. Non credo sia una operazione così sensata”. La Hack sostiene che l’invenzione di Dio serve a spiegare quello che la scienza ancora non sa spiegare, e per la consolazione nella paura della morte.
“L’ID non è un semplice attacco all’evoluzionismo, ma un attacco all’autonomia scientifica. Si vuole imporre una visone della società con valori religiosi pervasivi. Questo libro fa capire i pericoli che corriamo quando si cerca di mescolare scienza e ciò che scienza non è; per questo è un libro da leggere”.

Anche Vittorio Bo, ex direttore generale della casa editrice Einaudi e fondatore della Società Codice Edizioni, direttore del Festival della Scienza di Genova e di FEST - Fiera internazionale dell’Editoria Scientifica di Trieste, è molto contento di parlare di un libro, secondo lui, bellissimo. “Telmo rivendica la piena dignità del naturalismo senza Dio e va contro la sudditanza nei confronti di pensieri religiosi dogmatici forti”.
“In USA lievitano gli interventi nel dibattito evoluzione-ID, basti pensare alla mostra su Darwin fatta a NewYork e ora itinerante per il paese (attualmente a Boston), che è stata oscurata dagli sponsor; l’American Natural History Museum ha fatto una grande scommessa realizzandola, e l’ha vinta perchè la mostra era bellissima, e ha avuto un enorme successo”.
Vittorio Bo ha poi concluso affermando che“esiste la necessità di una forte maturità per l’affermazione di principi di libertà”.

“Analizzando i discorsi pubblici dell’attuale pontefice e del cardinale Ruini si vede che nel 75% di essi viene citato Darwin”. Pievani vuole fare capire che il caso Darwin esiste, ma anche che, ancora più in generale, esiste un “complesso di inferiorità della scienza. La scienza è un tipo di cultura alta e autonoma, non necessita legittimazioni o riabilitazioni da parte della chiesa”.
“Certe teorie scientifiche hanno maggior impatto culturale e creano dibattiti più ampi, questo è il caso di Darwin. Per questo la chiesa se ne occupa così tanto”.

Tutti gli ospiti, anche nella parte del dibattito finale, hanno sottolineato come il tema della laicità nella cultura italiana sia molto attuale e importante.
“L’Italia è un paese a statuto speciale”, dice Pievani, “tutti invocano il pluralismo e la laicità, ma il naturalismo viene definito pericoloso, e Darwin irrazionale, una minaccia alla dignità umana”.
“Le posizioni religiose più conservative dominano al momento,” continua il filosofo della scienza, “spesso sostengono l’esistenza di due razionalità, una più ristretta naturalistica e una superiore più ampia, che decide per la prima. A me sembra, sentendo certe parole, di rileggere le pagine del processo a Galileo”.

“ In questo medioevo prossimo venturo stiamo subendo un attacco indecente alle nostre libertà, ci vengo imposte le leggi del vaticano” conclude la Hack. “Per fortuna almeno oggigiorno noi scienziati non veniamo più messi al rogo”.

Chiara Ceci

La vita sociale degli Amblipigi

Certo non ispirano molta tenerezza gli Amplipigi, artropodi appartenenti alla Classe degli Aracnidi, simili a scorpioni appiattiti e senza coda. Ma dietro quell'apparenza davvero inquietante essi celano una vita sociale piena di attenzioni per i propri piccoli e per i propri fratelli.

Sono piu' di 130 le specie di Amblipigi note a tutt'oggi: i loro corpi hanno dimensioni variabili da pochi millimetri a quattro centimetri. Questi aracnidi sono dotati di due lunghi pedipalpi frontali che terminano con uno stiletto, che usano per catturare le prede. Il primo paio di zampe e' invece molto sottile ed allungato, assomigliando a vere e proprie fruste, che l'animale usa come organi sensoriali. Gli Amblipigi sono diffusi nelle regioni tropicali e subtropicali di tutto il mondo e sono attivi per lo piu' di notte, mentre durante il giorno restano nascosti sotto le pietre o le foglie della foresta, in ambienti preferibilmente ricchi di umidita'. Gli studi finora condotti avevano indagato soprattutto le caratteristiche degli adulti, scoprendone i rituali di accoppiamento e la grande aggressivita', che puo' addirittura sfociare nel cannibalismo.
In un'estesa e completa ricerca i cui risultati appaiono sull'eloquente rivista Journal of Arachnology, l'entomologa Linda Rayor descrive invece le cure materne di Phrynus marginemaculatus e di Damon diadema, le due specie che la ricercatrice studia abitualmente nel suo laboratorio: la madre coccola i suoi piccoli accarezzandoli con le lunghe "fruste" anteriori. Anche i piccoli mostrano un'intensa vita sociale: essi restano in gruppo per lungo tempo, continuando a mantenere tra loro il contatto fisico. L'amore fraterno cessa pero' bruscamente intorno ai 12 mesi di vita, quando i fratelli raggiungono la maturita' sessuale, e cominciano a esibire comportamenti aggressivi l'uno contro l'altro.
Molti sono gli aspetti evolutivi ed ecologici che la Rayor intende chiarire su questi interessanti animali: una piu' ampia comprensione dei comportamenti osservati in P. marginemaculatus e D. diadema gettera' certamente nuova luce sull'evoluzione della socialita' tra gli artropodi.
Paola Nardi

Emma Darwin è ora online - Emma Darwin's Diaries (1824-1896)

I suoi diari minuziosi scandiscono in dettaglio la vita giornaliera della famiglia Darwin e sono ora disponibili non solo agli studiosi ma a tutti gli interessati alla vita di Darwin.

Scoprirete come la quotidianità a Down non fu tranquilla e riservata ma estremamente attiva e piena di incontri e viaggi con personaggi del mondo inglese.A differenza della scrittura quasi incomprensibile di Darwin, la moglie Emma mostra un tratto calligrafico più leggibile e data la natura diaristica dei notebooks la scrittura risulta molto sintetica.
Buona lettura!

Paolo Coccia

Aprire la scatola di Annie

In progetto un film sulla vita di Darwin, la cui uscita è annunciata per il 2009

Il produttore Jeremy Thomson, vincitore del premio Oscar per L’Ultimo imperatore, sta portando avanti il progetto di fare rivivere Charles Darwin sul grande schermo in occasione del suo 200esimo compleanno nel 2009. Il film si intitolerà Annie’s Box, come il libro a cui si ispira. La biografia del naturalista inglese scritta dal pronipote Randall Keynes, ha come sottotitolo “Darwin, sua figlia e l’evoluzione umana”. (Il libro è stato tradotto da Einaudi e sarà in libreria il 5 giugno col titolo "Casa Darwin", nota aggiunta oggi 14 marzo 2007)
Annie’s Box parla della breve vita e della prematura morte di Annie, la maggiore delle figlie di Darwin, che a dieci anni morì di tubercolosi. Ciò avvenne nel periodo in cui Darwin stava lavorando alla stesura della sua grande opera, l’Origine delle specie. Questo evento segnò profondamente la vita di Darwin. La scatola a cui ci si riferisce nel titolo, è un contenitore in cui furono riposti lettere, appunti e altri oggetti quando Annie morì.
L’immagine che emerge dal libro, e quindi che ci si aspetta anche dal film, è un ritratto evocativo della famiglia Darwin e del periodo in cui essi vissero. “Si tratta di una storia molto interessante di cui occuparsi, anche a causa dell’attuale dibattito con le correnti creazioniste”, dice Thomson.
Le voci per ora dicono che il produttore ha contattato lo sceneggiatore di Happy Feet, John Collee, e il regista John Amiel.
Chiara Ceci

Scienza e Fede. Un modo laico per affontare la questione?

Convegno organizzato dall'Associazione BIBLIA con il Patrocinio e collaborazione del Comune di Pontremoli, della Provincia di Massa e della Regione Toscana.

Il rapporto tra le matrici bibliche della nostra civiltà e la scienza occidentale. Dopo secoli il caso Galileo è ancora all'ordine del giorno; altrettanto può dirsi per l'evoluzione. Questa constatazione storica da sola basterebbe a dimostrare il ruolo nevralgico dei temi del nostro convegno, diventati ancor più complessi nel mondo contemporaneo. Addirittura superfluo ribadire l'importanza di questa ricerca anche nell'ambito dell'insegnamento scolastico.
Venerdì 20 aprile
15,30 AMOS LUZZATTO: Caratteristiche, portata e limiti del linguaggio biblico, 16,15 GIULIO GIORELLO: Caratteristiche, portata e limiti del linguaggio scientifico Sabato 21 aprile9,00 PIETRO REDONDI: Libro della natura e libro della Scrittura: il caso Galilei, 9,45 ALBERTO PIAZZA: Origine e sviluppo della vita: il caso Darwin, .11,00 GIULIANO PANCALDI: Evoluzione casuale o "disegno intelligente"?15,30 MARGHERITA HACK: Visioni scientifiche sull'origine dell'universo, 16,15 mons. GIANFRANCO BASTI: Origine scientifica dell'universo: sfida per un credente 17,00 PAOLO DE BENEDETTI: Variazioni sul "Bereshit"
Domenica 22 aprile
9,30 PIETRO GRECO: La rinascita del fondamentalismo antiscientifico, 10,15 GIAN LUIGI PRATO: Come leggere oggi le cosmologie bibliche? . 11,00 Dibattito e conclusione.
Moderatore: PIERO STEFANI.Teatro della Rosa, Pontremoli, 20-22 aprile 2007
BIBLIA (www.biblia.org) Associazione laica di cultura biblica, via A. da Settimello 129, 50041 Settimello FI; tel. 055/8825055; fax 055/8824704; e-mail: biblia@dada.it

Fatti vedere!

I maschi di due specie di lucertole di Porto Rico, Anolis cristatellus e Anolis gundlachi (endemica), certo non si risparmiano in fatto di segnali visivi rivolti ai loro rivali!

Judy Stamps, professoressa di ecologia e evoluzione alla University of California at Davis, e il ricercatore Terry Ord studiano da tempo questi esemplari e hanno chiarito il delicato equilibrio tra un forte segnale dissuasivo contro l'intrusione di altri maschi e una sufficiente mimetizzazione dai predatori sempre in agguato. Ed e' cosi' che queste lucertole hanno evoluto particolari strategie di segnale, che cambiano con l'ambiente intorno a loro: se la foresta diventa particolarmente ricca di segnali visivi di disturbo (rami e foglie mossi dal vento, con rapido cambiamento di luci ed ombre), allora i segnali visivi si fanno sempre piu' frenetici e vistosi, tanto da permetterne la rilevazione anche a piu' di venticinque metri di distanza. In particolare questi rettili si mettono ben in evidenza sul tronco degli alberi, muovendo la testa su e giu' e estendendo la loro tasca colorata situata sotto la gola. Quando il disturbo ambientale si riduce, le lucertole tornano ad una comunicazione piu' "rilassata". La rivista Proceedings of the Royal Society B ha recentemente pubblicato l'ultima ricerca della Stamps e del suo team su questi interessanti animali. Dopo i numerosi studi che hanno dimostrato un'estrema plasticita' della comunicazione acustica nel mondo animale, il panorama della ricerca sulle strategie di comunicazione si arricchisce dunque di un nuovo capitolo, che ha come oggetto di indagine la comunicazione visiva.
Le differenti specie che vivono sulle varie isole dei Caraibi sono ormai separate da piu' di 30 milioni di anni di evoluzione indipendente, ma devono adattarsi ad ambienti molto simili tra loro: e' per questo che sono ritenute molto interessanti dal punto di vista evolutivo, un po' come i celeberrimi fringuelli delle Galapagos.
Paola Nardi

Riflessioni sui rapporti tra mente e corpo

La rivista del MIT, Biological Theory ha pubblicato l'intero nuovo fascicolo (liberamente disponibile) dedicato ai rapporti tra mente e corpo: origini, sviluppo, evoluzione, funzioni, strutture e relazioni.

Biological Theory, vol. 1, winter 2006.
I saggi sono stati redatti da eminenti scienziati e ricercatori conosciuti anche dal pubblico italiano. Tra questi segnalo:Gerald M. Edelman: Synthetic Neural Modeling and Brain-Based DevicesRonald A. Amundson: EvoDevo as Cognitive PsychologyDavid L. Hull: The Essence of Scientific TheoriesMichael Ruse: Forty Years a Philosopher of Biology: Why EvoDevo Makes Me Still Excited About My Subject
...e poi tutti gli altri.

Paolo Coccia

Il pericolo si nasconde nel buio

In natura non si puo' essere tranquilli nemmeno con il favore delle tenebre...

Gia' nel 2001 Carlos Ibañez, della Stazione Biologica Doñana di Siviglia, aveva avanzato l'ipotesi che la nottola gigante (Nyctalus lasiopterus), un grande pipistrello (45 cm di apertura alare!) del Mediterraneo dotato di grossi denti, potesse predare passeracei migratori impegnati nella stagionale traversata del bacino mediterraneo, che si svolge due volte all'anno (in autunno e in primavera) e che non si interrompe nemmeno di notte. Questa formidabile fonte di cibo avrebbe dunque attirato irresistibilmente il mammifero volante durante le sue ricerche notturne di cibo, facendogli periodicamente abbandonare la dieta costituita, come per altre specie di chirotteri, esclusivamente di invertebrati. Gli studi di Ibañez erano stati accolti con grande diffidenza dai maggiori esperti europei di pipistrelli: secondo loro l'evidenza sperimentale presentata dallo studioso spagnolo, ossia le piume ritrovate nello stomaco di N. lasiopterus, era finita li' accidentalmente, ingerita per caso dal predatore notturno a caccia di altre vittime.
Ma in questi anni Ibañez non si e' dato per vinto, e proprio in questi giorni compare su PLoS ONE il suo ultimo lavoro, in collaborazione con lo svizzero Raphaël Arlettaz, dell'Universita' di Berna, che era stato proprio uno dei suoi piu' accesi oppositori. Attraverso una tecnica molto sofisticata, e cioe' il dosaggio degli isotopi stabili di carbonio e azoto nel sangue del pipistrello, e' stato possibile dimostrare l'alternanza stagionale della dieta: in prevalenza uccelli durante la primavera e soprattutto l'autunno; quasi unicamente insetti in estate. Ora che l'ipotesi sembra elegantemente confermata, si puo' davvero parlare di una straordinaria eccezione nel panorama predatorio dei pipistrelli e non solo: per ora N. lasiopterus si conferma come l'unico predatore notturno volante, capace di catturare le sue prede di notte e nell'aria. Certamente esistono altri pipistrelli giganti in varie aree del mondo, dalle abitudini predatorie ancora sconosciute, che attendono di essere finalmente studiati, magari applicando la tecnica del dosaggio isotopico.
Isomma, i piccoli uccelli migratori sono avvisati....
Paola Nardi

Building the Encyclopedia of Life

Il famoso biologo evoluzionista americano Edward O. Wilson, autore di numerosi libri sulla biodiversita', ha recentemente ricevuto il premio TED (Technology, Entertainment, Design), che ogni anno viene attribuito ad un massimo di 3 persone che secondo gli organizzatori del premio, "hanno esercitato una influenza positiva per il nostro pianeta".

Insieme a Wilson sono stati premiati il fotografo e giornalista James Nachtwey, per il lavoro fatto per informare il pubblico occidentale sulle crisi umanitarie, e l'ex presidente americano Bill Clinton.

Il profilo di Wilson puo' essere letto sul sito: http://www.ted.com/tedprize/winners2007.cfm
Nel suo discorso Wilson ha lanciato la proposta della creazione di una enciclopedia elettronica sulla biodiversita' per aiutare nella scoperta e descrizione dei milioni di specie acora sconosciute prima che una larga parte di queste vadano estinte a causa dell'azione umana.Un commento sul discorso di Wilson puo' essere letto sul sito: http://blog.wired.com/business/2007/03/bill_clinton_ou.html

Francesco Santini

LiberLiber mette a disposizione testi evoluzionistici dell'Ottocento italiano

Dalla meritoria associazione LiberLiber segnalo numerosi testi evoluzionistici completi messi a disposizione in questo scorcio di anno.

.....di Arturo Issel
Le isole e le scogliere madreporiche. Breve comunicazione scientifica pubblicata su "Nuova antologia".
di Giuseppe Sergi
La vita animale e vegetale. Origine ed evoluzione
di Paolo Mantegazza
Commemorazione di Carlo Darwin celebrata nel R. Istituto di studi Superiori in Firenze. Discorso pronunciato dal Prof. Paolo Mantegazza, Senatore del Regno, Firenze, Arte della Stampa, 21 maggio 1882
di Filippo de Filippi
L'uomo e le scimie. Lezione pubblica detta in Torino la sera dell'11 gennaio 1864. Estratto dal Politecnico vol. XXI, G. Daelli e Comp. Editori Milano 1864
di Michele Lessona
Carlo Darwin e il gran premio di Torino. Discorso di assegnazione a Darwin del premio Cesare Alessandro Bressa. Pubblicato in "L'Illustrazione italiana" anno VII, n. 6, 8 febbraio 1880.
di Giovanni Canestrini
Valore delle ipotesi in Biologia .Capitolo I del testo "Per l'evoluzione. Recensioni e nuovi studi", Torino UTET, 1894
Paolo Coccia

Omaggio a Drosophila

È presente nei laboratori di tutto il mondo; è uno dei primi animali di cui sia stato sequenziato l’intero genoma (http://www.sciencemag.org/cgi/content/abstract/287/5461/2185); eppure non tutti sanno che Drosophila melanogaster è una specie africana, introdotta in Europa in tempi storici.

In un articolo pubblicato su Current Biology, Andreas Keller traccia attraverso testimonianze storiche e indagini ecologiche la biogeografia del noto moscerino della frutta, allo scopo di comprendere quali siano stati i fattori che gli hanno permesso di diffondersi dalla Finlandia alla Tasmania.Apprendiamo così che tutte le 9 specie del gruppo di Drosophila melanogaster sono africane; di queste, solo D. melanogaster e D. simulans sono cosmopolite o subcosmopolite, ma verosimilmente la loro origine è ugualmente afrotropicale. Quali caratteristiche hanno permesso a queste specie, e in particolare alla prima, di diffondersi con tanto successo in tutto il mondo? Quali elementi della sua ecologia la differenziano da tutte le altre specie affini? Per la risposta si rimanda a questa interessante bio(geo)grafia del moscerino più famoso al mondo.
Paolo Cocco

Bibliografia • Keller A (2007) Drosophila melanogaster’s history as a human commensal. Curr Biol 17 (3): R77-81. • Adams MD et al. (2000) The genome sequence of Drosophila melanogaster. Science 287 (5461): 2185-95.

Aggressività o cooperazione?

I nostri parenti più prossimi, i bonobo e gli scimpanzè, presentano comportamenti molto differenti. I primi si dimostrano collaborativi, al contrario degli scimpanzè che mettono spesso in atto comportamenti aggressivi.

Gli scimpanzè (Pan troglodytes) e i bonobo (Pan paniscus) sono i Primati maggiormente imparentati con la nostra specie, tuttavia presentano in molti casi comportamenti piuttosto diversi. Ad esempio, gli scimpanzè sono molto aggressivi nella competizione per le risorse alimentari, mentre i bonobo sono conosciuti da tutti come una specie pacifica, che attua pratiche sessuali per mantenere la coesione tra i diversi individui. E' prorio questo comportamento, che mantiene distesi i rapporti, che dovrebbe rendere i bonobo più capaci rispetto ai cugini di cooperare e collaborare in molte situazioni. Un gruppo di ricercatori, guidato dall'antropologo Brian Hare del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia, ha condotto uno studio parallelo su popolazioni di questi due Primati con lo scopo di verificare questa ipotesi. I risultati sono stati pubblicati su Current Biology.
Le due specie sono state sottoposte a diversi test che ne valutavano la capacità di collaborazione. In primo luogo, sono stati offerti piatti di frutta a coppie di bonobo e di scimpanzè. I bonobo, dopo essersi strofinati i genitali come spesso fanno in segno di distensione, in molti casi dividevano il banchetto. Gli scimpanzè, al contrario, sono stati osservati poche volte dividersi il bottino.
Successivamente, coppie delle due specie sono state sottoposte ad una vera e propria prova di cooperazione. Due individui venivano chiusi in una gabbia dalla quale era possibile accedere ad una riserva di frutta solamente in seguito alla trazione contemporanea di due corde. Le corde erano disposte in modo tale da non consentire ad un solo individuo di completare la sequenza necessaria al reperimento del cibo. Quando la frutta era tagliuzzata in piccoli pezzi, sia gli scimpanzè che i bonobo collaboravano; al contrario quando la frutta si presentava in grossi pezzi difficilmente divisibili, gli scimpanzè collaboravano molto meno rispetto ai bonobo. Infine, nelle poche volte che sono stati visti cooperare uno dei due scimpanzè si impadroniva del bottino senza dividerlo con il compagno. Questi risultati sono conformi alla previsione effettuata. Si può dire dunque che i bonobo, data la loro indole, sono più propensi alla collaborazione.
"Abbiamo sempre guardato gli scimpanzè per trovare degli indizi sulle origini dei comportamenti umani - dice Frans de Waal, primatologo della Emory University di Atlanta - ma questo studio mette in luce un altro lato dalle nostre origini"
Andrea Romano

Quando gli avvoltoi volano... a bordo di aerei di linea

Parrà strano, eppure il 21 marzo un piccolo esemplare di avvoltoio monaco (Aegypius monachus) lascerà la trafficata e caotica Bangkok a bordo di un volo di linea della compagnia tailandese. Destinazione, Pechino (Cina). Qui l’insolito viaggiatore farà solo scalo per salire su un mezzo della China Airlines, e ricongiungersi infine con la sua famiglia, in Mongolia.
Il protagonista di questa bizzarra vicenda è stato ritrovato in fin di vita nella provincia di Chanthaburi, a dicembre, e subito trasportato alla Kasetsart University, in Bangkok, dove è stato curato da alcuni veterinari.
In Asia l’avvoltoio monaco (Aegypius monachus) è endemico della della Mongolia, dove è ormai considerato un volatile raro, tanto da esser entrato dal 2006 nella “Red List” della World Conservation Union (IUNC). Ecco perché è essenziale salvare qualsiasi individuo di questa specie. Anche per questa ragione la Bird Conservation Society di Tailandia e la Thai Airways si sono mobilitate per riportarlo in patria: una volta giunto in Mongolia il volatile verrà liberato all’interno di un’area ancora selvaggia, che si trova vicino alla città di Erdenesant.
Il curioso volo è stato annunciato lo scorso 7 marzo dalla Thai Airways ed è comparsa sul sito della Bird Conservation Society di Tailandia (http://www.bcst.or.th) e su Newsvine (www.newsvine.com), dove è ancora consultabile in lingua inglese al link (www.newsvine.com/_news/2007/03/07/603100-rare-vulture-to-be-flown-to-mongolia).
Stefania Somaré

Piccoli genomi per grandi dinosauri

I rettili giganti avevano un genoma molto piccolo, simile a quello degli odierni uccelli.

Nonostante le loro dimensioni gigantesche, i dinosauri avevano un genoma piuttosto piccolo. L'ennesima conferma del paradosso del valore C, che indica la discrepanza tra la complessità genetica e la grandezza del genoma, arriva da uno studio pubblicato su Nature ad opera di un gruppo di ricercatori dell' Università di Harvard e dell'Università di Reading. L'analisi, che ha preso in considerazione 31 specie di dinosauri e uccelli estinti, si è basata su una correlazione tra la grandezza del genoma e quella delle cellule ossee, le uniche disponibili dai fossili.
I risultati hanno evidenziato una distinzione tra le due principali linee di dinosauri: i Teropodi e gli Ornitischi. I primi, tra cui figurano i noti Tyrannosaurus rex e Velociraptor, possiedono un genoma di dimensioni molto ridotte, simile a quello degli odierni uccelli. I secondi, comprendenti ad esempio lo Stegosaurus e il Triceratops, presentano un genoma leggermente più ampio, come quello degli odierni coccodrilli e lucertole. La ricerca, invece, non è stata in grado di valutare le dimensioni genomiche dei Sauropodi, quali il Brachisaurus.
La motivazione di questa differenza, affermano gli studiosi, è da ricercarsi nella diversa proporzione di sequenze ripetitive non-codificanti, che costituiscono buona parte della variazione della dimensione del genoma delle differenti specie. Infatti, mentre i Teropodi presentano circa l'8,4% di sequenze ripetute, gli Ornitischi ne possiedono mediamente il 12%, differenza che spiega la disomogeneità dei genomi.
Nel compesso, questa ricerca indica che il possesso di un piccolo genoma, generalmente considerato distintivo degli uccelli, si sia invece evoluto precedentemente tra i dinosauri. Infatti, sembra sia apparso circa 230-250 milioni di anni fa, piuttosto che 110 milioni di anni fa, smentendo la teoria secondo cui una piccola dimensione del genoma, come conseguenza di una bassa percentuale di sequenze ripetute, si sia evoluta con il volo in modo tale da preservare energie. Questa rappresenta un'altra caratteristica degli uccelli ora attribuibile anche ai dinosauri, sottolineando ancora una volta lo stretto rapporto filogenetico esistente tra queste classi di vertebrati.

Andrea Romano

L'evoluzione dell'eusocialità

L'eusocialità non si sarebbe evoluta una sola volta nella storia evolutiva dei Vespidi, bensì due. Uno studio molecolare sembrerebbe averlo dimostrato.

Alcuni scienziati dell' Università dell'Illinois, capeggiati da Sydney Cameron, hanno condotto un'analisi genetica sulla famiglia di vespe Vespidi, ottenendo dei risultati tanto importanti che sarà necessario riscrivere l'albero filogenetico di questi animali. L'analisi si è concentrata principalmente sull'evoluzione del comportamento sociale delle vespe, la cosiddetta eusocialità. Gli scienziati sembrano aver trovato le prove genetiche che l'eusocialità si sia evoluta due volte nel gruppo dei Vespidi, al contrario della precedente classificazione che poneva tutti i vespidi con comportamenti sociali come aventi un unico progenitore comune.
Il comportamento eusociale presuppone la divisione della popolazione in classi riproduttive, dove i membri sterili concorrono per la riproduzione degli individui fecondi. L'eusocialità è un fenomeno piuttosto raro in natura : è un comportamento, come noto, presente in alcuni insetti ma si conoscono anche specie di crostacei e altri artropodi e perfino un mammifero, l'eterocefalo glabro (Heterocephalus glaber) che presentano tale strategia socio-sessuale.
L'evoluzione dell'eusocialità nei Vespidi è stata dibattuta a lungo: infatti la precedente classificazione filogenetica, che vedeva le tre sottofamiglie (Polistinae, Vespinae e Stenogastrinae) all'interno dello stesso gruppo con alla base un medesimo progenitore, era stata già precedentemente messa in dubbio sulla base di criteri morfologici e comportamentali. Tuttavia questo studio ha fatto emergere prove molecolari sul fatto che la classificazione precedente fosse errata, dal momento che sono stati presi in considerazione frammenti di DNA di quattro geni appartenenti a 30 specie diverse di Vespidi. I risultati, pubblicati sulla rivista PNAS, sembrano suggerire che le Polistinae e le Vespinae hanno evoluto comportamenti eusociali indipendentemente dalle Stenogastrinae.
"Nel complesso- sostiene Cameron- questo studio mette in luce la complessità dei processi evolutivi. Gli scienziati hanno sempre cercato di generalizzare e semplificare il mondo, ma nè il mondo nè l'evoluzione sono semplici. Questi risultati indicano la complessità della vita."

Andrea Romano