Friday, July 18, 2008

Pikaia ora sostituisce il mio Blog

Presso Pikaia, selezionando questo link, potrete scaricare sul vostro Reader gli RSS che più vi interessano....Una volta importati rimarrete informati automaticamente su ogni novità, news, notizia, post inserito nel portale!

Il mio lavoro di aggiornamento del Blog termina qui (per ora)....ringrazio tutti coloro che hanno consultato il mio Blog.....ora Pikaia vi diventerà più familiare e mi ritroverete lì......

Paolo Coccia

Thursday, May 01, 2008

Elenco complessivo delle notizie apparse su Pikaia gli ultimi due mesi

Ho riportato di seguito tutte le notizie che appaiono su Pikaia e che coprono gli ultimi due mesi. Tra poco tempo le novità pubblicate sul portale Pikaia (www.pikaia.eu) potranno essere visionate con gli RSS. Sarà una notevole modifica che potrebbe rendere inutile questo Blog…..vedremo cosa succederà nei prossimi mesi. Per ora potete ancora leggere ciò che più vi interessa scorrendo tutte le notizie che ho riportato qui sotto.
Come potete constatare le notizie sono state raggruppate tutte insieme e non potranno essere categorizzate…..vi prego di scusarmi.
Vi ringrazio per l’attenzione che continuate ad avere per il Blog e ......continuate a seguiteci…….

Paolo Coccia

17/03/2008
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The Evaporation of the Powerful Mystique of Religion


17/03/2008
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Olfatto da guinness
L'albatro urlatore identifica le proprie prede, situate a chilometri di distanza, mediante il suo straordinario olfatto e sfruttando al meglio le correnti d'aria.


17/03/2008
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Una guida alla comprensione degli alberi filogenetici
L'ultimo fascicolo della rivista Evolution: Education and Outreach pubblica una breve guida di Ryan Gregory sulla costruzione, analisi e comprensione di alberi filogenetici.


18/03/2008
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La biologia raccontata al liceo
Un nuovo manuale per i licei affronta la sfida della didattica di una scienza in rapida evoluzione tra attualità e preparazione scientifica.


18/03/2008
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La prima conquista delle Americhe
La colonizzazione dell'America avvenne circa 20.000 anni fa grazie ad un solo grande evento migratorio: questo è l'esito di un'analisi sul DNA mitocondriale dei nativi americani operata da studiosi italiani.


18/03/2008
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A ciascun frutto la propria forma: progetto o caso?
Tutti noi riconosciamo i diversi frutti in base alla forma. Ma quale elemento ha inciso maggiormente per determinarne la forma: il caso o la selezione?


19/03/2008
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Dall'uovo al latte: le basi molecolari dell'evoluzione dei mammiferi
L'evoluzione dei mammiferi è stata scandita dalla graduale perdita dei geni del tuorlo e dalla costante acquisizione di quelli del latte. Questi ultimi sono comparsi oltre 200 milioni di anni fa, in un antenato comune a tutti i mammiferi.


20/03/2008
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The Biological Bulletin. Accesso libero ...badate bene... dal 1897!
Tutte le pubblicazioni degli ultimi 111 anni del The Biological Bulletin,dal 1897 al 2007, sono disponibili online.


20/03/2008
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Quasi fino a scomparire
Quando percepiscono la presenza di un predatore, le larve dei dollari della sabbia si dividono in due individui di dimensioni dimezzate. In questo modo, riducono la probabilità di essere avvistati e mangiati.


20/03/2008
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Science, evolution, and creationism
Segnalo questo breve editoriale di Francisco J. Ayala, professore del Department of Ecology and Evolutionary Biology della University of California, dal titolo Science, evolution, and creationism.


21/03/2008
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Evolutionary Dynamics of Wild Populations
E' disponibile gratuitamente online un numero speciale della rivista Proceedings of the Royal Society B, che tratta l'argomento "Evolutionary Dynamics of Wild Populations".


21/03/2008
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E l'uomo incontrò il cane
Sul sito di Videoscienza è disponibile l'intervista a Paolo Ciucci durante il Darwin Day 2008 di Milano. Lo zoologo dell'Università di Roma "La Sapienza" racconta la storia dell'addomesticazione del cane.


21/03/2008
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Come conciliare utilità e bellezza
Le lunghe piume facciali dell'alca dalle redini si sarebbero evolute sotto l'effetto congiunto di selezione naturale e sessuale. Sono infatti utili ad orientarsi nel buio, oltre che rappresentare un segnale per i conspecifici.


22/03/2008
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L'origine del bipedismo
Orrorin tugenensis, un ominide risalente a 6 milioni di anni fa, adottava già la postura eretta, combinandola con una vita prevalentemente arboricola. Le ossa degli arti inferiori sono molto più simili a quelle delle specie del genere Australopithecus piuttosto che a quelle del genere Homo.


22/03/2008
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Geni e Bit: i nuovi traguardi per la genetica e l'informatica dopo il Progetto Genoma Umano
Conferenza di Craig Venter e Rino Rappuoli che si terrà il 28 marzo a Bologna. Ecco tutte le informazioni


23/03/2008
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Secondo numero di Evolution: Education and Outreach
E' online il numero di Aprile della neonata rivista di Niles Eldregde


23/03/2008
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Il complicato parto dell’evoluzionismo
I taccuini 1836-1844 di Charles Darwin. Il complicato parto dell’evoluzionismo: ecco il titolo del breve saggio di Edoardo Boncinelli, pubblicato il 21 marzo sul Corriere della Sera.


24/03/2008
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Nuovo numero della rivista Darwin
La rivista Darwin è in edicola con il numero 24, Anno 4, 2008


25/03/2008
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Per parlare ci vuole cervello
La rete di fibre nervose del cervello umano che connette le aree cerebrali adibite al inguaggio è molto più ampia e diffusa rispetto alle altre specie di primati. E' stata una delle chiavi fondamentali per l'evoluzione del linguaggio e di capacità cognitive superiori.


25/03/2008
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Due video sull'evoluzione dell'uomo
Videoscienza propone i video di interviste e conferenze dell'ultimo Darwin Day di Milano. Ecco quelle di Giorgio Manzi e Marco Pellecchia.


26/03/2008
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Un altro modo di vedere il mondo
Un gambero che vive nelle barriere coralline è in grado di captare la luce circolare polarizzata e usa questa sua abilità per comunicare con i potenziali partner riproduttivi. E' la prima volta che nel regno animale viene dimostrato questo tipo di percezione della luce.


27/03/2008
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L'addomesticamento delle piante
Sul sito di Videoscienza è disponibile un'intervista ad Enrico Banfi, direttore del Museo di Storia Naturale di Milano, in occasione del Darwin Day di Milano. Il botanico descrive come la domesticazione delle piante abbia modificato sia queste che la nostra specie.


27/03/2008
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Perchè dormiamo?
L'uomo ed altri animali passano numerose ore al giorno dormendo. Ma qual è il significato evolutivo del sonno? La rivista New Scientist ha recentemente pubblicato un interessante intervista a Jerry Siegel ed Isabella Capellini per cercare una risposta.


28/03/2008
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Un appello in favore della ricerca scientifica
Ecco il testo dell'appello dell'Osservatorio sulla Ricerca in favore della ricerca scientifica, tema sempre più trascurato dalle autorità politiche. Sono già numerosi i firmatari con nomi eccellenti.


28/03/2008
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Sempre uguale ma con geni diversi
Non sempre all'alto tasso di cambiamenti della sequenza di DNA corrispondono modificazioni fenotipiche consistenti. Ecco l'esempio del tautara, un fossile vivente.


29/03/2008
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Un plesiosauro antico (e quasi perfetto)
Scoperto in Canada un antichissimo rettile marino


29/03/2008
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Novità sulla colonizzazione umana dell’Europa
Ritrovati i resti fino ad ora più antichi di ominidi bipedi residenti in Europa. Appartengono alla specie H. antecessor, vissuta nella Penisola Iberica, e sono stati datati tra 1,2 e 1,1 milioni di anni fa


30/03/2008
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Dalle meteoriti, la vita
A volte una caduta di meteorite non causa solo distruzione



31/03/2008
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Cetacei e doni nuziali
I maschi di boto, una specie di cetaceo che vive nelle acque interne del Sudamerica, sono soliti attirare le femmine trascinando sull'acqua e lanciando in aria materiale vegetale


31/03/2008
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Nuovo numero di Le Scienze


01/04/2008
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Una "regola" per l'evoluzione?
Alcuni taxa animali diventano sempre più complessi


01/04/2008
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Addio pesci d'Italia
Un recente rapporto del WWF ha sottolineato la disastrosa situazione delle acque dolci italiane, rilevando che quasi tutte le specie di pesci che vivono nel nostro paese sono a rischio di estinzione.


02/04/2008
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Le radici dell'allevamento
L'origine e le conseguenze dell'allevamento sulle popolazioni umane: ecco la conferenza di Keith Dobney, bioarcheologo della Durham University, tenutasi all'ultimo Darwin Day di Milano e disponibile sul sito di Videoscienza.


02/04/2008
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L'estinzione dei mammuth: cambiamenti climatici e uomo
La riduzione dell'habitat prima e la caccia da parte dell'uomo poi hanno definitivamente cancellato i mammuth dalla faccia della terra.


02/04/2008
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Natura Insubrica
Disponibile online Natura Insubrica, la rivista del Gruppo Naturalista Melegnanese, diretto a tutti gli appassionati delle scienze naturali.


04/04/2008
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Speciazione in atto
L'adattamento ad un habitat differente può innescare una serie di modificazioni che possono portare alla formazione di due specie sorelle, a partire da un'unica specie iniziale. Ecco uno studio sperimentale in condizioni naturali.


04/04/2008
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L'importanza della biologia evoluzionistica per la medicina e salute pubblica
La biologia evoluzionistica è spesso considerata una disciplina di interesse culturale e non come forma di ricerca applicata. Sull'ultimo fascicolo della rivista Evolutionary Applications, Randolph M. Nesse e Stephen C. Stearns ci mostrano come la conoscenza della biologia evoluzionistica sia estremamente importante in medicina.



05/04/2008
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Numero speciale dei Philosophical Transactions
Numero dei Philosophical Transactions of the Royal Society dedicato all'origine degli animali.Evolution of the animals: a Linnean tercentenary celebration Organised and edited by Maximilian J Telford and D Timothy J Littlewood Published April 2008


05/04/2008
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I primi 100 anni della legge di Hardy-Weinberg
Esattamente 100 anni fa, il 05/04/1908, dalle pagine di Science il matematico G.H. Hardy formalizzava la legge di Hardy-Weinberg, alla base della genetica di popolazione.


08/04/2008
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La cultura alla prova della selezione naturale
La Divina Commedia e la Cappella Sistina plasmate dalla selezione naturale? Forse no, tuttavia alcuni aspetti della cultura umana, quelli che possono influire sulla sopravvivenza e la fitness, sembrerebbe poprio di sì.


10/04/2008
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La rana che perse i polmoni
Il Borneo ospita la prima, e forse unica, rana che respira senza polmoni: questa specie, chiamata Barbourula kalimantanensis, ottiene l'ossigeno necessario per sopravvivere esclusivamente dalla pelle.


11/04/2008
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E' nata la rivista Evolutionary Applications
All'inizio del 2008 è nata Evolutionary Applications, una nuova rivista che tratta argomenti di biologia evoluzionistica. Ecco il primo numero, i cui articoli sono tutti liberamente accessibili online!


12/04/2008
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Il nuovo albero della vita animale
Una nuova e approfondita analisi filogenomica ha tracciato il nuovo albero dei metazoi, gli animali pulricellulari: le spugne non sarebbero il primo gruppo tassonomico ad essersi separato da tutti gli altri, primato che spetta agli ctenofori, organismi simili a meduse. Oltre a questo risultato inaspettato, lo studio fornisce alcune chiarificazioni su altre parentele evolutive.


12/04/2008
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Chi l'ha scritto?
Un noto scrittore italiano recentemente scomparso nel suo libro di aforismi e riflessioni dedica alcune pagine all'ultimo lavoro di Darwin "La formazione della terra vegetale per l'azione dei lombrici con osservazioni intorno ai loro costumi"


13/04/2008
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Gli italiani alle urne, ma senza ricerca scientifica
Il pessimo stato della ricerca scientifica in Italia, poco considerata e poco sovvenzionata, in una breve lettera sulle pagine di Nature.


14/04/2008
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Dalla terra alle acque
Una modificazione anatomica che conferisce un vantaggio in un ambiente, spesso potrebbe imporre un costo in un altro. Un interessante studio sperimentale sulla transizione tra terra e acqua.


15/04/2008
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Bibliografia delle opere di S.J. Gould tradotte in italiano. Versione aprile 2008


16/04/2008
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L'evoluzione e la salute del pianeta
Recenti studi mostrano un legame tra evoluzione, biodiversità e produttività degli ecosistemi naturali.


17/04/2008
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Simulare la morte? Non è per codardia
Le giovani operaie della specie Solenopsis invicta, a differenza di quelle di età più avanzata, simulano la morte in caso di attacco per prolungare l’attività della colonia


18/04/2008
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Quando i serpenti avevano le zampe
Il serpente della specie Eupodophis descouensi, vissuta circa 92 milioni di anni fa, presentava due piccoli arti inferiori. Il suo ritrovamento getta le basi per una migliore comprensione dell'evoluzione di questi rettili.


19/04/2008
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Un nuovo sguardo sulla vita. Ha messo d’accordo il caso e la necessità
Ecco una breve riflessione di Marcello Buiatti sulla morte di Edward Lorenz


19/04/2008
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Più grande è il cervello, più lunga è la vita
Nei primati, la lunghezza del ciclo vitale di una specie aumenta all'aumentare del volume celebrale medio. Uno studio sul bilancio costi-benefici derivanti dal possesso di un encefalo di grandi dimensioni.


20/04/2008
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Archivio completo delle opere di Charles Darwin liberamente disponibile sul web
L'archivio completo delle opere di Charles Darwin, liberamente disponibile sul web, è stato aggiornato. Ecco cosa troverete di nuovo.


21/04/2008
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Adattamenti all'erbivoria
Nell'intervallo di tempo di soli 36 anni, dopo aver subito un cambiamento di habitat, una popolazione di lucertola italiana ha evoluto numerosi tratti morfologici differenti rispetto a quella di partenza.


22/04/2008
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Dalle glaciazioni al riscaldamento globale
Scoperto l'albero più vecchio del mondo. La sua età? 9.550 anni!


22/04/2008
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Danilo Mainardi si racconta



22/04/2008
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Antichi elefanti d'acqua
Alcuni antenati degli elefanti erano organismi semi-acquatici, in quanto dividevano la loro vita tra l'acqua, in cui si nutrivano di piante, e la terra ferma.


26/04/2008
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La vita e gli amori di un'icona della sopravvivenza
Finalmente è stata pubblicata anche in italiano (Codice Edizioni) la storia di George il Solitario.


26/04/2008
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Ambiente ed espressione genica
Le condizioni ambientali influiscono in modo determinante sull'espressione di numerosi geni in popolazioni geneticamente molto simili: ecco uno studio su diversi gruppi di Berberi marocchini.


27/04/2008
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Inserto speciale di Science sulla genetica delle piante


27/04/2008
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Offensiva mediatica dei creazionisti
È nei cinema americani il nuovo film di propaganda creazionista, intitolato "Expelled: No Intelligence Allowed": un vero e proprio attacco alla teoria di Darwin e a coloro che la sostengono.


28/04/2008
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Heredity dedica un numero speciale alla biologia evoluzionistica sperimentale


28/04/2008
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Così fu rivoluzionata la genetica
Ecco un breve saggio di di Luca e Francesco Cavalli-Sforza, apparso sul quotidiano "La Rebubblica" il 26 aprile


28/04/2008
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Lo sviluppo delle strategie riproduttive tra biologia e psicologia
Un nuovo modello sulle strategie riproduttive dell’uomo: psicologia dello sviluppo e selezione sessuale si integrano nella comprensione delle differenze tra i sessi.



29/04/2008
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Espulsi. Ancora una volta
Torniamo a parlare del film Expelled, ascoltando la recensione e il parere di Scientific American


30/04/2008
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Una proteina dimostra la vicinanza filogenetica tra T.rex e uccelli

01/05/2008
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Nuova ipotesi sulla dieta degli antichi ominidi bipedi
Paranthropus boisei, al contrario di quanto si riteneva fino ad ora, aveva probabilmente una dieta basata su frutta e alimenti morbidi, nonostante la sua morfologia facesse pensare ad una specie perfettamente adattata e specializzata al consumo di cibi duri e difficili da masticare.

Sunday, March 16, 2008

Gerald Edelman e la "seconda natura" della nostra mente

Studiare la coscienza anche a dispetto della soggettività: è questo l’obiettivo del neuroscienziato americano che colma la “non esaustiva” riconducibilità scientifica dell’emersione dei qualia con un’epistemologia “brain based”.

Gerald Edelman (1), con la sua pluriennale attività di ricerca neuroscientifica, ci ha fornito una complessa ma coerente teoria scientifica della coscienza basata sull’attività cerebrale (2). Nel suo ultimo contributo, Seconda natura (3), Edelman descrive nel dettaglio le conseguenze che una spiegazione scientifica della nostra “esperienza fenomenica” comporta: chiarisce la relazione tra eventi fisici e eventi mentali, distruggendo il dualismo mente/corpo e riposizionando la ragione dentro il corpo; regala una visione più chiara del nostro posto nell’ordine naturale; allontana il “processo cosciente” sia dai modelli idealistico-razionalistici, sia da “illusioni” logicistiche, istruzionistiche o computazionali; aiuta a colmare la separazione tra le scienze e le discipline umanistiche; permette la costruzione di un artefatto dotato di coscienza (4).

Edelman riconosce che spesso nella nostra testa consideriamo il mondo in modi che “sembrano naturali” o che sono “una seconda natura”, anche a dispetto delle evidenze scientifiche: spesso ci attraversano la mente pensieri svincolati dalle nostre descrizioni realistiche della natura. L’obbiettivo di Edelman in questo testo è esplorare l’interazione che sussiste tra la natura della mente e la sua “seconda natura”, tentando una loro conciliazione nell’ambito di un’epistemologia basata sul cervello.

Nella sua teoria sulla coscienza, egli ha mostrato come un insieme di eventi evolutivi ha prodotto le basi neuroanatomiche per quel processo, tanto complesso quanto centrale ai fini dell’emersione della coscienza, chiamato “rientro”: questo ha portato allo sviluppo dell’enorme numero di stati discriminativi, detti anche qualia, caratteristico dell’esperienza cosciente. Il cervello e la mente sono quindi emersi come prodotto della selezione naturale e il cervello funziona, allora, come un sistema selettivo. Ciò mostra gli effetti della contingenza e dell’irreversibilità storica che fanno variare le reti neuronali da individuo a individuo. Ora, dice Edelman, il punto è che noi possiamo studiare, descrivere scientificamente, i “correlati” neurali della coscienza, ma tutto ciò non potrà farci comprendere “come” emergano i qualia: la complessità, l’irreversibilità e la contingenza storica della nostra esperienza fenomenica fanno escludere la possibilità generale di ricondurre a una descrizione scientifica certi prodotti della nostra vita mentale. Seppure i fondamenti della coscienza risiedono nel cervello, e seppure le strutture dinamiche del cervello che portano a tali proprietà coscienti sono descrivibili scientificamente, bisogna tener conto dell’irriducibilità di certe esperienze coscienti soggettive. La descrizione scientifica non potrà mai sostituirsi all’esperienza: la prima ci aiuta a comprendere la nostra esperienza ma bisogna riconoscere la priorità dell’esperienza nel dare origine alle descrizioni che illuminano le basi dell’esperienza stessa. Bisogna tener conto della ricca complessità e della storia individuale delle reti cerebrali degenerate e sebbene senza dubbio esistano regolarità di comportamento e di intenzionalità, queste sono variabili, ricche e dipendono dalla cultura e dal linguaggio. La soggettività è, quindi, irriducibile.

Edelman, allora, ritorna sui suoi passi? Rinnega il suo quadro scientifico in favore di una natura “meta” fisica della coscienza? Assolutamente no! Innanzitutto perché una spiegazione scientifica esclusivamente riduzionistica della nostra “seconda natura” non è, secondo lui, né desiderabile né probabile né imminente: con questa mossa Edelman si libera, se mai ne sia stato colpito,
dall’accusa di “scientismo” ovvero di condurre un riduzionismo scientifico estremo, che riduce in toto la nostra attività mentale esclusivamente alle attività neuronali. In secondo luogo, escludere la possibilità di ricondurre a una descrizione scientifica l’emersione dei qualia non significa invocare strani stati fisici o ritornare a ipotesi dualistiche: Edelman è chiaro quando afferma che tutta la nostra vita mentale, riducibile e no, si basa sulla struttura e sulla dinamica del cervello. Inoltre, e qui sta la forza innovativa della sua tesi, Edelman pone rimedio al “gap” che si crea tra una descrizione scientifica dei correlati della coscienza e il “modo” in cui questa emerge: egli, infatti, presenta argomenti a favore di una teoria della conoscenza che si fonda sulla comprensione del funzionamento del cervello con l’obbiettivo di collegare le scienze del cervello alla conoscenza umana, l’epistemologia, ossia la teoria della conoscenza, con l’impresa scientifica.

Un epistemologia di questo tipo, fondata saldamente sulla scienza del cervello, consente infatti di far luce su tanti errori logico-semantici che hanno influenzato negativamente gli studi della coscienza che, di conseguenza, hanno precluso la possibilità di analizzare il funzionamento del cervello dal punto di vista gnoseologico. Il più importante errore forse fra tutti è quello di non esser riusciti a distinguere tra causalità fisica e implicazione logica. L’attività del nucleo talamocorticale non causa la coscienza e non c’è quindi nessun “ritardo temporale” tra i processi cerebrali: l’azione neurale del nucleo implica la coscienza, è un processo che consiste in un enorme varietà di qualia, ovvero le discriminazioni implicate dall’attività dinamica (interattiva) del nucleo talamocorticale. Il problema di mettere in relazione l’azione neuronale con l’esperienza soggettiva fenomenica si risolve, quindi, con un’analisi causale: i qualia sono implicati dai neuroni del nucleo la cui attività produce stati integrativi complessi che possono cambiare nuovi stati e scene coscienti. C, ovvero i qualia, sono implicati da C' e, quindi, anche se come abbiamo visto, bisogna tener conto dell’irriducibilità di certe esperienze coscienti soggettive, dobbiamo accettare allo stesso tempo che la nostra “seconda natura” derivi da fondamenti indagabili scientificamente.

L’epistemologia basata sul cervello, continua Edelman, si basa sull’analisi del darwinismo neurale degli stati coscienti e l’evoluzione e la selezione dei gruppi neuronali forniscono le basi e i vincoli della conoscenza. Ma non in maniera esaustiva! Sebbene tutta la nostra conoscenza dipenda dai nostri stati coscienti, la motivazione (cosciente o meno), l’emozione o il riconoscimento di configurazioni di sé sono tutti fattori critici per l’acquisizione della conoscenza. L’analisi della coscienza condotta dalla teoria globale della selezione dei gruppi neuronali propone di espandere la concezione naturalizzata della conoscenza per render conto quindi anche dell’intenzionalità e della relazione tra l’esperienza emotiva con la conoscenza. Ma ancora non basta: il cervello è un sistema selettivo “incarnato”, legato inscindibilmente con il corpo che “lo ospita”, e sia questo che il corpo sono inseriti nel mondo reale che necessariamente influenza la loro dinamica. L’interazione cervello, in primis processo cosciente, corpo e ambiente (econicchia) è quindi fondamentale nell’acquisizione della conoscenza.

L’epistemologia brain-based tiene, perciò, conto dell’ eterogeneità delle fonti conoscitive e, pur riconoscendo la supremazia della selezione naturale , dà rilievo alle origini epigenetiche della struttura e della dinamica cerebrale: fa dipendere lo sviluppo del cervello dall’azione sul mondo e dall’azione del mondo e fa stabilire i criteri normativi per la verità a fattori storici, socioculturali e linguistici. Inoltre, un’epistemologia siffatta, riconosce anche una pluralità di verità: la scienza si occupa della verità verificabile, ma c’è anche una verità logica, una storica. Le parti della nostra seconda natura che sembrano allontanarsi maggiormente dalla verità spesso sono proprio quelle necessarie per stabilirne di nuove. Tuttavia la verità non è un dato di fatto, è un valore per cui dobbiamo lavorare nelle nostre interazioni private e interpersonali.

Ma quali sono per Edelman i limiti di una tale epistemologia? Dobbiamo innanzitutto riconoscere che l’esplorazione dettagliata del funzionamento del cervello è ancora ad uno stato iniziale: cominciamo appena, secondo il neuroscienziato, a comprendere come il cervello permetta il linguaggio, ovvero il più potente veicolo per l’elaborazione della conoscenza. Inoltre, alla natura noi aggiungiamo una seconda natura, ovvero l’insieme delle percezioni, dei ricordi e degli atteggiamenti individuale e collettivi: alla conoscenza scientifica va aggiunta la conoscenza del senso comune derivata dall’esperienza quotidiana e ciò comporta un limite nell’applicabilità diretta di una tale epistemologia.

Ma nonostante ciò, considerare “morta” l’epistemologia secondo Edelman è eccessivo. Abbiamo visto come consegnare una base scientifica all’epistemologia è oltremodo remunerativo, ma c’è di più. Con il tono di colui che si rende conto dell’enorme portata delle sue affermazioni, Edelman dichiara che nell’ambito di una tale epistemologia, accettando la teoria del darwinismo
neurale che riconosce le dimensioni storiche e creative del pensiero umano, non diviene necessario separare la scienza dalle discipline umanistiche. Il nostro cervello comprende sia la scienza sia la storia: esso è emerso nel corso dell’evoluzione da una serie di eventi collegati ad accadimenti storici e sia questo che i suoi prodotti si sono sviluppati quindi in un contesto storico. I processi che danno origine alla conoscenza includono tanto le scienze quanto le discipline umanistiche e, in questo modo, la separazione drastica che da sempre interessa queste due culture non diviene più necessaria.

(1) G. Edelman è nato a New York nel 1929. Dal 1981 è direttore del Neurosciences Institute della Rockfeller University di New York, e oggi è direttore del medesimo istituto a La Jolla-San Diego, in California. Ha ricevuto il premio Nobel per la medicina e la fisiologia nel 1972, per il suo lavoro di ricerca sulla struttura e le differenze degli anticorpi.
(2) In questo articolo non tratterò in maniera dettagliata la teoria della coscienza proposta da Edelman, concentrandomi invece sulle sue conseguenze. Per offrire un supporto alla lettura ho inserito un glossario cui rinvieranno tutti i termini tecnico-scientifici presenti nell’articolo. I frutti della sua ricerca pluriennale nel campo delle neuroscienze sono riassunti da Edelman in Più grande del cielo. Lo straordinario dono fenomenico della coscienza, Einaudi, Torino 2004, mentre una teoria dettagliata della coscienza è descritta da Edelman e da Giulio Tononi in Un universo di coscienza. Come la materia diventa immaginazione, Einaudi, Torino 2000. Per un ulteriore approfondimento rinvio alla trilogia tematica sulla morfologia e sulla natura della mente (1. Topobiologia. Introduzione all’embriologia molecolare, Bollati Boringhieri, Torino 1993; 2. Darwinismo neurale. La teoria della selezione dei gruppi neuronali, Einaudi, Torino 1995; 3. Il presente ricordato, Rizzoli, Milano 1991) il cui “sunto” viene esposto da Edelman in Sulla materia della mente, Adelphi Edizioni, Milano 1993.
(3) Gerald Edelman, Seconda natura. Scienza del cervello e conoscenza umana, Raffaello Cortina Editore, Milano 2007.
(4) L’ultimo contributo in italiano di Edelman al riguardo e stato pubblicato dalla rivista Darwin, numero 23, pp. 78-83

Simona Ruggeri


Bibliografia

Edelman, Gerald M.
1987 Neural Darwinism. The Theory of Neuronal Group Selection, Basic Books, New York, trad. it. Darwinismo neurale, Einaudi, Torino 1995.
1988 Topobiology. An Introduction to Molecular Embryology, Basic Books, New York, trad. it. Topobiologia. Introduzione all’embriologia molecolare, Bollati Boringhieri, Torino 1993
1989 The Remembered Present. A Biological Theory of Consciousness, Basic Books, New York, trad. it. Il presente ricordato, Rizzoli, Milano 1991
1992 Bright Air, Brillant Fire. On the Matter of the Mind, Basic Books, New York, trad. it. Sulla Materia della mente, Adelphi Edizioni, Milano 1993.
2004 Wider Than the Sky. The Phenomenal Gift of Consciousness, Basic Books, New York, trad. it. Più grande del cielo. Lo straordinario dono fenomenico della coscienza, Einaudi, Torino 2004.
2006 Brain Science and Human Knowledge, Basic Books, New York, trad. it. Seconda Natura. Scienza del cervello e conoscenza umana, Raffaello Cortina Editore, Milano 2007.

Edelman, Gerald M. e Tononi, Giulio
2000 A Universe of Consciousness. How Matter Becomes Imagination, Basic Books, New York, trad. it., Un Universo di coscienza, Enaudi, Torino 2000.

I nostri consigli se volete acquistare un libro sull'evoluzione!

I Consigli di Pikaia per gli acquisti.
Con questa rubrica proseguiamo l'opera di segnalazione e annuncio delle nuove e imminenti pubblicazioni sui temi a noi cari dell'evoluzione. Aggiornamento del 16 marzo 2008

Vi proponiamo (segnalate in rosso) le novità apparse in queste ultime settimane. Gli argomenti non sono rigorosamente evoluzionistici ma coprono tutto l'arco delle scienze con escursioni nel mondo della letteratura, della comunicazione scientifica, dell'economia, ecc........
Contiene le sezioni:
Nuove pubblicazioni -Da non perdere – I Classici – Per ragazzi - Le bibliografie
Contributi e segnalazioni sono benvenuti.

Paolo Coccia
Milano, 16 marzo 2008

La vita sulla Terra è di origine extraterrestre?

Il ritrovamento di alte concentrazioni di aminoacidi in meteoriti suggerisce che queste molecole, fondamentali per la costituzione delle proteine e della vita sulla Terra, possano avere un'origine extraterrestre.

Gli aminoacidi sono piccole molecole organiche che costituiscono l'impalcatura delle proteine, macrocomolecole fondamentali per tutte le cellule, vegetali e animali. Le proteine, infatti, svolgono le funzioni più disparate all'interno degli organismi, dal sostegno alla protezione, dalla respirazione alla catalisi delle reazioni chimiche. Data la loro assoluta importanza per i viventi, risulta necessario comprenderne la formazione, come passo evolutivo fondamentale verso l'origine della vita sul nostro pianeta.
Già da molti anni, i ricercatori di tutto il mondo hanno dimostrato la possibilità della costituzione degli aminoacidi a partire da molecole inorganiche. In particolare, il biochimico americano Stanley L. Miller ha ricostruito in laboratorio il cosiddetto "brodo primordiale", simulando l'ambiente terrestre e le condizioni atmosferiche ipotizzati agli albori della vita, ottenendo, tramite un complesso insieme di reazioni chimiche, alcune molecole organiche, compresi gli aminoacidi.
Nonostante questa grande conquista della ricerca moderna, la presenza di queste piccole molecole anche in alcuni meteoriti giunti sulla Terra, ha fatto ipotizzare a molti esperti la possibile origine extraterrestre degli aminioacidi. Questa versione non è mai stata particolarmente suffragata da ricerche e analisi sperimentali, in quanto la concentrazione delle molecole organiche sembrava sempre molto bassa per poter aver dato origine a tutto quello che vediamo intorno a noi.
Una recente analisi chimica, condotta da ricercatori del Leiden Institute of Chemistry, in Olanda, del Carnegie Institution for Science di Washington e del Imperial College London, ha rinvenuto concentrazioni di aminoacidi in due condriti, meteoriti che hanno avuto origine durante la formazione del sistema solare, molto superiori a quelle rilevate in ogni altro materiale proveniente dallo spazio. I due meteoriti, come si legge sulle pagine di Meteoritics and Planetary Science, contengono infatti rispettivamente una concentrazione di aminoacidi pari a 180 e 249 ppm (parti per milione), circa dieci volte superiore ai valori massimi fino ad ora mai rinvenuti (15 ppm).
Considerando che tra circa 3,8 e 4,5 miliardi di anni fa, il periodo che si pensa abbia visto l'origine delle prime forme di vita, la Terra subì un imponenente bombardamento di materiale extraterrestre, gli autori della ricerca sostengono che non può essere rifiutata l'ipotesi di un incremento del contenuto di aminoacidi proveniente dallo spazio nel brodo primordiale.Secondo questa visione il contributo extraterrestre all'origine della vita sulla Terra sarebbe stato, se non fondamentale, quanto meno non trascurabile.
L'articolo "Indigenous amino acids in primitive CR meteorites" è disponibile online.

Andrea Romano

Alle origini degli equilibri punteggiati

La teoria degli equilibri punteggiati ha rappresentato un importante contributo alla moderna biologia evoluzionistica. Nell'ultimo fascicolo della rivista Evolution: Education and Outreach Niles Eldredge racconta "le origini" della teoria.

Nel 1972 Stephen Jay Gould e Niles Eldredge pubblicano per la prima volta, all’interno del saggio intitolato “Punctuated Equilibria: An alternative to Phyletic Gradualism”, la teoria degli equilibri punteggiati, che avrebbe negli anni successivi contribuito a rivitalizzare fortemente il dibattito tra evoluzionisti di diverse scuole di pensiero in merito al concetto di gradualità nell’evoluzione biologica.
L’ultimo fascicolo della rivista Evolution: Education and Outreach pubblica uno straordinario articolo in cui Niles Eldredge racconta le origini della teoria degli equilibri punteggiati e come Eldredge e Gould arrivarono a formulare la loro teoria (anche se questo articolo tende a valorizzare maggiormente il contributo di Eldredge rispetto a quello di Gould).
Questo articolo, come fosse una sorta di stralcio della biografia di Eldredge, colpisce particolarmente, poiché racconta di questi due colossi della moderna biologia evoluzionistica nei panni di due “new graduate students” all’inizio della propria carriera ed alla prese con la discussione per conseguire il titolo di Dottore di ricerca. Eldredge racconta la storia di due giovani desiderosi di dare un contributo alla teoria della evoluzione tanto che scrive: “He (S.J. Gould n.d.a) thought it was absurd to think that discussions of theoretical matters should be in the hands of older, more mature scientists when really, if anything, it should be the province of the young, coming to their subjects with fresh minds and new insights. Why wait until you are 60?, he used to ask. And of course, he was right”.

Mauro Mandrioli

Eldredge, N. (2008). The Early “Evolution” of “Punctuated Equilibria. Education: Evolution and Outreach 1: 107-113.
Eldredge, N., Gould, S.J. (1972). Punctuated equilibria: an alternative to phyletic gradualism. pp 82-115 in "Models in paleobiology", edited by Schopf, TJM Freeman, Cooper & Co, San Francisco.
Gould, S.J., N. Eldredge. (1977). Punctuated equilibria: the tempo and mode of evolution reconsidered. Paleobiology 3: 115-151.

Evoluzione e invecchiamento

Sul sito di Videoscienza.it è disponibile il video dell'interessante conferenza di Claudio Franceschi, ordinario di Immunologia presso l'Università di Bologna, tenutasi durante il Darwin Day di Roma. Il ricercatore discute gli aspetti evolutivi e genetici dell'invecchiamento e le ragioni che portano la nostra specie alla senescenza

Tutto Linneo online

E' stata completata la prima parte del programma di digitalizzazione delle opere e delle collezioni di Linneo. Sono dunque finalmente disponibili e accessibili gratuitamente online le prime preziose collezioni di specie, i manoscritti e la corrispondenza del grande naturalista svedese.

E' stata completata la prima parte del programma di digitalizzazione delle opere e delle collezioni di Linneo. Sono dunque finalmente disponibili e accessibili gratuitamente online le prime preziose collezioni di specie, i manoscritti e la corrispondenza del grande naturalista svedese.
Il solo erbario, conservato alla Linnean Society of London, costituisce la più importante collezione singola di specie vegetali, oltre che la più grande per numero di esemplari presenti. Infatti, contiene circa 14.300 individui, molti dei quali antecedenti al 1753, anno di pubblicazione del Species Plantarum. Più di 4.000 di queste costituiscono gli esemplare tipo usati per la nomenclatura linneana ed includono specie provenienti da Asia, Europa e America, collezionate durante un periodo di intensa esplorazione di nuove regioni.
Il sistema prevede anche l'utilizzo di un nuovo strumento, FSI (Flash-based Single Source Image) Viewer, che rende possibile l'ingrandimento anche di piccolissimi dettagli di ciascun esemplare della collezione. L'accesso al sistema è raggiungibile dal sito della Linnean Society, all'indirizzo www.linnean.org, nella sezione Linnean Society Collections Online.
La collezione relativa alla corrispondenza di Linneo contiene circa 4.000 lettere scambiate con più di 600 persone, tra cui figurano alcuni personaggi di spicco del tempo, come Sir Joseph Banks, i fratelli Jussieu, Nikolaus Joseph von Jacquin, Anders Celsius, Daniel Gabriel Fahrenheit e Jean-Jacques Rousseau.
Nel frattempo il lavoro prosegue con la creazione di immagini digitali delle collezioni di insetti, tra cui il primo gruppo, quello dei Lepidotteri, sarà probabilmente già disponibile a fine marzo.
Con l'arrivo di ulteriori finanziamenti, saranno digitalizzate e rese fruibili al pubblico tutte le restanti collezioni, comprese quelle dei pesci e delle conchiglie.
Il presidente della Linnean Society, David Cutler, sostiene che questo progetto di archivio digitale risulterà particolarmente importante in quanto consente l'accesso a queste preziose collezioni a coloro che si occupano di tassonomia e a chi non è in grado di osservarle di persona, in quanto residente in altri paesi.

Francesco Santini e Andrea Romano

I microabitanti della Micronesia

Dopo Flores, uomini alti un metro anche in Micronesia: si tratterebbe di popolazioni di Homo sapiens che hanno subito una forte riduzione di taglia, con conseguenti modificazioni di tratti morfologici, e non di una specie a parte.

Poche migliaia di anni fa, l'isola micronesiana di Palau era abitata da individui dalla statura di un metro. Questo è l'incredibile risultato dell'analisi sulle ossa fossili, risalenti ad un periodo compreso tra circa 950 e 3000 anni fa, rinvenute in due diverse località dell'isola da un gruppo di ricercatori della University of the Witwatersrand, della Rutgers University e della Duke University. Un altro caso Hobbit? Da quanto si legge nell'articolo pubblicato sulla rivista PLoS ONE, sembrerebbe proprio di no. Dalla descrizione dei resti, emerge infatti come questi piccoli uomini presentino alcune caratteristiche morfologiche delle ossa tipiche del solo Homo sapiens e non rintracciabili in nessuna altra specie del genere Homo. Sembrerebbero dunque individui derivanti da popolazioni umane migrate che successivamente hanno visto ridurre la propria taglia corporea in seguito a fenomeni di nanismo insulare.

La vicenda non è tuttavia così semplice. Infatti, non tutti i tratti analizzati si ritrovano nella nostra specie, ma sono evidenti anche somiglianze, oltre alla bassa statura, con l'ormai famoso Hobbit, la cui collocazione tassonomica è tutt'ora oggetto di acceso dibattito, e alcune caratteristiche tipiche di specie antiche del genere Homo. L'interrogativo che questa scoperta pone è dunque il medesimo della vicenda legata all'Homo floresiensis: si tratta di una specie a parte, forse proprio derivata da antenati di uomini di Flores migrati, oppure di Homo sapiens soggetti ad un processo di riduzione di taglia?
A questa domanda gli autori dell'articolo non rispondono azzardando l'esistenza di una diretta relazione di parentela tra gli uomini di Palau e quelli di Flores. Sostengono infatti che i tratti morfologici di questi nuovi fossili simili a quelli di specie ancestrali del genere Homo, come la piccola dimensione del cervello e la quasi assenza di mento, e quelli tipici dell'Homo floresiensis, come un'accentuata macrodonzia, possano essere il sottoprodotto di una riduzione della statura di Homo sapiens, in seguito a fenomeni di nanismo insulare, e non si sarebbero dunque evoluti in una linea filetica parallela alla nostra.

Questa nuova ricerca, pur non escludendo definitivamente lo status di specie a parte dell'Hobbit, supporta l'ipotesi che gli uomini di Flores abbiano costituito una popolazione di Homo sapiens adattata alla vita insulare, senza chiamare in causa anormalità congenite, che si è modificata per le forti pressioni selettive imposte dall'ambiente.

L'articolo "Small-Bodied Humans from Palau, Micronesia" è liberamente accessibile online.

Andrea Romano

Discutere l'evoluzione biologica

E' uscito l'ultimo libro di Vittorio Parisi, intotolato "Discutere l’evoluzione biologica"
Pubblicazioni del Museo di Storia Naturale di Parma 13, 1-132, 2008
Dalla prefazione di Maria Grazia Mezzadri, Direttore scientifico del Museo di Storia naturale di Parma:
Gli incontri proposti dal Museo sono stati tenuti da Vittorio Parisi il 13 e 14 marzo 2006 in due conferenze, “Nascita e sviluppo dell’idea di evoluzione biologica” e “La sfida dell’evoluzionismo oggi”, che hanno illustrato l’attuale stato delle teorie evoluzionistiche e il 16 marzo in una conferenza itinerante nelle sale del Museo, avente come tema “Leggere nel corpo umano la sua storia evolutiva” durante la quale il pubblico ha potuto constatare la realtà dell’evoluzione biologica e valutare l’attendibilità delle teorie proposte per spiegarne i meccanismi. In ciò aiutato anche da pannelli esposti lungo il percorso […] illustranti alcuni particolari temi utili per rendere meglio comprensibile la “lettura” del corpo umano e della sua biologia.

In questo volume vengono riportati i testi delle conferenze di V. Parisi aggiornati allo stato attuale del dibattito e opportunamente integrati. Essi non voglio­no certo costituire un riesame esaustivo del tema dell’evoluzione biologica, ma solo fornire un percorso che consenta al lettore non specializzato di districarsi tra le molte “offerte” culturali, che spesso celano obiettivi che con la scienza di base nulla hanno che fare.

Con la stessa finalità viene riportata anche la scaletta di un Seminario di Facoltà sull’evoluzione, utile per chi voglia approfondire il tema, e viene inserito un contributo al dibattito sulla divulgazione evoluzionistica, basato sulla ben nota questione della interpretazione di Lamarck e di Darwin del processo di adattamento della Giraffa.

Il testo è arricchito da alcune poesie di Giancarlo Baroni, poeta parmigiano che interpreta in modo sug­gestivo la Natura aprendo la nostra mente ad una visione che trascende i limiti disciplinari.

Indice:

- Presentazione - Nascita ed evoluzione dell’idea di evoluzione biologica - La sfida dell’evoluzionismo oggi - Leggere nel corpo umano la storia evolutiva - Seminario di Facoltà sulla Evoluzione, 6 aprile 2005 - La Giraffa e la divulgazione evoluzionistica - Metamorfosi - Che cosa leggere per approfondire il tema della evoluzione biologica

La falsa dicotomia tra evoluzione ed intelligent design ed altre divertenti alternative

La rivista Evolutionary Biology pubblicherà nel prossimo numero un breve pamphlet sulla (falsa) dicotomia tra evoluzione e intelligent design.

Molto spesso la teoria dell'evoluzione e l'idea dell'intelligent design sono state messe in contrapposizione come fossero teorie alternative per spiegare l'evoluzione dei viventi. In realtà, l'idea dell'intelligent design non rappresenta né una teoria scientifica né una reale innovazione rispetto al creazionismo.
Un'analisi del rapporto tra evoluzione ed intelligent design è in pubblicazione sulla rivista Evolutionary Biology in un breve saggio di Benedikt Hallgrìmsson dal titolo "The False Dichotomy of Evolution versus Intelligent Design".
In merito a proposte alternative, vale la pena ricordare la divertentissima provocazione di Bobby Henderson che nella primavera del 2005, per protestare contro il tentativo di equiparare evoluzione e creazionismo, mandò alla Commissione Scolastica Statale del Kansas una lettera ufficiale, in cui si chiedeva che all'insegnamento del creazionismo ed evoluzionismo venisse aggiunta una terza teoria, definita pastafarianesimo (derivante dall'argomento della Teiera di Russell sulla non esistenza di Dio), secondo cui l'universo sarebbe stato creato da un Mostro di Spaghetti Volante che ha creato tutto ciò che vediamo e percepiamo intorno a noi. Come sostenne Bobby Henderson, inoltre, la mole di prove scientifiche tesa a dimostrare i processi evolutivi non sarebbe altro che una mera coincidenza posta in essere da questo Pastoso Signore.

Il libro guida del pastafariano è stato recentemente pubblicato anche in italiano da Mondadori con il titolo "Il libro sacro del Prodigioso Spaghetto Volante". Come recita il testo di descrizione di questo libro "Finalmente la teoria del Disegno Intelligente ha trovato pane per i suoi denti, e non si tratta di robetta basata su scimmie, scimmioni o Giardini Pubblici dell'Eden. In queste pagine Bobby Henderson mette in chiaro una serie di fatti veri e veritieri, ridicolizzando giustamente miti ingannevoli quali l'evoluzione: solo e solamente una teoria; la scienza: un mucchio di teorie; e la tesi secondo cui discenderemmo realmente dalle scimmie". Da non perdere!

Mauro Mandrioli

Hallgrìmsson B (2008) The False Dichotomy of Evolution versus Intelligent Design. Evolutionary Biology, doi 10.1007/s11692-007-9014-3.
Henderson B (2008) Il libro sacro del Prodigioso Spaghetto Volante. Mondadori.

Evoluzione e conservazione: ovvero quando conoscere l'evoluzione permette di capire come pianificare la conservazione di una specie

La conservazione dei viventi è indubbiamente un argomento di grandissima attualità e la conoscenza dei meccanismi con cui le specie evolvono può permettere la definizione di strategie di conservazione sempre più efficaci.

Da poche settimane il panorama delle riviste che affrontano tematiche legate alla biologia evoluzionistica si è arricchito di una nuova interessante proposta editoriale rappresentata da Evolutionary Applications, che pubblica articoli in cui i concetti propri della biologia evoluzionistica vengono utilizzati per risolvere problemi biologici di rilevanza in ambito sociale, economico, zootecnico, agrario e medico.
In particolare, il primo fascicolo di Evolutionary Applications presenta un articolo di Robert Latta (Department of Biology, Dalhousie University, Canada) in cui si mostra come la conoscenza dei processi evolutivi sia fondamentale per definire adeguate politiche di conservazione dei viventi.
Al momento, la maggior parte dei progetti di conservazione si avvale di test genetici per capire i livelli di variabilità genetica di popolazioni e per definire il modo in cui intervenire per conservarle, riducendo il rischio di estinzione. Secondo quanto proposto da Robert Latta si potrebbero migliorare le strategie di conservazione rivalutando l’importanza dei testi genetici utilizzati in genetica della conservazione. In particolare, vi sarebbe la tendenza a studiare la variabilità genetica come fenomeno a sé trascurando i processi evolutivi di cui le popolazioni studiate sono oggetto. Questo non significa tuttavia che i test genetici non siano utili ma che i marcatori genetici sono insufficienti da soli per definire adeguate strategie di conservazione di una specie, poiché processi diversi possono essere all’origine del quadro genetico osservato.
Le strategie di conservazione dovrebbero quindi essere integrate con modelli derivati da progetti sperimentali e da test di evoluzione, realizzati sul campo in un contesto adattativo prefissato dagli operatori. Questo permetterebbe di sviluppare un modello probabilistico di gestione delle specie a rischio che tenga conto delle diverse situazioni possibili che la popolazione/specie oggetto del progetto di conservazione potrebbero trovarsi a affrontare.

Mauro Mandrioli

Latta RG (2008) Conservation genetics as applied evolution: from genetic pattern to evolutionary process. Evolutionary Applications 1: 84-94.

Mosè e King Kong discutono di Darwin

Tra la "Preghiera Darwiniana" di Michele Luzzatto, i Darwin Day e l'insegnamento della teoria dell'evoluzione nelle scuole, ecco un breve articolo di Enrico Alleva e Daniela Santucci pubblicato su l'Unità il giorno 11 marzo e consultabile da qui.

Buona lettura

Devonian Blues

L'evoluzione dai sarcopterigi ai mammiferi in una canzone: ecco il Devonian Blues di Ray Troll.

Al di là di ogni ragionevole dubbio

E' in libreria il nuovo libro di Sean B. Carroll:
Al di là di ogni ragionevole dubbio
Codice edizioni, 2008

Dal comunicato stampa riportiamo:
Il DNA è il protagonista assoluto di Al di là di ogni ragionevole dubbio di Sean B. Carroll definito dal filosofo della scienza Michael Ruse “l’unico scienziato vivente con cui Charles Darwin potrebbe trascorrere una serata”.Nel libro, in libreria in questi giorni, Carroll descrive come la decifrazione del corredo genetico di numerosi animali, incluso l'uomo, e la loro analisi comparata, abbiano confermato senza ombra di dubbio le intuizioni che portarono Darwin a elaborare la sua teoria sull'evoluzione della vita da un unico discendente comune. Da questo punto di vista il DNA è una cronaca vivente dell’evoluzione, qualcosa di simile a un libro dove è scritta la nostra storia, di individui e di specie, e in cui sono contenuti gli indizi che rivelano la nostra diversità e come si è evoluta. Sono i cambiamenti del corredo genetico che hanno permesso alle meravigliose creature che abitano il nostro pianeta di adattarsi ad ambienti mutevoli ed instabili, dalle acque gelide dell’Antartico alla lussureggiante foresta pluviale. Il DNA diventa anche la prova scientifica definitiva in grado di confutare gli argomenti e la retorica di chi ancora si ostina a negare la scienza dell'evoluzione.

dalla prefazione riportiamo:
[...] Proprio come la sequenza del DNA di ciascun individuo è unica, anche la sequenza del DNA di ciascuna specie è unica. Ogni cambiamento evolutivo fra specie, che si tratti dell’aspetto fisico o del metabolismo digestivo, è dovuto a cambiamenti nel DNA e quindi rimane registrato nella sua sequenza. Lo stesso vale per la «paternità» delle specie. Il DNA contiene, quindi, la prova forense definitiva e inconfutabile dell’evoluzione. Questo fatto costituisce un’interessante ironia. Giurie e giudici si basano sulla prova del DNA per determinare la libertà o la detenzione, la vita o la morte di migliaia di persone. E apparentemente la totalità dei cittadini americani è a favore di questa innovazione. Eppure nell’opinione pubblica circa la metà o più dei cittadini americani dubita ancora o nega recisamente la realtà dell’evoluzione biologica. È evidente che ci sono più familiari le applicazioni del DNA che le sue implicazioni.
[…] il mio obiettivo in questo libro è di presentare un corpo di nuovi dati a proposito dell’evoluzione basati sul DNA. Negli ultimi anni, la biologia ha avuto un accesso senza precedenti a una grande quantità di dati sul DNA di ogni tipo di organismo, compreso l’uomo e i nostri parenti più stretti. […] Racconterò la storia di come la nuova scienza della genomica, lo studio comprensivo e soprattutto comparativo del DNA delle specie, stia profondamente ampliando la nostra conoscenza dell’evoluzione della vita. La genomica ci permette di penetrare in profondità il processo evolutivo. Ben oltre un secolo dopo Darwin, la selezione naturale era osservabile solo a livello dell’intero organismo, come un fringuello o una falena, sotto forma di differenze nella loro sopravvivenza o capacità riproduttiva. Ora, possiamo vedere come il più adatto viene costruito. Il DNA contiene un tipo di informazione completamente nuovo e diverso rispetto a quello che Darwin avrebbe potuto immaginare o sperare, ma che conferma in modo decisivo la sua idea di evoluzione. Ora siamo in grado di identificare i cambiamenti specifici nel DNA che hanno permesso alle specie di adattarsi ai mutamenti ambientali e di evolvere nuovi stili di vita.
[…] La sequenza del DNA ci rivela anche che l’evoluzione può ripetersi, e che lo fa spesso. Adattamenti simili o identici si sono verificati attraverso lo stesso meccanismo in specie diverse come farfalle ed esseri umani. Questo costituisce un’ottima prova che, di fronte alle stesse sfide o opportunità, la stessa soluzione può essere scelta in tempi e luoghi completamente diversi nella storia della vita. Questa ripetitività contraddice l’idea che se riavvolgessimo il film della storia della vita e lo facessimo partire di nuovo, il risultato sarebbe del tutto diverso. I dati basati sul DNA stanno anche rivoluzionando lo studio e la comprensione delle origini dell’uomo e degli albori della civiltà. Sebbene il sequenziamento del genoma umano sia praticamente completo, è l’interpretazione dei geni dei genomi degli altri primati e mammiferi che ci permette di interpretare il significato della sequenza umana. I nostri geni contengono indizi rivelatori sulla nostra diversità e su come si è evoluta. Molti geni portano le cicatrici della selezione naturale,della battaglia che i nostri antenati hanno combattuto con le malattie che hanno afflitto la civiltà umana per millenni. [...]

Quando anche le dimensioni contano!

Quanto incide il fattore dimensione sull'evoluzione degli esseri viventi ed in che modo? Dai batteri alle balene, passando per gli uccelli, per cercare una risposta.

Il fascicolo di marzo 2008 della rivista Journal of Evolutionary Biology pubblica un interessante articolo dal titolo Body size evolution in Mesozoic birds, i cui autori hanno studiato la variazione delle dimensioni corporee degli uccelli, andando a verificare quali costrizioni fossero presenti (e se ve ne fossero) per limitarne l'accrescimento.

L'ipotesi da cui David W.E. Hone (Institute of Vertebrate Palaeontology and Palaeoanthropology, Xizhimenwai Dajie, Cina) e colleghi sono partiti è che la necessità di mantenere la capacità di volare potrebbe aver costituito un importante limite (vincolo) alla crescita delle dimensioni degli uccelli nella prima fase della loro evoluzione, rendendo in questo gruppo non applicabile la regola di Cope, secondo cui vi sarebbe una tendenza, durante l'evoluzione, ad aumentare le dimensioni corporee all'interno di ogni clade.

Contrariamente a questa ipotesi, Hone e colleghi hanno invece dimostrato che si è assistito nella maggior parte degli uccelli ad un incremento delle dimensioni corporee dal Giurassico al Cretaceo, come dimostrato dai cladi dei Pygostylia e degli Ornithothoraces (che comprende uccelli moderni, ma anche gruppi estinti). Non tutti gli uccelli hanno, tuttavia, seguito questa tendenza come dimostrato nei Ornithuromorpha (che comprende taxa tuttora presenti) in cui é stata osservata una tendenza alla diminuzione della massa corporea.
Questo aspetto è molto interessante da un punto di vista evolutivo, poiché nel passaggio tra Cretaceo e Paleogene la selezione naturale sembra avere favorito uccelli con dimensioni ridotte, portando ad una ampia radiazione del clade Ornithuromorpha (dato da specie che avevano piccole dimensioni) a discapito degli altri tre cladi (costituiti da specie le cui dimensioni erano andate progressivamente aumentando nel tempo).

Le dimensioni corporee sono quindi un importante, e spesso poco considerato, fattore di evoluzione in grado di influenzare anche altri aspetti, essendo le dimensioni correlate alla morfologia, alla fisiologia e, talvolta anche alla complessità, di ciascun vivente. Per chi fosse interessato ad approfondire questo aspetto, una lettura stimolante può indubbiamente essere l'ultimo libro (in senso cronologico!) di John Tyler Bonner intitolato "Dai batteri alle balene" e pubblicato da Raffaello Cortina Editore (2007).
"Dai batteri alle balene" (il cui titolo in inglese Why size matters rendeva più immediato capire ciò a cui l'autore pensava scrivendo il libro) mostra in modo sintetico, ma efficace, come le dimensioni corporee abbiano influenzato diversi fattori tra cui morfologia, fisiologia, forza, complessità, velocità, numerosità e longevità dei viventi. Come sottolinea Bonner quindi, le dimensioni di un organismo sono soggette ad una continua sorveglianza selettiva nel corso dell'evoluzione.

Tra i diversi fattori influenzati dalle dimensioni corporee vi è anche la complessità di un organismo. All'aumentare delle dimensioni corporee (generalmente ottenuto mediante un incremento del numero di cellule che costituiscono un organismo) può infatti seguire un aumento della complessità generale a seguito di una suddivisione dei compiti tra tipi cellulari diversi ovvero attraverso il differenziamento di tipi cellulari con morfologia e funzioni distinte.
Come recentemente sottolineato da Martin Willensdorfer (nell'articolo intitolato "Organism size promotes the evolution of specialized cells in multicellular digital organisms" e pubblicato su Journal of Evolutionary Biology) l'aumento delle dimensioni corporee è un fattore che ha favorito l'evoluzione di tipi cellulari specializzati, che sono andati progressivamente a sostituire cellule multifunzionali. L'evoluzione avrebbe quindi sfruttato la multicellularità per suddividere i compiti tra le cellule presenti favorendone il differenziamento.

Mauro Mandrioli

Hone D. W. E. , Dyke G. J. , Haden M. , Benton M. J. (2008). Body size evolution in Mesozoic birds. Journal of Evolutionary Biology 21: 618–624.
Willensdorfer M. (2008). Organism size promotes the evolution of specialized cells in multicellular digital organisms. Journal of Evolutionary Biology 21: 104-110.

Disponibili on-line i video delle conferenze del XI Evolutionary Biology Meeting

Sono scaricabili gratuitamente on-line le riproduzioni video delle conferenze tenute dal 18 al 21 settembre 2007 nell'ambito del XI Evolutionary Biology Meeting di Marsiglia.

Tra il 18 ed il 21 settembre 2007 si è tenuto a Marsiglia l'undicesimo Evolutionary Biology Meeting in cui sono state affrontate numerose tematiche, che spaziavano dall'utilizzo della genomica e della post-genomica per comprendere l'evoluzione alla modelizzazione matematica dell'evoluzione, senza trascurare aspetti quali l'origine della vita e l'evoluzione della biodiversità.
E' ora possibile, per chi non avesse avuto la possibilità di partecipare a questo evento, scaricare gratuitamente molte delle conferenze tenute durante il congresso tramite il sito Télé Campus Provence.
Buona visione!!

Mauro Mandrioli

La saga dell'Hobbit continua

Una nuova analisi sui resti dell'uomo di Flores confermerebbe il suo status di Homo sapiens piuttosto che di specie a parte. Secondo questa nuova ipotesi l'Hobbit sarebbe affetto da cretinismo endemico e non da microcefalia.

Fin dal giorno della sua scoperta nel 2003, la vicenda dell'Homo floresiensis, conosciuto anche come Hobbit, è stata segnata da continue conferme e smentite riguardo il suo status di specie a parte nel cespuglio evolutivo del genere Homo. La controversia, giocata a colpi di pubblicazioni, coinvolge coloro che ritengono l'autenticità di questa specie, come risultato di un processo di riduzione della taglia corporea a partire da antenati Homo erectus, e chi invece crede che si tratti di un individuo di Homo sapiens affetto da qualche forma patologica che ne ha impedito il corretto sviluppo corporeo. In particolare, una teoria molto accreditata sostiene che l'Hobbit sia un uomo moderno affetto da microcefalia.

Sulle pagine della rivista Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences, viene proposta una suggestiva alternativa a quest'ultima visione. I resti rinvenuti nell'isola indonesiana di Flores non sarebbero appartenuti ad un Homo sapiens che soffriva di microcefalia, bensì di un'altra patologia che tende a ridurre le dimensioni corporee: il cretinismo endemico. Questa malattia è una deficienza irreversibile nello sviluppo del cervello umano, che si accompagna ad alcuni altri tratti distintivi, tra cui nanismo e malformazione delle ossa e delle articolazioni. Il cretinismo endemico si sviluppa in generale nel feto o nella fase immediatamente postnatale a causa di una grave carenza di iodio nell'alimentazione, che a sua volta comporta una insufficienza tiroidea (ipotiroidismo).

Sono proprio alcune caratteristiche tipiche di questa patologia che un gruppo di ricercatori della RMIT University di Melbourne sostiene di aver rinvenuto nel fossile dell'Hobbit, denominato LB1. Oltre alla taglia di circa un metro e alla ridotta capacità cranica, LB1 manifesta la fossa ipofisaria allargata, i premolari inferiori dotati di due radici e la conformazione dell'articolazione del polso che sono in accordo con questa nuova ipotesi.
La morfologia corporea dell'uomo di Flores sarebbe dunque stata causata da una carenza di iodio nell'alimentazione della madre, una Homo sapiens, durante la gravidanza, combinata con altri fattori ambientali che hanno interferito sulla dieta.
Questa ulteriore ipotesi che si aggiunge alle altre avrà messo la parola fine alla tanto intricata quanto affascinante vicenda dell'Hobbit oppure si aggiungeranno nuove e controverse pagine in questa saga interminabile?
L'articolo “Are the small human-like fossils found on Flores human endemic cretins?” è liberamente disponibile online.
Altri articoli di Pikaia sull'argomento:
Il mistero dell'Hobbit, notizia del 01/02/2007
Lo Hobbit rimane solo nella nostra fantasia, notizia del 15/10/2006
Novità dal mondo degli Hobbit (Homo floresiensis), notizia del 25/06/2006
Riflessioni sull'Homo floresiensis, notizia del 05/03/2005

Andrea Romano

Origine ed evoluzione del linguaggio

Ecco una breve intervista ad Angelo Tartabini, ospite degli Happy Hours Evoluzionistici presso il Museo di Storia Naturale di Milano, accessibile dal sito di Videoscienza.it.
Il professore, ordinario di Psicologia all'Università di Parma, risponde alle domande sull'evoluzione del linguaggio e sullo studio delle scimmie antropomorfe per comprenderne le origini.

Your inner fish

Cosa hanno in comune le strutture dei nostri arti, il nostro sistema nervoso e il singhiozzo? Sono l´eredita dei nostri avi, i pesci!

Studiando l´anatomia dei pesci si può capire perche siamo quello che siamo, con tutti i nostri pregi e difetti, come ora ha pubblicato il paleontologo Neil Shubin, professore dell'Università di Chicago, nel suo libro "Your inner fish".
L´evoluzione adatta strutture già esisenti per nuovi compiti, come le strutture delle pinne dei pesci, in cui, per creare arti di tetrapodi, più che cambiare numero delle ossa é stata modificata la forma e la conformazione di quelle già presenti, riutillizando perfino gli stessi geni che controllavano già l´asimmetria delle pinne. Anche il sistema nervoso non poteva essere reinventato dal niente, per questo spesso i percorsi dei nervi non prendono una via diretta, come probabilmente un "designer" sceglierebbe, ma percorsi snodati all'interno del nostro corpo. Anche il singhiozzo rappresenta una eredita ancestrale - quello che a noi sembra un fastidio momentaneo, nei pesci aiutava la respirazione e la sopravvivenza.
I fossili, come "il grande pesce" Tiktaalik (nella foto il suo teschio), scoperti dal team di Shubin, ci mostrano come in un'istantanea questi passi macroevolutivi e ci spieganoperché quando alcune strutture anatomiche "cedono" (come il ginocchio), cisentiamo come un "pesce fuor d´acqua".
Intervista all´autore (podcast mp3, in inglese):
www.cbc.ca/quirks/archives/07-08/feb23.html
Un approfondimento su sito dell´Universita di Chicago:
http://magazine.uchicago.edu/0812/features/fish_out_of_water.shtml

David Bressan

Le origini del linguaggio

Gli scimpanzè hanno un cervello predisposto al linguaggio verbale: quando sono intenti a comunicare gestualmente infatti si attivano le aree del cervello corrispondenti all'area di Broca dell'uomo, abibita all'elaborazione e alla percezione del linguaggio. Le radici neuroanatomiche di questa caratteristica tipicamente umana sarebbero dunque state presenti già in un antenato comune alle due specie.

L'area di Broca, una regione della corteccia cerebrale localizzata nel giro frontale inferiore (IFG) del cervello umano, è da tempo stata identificata come un'area fondamentale nei processi di elaborazione e comprensione del linguaggio. Dal punto di vista anatomico, di solito si allarga maggiormente verso l'emisfero sinistro, manifestando un'accentuata lateralizzazione, che emerge anche nei pattern di attivazione dei circuiti neuronali durante le attività che coinvolgono il linguaggio.
Gli studi sperimentali mirati a verificare l'esistenza e il funzionamento di una regione omologa all'area di Broca nei primati filogeneticamente vicini all'uomo non hanno fino ad ora dato risultati definitivi, tuttavia lo sviluppo delle tecniche analitiche ha negli ultimi tempi favorito questo tipo di ricerche. Tramite l'utilizzo della tomografia ad emissione di positroni (PET, Positron Emission Tomography), grazie alla quale è possibile creare immagini tridimensionali dei processi funzionali del corpo, un gruppo di ricercatori dello Yerkes National Primate Research Center di Atlanta, Georgia, ha ricostruito la mappa dell'attività cerebrale di tre scimpanzè, mentre erano intenti a comunicare la loro volontà di accedere a risorse alimentari esterne alla gabbia in cui si trovavano.
I risultati, pubblicati sulla rivista Current Biology, indicano un alto livello di attività cerebrale proprio nella regione dell'IFG corrispondente a quella dell'area di Broca umana, manifestando anche la tipica lateralizzazione, quando gli individui oggetto di studio comunicavano attraverso gesti e vocalizzazioni. Per la prima volta sono state fornite prove dirette dell'esistenza di strutture neuroanatomiche associate alla produzione di segnali comunicativi in primati non umani. La comunicazione non verbale degli scimpanzè sembra dunque avere molti aspetti in comune con il linguaggio umano, similarità che si estendono anche al modo in cui il cervello delle due specie precepisce ed elabora le informazioni derivanti da processi comunicativi. I ricercatori ipotizzano che queste scimmie antropomorfe siano in possesso di un cervello già predisposto alla produzione del linguaggio verbale e che quindi le radici di questa caratteristica tipicamente umana fossero già presenti in un antenato comune alle due specie. Ora si aprono nuove prospettive di ricerca, che dovranno dimostrare, su un campione più numeroso di individui, che questo genere di attività cerebrale degli scimpanzè avvenga anche in natura durante la comunicazione tra conspecifici e non si manifesti solo in esemplari che vivono a stretto contatto con l'uomo.

Andrea Romano

Il trionfo di Stephen Jay Gould

la Rivista dei Libri nel fascicolo di marzo 2008 ci regala una bella recensione (testo integrale) dell'ultima raccolta di saggi, pubblicata postuma, di S.J. Gould, The Richness of Life. Il testo è scritto dal quel grande divulgatore che è Richard Lewontin. Più che un racconto è una dedica, un ricordo del più prolifico, polemico, rigoroso e attento divulgatore dell'evoluzionismo contemporaneo
la Rivista dei Libri, marzo 2008
Il trionfo di Stephen Jay Gould
RICHARD C. LEWONTIN
Recensione dei due volumi:
STEPHEN JAY GOULD, The Richness of Life: The Essential Stephen Jay Gould, a cura di Steven Rose, con un'introduzione di Oliver Sacks, New York, Norton, pp. 653, $35,00
ID., Punctuated Equilibrium, Cambridge (MA), Belknap Press/Harvard University Press, pp. 396, $18,95

Paolo Coccia