Secondo un recente studio, la presenza degli iceberg favorirebbe l'aumento della produttività primaria con conseguenze positive sulla biodiversità e sul sequestro dell'anidride carbonica atmosferica.
Gli imponenti cambiamenti climatici in atto sono all'origine del massiccio scioglimento dei ghiacci polari, con la conseguente formazione di iceberg. Secondo un nuovo studio pubblicato su Science queste enormi isole di ghiaccio che vagano per gli oceani potrebbero avere un forte impatto positivo sulla porzione oceanica limitrofa.
Infatti, durante la loro formazione, gli iceberg intrappolano materiale organico che viene successivamente rilasciato lontano dalle coste durante lo scioglimento. Questo processo provocherebbe un "effetto alone" che favorirebbe la crescita del fitoplancton con conseguenti reazioni a catena sugli organismi consumatori, il krill e i pesci. Inoltre, favorirebbe la massiccia presenza di uccelli marini che trovano abbondanza di cibo e luoghi di ricovero. In un raggio di pochi chilometri intorno agli iceberg, dunque, si assisterebbe alla formazione di "hotspots" ad alta biodiversità.
Per la comprensione dell'impatto degli iceberg sull'aumento della produttività primaria, un gruppo di ricercatori del Monterey Bay Aquarium Research Institute (MBARI), della University of San Diego e della University of South Carolina ha condotto una ricerca multidisciplinare utilizzando fotografie satellitari, raccolta di dati e campioni biologici sul campo e telecamere subacquee per l'ispezione delle cavità sottomarine formatesi nel ghiaccio.
Un risultato importante della ricerca è stato la scoperta di alte concentrazioni di diatomee, organismi che giocano un ruolo chiave nelle zone ad alta produttività primaria, come le regioni di upwelling, e che costituiscono uno degli alimenti preferiti dal krill. Basandosi sulle conseguenze della presenza degli icebrg e sul loro numero in costante aumento, i ricercatori hanno previsto un aumento della produttività primaria del Mare di Weddell, una porzione di oceano Atlantico vicino alle coste dell'Antartide, di circa il 40%, con importanti ripercussioni sul ciclo del carbonio a livello mondiale. Infatti, l'aumento di organismi fotoautotrofi potrebbe aumentare la rimozione dell'anidride carbonica dall'atmosfera ed il suo immagazzinamento sui fondali oceanici.
La ricerca, finanziata dalla National Science Foundation, continuerà nei prossimi anni.
Andrea Romano
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