Scienziato, romanziere, divulgatore. A lui si deve l'idea dei satelliti geostazionari da utilizzare nelle telecomunicazioni. L'orbita geostazionaria porta il suo nome.
E' uno dei mostri sacri della fantascienza. E' cosceneggiatore insieme a Stanley Kubrick del masterpiece "2001, odissea nello spazio", tratto da un proprio racconto breve, di cui tutti ricorderanno la celebre sequenza iniziale.
L'evoluzione culturale dell'uomo non è mai stata rappresentata in modo così poetico: un osso lanciato nell'aria e dall'età della pietra passiamo nel ventunesimo secolo, dove la tecnica ci ha portato a un punto tale dall'avere fatto dell'esplorazione dello spazio una magnifica consuetudine, tanto che abbiamo astronavi commerciali con le hostess. (Spesso gli autori di fantascienza peccano un po' di ottimismo). Il tutto fondendo le musiche di "Così parlò Zarathustra" e "Il bel Danubio blu" di Strauss. L'evoluzione però non si fermerà qui.
Un suo magnifico libro di fantascienza è "Incontro con Rama", del quale è in programma una trasposizione cinematografica.
E' inoltre vincitore nel 1961 del premio Kalinga per la divulgazione della scienza, che fu conferito a illustri personalità del calibro di Bertrand Russell, Konrad Lorenz, Peter Medawar, Julian Huxley e al nostro Piero Angela.
Raggiunge ora la rispettabile età di 90 anni, e ci saluta con un filmato trasmesso su Youtube. E' un messaggio lucido e toccante, con una punta di amarezza sul futuro della nostra specie, ma non tanto da offuscare la speranza. A questo link è pubblicato il suo messaggio tradotto dall'inglese, ed è presente il rimando a Youtube. Qualcuno recentemente ha detto che senza Dio si è privi di speranza e si degenera verso la malvagità, e che non saranno la scienza e la ragione a salvare l'uomo, ma la fede (una sola).
Dal momento che Arthur Clarke è ateo e non è certo una mosca bianca per le sue idee, pare che quel qualcuno abbia ancora molto da imparare.
Stefano Dalla Casa
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