Scoperto un archebatterio metanogeno ipertermofilo capace di fissare l'azoto alla temperatura di 92 °C: siamo di fronte al fossile vivente dei primi fissatori di azoto apparsi sulla Terra?
La scoperta, annunciata recentemente sulla rivista Science da John Baross, professore di oceanografia, e dalla ricercatrice Mausmi Mehta, entrambi alla University of Washington di Seattle, sembrerebbe sostenere l'ipotesi che la capacita' di sintetizzare la nitrogenasi, un complesso enzimatico che converte l'azoto atmosferico in ammoniaca (rendendo l'azoto disponibile ai viventi), si sia evoluta prima che le tre linee principali della vita (Archaebacteria, Eubacteria ed Eukarya) si dividessero. L'archebatterio ipertermofilo FS406-22, scoperto nelle acque quasi all'ebollizione di un camino idrotermale presso un sito della dorsale pacifica denominato Axial Volcano, al largo della costa tra Stato di Washington e Oregon (Stati Uniti Nordoccidentali), e' il frutto di una ricerca durata piu' di vent'anni: essendo capace di rendere disponibile l'azoto necessario al proprio metabolismo a tali temperature, il batterio fissa un singolare primato, detenuto finora da Methanothermococcus thermolithotrophicus, scoperto in Italia negli anni ottanta e capace di fissare l'azoto a 64 °C.
A supporto dell'ipotesi che FS406-22 costituisca un vero e proprio fossile vivente, la sua analisi genetica mostra sequenze geniche assolutamente primitive: in particolare, il gruppo di geni che produce le proteine della nitrogenasi avrebbe tutte le caratteristiche per somigliare moltissimo a quello dell'ultimo antenato comune di tutti gli organismi moderni.
E' un risultato che ha forti implicazioni evolutive, allarga l'orizzonte della conquista di territori "impossibili" da parte della vita sulla Terra, e stuzzica la fantasia degli esobiologi, alla ricerca della vita su altri pianeti.
Paola Nardi
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