I pesci che non hanno certezza della paternità praticano il cannibalismo nei confronti dei nuovi nati. In questo modo recuperano energie per un ulteriore atto riproduttivo.
Esistono numerosi studi teorici ed empirici che suggeriscono come il comportamento dei maschi nei confronti della prole sia fortemente influenzato dalla certezza della paternità. In particolare, le cure parenali maschili risultano tanto maggiori quanto più è manifesta la fedeltà della propria compagna.
Uno studio, condotto da Suzanne M. Gray e collaboratori della Simon Fraser University di Burnaby (Canada) e pubblicato sull'ultimo numero di American Naturalist, ha portato un'altra dimostrazione a suffragio di queste teorie. Infatti, i maschi di Telmatherina sarasinorum, un piccolo e colorato pesce che abita le acque del Lago Matano in Indonesia, risultano cannibali nei confronti della loro prole quando non hanno certezza della paternità. In particolare, il livello di cannibalismo aumenta proporzionalmente al grado di infedeltà femminile, rappresentato dalla presenza al momento della deposizione di altri maschi opportunisti (gli sneakers) che potrebbero inseminare le uova, diminuendo le possibilità individuali di fecondazione. Dai risultati emerge che il livello di cannibalismo aumenta di circa tre volte in presenza di un altro maschio e di circa sei volte in presenza di altri due maschi. Le femmine di questa specie, invece, dal momento che hanno sempre la certezza della maternità, non sono mai state osservate praticare il cannibalismo.
La spiegazione funzionale di questo comportamento maschile è da ricercare nel recupero delle energie spese nel poco redditizio atto sessuale, in seguito a corteggiamento e inseminazione, e necessarie per un ulteriore atto riproduttivo che porti un maggior successo in termini di fitness.
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Andrea Romano
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