Uno studio rafforza l'ipotesi che il linguaggio si sia evoluto dalla gestualità. Bonobo e scimpanzè possiedono una vasta gamma di gesti che utilizzano nella comunicazione.
L’evoluzione del linguaggio umano, con tutta la sua straordinaria variabilità, potrebbe derivare dall’utilizzo di gesti delle mani piuttosto che dai segnali vocali di richiamo. Su questa ipotesi si è concentrato il lavoro di Amy Pollick e Frans de Wall, primatologi del Yerkes National Primate Research Center della Emory University, con lo scopo di valutare le modalità di comunicazione delle grandi scimmie, gli unici animali oltre l’uomo ad utilizzare linguaggio gestuale combinato a segnali vocali e facciali.
Lo studio ha preso in esame due gruppi di bonobo (Pan paniscus), per un totale di 13 individui, e due di scimpanzé (Pan troglodytes), in tutto 34 esemplari. Tutti gli individui sono stati costantemente monitorati per l’individuazione dei diversi tipi di segnale, in particolare visivi, facciali e gestuali, messi in atto durante i processi comunicativi. I risultati, pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Science, indicano ben 36 distinti gesti manuali e solamente 18 segnali facciali-vocali. Inoltre, in entrambe le specie si sottolinea la predominanza di comunicazione per mezzo di gesti (79% nei bonobo e 56% negli scimpanzé) sul totale dei segnali emessi. Questo indica come la comunicazione gestuale sia importante per entrambe le specie, sebbene spesso i diversi tipi di segnali siano combinati per rinforzare il passaggio di informazioni.
Inoltre, mentre i segnali vocali e facciali risultano molto stereotipati e spesso relativi a specifici contesti per entrambe le scimmie, questo non si può dire per la comunicazione per mezzo di gesti. Infatti, non solo i segnali differiscono tra le due specie, ma si riscontra un alta variabilità anche tra le diverse popolazioni della medesima specie.
I ricercatori sottolineano infine che i bonobo esibiscono una più ampia gamma di gesti, motivo per cui possono rappresentare un miglior modello per studiare in futuro l’evoluzione del linguaggio umano.
Andrea Romano
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