Le dinamiche di popolazione dei pesci pelagici
Una ricerca durata quindici anni, intrapresa da ricercatori della nota Scripps Institution of Oceanography presso la University of California, San Diego getta nuova luce sulla fauna ittica pelagica che si trova a circa 4000 metri di profondita' nell'Oceano Pacifico nord-orientale.
Gli scienziati hanno seguito per questo lungo periodo di tempo, in una delle regioni piu' difficilmente accessibili ed osservabili del pianeta, la variazione della numerosita' nella popolazione del genere Coryphaenoides, un gruppo di pesci ossei dominanti nella piana abissale esaminata. La popolazione media e' quasi triplicata nel periodo che va dal 1989 al 2004: le tre specie maggiormente studiate sono state il granatiere (Coryphaenoides rupestris), il granatiere abissale (Coryphaenoides armatus) e il Coryphaenoides yaquinae, che si trova solo nel Nord Pacifico. L'area di ricerca, denominata "Stazione M", si trova a circa 200 km a ovest della costa californiana. L'ecosistema e' stato osservato mediante una telecamera montata su di una piccola slitta trascinata da un cavo sul fondale oceanico, a circa 4000 metri di profondita'. Il fenomeno e' stato messo in relazione con l'abbondanza dei consumatori primari (echinodermi, che fanno parte della cosiddetta megafauna bentonica) e secondari (pesci), nonche' con fattori fisici quali le variazioni climatiche superficiali e il flusso di POC (Particulate Organic Carbon): in particolare, i primi due fattori sono risultati particolarmente importanti, mentre gli ultimi due non hanno dimostrato una relazione significativa con l'abbondanza dei pesci pelagici.
Eventi oceanografici come El Niño e La Niña possono infatti modificare repentinamente la disponibilita' di nutrienti nelle acque superficiali, ma occorrono mesi, se non addirittura anni, perche' i loro effetti si ripercuotano sulle condizioni abissali. La popolazione di Coryphaenoides e' aumentata insieme a quella degli echinodermi quali cetrioli di mare, stelle marine e ricci, che costituiscono una parte importante della loro dieta.
Sembra dunque che le cause del boom di popolazione osservato tra questi pesci, non raggiunti dalle attivita' umane di prelievo, debbano essere principalmente addebitate all'aumento del cibo a loro disposizione: si tratta di un controllo di popolazione definito bottom-up, dove l'abbondanza delle prede determina la numerosita' della popolazione dei predatori. Le dinamiche di queste comunita' abissali verranno ora sottoposte dagli stessi ricercatori a modellizzazione matematica, soprattutto per chiarire le differenze rispetto alle comunita' delle acque superficiali: si valutera' il ruolo della disponibilita' di cibo, che negli abissi dipende da diversi fattori ed e' comunque meno abbondante e prevedibile di quella superficiale.
La ricerca e' stata recentemente pubblicata sulla rivista Ecology e reca la firma dei ricercatori David Bailey, Henry Ruhl e Ken Smith.
Paola Nardi
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