Wednesday, October 18, 2006

Anche i “grandi” sbagliano…ma dall’errore può nascere un dibattito

Anche i “grandi” sbagliano…ma dall’errore può nascere un dibattito

Un’imprecisione linguistica di una giornalista di Nature offre l’occasione ad un antropologo dell’Università di Durham di illustrare i limiti insiti nell’approccio comparativo uomo-scimpanzé per lo studio dell’evoluzione umana.

In una News apparsa su uno degli ultimi numeri di Nature Erika Check, una delle redattrici della rivista, illustrando i risultati di recenti lavori scientifici nel campo dell’evoluzione umana ha sottolineato come lo studio del genoma stia fornendo importanti indicazioni su che cosa rende unico il cervello della nostra specie.

In particolare, ha affermato che le nuove frontiere della ricerca utilizzano soprattutto dati provenienti dal sequenziamento dei geni dei nostri più prossimi parenti, gli altri primati, per confrontarli con le sequenze geniche della specie umana. Una versione preliminare della sequenza completa del DNA dello scimpanzé e del macaco sono già stati resi pubblici, e hanno consentito una prima comparazione con il genoma umano, alla caccia di quegli elementi che sembrano peculiari della specie umana e che avrebbero giocato un ruolo chiave nel dirigerne l’evoluzione. Viene ad esempio illustrato il lavoro di un gruppo di ricercatori dell’Università del Colorado guidati dal genetista James Sikela, la cui ricerca si è concentrata su particolari geni ripetuti in un numero di copie molto più alto nel genoma umano rispetto a quello degli scimpanzé (polimorfismo del numero di copie); uno di questi, codifica per una proteina che viene espressa proprio nelle cellule del cervello umano, in particolar modo a livello della neocorteccia, una regione cerebrale marcatamente sviluppata ed estesa nella nostra specie, e presente in modo molto più limitato negli altri primati. Per queste motivazioni, gli autori della ricerca apparsa in Settembre su Science, sono fiduciosi del fatto che il gene in questione “possa essere un ottimo candidato per avere un ruolo nelle funzioni cognitive”.

La Check cita altri lavori di comparazione tra il DNA di uomini e scimpanzé, quali quello pubblicato su Nature da un team capeggiato da David Haussler dell’Università della California, che avrebbe individuato un gene, espresso nei neuroni in una fase embrionale fondamentale per la formazione e la migrazione delle cellule nervose durante la strutturazione cerebrale, con un numero di mutazioni che lo differenziano da quello degli scimpanzé decisamente molto alto (e, per questo motivo, frutto di un’evoluzione molto rapida). Peccato che proprio discutendo i risultati di questo articolo, l’autrice abbia commesso un’imprecisione linguistica che le è costata una critica abbastanza pungente da parte di un antropologo dell’Università di Durham, Robert Barton, fatta prevenire alla rivista tramite una lettera pubblicata sull’ultimo numero di Nature.

Nella lettera si contesta, assolutamente a ragione, l’uso dell’espressione “evolutosi rapidamente durante la transizione da scimpanzé a uomo” riferita al gene altamente mutato. E, in effetti, come Durham sottolinea energicamente, nessuna transizione di questo tipo è mai avvenuta nel corso della nostra storia evolutiva. Semmai, come qualunque insegnante di scienze dovrebbe insegnare fin dalle scuole primarie, scimpanzé e Homo sapiens hanno certamente un progenitore ancestrale in comune, ma gli scimpanzé non sono mai stati nostri antenati; anzi, hanno una storia evolutiva lunga all’incirca quanto la nostra (sono “comparsi”, a grandi linee, nella stessa epoca). Approfittando dell’occasione offerta da questo grossolano ed ingenuo errore dell’autrice, il professor Barton coglie l’occasione per sottolineare anche alcuni limiti insiti nelle tipologie di studi presentate dalla giornalista. Per determinare la storia evolutiva di un tratto e per analizzarne le base genetiche non è sufficiente comparare il genoma di due specie: non possiamo infatti stabilire a priori e in modo sicuro se le differenze osservabili tra due geni siano imputabili a mutazioni avvenute nell’una o nell’altra specie in esame (visto che, in principio, a partire dal momento della loro divergenza le sequenze geniche delle due specie hanno entrambe la stessa probabilità di andare incontro a mutazioni).

Per non incorrere in limitazioni di questo tipo, occorre pertanto inquadrare questo genere di problematiche in un contesto più generale, effettuando ricostruzioni filogenetiche basate sul confronto di molte sequenze geniche appartenenti a più specie correlate. Un confronto unilaterale uomo-scimpanzé, chiosa Barton, non può dunque dirci alcunché su come si sia evoluta l’unicità umana.

Astrid Pizzo

Nostro fratello Neanderthal: quando non eravamo soli…

Nostro fratello Neanderthal: quando non eravamo soli…

Il 21 e il 22 ottobre si terrà presso la sala Congressi del Parco Nazionale del Circeo a Sabaudia (Latina) un convegno internazionale organizzato in occasione dei 150 anni della storica scoperta dello scheletro fossile di una nuova specie del genere Homo nella Valle di Neander, luogo da cui la specie ha preso il nome.

Il congresso ricorderà anche, a cent’anni dalla sua nascita, Alberto Carlo Blanc, il geologo che ha giocato un ruolo chiave nella valorizzazione dei Neanderthal ritrovati al Monte Circeo il 25 febbraio 1939.
Molti gli ospiti illustri dell’evento, fra i quali il paleoantropologo americano Ian Tattersall. L’organizzazione scientifica del convegno è a cura di Giorgio Manzi dell’Università La Sapienza di Roma; su Internet è disponibile il programma completo del Convegno.

Astrid Pizzo

Evoluzione: ripercorrendo l’odissea della vita

Evoluzione: ripercorrendo l’odissea della vita

Inaugurata a Napoli il 13 ottobre una splendida mostra sull’evoluzione realizzata dal Deutsches Hygiene Museum di Dresda e promossa dalla Fondazione Idis – Città della Scienza e Città della Scienza di Napoli.

La mostra Evoluzione: ripercorrendo l’odissea della vita, che resterà aperta fino al mese di ottobre del 2007, offre affascinanti scorci dal campo della ricerca scientifica in biologia evoluzionistica e descrive gli effetti dell’evoluzione sull’umanità, sulla società e sulla vita nel nostro pianeta. È strutturata in quattro sessioni (La scoperta dell’evoluzione, Le forze dell’evoluzione, Diventare umani e L’evoluzione nelle mani dell’uomo), alcune delle quali articolate in altri sottotemi. Per saperne di più e avere informazioni su orari e giorni di apertura della mostra, visitate il sito internet della Città della Scienza.

All’incontro di presentazione ed inaugurazione della mostra, tenutosi presso il Museo Vivo della Città della Scienza e presieduto da Luigi Amodio della Fondazione IDIS – Città della Scienza di Napoli, hanno partecipato il Direttore della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, Flegra Bentivegna, il Direttore della Scuola Internazionale di Studi Superiori Avanzati di Trieste Pietro Greco, il direttore del Dipartimento Scienza ed Educazione del Deutsches Hygiene-Museum di Dresda Jörg Naumann e Telmo Pievani, direttore del nostro sito e docente di filosofia della scienza all’Università degli Studi Milano Bicocca.

La mostra è stata realizzata dal Deutsches Hygiene-Museum di Dresda con il titolo originale Evolution.Wegen des Lebens ed è stata curata da Colleen Schmitz, anch’essa presente all’inaugurazione; dopo una permanenza di circa un anno nella città tedesca è stata trasferita nella Città della Scienza di Napoli grazie alla partnership con Fondazione Idis-Città della Scienza nel quadro del progetto europeo EuEv.

Astrid Pizzo

Due novità della casa editrice universitaria ETS di Pisa

Due novità della casa editrice universitaria ETS di Pisa

Desidero segnalare due novità librarie provenienti dalla casa editrice universitaria ETS di Pisa.

Si tratta di Lorenzo Calabi (Professore Ordinario presso il Dipartimento di Filosofia di Pisa) con il primo titolo:Il caso che disturba. Spunti e appunti sul naturalismo darwiniano
Dal sito web riporto:
L'uomo è un prodotto casuale dell'evoluzione del mondo? O il mondo è stato formato per il fine dell’uomo?Naturalismo e finalismo, caso e prescienza, intelligenza e moralità. Spunti e appunti intorno a un'idea "sgradevolissima a molti", l’inesistenza di salti nella scala della natura; e intorno alla continuità fra l'evoluzione biologica e quella culturale, alla spontaneità del progresso e al governo dell'ambiente, ai modi e ai gradi della differenza tra l'uomo e gli altri animali.Sullo sfondo il primo grande tema: se si presume che ogni particolare variazione sia stata pre-ordinata dall'inizio dei tempi, allora anche la plasticità dell'organizzazione, che porta a tante deviazioni nocive della struttura, anche il ridondante potere di riproduzione, che porta a una lotta per la sopravvivenza, devono apparire leggi di natura superflue, inutili, irrilevanti. E se ciò pone di fronte a una difficoltà, allora bisogna riconoscere: questa difficoltà è analoga a quella che ci è posta dal rapporto fra la predestinazione e il libero arbitrio.
Ricordo che Calabi è autore di altre importanti pubblicazioni

Il secondo titolo è un saggio di Maria Cristina Fornari (Ricercatore in Storia della filosofia presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Lecce) su:La morale evolutiva del gregge. Nietzsche legge Spencer e Mill
Dal sito web riporto:
A dispetto di quanto sostiene lo stesso Nietzsche, che liquida i filosofi inglesi del suo tempo con parole sprezzanti e sbrigative, il rapporto che egli intrattiene con i rappresentanti dell'evoluzionismo e dell'utilitarismo è tutt'altro che episodico e marginale. Lo rivelano i volumi di Herbert Spencer e di John Stuart Mill conservati nella sua biblioteca, le cui sottolineature e glosse a margine testimoniano un dialogo attento e vivace con questi protagonisti del pensiero contemporaneo e un serrato dibattito sui temi nodali dell'epoca.Origine e finalità della morale, utilitità e felicità, società e individuo, sono solo alcuni dei problemi con cui Nietzsche è chiamato a confrontarsi, spinto anche dai suoi interlocutori virtuali, dei quali riconosce e disvela la debolezza delle soluzioni.Ricostruire questo confronto attraverso i testi editi, gli appunti, ma soprattutto le fonti dirette di lettura, è lo scopo di questo libro: si mostrerà che non solo la filosofia inglese si è rivelata essenziale alle riflessioni di Nietzsche in merito all'origine e alla natura della morale, ma che è proprio dal confronto con Spencer e con lo spencerismo che prendono corpo alcuni dei concetti-chiave della speculazione nietzscheana.
Altre pubblicazioni le potete trovare presso il centro Nietzsche di Lecce.

Paolo Coccia

Su Observa.it il filmato della tavola rotonda "Evoluzione e societa"

Su Observa.it il filmato della tavola rotonda "Evoluzione e societa"

Sul sito di Observa il video dell'incontro dedicato a "Evoluzione e Società" organizzato da Observa e dalla Fondazione Umberto Veronesi.

Segnaliamo che sul sito di Observa, Associazione Culturale che promuove la ricerca nel campo della comunicazione della scienza, è possibile scaricare il filmato della tavola rotonda dedicata a ”Evoluzione e Società” tenutasi a Venezia il 21 settembre 2006 in occasione della Seconda Conferenza Mondiale sul Futuro della Scienza. Il fimato è visibile con Windows Media Player.
Vi avevamo già segnalato il sondaggio sui temi dell'evoluzionismo.....ve lo ricordiamo di nuovo: Ecco i risultati dello studio condotto dall’Osservatorio Scienza e Società di Observa sulla percezione pubblica dei temi dell'evoluzionismo con specifico riferimento al rapporto fra scienza e religione.

Daniela Suman

L'origine della pluricellularità e l'evoluzione della vita

L'origine della pluricellularità e l'evoluzione della vita

Un nuovo studio apparso sul Journal of theoretical biology ipotizza come si possa essere sviluppata la pluricellularità nella storia della vita.

Cinque studiosi del Department of Ecology and Evolutionary Biology dell'University of Arizona di Tucson (Michod RE, Viossat Y, Solari CA, Hurand M e Nedelcu AM), studiando le alghe verdi del gruppo delle Volovocine, cercano di comprendere cosa abbia scatenato e perché si sia potuta evolvere la pluricellularità da organismi unicellulari.Secondo quanto si legge nell' abstract, i ricercatori partono dal presupposto che la fitness di un individuo si possa comprendere considerando esclusivamente le due principali forze evolutive (sopravvivenza e riproduzione).

Lo studio cerca di analizzare (anche in termini matematici) l'interazione tra le principali forze evolutive in organismi composti da un numero sempre maggiore di cellule e correla questa analisi alla maggiore specializzazione di organi e tessuti.

Giulia Fontanesi

Lo Hobbit rimane solo nella nostra fantasia

Lo Hobbit rimane solo nella nostra fantasia

A due anni dal primo annuncio, Homo floresiensis sembra dover scomparire dal cespuglio dell'evoluzione umana.

Quattro separati gruppi di ricerca hanno raggiunto le stesse conclusioni su Homo floresiensis, il piccolo ominide che due anni fa si era aggiunto al cespuglio evolutivo umano. Tutti e quattro questi gruppi hanno stabilito che l'uomo di Flores non è un caso di nanismo insulare ma semplicemente un individuo microcefalico.

Lo Hobbit, così il nuovo fossile era stato soprannominato per le sue ridotte dimensioni (soprattutto cerebrali - 400 cc, pari circa ad un pompelmo, contro i 1350 cc in media nella nostra specie), era venuto alle luce in una caverna dell'Isola di Flores assieme ad altri reperti, tra cui manufatti litici tecnologicamente paragonabili a quelli realizzati da Homo neanderthalensis e da Homo sapiens in Europa. Una prima ipotesi sull'origine di questo piccolo ominide fu quella di collegarlo a Homo erectus, che avrebbe raggiunto l'isola e avrebbe poi subito un ridimensionamento delle dimensioni corporee a causa del nanismo insulare.
Oggi sembra che questa affascinante spiegazione non sia corretta: come si legge nell' abstract dell'articolo pubblicato da uno dei quattro gruppi di ricerca (quello formato da Robert D. Martin del Field Museum di Chicago, Ann M. MacLarnondella School of Human and Life Sciences dell'Università londinese di Roehampton, James L. Phillips del Dipartimento di Antropologia dell'Università dell'Illinois e da William B. Dobyns del Dipartimento di Genetica Umana dell'Università dell'Illinois di Chicago) Homo floresiensis non merita il titolo di nuova specie, ma sarebbe solo un individuo affettoda microcefalia. Infatti il paragone con gli altri ominidi fa supporre che il cervello di floresiensis sia troppo piccolo per essere derivato da quello già sviluppato di erectus, ma non solo.L'analisi comparata con i crani ed i calchi endocranici di individui microcefalici moderni ha messo in luce come le somiglianze siano enormi. Gli studiosi sono quindi giunti alla conclusione che lo Hobbit sia il fossile di un individuo microcefalico di Homo sapiens.Con questa spiegazione risulterebbe più chiara anche la presenza dei reperti litici di fattura avanzata, che l'uomo di Flores avrebbe costruito: se fosse un discendente di Homo erectus non avrebbe avuto la capacità tecnologica necessaria ad ideare tali strumenti, mentre se si trattasse di un individuo microcefalico in una popolazione di Homo sapiens questa stessa capacità l'avrebbe avuta.

Sembra quindi che gli Hobbit rimarranno nella nostra fantasia e che nel nostro lontano passato non ci siano "parenti" dalle minuscole dimensioni corporee.

Giulia Fontanesi

Gastronomia darwiniana, atto secondo

Gastronomia darwiniana, atto secondo

Perche' le ricette tradizionali vegetariane non sono molto speziate?

Avevo dato notizia poco piu' di un anno fa dello studio compiuto da Paul W. Sherman, dell'Universita' di Cornell, sull'applicazione di una prospettiva darwiniana per spiegare l'uso delle spezie nella cucina tradizionale di molti paesi del mondo (per risalire alla notizia del 9/9/2005 digitate Sherman nel motore di ricerca, nel campo Descrizione del nuovo sito di Pikaia www.pikaia.eu).

A riprova delle tesi sostenute dall'autore in quel lavoro, propongo questo articolo, pubblicato a circa due anni di distanza dal precedente sulla rivista Evolution and Human Behavior, dove viene messa alla prova una previsione critica per testare la bonta' dell'ipotesi avanzata, e cioe' che le popolazioni umane avrebbero "scoperto" e mantenuto l'uso delle spezie nella preparazione dei cibi avendone ricavato il vantaggio delle proprieta' battericide e batteriostatiche di queste ultime. Se il primo lavoro si era concentrato sulle ricette a base di carne, dove il vantaggio del controllo dei patogeni era considerato determinante, Sherman voleva verificare la veridicita' di una importante previsione che discendeva appunto dal suo modello, e cioe' che l'uso delle spezie nelle ricette vegetariane avrebbe dovuto registrare una significativa diminuzione rispetto alle ricette in cui si aveva la presenza della carne: i vegetali hanno infatti maggiori difese biochimiche nei confronti dell'attacco dei patogeni batterici e fungini; inoltre la loro struttura ricca di cellulosa e lignina crea un'ulteriore barriera meccanica che limita l'attacco di questi agenti. Di conseguenza diminuiscono i rischi legati al consumo di questo tipo di cibi anche quando essi non sono al massimo grado di freschezza.

Ebbene, questa previsione viene pienamente confermata nel secondo studio: dall'analisi di piu' di duemila ricette tradizionali, provenienti da 36 paesi di tutto il mondo e rappresentanti di ogni latitudine e cultura del globo, si evince che in effetti le ricette dove sono presenti solamente i vegetali vedono impiegate molte meno spezie. Ancora una volta, comunque, l'uso delle spezie e' legato alla temperatura media annuale del paese o della regione considerati, ma nel caso delle ricette vegetariane l'aumento delle spezie utilizzate man mano che cresce la temperatura e' decisamente meno drammatico.
Mentre Sherman riafferma con forza l'ipotesi antimicrobica come causa primaria dell'utilizzo delle spezie in cucina, in questo lavoro vengono confutate pressoche' definitivamente, e con valide argomentazioni, le altre due ipotesi che vi si contrappongono, e cioe' quella del cosiddetto cover-up (cioe' dell'uso delle spezie per coprire l'odore cattivo del cibo in decomposizione) e quella del salt alternative (cioe' dell'uso delle spezie laddove i cibi siano poveri di sodio, in quanto meno protetti di quelli ricchi in sodio dall'azione degli agenti patogeni). Sara' interessante seguire ulteriori sviluppi da parte dell'autore sulla lettura in chiave evoluzionistica delle tradizioni culturali umane in campo gastronomico.

Paola Nardi

Dalla bioinformatica, una conferma all'ipotesi del "Mondo a RNA"

Dalla bioinformatica, una conferma all'ipotesi del "Mondo a RNA"

Arrivano dal mondo della bioinformatica le ultime eccitanti scoperte relative all’origine della vita, uno degli aspetti più affascinanti, e nello stesso tempo nebulosi, dello studio delle Scienze della Vita.

La scoperta è di tre ricercatori cinesi, Ma W, Yu C e Zhang W, del College of Life Sciences di Wuhan (Cina), che con una simulazione al computer hanno provato la validità dell’ipotesi del “mondo a RNA”. Proposta per la prima volta da Carl Woese (1967), ma battezzata dal premio Nobel per la chimica Walter Gilbert, quest'ipotesi propone in sostanza che prima dell’avvento di DNA e delle proteine le cellule primordiali si servissero di RNA per svolgere le proprie funzioni.
Ma W e colleghi si sono concentrati, in particolare, sulle RNA replicasi (molecole di RNA che catalizzano la propria replicazione), e hanno scoperto che esse si sono formate proprio da un pool di nucleotidi già esistenti. E con la loro simulazione hanno anche suggerito che queste molecole “sarebbero state capaci di riconoscere la natura catalitica della propria sequenza e dei propri complementi. E che si sarebbero modificare nel tempo a dare forme più efficienti di RNA replicasi”.

I risultati della ricerca – che saranno pubblicati sulla rivista Biosystems ma già disponibili online (in Press) – confermano il ruolo della bioinformatica come strumento ideale nella ricerca delle scienze della vita – le simulazioni al computer consentono infatti di confermare ipotesi interessanti circa l’origine della vita e di farne altre. Colmando così le tante lacune conoscitive ancora esistenti.“Lo studio – per citare l’articolo – rappresenta anche un passo avanti nella conoscenza delle prime molecole replicative e promette di favorire anche la comprensione più profonda delle modalità che hanno portato alla nascita dei processi autoreplicativi e dell’evoluzione darwiniana a partire da un mondo privo di vita.”

Stefania Somaré

Il passo delle tartarughe: il darwinismo oggi

Il passo delle tartarughe: il darwinismo oggi

Segnalo questo Ciclo di conferenze dal titolo "Il passo delle tartarughe: il darwinismo oggi" che si svolgerà presso il comune Quattro Castella (Reggio Emilia) - Sala Consiliare

Lunedì 23 ottobre 2006, ore 21,00
Il pluralismo di Darwin
Giulio Barsanti, Docente di storia del pensiero scientifico - Università di Firenze
Lunedì 6 novembre 2006, ore 21,00
Dalla natura alla società: il darwinismo sociale
Fabio Grigenti, Filosofo ricercatore - Università di Padova
Lunedì 20 novembre 2006, ore 21,00
Dottrina cristiana e neodarwinismo
Carlo Molari, Teologo

Incontri coordinati da Adriano Vignali.Per informazioni sfogliare la homepage del Comune

Paolo Coccia

ANTHROPOS recensioni

ANTHROPOS recensioni

Segnalo due interessanti recensioni pubblicate dal sito web italiano Anthropos che invito a sfogliare.

Per chi non li avesse ancora letti si tratta di due recenti volumi:

Guerra e darwinismo sociale di Antonello La Vergata. Rubbettino (Soveria Mannelli, Catanzaro), 2005

Il lungo viaggio dell'uomo di Wells Spencer. Longanesi, 2006 (seconda edizione del 2002)

Non sono recensioni brevi ma piccoli saggi che aiutano il lettore a capire il contenuto del libro.

Paolo Coccia

Il genoma piu' piccolo

Il genoma piu' piccolo

E' il batterio Carsonella ruddii a stabilire questo importante primato: solo 182 geni per vivere come endosimbionte in un piccolo emittero dell'Arizona, Pachypsylla venusta...

E' Nancy Moran, biologa evolutiva della University of Arizona, a dare oggi l'annuncio della scoperta dalle pagine di Science. Il genoma di questo batterio e' stato da poco completamente sequenziato dai colleghi giapponesi della Moran, Nakabachi e Hattori: i ricercatori sono rimasti davvero stupiti nel verificare che poco meno di 160.000 basi (contro i nostri tre miliardi) costituiscono l'intero patrimonio genetico di questo microorganismo; molto meno di quanto si potesse pensare in base a cio' che attualmente si ritiene possa essere il minimo genoma necessario per la vita. C. ruddii sintetizza preziosi amminoacidi, permettendo al suo ospite di arricchire la propria dieta, di solito alquanto povera: in cambio riceve numerosi benefici, sia in termini di metaboliti che in termini di protezione dall'ambiente esterno. Il legame endosimbiotico diventa cosi' intimo che le due specie non possono piu' fare a meno l'una dell'altra.
Nel corso dell'evoluzione alcuni insetti hanno sviluppato speciali siti, i batteriomi, dotati di cellule dette batteriociti in cui ospitano i loro endosimbionti: e' proprio questo ambiente estremamente protetto che ha portato nel tempo alla perdita di gran parte del genoma del batterio, che oggi non necessita piu' delle molteplici vie metaboliche essenziali per la sopravvivenza nel mondo esterno. E' probabile inoltre che il percorso evolutivo di questa simbiosi abbia portato al trasferimento di parte dei geni del batterio nel genoma dell'insetto, lasciando a quest'ultimo l'onere di produrre alcuni metaboliti essenziali: forse, in una speculazione cara a Lynn Margulis, C. ruddii si sta addirittura apprestando a diventare un semplice organulo in un organismo piu' grande.

Paola Nardi

Friday, October 13, 2006

Richard Dawkins. Il racconto dell'antenato. La grande storia dell'evoluzione

Richard Dawkins. Il racconto dell'antenato. La grande storia dell'evoluzione

Esce in libreria il 17 ottobre l'attesissimo libro di Richard Dawkins, Il racconto dell'antenato. La grande storia dell'evoluzione. Mondadori, pp.648. Collana Saggi
Luca Sciortino ha realizzato, in occasione della pubblicazione del libro, uno speciale su Panorama (il 12 ottobre in edicola) che contiene un'intervista con Dawkins.
Noi vi raccomandiamo la lettura integrale delle sei puntate dedicate al libro scritte dalla nostra collaboratrice Paola Nardi che potete leggere sul nuovo Pikaia www.pikaia.eu
Buona lettura!

Paolo Coccia

Cosa ci rende diversi?

Cosa ci rende diversi?

Sulla copertina dell’ultimo numero di TIME viene posta ancora una volta la domanda: cosa ci rende diversi?
Presentando diversi studi condotti negli ultimi anni (ultimo dei quali il sequenziamento di una buona parte del genoma di Homo neanderthalensis che a breve dovrebbe essere pubblicato da parte del gruppo di Svante Pääbo del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Leipzig) emergono risultati che possono portarci ad affermare che, guardando il DNA, non c’è molto che ci renda diversi dai nostri più stretti cugini tra le scimmie antropomorfe. Ciò nonostante sono stati proprio quei piccoli cambiamenti a fare la differenza.

Chiara Ceci

Ultimo libro di Richard Dawkins: “The God Delusion”

Ultimo libro di Richard Dawkins: “The God Delusion”

L’autore attacca Dio in “tutte le sue forme” affermando che il crescere dei fondamentalismi religiosi nel mondo sta dividendo la gente mentre “la disputa tra Intelligent Design e Darwinismo sta seriamente minando l’insegnamento della scienza”.

Su Youtube è possibile vedere un’intervista che l’autore ha rilasciato proprio sul nuovo libro dove spiega la sua posizione sulla religiosità. Nello stesso sito si possono poi trovare anche altri interessanti filmati riguardanti lo stesso argomento.

Chiara Ceci

Convegni internazionali a Bologna e Sabaudia per i 150 anni del Neandertal

Convegni internazionali a Bologna e Sabaudia per i 150 anni del Neandertal

Dopo il convegno a fine luglio in Germania, anche in Italia si commemorano i 150 anni dalla scoperta del primo fossile attribuito ad una specie scomparsa e precedente alla nostra.
Dopo il convegno principale per i 150 anni del Neanderthal, svoltosi in Germania alla fine di luglio (21-26/7/06), presto si terranno anche in Italia due convegni internazionali:
- il primo, organizzato da G.Manzi, si svolgerà il 21/22 ottobre a Sabaudia (NOSTRO FRATELLO NEANDERTHAL - quando non eravamo soli ...) con la partecipazione di numerosi esperti dei Neandertaliani europei e italiani (Giacobini, Barbujani, Caramelli, Pesce Delfino, Vacca, Coppa, Boscato, Gambassini, D.Frayer, Segre, Macchiarelli, Tattersall).- il secondo invece si svolgerà il 23/24 novembre a Bologna, organizzato da F.Facchini e M.G.Belcastro: "NEANDERTHAL 1856-2006: 150 YEARS FROM THE DISCOVERIES: BIOLOGY AND CULTURE". Il programma è per ora provvisorio. Parteciperanno esperti dei Neanderthal come Condemi, Vandermeersch, Manzi, Caramelli, Giacobini, D.Freyer, D’Errico, Gambassini, Ullrich, Radovcic, Bermudez de Castro.
Per quanto riguarda il congresso tedesco, 150 YEARS OF NEANDERTHAL DISCOVERIES (svoltosi a Bonn), sono disponibili i pre-ABSTRACT, messi a disposizione dagli organizzatori del convegno [non sono però definitivi, e contengono alcuni errori]. Altre iniziative sono in corso: 1) al Neanderthal Museum, presso Duesseldorf e vicino al sito della scoperta, da maggio a settembre 2006 è aperta la mostra "Close Encounters. Neanderthals“ - 2) La mostra "Climate and man – living in extremes” [sito web] presenta scenari sorprendenti: i visitatori potranno camminare attraverso gli ultimi 6 milioni di anni (Maggio, 30 2006 - Maggio, 30 2007)3) Neanderthal e i loro antenati, riuniti insieme da tutte le parti del mondo, racconteranno la storia delle origini dell’umanità nella mostra "Roots of humankind" (07.07.2006 - 19.11.2006)

Daniele Formenti

Grandi si nasce

Grandi si nasce

Nelle zone fredde le lucertole crescono più grandi.

Tre brillanti dottorandi hanno pubblicato su The American Naturalistdell'Università di Chicago un recente studio sugli effetti diretti edindiretti della temperatura ambientale in relazione alle dimensioni dellaprole delle lucertole.I ricercatori hanno condotto il loro esperimento analizzando molte femminedi Sceloporus undulatus e sono giunti alla conclusione che le lucertole, inambiente freddo, producono un maggior numero di prole e i nascituri hannodimensioni maggiori rispetto a quelli nati in ambienti caldi.Per i giovani ricercatori la temperatura avrebbe, in primo luogo, un effettosul numero di individui della nidiata, ed in secondo luogo influenzerebbe ledimensioni del corpo della madre. La tesi è semplice ed ha portato ottimirisultati in laboratorio: una femmina con un corpo più grande sarebbe ingrado di fornire migliori cure parentali rispetto ad una con un corpo piùpiccolo. La dimensione del corpo è strettamente collegata alla temperaturaambientale: minore è la temperatura, maggiori sono le dimensioni dellafemmina. Ma la dimensione dei piccoli è davvero influenzata dalla temperatura odipende dalle dimensioni della madre? Questo studio ha dimostrato che èproprio la temperatura a far variare le dimensioni della femmina. "Questorisultato potrebbe avere importanza diffusa, "dice Angilletta, una dellefirme dell'articolo. "La temperatura determina il formato dell'adulto di,virtualmente, tutti gli organismi". Per adesso lo studio è stato condottosolo su animali a sangue freddo.

Elena Gemma Brogi

Sunday, October 08, 2006

Ma allora il mostro di Loch Ness è esistito? Sì, ma nel passato...

Ma allora il mostro di Loch Ness è esistito? Sì, ma nel passato...

Un nuovo sito paleontologico estremamente ricco ha portato alla luce numerosi resti di plesiosauri, ittiosauri e lo scheletro di un "Mostro".

Se pensate che Nessi, il mitico ed "inafferrabile" mostro di Loch Ness, non possa essere mai esistito vi consigliamo di non andare alle Isole Svalbard.Una spedizione paleontologica del Museo di storia naturale dell'Università di Oslo , (ma vi avviso il sito è in norvegese) vi ha rinvenuto un sito fossilifero eccezionale: secondo quanto afferma il capo della spedizione, Jorn Harald Hurum, "Non si possono percorrere cento metri senza incontrare un fossile."Tutti i fossili ritrovati finora appartengono a rettili marini vissuti circa 150 milioni di anni fa: sei ittiosauri, 21 plesiosauri ed "il Mostro".Questo mostro fossile è lo scheletro di un enorme pliosauro: anche se lo scavo non è ancora completo, il cranio già liberato dalla matrice è lungo 3 metri e ciò lascia supporre che il corpo intero possa superare gli 8 metri.Il soprannome dato al reperto deriva quindi dalle dimensioni che l'animale doveva avere quando nuotava nei mari giurassici, ma anche dalla somiglianza con le descrizioni classiche di Nessi, il mitico mostro di Loch Ness.
Giulia Fontanesi

Non solo una specie ma...

Non solo una specie ma...

Se pensate di conoscere la definizione di specie leggete questa notizia: nel mondo scientifico esistono almeno 26 modi di definire una specie.

John S. Wilkins, che ritiene esista un solo concetto di specie, ha voluto analizzare tutte le definizioni che di questo concetto sono utilizzate nel mondo scientifico. Wilkins è così riuscito a creare un elenco di 26 definizioni, che ha ritrovato in numerosi articoli e lavori, che potrete leggere a questa pagina di Scienceblog . E voi, le conoscevate già tutte? Oppure ne conoscete altre che in questo lavoro non sono state inserite? Fateci sapere!
Giulia Fontanesi

Siamo figli delle stelle?

Siamo figli delle stelle?

Sotto un bombardamento di meteoriti (e forse anche grazie ad esso) avrebbero avuto origine la chimica prebiotica della vita sulla Terra.
L'impatto di asteroidi sulla superficie terrestre non avrebbe portato solo morte e distruzione, come 65 milioni di anni fa (estinzione di fine Cretacico), ma secondo quanto afferma il professor Charles S. Cockell, del Centre for Earth, Planetary, Space and Astronomical Research, alla Open University potrebbe aver favorito anche lo sviluppo delle fasi prebiotiche dell'evoluzione biologica sul nostro pianeta.Lo studio del professor Cockell, apparso sulla rivista Philosophical Transactions of the Royal Society B: Biological Sciences (qui potrete leggere l' abstract ), ha evidenziato come l'analisi delle caratteristiche chimiche e geologiche dei crateri d'impatto di asteroidi e comete siano estremamente compatibili con le condizioni ipotizzate per l'origine delle reazioni chimiche indispensabili per l'evoluzione della vita.
Ad esempio, oltre alla prolungata esposizione ad acque termali (presenti anche attorno ai vent sottomarini, già proposti come luoghi natali della vita), nelle zone d'impatto è possibile trovare argilla e zeoliti che potrebbero aver agito da catalizzatori per le sintesi prebiotiche.
Inoltre, la presenza di numerosi luoghi in cui è possibile rintracciare zone d¹impatto meteoritico sulla superficie terrestre di età geologica appropriata e le diverse caratteristiche chimiche e geologiche delle rocce stesse lascia supporre, secondo quanto afferma il professor Cockell, che si siano potuti avere numerosi esperimenti nell'origine della vita sulla Terra. Le fasi prebiotiche della vita non sono forse da imputare a interventi esterni al nostro pianeta, ma sembra sempre più probabile che gli impatti di asteroidi e comete abbiano giocato il ruolo di culla della vita.

Giulia Fontanesi

La voce del narvalo

La voce del narvalo

Due narvali dell'isola di Baffin svelano i segreti della capacita' di questo cetaceo sociale di comunicare, riconoscere e farsi riconoscere fra i propri simili.

Monodon monoceros, il narvalo, e' un odontoceto artico dotato, nel maschio, del caratteristico dente a spirale sinistrorsa, che nella sua crescita continua puo' raggiungere i tre metri di lunghezza. Nel passato questo animale ha alimentato il mito dell'unicorno: il suo dente veniva appunto venduto come corno dell'animale fantastico.

M. monoceros e' stato oggetto di studio per piu' di due anni di un gruppo di ricercatori del prestigioso Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI). Ari Shapiro e i suoi colleghi hanno seguito due maschi adulti e una femmina di un gruppo di trenta individui che stazionavano nell'estate del 2004 nella baia di Admiralty presso l'isola di Baffin, nell'artico canadese, dotandoli di un apparato digitale non invasivo contenente un idrofono (cioe' un microfono subacqueo) e sensori di pressione e movimento. Mentre un apparato e' andato sfortunatamente perso, gli altri due hanno rivelato interessanti particolari, degni di essere pubblicati sul Journal of the Acoustical Society of America (JASA). Sono stati infatti raccolte complesse vocalizzazioni dei due individui, che possono essere classificati come segnali tonali/pulsati e come fischi (cioe' segnali tonali a frequenza modulata). Un'attenta analisi temporale e spettrale delle vocalizzazioni ha rivelato un'espressione nettamente distinta da parte dei due individui: i due narvali, quindi sembrano avere una propria voce riconoscibile e distinguibile, e si puo' pensare che l'individualita' del segnale possa aiutare questi cetacei, dotati tra l'altro di un ottimo udito, a riunirsi con membri del proprio gruppo che sono rimasti separati per qualche tempo.

Molto resta ancora da fare per rivelare appieno i segreti della comunicazione e del comportamento sociale di questi misteriosi animali, ma Ari Shapiro spera di aver cominciato un lavoro fruttoso.

Paola Nardi

Intervista a Christian de Duve

Intervista a Christian de Duve

Una lunga intervista al premio Nobel belga Christian de Duve

A questo indirizzo, sul sito "Il pane e le rose", è possibile leggere una lunga e interessante intervista al premio Nobel per la medicina Christian de Duve, autore di saggi estremamente interessanti sulla nascita della vita. L'intervista, dal titolo Darwin, il «disegno intelligente» e la scienza, è stata effettuata da due giornalisti belgi del partito dei lavoratori e tradotta da Curzio Bettio di Soccorso Popolare. Il sottotitolo (Bush, Ratzinger & C., contro Darwin) spiega meglio quale sia il soggetto, con de Duve che spiega con parole chiare cosa siano il creazionismo e il disegno intelligente, come si ponga la Chiesa in questa situazione e quali siano le prospettive della ricerca. Niente di sconvolgente, ma una piccola istantanea della situazione evoluzionismo-creazionismo anche in Belgio.

Marco Ferrari

Conditions for the emergence of life on the early Earth

Conditions for the emergence of life on the early Earth

La prestigiosa rivista della Royal Society inglese, Philosophical Transactions of the Royal Society B: Biological Sciences, pubblica un intero fascicolo (oltre 200 pagine) sulle condizioni ambientali che hanno favorito la nascita della vita.
Tutti i temi oggetto di studio sono toccati: il mezzo interstellare incubatore della vita, la drammatica formazione del pianeta, la chimica e il clima terrestre, il mondo primitivo dell'RNA, il mondo prebiotico. Un affascinante e rigoroso viaggio alla scoperta dell'origine della vita sulla terra.

Paolo Coccia

Special Issue. Discussion Meeting Issue 'Conditions for the emergence of life on the early Earth' organized by S. Leach, I. Smith and C. Cockell. Philosophical Transactions of the Royal Society B: Biological Sciences. Vol. 361, N. 1474, pp. 1675-1891October 29, 2006SommarioIntroduction: conditions for the emergence of life on the early Earth. Sydney Leach, Ian W.M. Smith, Charles S. Cockell (questa introduzione è liberamente accessibile)The prebiotic molecules observed in the interstellar gas. P. ThaddeusPrebiotic materials from on and off the early Earth. Max BernsteinThe carbon cycle on early Earth—and on Mars? Monica M. Grady and Ian WrightSearching for signatures of life on Mars: an Fe-isotope perspective. M. Anand, S.S. Russell, R.L. Blackhurst, et al.Physical conditions on the early Earth. Jonathan I. LunineAtmospheric composition and climate on the early Earth. James F. Kasting and M. Tazewell HowardPhosphorus in prebiotic chemistry. Alan W. SchwartzTranscription and translation in an RNA world. William R. TaylorThe origin of replicators and reproducers. Eörs SzathmáryMontmorillonite-catalysed formation of RNA oligomers: the possible role of catalysis in the origins of life. James P. FerrisFrom volcanic origins of chemoautotrophic life to Bacteria, Archaea and Eukarya. Günter WächtershäuserSelf-assembly processes in the prebiotic environment. David Deamer, Sara Singaram, Sudha Rajamani, et al.Early anaerobic metabolisms. Don E. Canfield, Minik T. Rosing, Christian BjerrumThe origin and emergence of life under impact bombardment. Charles S. CockellImplications of a 3.472–3.333Gyr-old subaerial microbial mat from the Barberton greenstone belt, South Africa for the UV environmental conditions on the early Earth. Frances Westall, Cornel E.J. de Ronde, Gordon Southam, et al.Conditions for the emergence of life on the early Earth: summary and reflections. Joshua Jortner

Premio Balzan 2006 a Meyerowitz e Somerville

Premio Balzan 2006 a Meyerowitz e Somerville

Segnalo i vincitori del Premio Balzan 2006, che nei giorni 23 e 24 novembre terranno a Roma delle brevi conferenze presso l’Università “La Sapienza” e riceveranno il premio dal Presidente della Repubblica Italiana in una cerimonia che si terrà ai Lincei, Roma.
In particolare Elliot M. Meyerowitz (USA), California Institute of Technology e Chris R. Somerville (Canada/USA), Carnegie Institution, per la Genetica molecolare delle piante.

E inoltre:
Ludwig Finscher (Germania), Università di Heidelberg, per la Storia della musica occidentale dal XVII secoloQuentin Skinner (Regno Unito), Università di Cambridge, per il Pensiero politico: storia e filosofiaAndrew Lange (USA), California Institute of Technology, e Paolo de Bernardis (Italia), Università di Roma La Sapienza, per l’Astronomia e astrofisica osservative

Francesco Ranci
Fondazione Balzan: www.balzan.it

Il Museo di Storia Naturale di Milano e Haeckel

Il Museo di Storia Naturale di Milano e Haeckel

Attraverso il carteggio di uno dei primi direttori del Museo, Tito Vignoli, l'articolo ripercorre la storia del Museo milanese intrecciata con i rapporti intercorsi con Haeckel.

Paolo Coccia

Ecco il carteggio:

CANADELLI Elena. Tito Vignoli ed Ernst Haeckel dal carteggio di un direttore dimenticato. Atti della Società italiana di scienze naturali e del Museo civico di storia naturale in Milano, 2006 , vol. 147 , no 2 , pp. 239 - 266
Abstract :
From 1893 to 1911 the anthropologist and psychologist Tito Vignoli was the director of Museo di Storia Naturale di Milano. Although today he is almost forgotten, Vignoli was in correspondence with many scientists and scholars of his time. Amongst them Ernst Haeckel stood out as one of the most popular German evolutionists in the second half of the 19th century. In Italy Haeckel was renowned for his evolutionistic theory, and also for his struggle against the Church, in support of freedom of science and thought. This commented introduction and transcription of the letters between Vignoli and Haeckel allow to investigate Vignoli's unknown attitude and way of thinking in relation to his position as a general director of Museo di Storia Naturale di Milano, in the light of his support of evolutionism and the important position given to science and to natural history museums. Beside reconstructing the correspondence between the two authors on the basis of the material achieved, this article also investigates the appointment of Vignoli as a director, the sometimes difficult relationship with his collaborators and the trends of his management in a lively but difficult phase for the museum: the museum collections being moved from Palazzo Dugnani to the new building in Porta Venezia.

Isole ed Evoluzione dei mammiferi

Isole ed Evoluzione dei mammiferi

Si conferma il ruolo "esplosivo" delle isole nell'accelerare l'evoluzione e plasmare specie del tutto particolari.

Non si tratta di nuove evidenze: la paleontologa francese Virginie Millien, ora curatrice del Redpath Museum di Montreal in Canada, pubblica su PLoS Biology un'accurata analisi basata su dati ricavati da numerosi studi apparsi negli ultimi trent'anni sulle riviste piu' qualificate, fornendo per la prima volta un quadro generale, sistematico ed esauriente, di cio' che veramente e' accaduto nel corso dell'evoluzione dei mammiferi sulle isole di mezzo mondo, dalle Galàpagos all'Indonesia, dal Mediterraneo al Pacifico. La Millien e' soprattutto interessata alle modificazioni morfologiche e dimensionali dei mammiferi come conseguenza del loro cambiamento evolutivo e del relativo adattamento.
L'analisi, effettuata comparando i reperti fossili e i dati sulle specie attuali, conferma la cosiddetta "regola insulare" per i mammiferi: specie continentali grandi tendono a rimpicciolire, mentre le specie piccole sulla terraferma tendono a diventare molto piu' grandi sulle isole. Inoltre viene per la prima volta dimostrato che le specie insulari evolvono molto piu' rapidamente (fino ad un fattore 3) che sulla terraferma: in pochi pochi decenni, o in tempi che comunque non superano le migliaia di anni, si possono osservare cambiamenti evolutivi molto grandi. Il dato si basa sull'analisi del tasso evolutivo di 170 popolazioni di mammiferi, rappresentanti di 88 specie appartenenti a ben 14 ordini diversi. Le specie insulari vanno incontro in un primo tempo a rapidi cambiamenti, molto piu' velocemente delle loro controparti continentali: il tasso evolutivo rallenta comunque nel tempo, fino a diventare indistinguibile da quello delle specie continentali mediamente dopo 45.000 anni. I rapidi cambiamenti morfologici che subiscono le specie insulari possono spiegare il ben noto fenomeno della mancanza di rappresentanti fossili delle forme intermedie nel processo evolutivo di una specie continentale che diventa parte di un ecosistema insulare.
Le isole si confermano dunque come fantastici laboratori dell'evoluzione, dove le particolari pressioni selettive (mancanza di predatori, limitatezza di risorse, ridotta competizione interspecifica) determinano elevati tassi evolutivi e peculiari cambiamenti morfologici adattativi. Lo studio apre inoltre un interessante scenario: possiamo trasferire le conoscenze finora acquisite in questi studi alle specie continentali particolarmente frammentate (ad esempio a causa della perdita di habitat), considerandole in una situazione molto simile a quella che si avrebbe su un'isola, con conseguente rapida evoluzione e adattamento alle piu' diverse condizioni ambientali? Le specie sono capaci di difendersi, almeno parzialmente, dal pericolo di estinzione causato dalla mano dell'uomo, adattandosi rapidamente ai drastici cambiamenti ambientali imposti? Alcuni studi, citati nel lavoro della Millien, sembrerebbero fortunatamente confermare questa visione ottimistica.
Paola Nardi

Il Nobel per la Medicina e la Fisiologia assegnato a due ricercatori americani per le loro scoperte sull’interferenza dell’RNA a doppio filamento

Il Nobel per la Medicina e la Fisiologia assegnato a due ricercatori americani per le loro scoperte sull’interferenza dell’ RNA a doppio filamento nella regolazione genica

Nel 1998 apparve sulla rivista Nature un articolo in cui un team di ricercatori americani guidati da Andrew Fire e Craig Mello presentava i risultati di un pionieristico studio sulla regolazione dell’espressione genica, eseguito su un piccolo animale vermiforme, il nematode Caenorhabditis elegans, che oggi rappresenta uno dei modelli più studiati in genetica, insieme alla drosofila.
Era già noto in quegli anni che mediante l’introduzione, in una cellula eucariote, di molecole di RNA con sequenza nucleotidica uguale a quella dell’RNA trascritto a partire da un qualunque gene, era possibile interferire con il funzionamento del gene stesso, ottenendo che la proteina corrispondente non venisse sintetizzata; questo effetto era interpretato come la semplice conseguenza dell’ibridazione dell’RNA introdotto con quello endogeno, che risultava dunque alterato e non più funzionante, e non permetteva la traduzione della proteina corrispondente.
Studiando queste dinamiche di interferenza nel nematode, i ricercatori americani autori del lavoro, che oggi vedono premiate le loro intuizioni con il premio Nobel, hanno dapprima scoperto che se invece di introdurre molecole di RNA a singolo filamento (1) veniva inserita nella cellula una quantità anche molto esigua di RNA a doppio filamento, gli effetti di interferenza sull’attività del gene risultavano decisamente più marcati, maggiori di almeno due ordini di grandezza, e restavano visibili non soltanto sull’animale trattato ma anche sulla sua progenie (erano dunque ereditabili).
Tali risultati misero in evidenza che l’ipotesi che il “silenziamento genico” dipendesse dall’ibridazione e dal malfunzionamento dell’RNA messaggero non era sufficiente per spiegare una dinamica di regolazione tanto complessa. Evidentemente, le modalità di azione dell’RNA prodotto naturalmente nella cellula e dell’RNA introdotto, responsabili delle interferenze, dovevano essere significativamente diverse.
Gli autori della ricerca misero in evidenza che la somministrazione di RNA a doppio filamento, che va ad associarsi ad un complesso enzimatico presente nelle cellule noto con il nome di RISC (RNA-interference silencing complex, complesso silenziatore della RNAi) produce una degradazione dell’mRNA endogeno, comportando quindi un effetto indiretto di inattivazione genica.
L’interferenza dell’ RNA sta avendo un numero crescente di applicazioni nel campo dell'ingegneria genetica e della biologia molecolare, essendo un meccanismo in grado silenziare selettivamente l'espressione genica di qualunque gene. Questi studi permettono di identificare il ruolo di un determinato gene attraverso il suo spegnimento, senza dover eliminare fisicamente il gene (knock-out). Questo processo potrebbe offrire alcune interessanti opportunità anche in campo terapeutico, in quanto sembrerebbe possibile produrre farmaci che, tramite l’interferenza selettiva dell’RNA, annullano gli effetti di mutazioni deleterie avvenute su geni responsabili di alcune malattie, che possono quindi essere vantaggiosamente inattivati (una forma alternativa di terapia genica). Sembrerebbero di fondamentale importanza anche nella disattivazione di geni batterici e virali (è già stata evidenziata la capacità di interferire con alcuni geni responsabili dell’HIV nel topo) ed avere quindi un importante ruolo di controllo nei processi infettivi.

Astrid Pizzo

(1) L’RNA messaggero, molecola fondamentale per trasferire le informazioni dal DNA ai ribosomi, dove avviene la decodifica dell’informazione genetica e la sintesi delle proteine, si presenta normalmente come una molecola a singolo filamento.

I criptocromi e il biomagnetismo degli uccelli

I criptocromi e il biomagnetismo degli uccelli

Uno studio europeo suggerisce un collegamento fra i fotorecettori noti come criptocromi e la sensibilita' al campo magnetico terrestre degli uccelli migratori.
Appartengono al CNR francese e alle Universita' tedesche di Francoforte e Marburgo i ricercatori, guidati da Margaret Ahmad, che propongono questa interessante ipotesi, basata sul seguente assunto: se da una parte i criptocromi sono molecole ben note per i loro effetti su processi legati alla crescita, allo sviluppo e al ritmo circadiano, e si attivano in presenza di luce blu generando strutture elettroniche (le cosiddette coppie radicaliche) che possono "sentire" un campo magnetico, la sensibilita' al campo magnetico terrestre degli uccelli e' legata alla presenza di luce blu o verde, mentre le altre lunghezze d'onda disturbano o addirittura inattivano questo particolare senso. Inoltre la retina degli uccelli e' particolarmente ricca di criptocromi; ci sono dunque i giusti ingredienti perche' il biomagnetismo possa instaurarsi.
La verifica sperimentale di questa ipotesi, difficile da condurre direttamente sugli uccelli migratori, e' stata fatta su un organismo vegetale, Arabidopsis thaliana. In particolare e' stato studiato il ben noto effetto inibitore sulla crescita dell'ipocotile (una struttura del germoglio della pianta) in seguito all'attivazione dei criptocromi da parte della luce blu. Ebbene, si e' potuto dimostrare che i campi magnetici aumentano significativamente l'effetto inibitore dei criptocromi; d'altra parte piante mutanti, prive cioe' di criptoctromi, non mostrano di avere alcuna sensibilita' rispetto ai campi magnetici. I risultati sono stati pubblicati online sulla rivista Planta.
E' la prima volta che viene dimostrata l'influenza dei campi magnetici sull'azione dei criptocromi nelle piante: questo lavoro vuole pero' proporre una visione ben piu' generale nella quale i criptocromi, molecole altamente conservate nel corso dell'evoluzione, sono in grado di fornire il "sesto senso" del biomagnetismo a moltissimi organismi!
Paola Nardi

Gli angoli della scienza nelle Grandi Stazioni dal 5 al 24 ottobre 2006

Gli angoli della scienza nelle Grandi Stazioni dal 5 al 24 ottobre 2006

Dopo il successo dell’anno scorso, anche la quarta edizione del Festival della Scienza di Genova partirà in anticipo, proponendo originali appuntamenti con anticipazioni e discussioni dei temi più attuali e interessanti del momento dai luoghi ferroviari di tre delle più grandi stazioni italiane.
Gli “angoli della scienza” tornano a creare uno spazio aperto di incontro e discussione, offrendo ai viaggiatori di passaggioidee e suggestioni provenienti dal mondo scientifico. Un invito all’immersione nelle più rilevanti e discussetematiche scientifiche, raccontate da alcuni dei protagonisti della scienza e della ricerca italiana. Diciotto giornate, a Milano Centrale, Torino Porta Nuova e Roma Termini, per capire la scienza a portata di mano, fra curiosità e divertimento.Si svolgeranno tutti alle ore 18.00 gli appuntamenti serali con alcuni tra i più importanti portavoce e interpretidel mondo scientifico italiano.
Sarà un’occasione unica per volgere lo sguardo, dai luoghi ferroviari, alle frontiereconoscitive e sociali della scienza, accompagnati da alcuni dei principali attori della ricerca scientifica in Italia.

Festival della Scienza di Genova

CICLO DI INCONTRI. Dialoghi dalle due culture: verità, libertà, incertezza, memoria

CICLO DI INCONTRI. Dialoghi dalle due culture: verità, libertà, incertezza, memoria

Vi segnalo che comincerà fra qualche giorno, presso la Casa della Cultura di Milano in Via Borgogna 3, un ciclo di serate dedicate al dialogo fra cultura scientifica e altre forme del sapere.
Sul modello degli incontri interdisciplinari che hanno riscosso interesse all'interno del Festival della Scienza di Genova in questi anni, ragioneremo attorno ad alcune parole chiave della modernità insieme a scienziati, filosofi e artisti.Iniziamo giovedì 5 ottobre alle 21.00 con il matematico Piergiorgio Odifreddi e il maestro di meditazione buddista Franco Bertossa, alle prese con "la verità". In allegato il programma completo. Gli incontri sono gratuiti e aperti fino a esaurimento dei posti. Vi aspettiamo numerosi!

Telmo Pievani

Per informazioni: Casa della Cultura - Via Borgogna 3 - 20122 Milano - MM1SanBabilaTel. 02 795567 - Fax 02 76008247 - www.casadellacultura.it
segreteria@casadellacultura.it

Genetica e scuola. Anche le riviste scientifiche si occupano di educazione scientifica

Genetica e scuola. Anche le riviste scientifiche si occupano di educazione scientifica

La rivista Genetics oltre a render conto delle più avanzate ricerche di biologia molecolare, ogni quadrimestre, pubblica una sezione educativa rivolta agli insegnanti.

Gli articoli descrivono con dovizia di particolari (anche con immagini) gli esercizi che promuovono nelle classi. Lo scopo è quello di allenare la mente a valutare l'esperienza empirica, al ragionamento ipotetico-deduttivo, a quantificare i dati.ecc..
Vi propongo di leggere i seguenti testi pubblicati quest'anno. Grazie al progetto dell' Open Access i testi sono liberamente disponibili sul web.
Il primo riguarda le problematiche dell'evoluzione umana e il secondo propone un tema all'apparenza "irriducibile" (secondo i sostenitori dell'ID) che riguarda la formazione delle strutture complesse. In questo caso l'insegnante invita gli studenti a riflettere sull'argomento proponendo lo studio di un modello che tutti conoscono: l'aeroplano.
Ecco dove trovare i due articoli:Steven T Kalinowski, Mark L Taper, and Anneke M Metz Can random mutation mimic design? A guided inquiry laboratory for undergraduate students Genetics 2006, in attesa di pubblicazione
Steven T. Kalinowski, Mark L. Taper, and Anneke M. Metz How Are Humans Related to Other Primates?: A Guided Inquiry Laboratory for Undergraduate StudentsGenetics 2006 172: 1379-1383...leggete anche i materiali supplementari

Se poi volete seguire le pubblicazioni della rivista vi consiglio la sezione Perspectives che getta luce periodicamente sulle novità più interessanti delle ricerche in biologia molecolare.

Paolo Coccia

Filmati, corsi, immagini e animazioni sull'evoluzione

Filmati, corsi, immagini e animazioni sull'evoluzione

Anche se l'intero programma non è proprio nuovissimo (risale infatti al 2003) è interessante come si possa fare divulgazione per ragazzi delle ultime classi delle medie e delle prime del liceo anche con filmati ben prodotti.
All'indirizzo di Rediscovering biology si possono vedere, dopo una registrazione breve e indolore (cioè gratis), 13 filmati che prendono in esame tutti gli aspetti della biologia, ovviamente in prospettiva evoluzionistica. Si va dalla genomica alla proteomica alla filogenesi alla biodiversità. I filmati, in formato visibile con Windows Media Player, sono lenti (un pregio, per alcuni argomenti) e approfonditi quanto necessario. Gli intervistati, quasi tutti americani, sono a volte personaggi molto conosciuti (David Altshuler, Owen Gingerich, Carl Woese, Ian Tattersall, Peter Raven) e le interviste stesse (in video) sono solo frammenti di lavori molto più lunghi. Già i filmati, nonostante la non eccezionale freschezza, farebbero di questo sito una tappa molto interessante.Ma c'è tutta un'altra serie di risorse che lo fanno diventare indispensabile; in questa pagina collegata si trovano infatti un intero libro di introduzione alla biologia (circa 230 pagine molto ben fatte, sempre per le medie-liceo), case studies, le interviste di cui sopra, ma per esteso, un archivio di immagini e animazioni e un glossario. Un po' come il Corso di base sulla teoria dell'evoluzine che trovate nella home page di Pikaia, con in più le interviste, e in meno il fatto che è in inglese e ovviamente non ha una grande interattività.Ma non è finita. Alla pagina Essential science for teacher si trovano altri filmati che riguardano tutta la storia della vita. Ecco alcuni titoli; Cos'è la vita, La classificazione dei viventi, Variazione, adattamento e selezione naturale.
Insomma, risorse per completare la propria preparazione di base e insegnare meglio ai ragazzi la teoria dell'evoluzione. Magari, per quelli del liceo, anche un modo per imparare l'inglese.

Marco Ferrari

Libri sull'origine della vita. Novità e semi-novità

Libri sull'origine della vita. Novità e semi-novità

Segnalo un paio di volumi recenti dedicati all'origine della vita.

The Emergence of Life. From Chemical Orgins to Synthetic Biologydi Pier Luigi Luisi Luglio 2006, 332 pagesCambridge University Press, Sommario e Introduzione completa offerti dalla CUP. Una ricostruzione dei principali nodi teorici e dei risultati sperimentali nella ricerca dell'emergenza del vivente. Semitecnico, non chiarissimo il tipo di destinatario, ma l'ho trovato utile.
Anche se non proprio recente:
The Feathered Onion - Creation of Life in the Universe.di Clive TrotmanJohn Wiley & Sons, 2004. Paperback. 254 pages.
Una brillante difesa della panspermia a opera di un biologo. Ottimo, benché certamente controverse le sue tesi.

Marco Nani

Sondaggi USA su appartenenza religiosa/politica ed evoluzione

Sondaggi USA su appartenenza religiosa/politica ed evoluzione

Il primo è riportato a testo completo dalla rivista online Skeptic, vol. 12, n. 3, 2006:
Alexander Nussbaum. An Empirical Study of Their Attitudes Toward Evolution, the Fossil Record, and Modern Geology
Rappresenta il primo tentativo di misurare le attitudini degli studenti ebrei ortodossi verso l'evoluzione, i fossili e la Geologia moderna. Le conclusioni del sondaggio sono sconcertanti ma forse prevedibili: le argomentazioni scientifiche provenienti dai professori ortodossi e le loro credenze sembrano essere gli elementi fondanti della loro conoscenza "scientifica".
Analoghi risultati sono stati ottenuti da un sondaggio del 2005 curato dal Pew Research Center e raccontato da Michael Shermer sullo Scientific American, con l'articolo Darwin on the Right. Why Christians and conservatives should accept evolution.
Ecco alcune risposte:
Alla domanda, Gli esseri viventi sono sempre esistiti con la medesima forma attuale, hanno risposto affermativamente il 70% dei Cristiani evangelici, il 32% dei Protestanti e il 31% dei Cattolici. Inoltre risulta che il 60% dei Repubblicani si professa creazionista contro il 29% dei Democratici.
Alla domanda, Gli esseri umani e le scimmie hanno un antenato comune, hanno risposto affermativamente il 63% dei liberali e solo il 37% dei conservatori. Il 63% dei liberali accetta l'evoluzione contro il 37% che la rifiuta.
Michael Shermer, termina l'articolo cercando di spiegare quali sono gli elementi culturali che potrebbero far accettare l'evoluzione a questa parte della popolazione conservatrice.

Paolo Coccia

Schemi, grafici sulla comunicazione scientifica

Schemi, grafici sulla comunicazione scientifica

Segnalo questa sequenza di schemi che sintetizzano graficamente le modalità di comunicazione e trasmissione della conoscenza scientifica di uno scienziato/ricercatore.

Non è sempre facile riassumere in pochi tratti di penna un processo sociale complesso come lacomunicazione scientifica ma sul web ci provano e noi ci facciamo coinvolgere.
Sul sito Big Monkey, Helpy Chalk sono riportati tre schemi.I
l primo riporta i legami di comunicazione tra scienziati, studiosi e ricercatori.
Il secondo riporta i rapporti tra gli scienziati e il pubblico.
Il terzo il punto di vista del proponente di tali schemi.
Il quarto, recentemente aggiornato, riassume efficacemente tutto il processo.
Al secondo schema aggiungerei un percorso che rivendichi il ruolo diretto dello scienziato nell'arena pubblica, massmediologica che non delega soltanto al giornalista la "divulgazione" del sapere scientifico. Infatti il terzo schema (e il quarto) riporta il legame con i Science Blogs che spesso sono condotti e diretti dagli stessi scienziati.
Ottima e interessante iniziativa che aiuta lo studente a capire quale sarà la rete di comunicazione/informazione cui farà parte una volta formatosi culturalmente.
L'immagine è proposta rispettando le regole dei Creative Commons. Appartiene a Rob Loftis, Department of PhilosophySt. Lawrence University. Canton, NY 13617 ed è pubblicata nel Blog Big Monkey, Helpy Chalk

Paolo Coccia

Giochiamo insieme con il Meme Book

Giochiamo insieme con il Meme Book

Rispondete alle domande seguenti e fatele circolare. Una specie di Bookcrossing o più appropriatamente Memecrossing!

Sul web circola un divertente gioco denominato Meme Book. Si tratta di rispondere ad alcune domande sui libri e le letture che ci hanno coinvolto maggiormente e, come i memi, di diffondere le risposte attraverso il web. Ve le ripropongo tradotte in italiano con l'aggiunta di alcune mie nuove domande. Se siete interessati rispondete anche voi stessi e mandatemi le risposte. Se ci autorizzerete a pubblicarle saremo ben lieti di riportarle su Pikaia.
Ecco le domande (se volete suggerirne altre...saranno benvenute):
Il libro che ha cambiato la mia vita
Il libro che ho letto più di una volta
Il libro che porterei su un'isola deserta
Il libro più divertente
Il libro che mi ha commosso
Il libro che avrei voluto fosse stato scritto oppure salvato
Il libro che avrei voluto non fosse mai stato scritto
Il libro che ho intenzione di leggere
Il libro che stò leggendo in questo momento
Il libro che regalerei a un amico/a
Il primo libro che ho letto nella mia vita

Ecco le mie risposte:
Il libro che ha cambiato la mia vita: J. Monod. Il caso e la necessità
Il libro che ho letto più di una volta: Desmond, Moore. Darwin, biografia
Il libro che porterei su un'isola deserta: C Darwin. Viaggio di un naturalista intorno al mondo
Il libro più divertente: J.A. Paulos. Gli snumerati
Il libro che mi ha commosso: E' un fumetto. Adah di Ken Parker
Il libro che avrei voluto fosse stato scritto oppure salvato: Le pergamene della biblioteca di Alessandria
Il libro che avrei voluto non fosse mai stato scritto: Non ho preferenze perchè non voglio censurare nessun libro anche come semplice desiderio!
Il libro che ho intenzione di leggere: Niles Eldredge. darwin, alla scoperta della vita
Il libro che stò leggendo in questo momento: M. Connelly. La bionda di cemento
Il libro che regalerei a un amico/a: Primo Levi. Se questo è un uomo
Il primo libro che ho letto nella mia vita: Sindbad il marinaio presente nel volume Le Mille e una Notte.

Proponete la vostra lista!

Paolo Coccia

Da poco in libreria “Psicologia Evoluzionistica” di Mauro Adenzato e Cristina Meini

Da poco in libreria “Psicologia Evoluzionistica” di Mauro Adenzato e Cristina Meini

Uscita la prima raccolta italiana dedicata al tema della psicologia evoluzionistica.

Mauro Adenzato e Cristina Meini, entrambi ricercatori e docenti di psicologia - il primo presso la Facoltà di Psicologia dell’Università di Torino, la seconda presso la Facoltà di Lettere e Filosofia all’Università del Piemonte Orientale – sono membri del Centro di Scienza Cognitiva dell’Università e del Politecnico di Torino.
E proprio Adenzato e Meini sono gli autori di “Psicologia Evoluzionista”, saggio dedicato a una disciplina che negli ultimi anni è stata, ed è tuttora, al centro dell’interesse nazionale e internazionale: la psicologia evoluzionista, appunto. L’opera è una raccolta di testi - scritti da esperti accreditati del calibro di Fodor, Gould e Pinker - tutti accuratamente selezionati dagli autori per fornire al lettore una visione d’insieme dello stato dell’arte del dibattito oggi in corso sull’influenza esercitata dalla teoria darwiniana sulla psicologia. Una novità per il panorama saggistico italiano. Un volume che ha un “essenzialmente culturale”, per citare la scheda del libro edita da Bollati Boringhieri Editore. “Un punto di riferimento importante nella formazione degli studenti universitari e nella riflessione teorica di psicologi, psicoterapeuti, biologi, filosofi e scienziati sociali”. Cristina Meina ha già pubblicato altri due libri sul tema: "La mente socile. Le basi cognitive della comunicazione", con Massimo Marraffa (Laterza, 2005) e La psicologia ingenua" (McGraw-Hill Companies, 2001). "Psicologia Evoluzionistica", Marco Adenzato e Cristina Meini, Bollati Boringhieri Editore, pp 256, 2006.

Stefania Somaré

Nella mente degli animali di Danilo Mainardi

Nella mente degli animali di Danilo Mainardi

Esce a Settembre “Nella mente degli animali”, nuovo libro di Danilo Mainardi, edito dalla Cairo Publishing.

Mainardi è direttore dal 1973 della scuola internazionale di etologia del Centro Ettore Majorana di Cultura scientifica di Erice e del Dipartimento di scienze Ambientali all’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Grazie alla sua enorme esperienza nel campo dell’etologia ma anche della divulgazione scientifica, l’autore ci racconta come mammiferi ed uccelli non sono condizionati esclusivamente dall’istinto ma sono in grado di utilizzare la mente per risolvere problemi ed trovare soluzioni. Potremo quindi scoprire il cane che “parla” col proprio padrone, oppure il gatto che medita sulla soluzione ad un problema o l’airone che copia i pescatori.
“Nella mente degli animali” esce a distanza di tre anni dall’ultimo “Arbitri e galline. Le sorprendenti analogie tra il mondo animale e il mondo umano” in cui Mainardi ha tracciato le affinità e le differenze tra natura e cultura attraverso l’analisi delle azioni umane e animali.
“Nella mente degli animali”, Danilo Mainardi, Cairo Publishing, p.192, 2006

Giulia Fontanesi

Epìstasi e complessità del genoma

Epìstasi e complessità del genoma

Lungi dall'essere unità indipendenti, i geni, in particolar modo negli organismi che esibiscono un livello più elevato di complessità e organizzazione, interagiscono in una rete di regolazione e controllo altamente coordinata.

Uno dei risultati collaterali di queste modalità di funzionamento del genoma è che spesso mutazioni che avvengono su un gene hanno effetti assolutamente diversi da quello che ci si attenderebbe considerando singolarmente l'espressione del gene mutato, poiché essa viene mascherata, dalla funzionalità di un altro gene. Questa "deviazione" o "copertura" degli effetti fenotipici attesi in conseguenza di una mutazione, viene normalmente definita dai biologi molecolari come epìstasi (dal greco "epì" + "stasis", ovvero "stare sopra, prevalere").Lo studio di questo effetto è di enorme importanza per la comprensione dell'evoluzione, in quanto l'epistasi determina in maniera abbastanza diretta l'efficienza della selezione naturale nel "vedere", e dunque nel poter eliminare, le mutazioni potenzialmente deleterie in una popolazione; sappiamo infatti che, benché l'adattamento delle popolazioni dipenda essenzialmente da occasionali mutazioni vantaggiose, la maggior parte delle variazioni di sequenza del genoma sono da considerarsi neutre oppure deleterie e, in quest' ultimo caso, dovrebbero venire opportunamente riconosciute ed eliminate dal pool genico della popolazione dalla selezione naturale. Molti evoluzionisti concordano inoltre sul fatto che l'epistasi abbia giocato un qualche ruolo chiave nell'origine della riproduzione sessuale, nell'evoluzione della ploidia (la duplicazione, o, più in generale, la moltiplicazione, dell'intero corredo cromosomico), dell'isolamento riproduttivo e dell'accumulo di mutazioni deleterie in piccole popolazioni. Molti studi hanno cercato di quantificare e trovare modelli generali di descrizione dei possibili effetti dell'epìstasi, ma è risultato veramente molto difficile trarre conclusioni universali sulle direzioni in cui può agire questo fenomeno. Un recentissimo studio condotto da due ricercatori dell'Istituto di Biologia Molecolare e Cellulare delle Piante di Valencia in Spagna, Rafael Sanjuan e Santiago Elena, i cui risultati sono apparsi in un articolo sull'ultimo numero della rivista PNAS, ha cercato di stabilire se sia possibile rintracciare una qualche correlazione tra le modalità in cui si esplica l'epistasi e la complessità del genoma attraverso un approccio comparativo, cioè analizzando e confrontando 21 diversi casi di epistasi in quattro differenti gruppi sistematici (virus, batteri ed eucarioti unicellulari e pluricellulari). In linea teorica, l'accumulo di mutazioni casuali dovrebbe determinare una progressiva diminuzione della fitness, allo scopo appunto di ridurre progressivamente il carico di geni mutati dal pool genico della popolazione, e, in particolare dovrebbe avere un'azione di tipo sinergico (cioè all'aumentare del numero di mutazioni accumulate anche il ritmo con cui la fitness si abbassa dovrebbe accelerare).
Gli autori del lavoro hanno potuto mettere in evidenza che in realtà nei virus e nei batteri si riscontra con una frequenza che si avvicina all'unità un effetto dell'epistasi di tipo antagonista (cioè una tendenza delle mutazioni multiple interagenti a mitigare piuttosto che a rinforzare l’ effetto di diminuzione della fitness); negli eucarioti unicellulari sembrerebbe invece che l'epistasi abbia un effetto medio trascurabile, con un risultato finale di poco diverso da quello che si otterrebbe tenendo in considerazione gli effetti indipendenti dei geni mutati. Negli eucarioti superiori si assiste ad una netta transizione verso effetti di tipo sinergico. Come può essere spiegata questa differenza?
L'abilità dei sistemi complessi (quali possono essere considerati gli articolatissimi genomi degli eucarioti) di tamponare le perturbazioni aggiustando e rimodellando la loro rete di interrelazioni, genera una robustezza del sistema agli sconvolgimenti mutazionali e ambientali. Mentre il genoma di un organismo pluricellulare accumula mutazioni, gli effetti deleteri di queste ultime possono essere “bypassati” tramite l'utilizzo di vie metaboliche alternative, con l'uso e l’attivazione di circuiti genomici non alterati che consentono il continuo e corretto funzionamento della celllula. Tuttavia, se il numero di mutazioni deleterie e "non viste" dalla selezione naturale sale eccessivamente, per quanto resiliente (cioè robusto, insensibile alle perturbazioni) possa essere il sistema genoma, si raggiungerà un punto in cui le vie metaboliche e di regolazione alternative non saranno più in grado di impedire il collasso del sistema stesso. Per questa ragione, l'epistasi di tipo sinergico viene interpretata dai ricercatori come una proprietà emergente di un sistema complesso, robusto e altamente ridondante (come il genoma eucariote) per evitare l'accumulo eccessivo di mutazioni deleterie e i relativi effetti disadattativi – e talora disastrosi- in una popolazione.

Astrid Pizzo

L'aggressivita' del moscerino

L'aggressivita' del moscerino

Anche i moscerini, nel loro piccolo, possono diventare cattivi....

Potete approfondire questo aspetto della personalita' di Drosophila melanogaster leggendo l'articolo della genetista Trudy Mackay, della North Carolina Sate University, pubblicato su PloS Genetics. In un esperimento di selezione artificiale condotto su tre gruppi di moscerini, sono stati infatti individuati alcuni geni la cui espressione modula l'aggressivita' dei piccoli insetti. Per ben 28 generazioni i tre gruppi sono rimasti separati, selezionando di generazione in generazione gli individui piu' aggressivi in un gruppo e meno aggressivi in un altro (il terzo gruppo fungeva da controllo). L'aggressivita' era innescata dalla disponibilita' di una piccola quantita' di cibo dopo un periodo di digiuno. La selezione imposta ha effettivamente causato una chiara divergenza nel comportamento dei due gruppi: la ventottesima generazione mostrava moscerini estremamente aggressivi da un lato e estremamente mansueti dall'altro. Questo risultato non deve far pensare ad uno stretto determinismo genetico: in questo caso, infatti, l'ereditabilita' e' circa del 10%, mentre il 90% del contributo all'aggressivita' viene dai vincoli ambientali imposti. Nonostante questa premessa e' comunque importante studiare la base genetica di un comportamento, per meglio comprendere la suscettibilita' al comportamento stesso.
Lo studio genetico quantitativo condotto con la tecnica del microarray per determinare quali geni fossero coinvolti nella diversa aggressivita' dei moscerini ha indicato che piu' di 1500 geni (dei circa 14.000 che compongono l'intero genoma) mostrano nei due gruppi una diversa espressione: ancora troppo poco per avere una visione chiara di quali geni effettivamente determinano differenze nell'aggressivita' e quali invece modificano la loro espressione come conseguenza del diverso comportamento indotto dai primi. L'analisi di alcune popolazioni con mutazioni note a carico di alcuni di questi geni ha pero' permesso di individuare il ruolo di quindici geni specifici, peraltro gia' conosciuti come modulatori dello sviluppo del sistema nervoso, del trasporto degli elettroni e dello sviluppo muscolare di Drosophila.

Il lavoro della Mackay proseguira' con l'obbiettivo di fare luce sul ruolo specifico di questo set di geni individuati, e guardando anche un po' piu' lontano: otto dei geni qui considerati si sono altamente conservati nel corso dell'evoluzione, e hanno una controparte in Homo sapiens! Sara' forse possibile, un giorno, intervenire sulle anomalie dell'aggressivita' umana agendo sull'espressione degli stessi geni?

Paola Nardi

L'evoluzione ai Lincei

L'evoluzione ai Lincei

L'Accademia Nazionale dei Lincei annuncia per il prossimo febbraio (2007) il consueto Seminario sulla Evoluzione Biologica.
XXXIV Seminario sulla Evoluzione biologica e i grandi problemi della Biologia "Evoluzione oggi". Centro Linceo (15-17 febbraio 2007)
L'ultimo Seminario pubblicato è XXXII Seminario sulla Evoluzione biologica. Neurobiologia della coscienza 2006. Collana Contributi Centro Linceo, pp. 298

Paolo Coccia

Darwin, i suoi sostenitori e commentatori, le sue opere, altre biografie. Pubblicazioni del 2006

Darwin, i suoi sostenitori e commentatori, le sue opere, altre biografie. Pubblicazioni del 2006

Le sue opere
Origine della specie. Selezione naturale e lotta per l'esistenza. Bollati Boringhieri, pp. 584. Ristampa
Viaggio di un naturalista attorno al mondo. White star, Collana I classici dell'avventura di National Geographic, pp. 312, 2006. Riproposta del volume pubblicato dalla casa Editrice Sociale nel 1925
L' espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali. Traduzione di Breschi L.. Newton & Compton. Collana: Grandi tascabili economici, pp. 268. Ristampa
L'origine dell'uomo. Newton & Compton. Collana: Grandi tascabili economici, pp. 224. Ristampa
Autobiografia (1809-1882). A cura di Barlow N.. Einaudi. Collana: Einaudi tascabili. Classici, pp. 226. Ristampa
The Origin of Species. A Variorum Text. A cura di Morse Peckham . University of Pennsylvania Press. Ristampa

I suoi sostenitori e commentatori
Darwin's Origin of the Species: Books that Changed the World. Janet Browne. Grove Press
Influence of Darwin on Philosophy And Other Essays in Contemporary Thought. John Dewey. Southern Illinois University Press
Darwinism and its Discontents. Michael Ruse Cambridge University Press
Why Darwin Matters: The Case Against Intelligent Design. Michael Shermer. Times Books
The Reluctant Mr. Darwin: An Intimate Portrait of Charles Darwin and the Making of His Theory of Evolution. David Quammen. W. W. Norton
Attualità di Darwin. A cura di Minelli A.. Il Poligrafo, 2006
L'uomo che gettò nel panico Darwin. La vita e le scoperte di Alfred Russel Wallace. Focher Federico, Bollati Boringhieri
Darwin . Alla scoperta dell'albero della vita. Niles Eldredge. Codice, pp. 320. Imminente
Proviene dall'originale Darwin. Discovering the Tree of Life. Niles Eldredge. W W Norton & Co Ltd
Darwin Loves You. Natural Selection and the Re-Enchantment of the World. G. Levine. Princeton University Press
The Influence of Darwin on Philosophy and Other Essays in Contemporary Thought di John Dewey. A cura di Larry A. Hickman. Southern Illinois University Press
Jewish Tradition and the Challenge of Darwinism. A cura di Maev de la Guardia e Marc Swetlitz. University of Chicago Press
The Reluctant Mr Darwin. An Intimate Portrait of Charles Darwin and the Making of His Theory of Evolution. David Quammen (giornalista del National Geographic). W W Norton & Co Ltd
Darwin and the Nature of Species. David N. Stamos. State University of New York Press
Darwin e la filosofia. Religione, morale, materialismo. Tort Patrick. Meltemi. Collana: Universale, pp. 89
I coralli di Darwin. I primi modelli evolutivi e la tradizione della storia naturale. Horst Bredekamp. Traduzione di Adamira Moschettini. Bollati Boringhieri. Collana: Nuova cultura, pp. 144. Imminente
Chi ha paura di Darwin? Capanna Ernesto, Pievani Telmo, Redi C. Alberto. Ibis
Fossili, fringuelli e fuegini. Le avventure e le scoperte di Charles Darwin. Keynes Richard. Bollati Boringhieri

Nuove biografie o riproposte
Montalenti Giuseppe. Charles Darwin 1809-1882. Idee, studi e polemiche su evoluzione e origine degli esseri umani. Editori Riuniti, 2006
Darwin. Agostini Stefano. Alpha Test. Collana: Gli spilli, 192 Darwin. Tim Lewens. Routledge, an imprint of Taylor & Francis Books Ltd

Paolo Coccia

The Richness of Life. A S.J. Gould Reader

The Richness of Life. A S.J. Gould Reader

Postumo esce questo libro che raccoglie i migliori saggi del compianto GouldThe Richness of Life. A S.J. Gould ReaderJonathan Cape, 2006
From the Publisher
A dazzling and generous selection of the best and most representative writing by one of the best loved scientists and science writers.
ReviewsSocialist Review, June 2006
dal Times: The whole world in his hand. Brenda Maddox

Paolo Coccia

Conferenze in evoluzione

Conferenze in evoluzione

Una serie di conferenze presso l'università di Yale.
Presso il sito delle Dwight H. Terry lectures, che si tengono alla Yale university, è possibile vedere le conferenze del 2006. Molto dotte, e interessanti, hanno per argomento il rapporto spesso conflittuale tra scienza e religione. Le Conferenze sono organizzate dall'univeristà (hanno avuto inizio nel 1905!) per mettere e confronto filosofi, scienziati e religiosi e "contare" i punti in cui queste categorie sono d'accordo o in disaccordo.Gli ospiti dell'anno scorso sono stati Robert Wuthhnow, professore di sociologia e direttore del Center for the Study of Religion della Princeton University, Lawrence Krauss, fisico alla Case Western Reserve University, Alvin Plantinga, filosofo della University of Notre Dame, KEn Miller, professore di biologia della Brown University, Ronald Numbers, professore di storia della scienza alla University of Wisconsin-Madison e la giornalista Margaret Warner.
Le conferenze sono state tutte filmate ed è possibile vederle una per una. Si possono anche vedere o ascoltare quelle degli anni precedenti; nel 2005 per esempio David Sloan Wilson ha fatto quattro conferenze dal titolo Evolution for everyone. Nel 2001, Francisco Ayala ha tenuto alcune conferenze (queste si possono solo ascoltare, non vedere) intitolate From Biology to Ethics: An Evolutionist's View of Human Nature. Nel 1985 Gould ha tenuto la conferenza "Darwin and Dr. Doolittle: ‘Just History’ as the Wellspring of Nature’s Order". Per vedere tutto senza interruzioni ci vuole una connessione veloce, dall'Adsl alla fibra, ma il tutto è molto interessante.

Marco Ferrari