Le larve della farfalla blu alcon simulano l'odore delle formiche, ingannandole. In questo modo vengono nutrite ed allevate da queste come membri della propria specie. Un esempio di lotta chimica tra ospite e parassita nel mondo degli insetti.
Molte specie di formiche sono conosciute in quanto sono in grado di sfruttare a loro vantaggio le interazioni con altre specie non affini: alcune di esse sono note in quanto coltivano funghi all'interno dei formicai (generi Atta e Acromyrmex); altre sono dette formiche schiaviste, dato che inducono le operaie di altre specie a lavorare per loro (genere Polyergus); altre ancora sono conosciute per l'ablità che hanno raggiunto nell'allevamento degli afidi, per poi nutrirsi di una loro secrezione zuccherina, la melata. Tuttavia, vi sono alcune specie di formiche che, al contrario, vengono sfruttate: un caso recentemente documentato sulle pagine di Science riguarda le specie Myrmica rubra e Myrmica ruginodis.
Un gruppo di ricercatori dell'Università di Copenhagen ha infatti evidenziato come una specie di farfalla rara, la cosiddetta blu alcon (Maculinea alcon), utilizzi le operaie di queste due specie di formiche per la nutrizione e l'allevamento delle proprie larve. Questa farfalla si comporta dunque da parassita, allo stesso modo del famoso cuculo, che depone le uova nei nidi di altri uccelli lasciando loro il compito di elargire le cure parentali. Le femmine di blu alcon, infatti, depongono le uova nei pressi di uno degli ingressi del formicaio e, sfruttando i meccanismi di riconoscimento specie-specifico, inducono le formiche ad adottare la propria prole. Le larve, infatti, simulano l'odore tipico delle appartenenti ad un formicaio, "ingannando" il meccanismo chimico tramite il quale le formiche riconoscono le conspecifiche. In questo modo, le operaie sono spinte a trasportare le larve di farfalla nel formicaio e a trattarle come se fossero proprie.
Questo inganno rappresenta un notevole costo per le formiche, in quanto sprecano tempo ed energia per le cure delle larve di farfalla, tempo ed energie che sarebbero state utilizzate per l'allevamento delle proprie. Date queste premesse, ci si attende che la selezione naturale porti ad una continua modificazione della composizione chimica dell'epidermide delle formiche parassitate, in modo tale da renderle immuni dall'inganno ed evitare loro la conseguente perdita di fitness.
I ricercatori hanno dimostrato che questo è quanto effettivamente accade: infatti, è stato riscontrato il più alto livello di variabilità del profilo chimico dell'epidermide proprio nelle colonie di formiche più parassitate, come risposta a questa forte pressione selettiva. L'eterna "corsa agli armamenti" nella co-evoluzione tra ospite e parassita continua.
Andrea Romano
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