Uno studio posiziona l'origine del gruppo di piante a fiori più comune del mondo tra 76 e 84 milioni di anni fa.
Un'ape impollinatrice con il suo carico pollinico sulle spalle, ben conservata nell'ambra fossile, getta le basi per la comprensione dell'evoluzione della famiglia di piante terrestri più diffusa al mondo: le orchidee. Esse costituiscono infatti circa l'8% delle piante a fiore attualmente esistenti.
Sull'origine di questa famiglia, che al momento conta tra le 20.000 e le 30.000 specie distribuite su tutto il globo, vi è sempre stata incertezza. Si pensi, infatti, che i ricercatori posizionavano la loro origine nel non certo esiguo intervallo di tempo compreso tra 26 e 112 milioni di anni fa! La causa di questa enorme incertezza andava ricercata nella bassissima possibilità di rinvenire fossili di orchidee: sia le piante che i loro pollini, infatti, si fossilizzano difficilmente, senza contare che i loro habitat preferiti si trovano in regioni tropicali, dove l'alta umidità ne ostacola la fossilizzazione.
Per questo motivo, unito all'alto livello di specializzazione, molti specialisti ritenevano che queste piante avessero un'origine relativamente recente. D'altra parte, però, la diffusione a livello mondiale e l'impressionante diversità facevano supporre un'origine più antica.
Ricercatori dell'Università di Harvard, dalle pagine di Nature, hanno risolto questa controversia dopo aver rinvenuto un'ape, ora estinta, che trasportava un carico di polline. Essendo il polline delle orchidee facilmente riconoscibile, gli studiosi hanno stabilito la sua appartenenza alla subtribù Goodyerinae, attualmente presente in Repubblica Dominicana.
Da questo punto di partenza, tramite l'elaborazione di un albero filogenetico, costruito su dati provenienti da specie attuali e assumendo un ritmo di evoluzione costante (orologio molecolare), il gruppo di ricerca ha stabilito che il più antico antenato comune alle orchidee visse probabilmente tra 76 e 84 milioni di anni fa, prima dell'estinzione di massa che coinvolse i dinosauri.
Andrea Romano
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