Saturday, September 29, 2007

I velociraptor avevano le penne

Un'analisi avambraccio fossile appena ritrovato dimostra che i velociraptor avevano le penne. Emergono così le prime prove empiriche riguardo questo aspetto morfologico di questi dinosauri, considerati da sempre strettamente affini agli uccelli attuali.

Tutti conoscono l'aspetto del velociraptor (Velociraptor mongoliensis) nel modo in cui è stato rappresentato sul grande schermo nel famoso film di Steven Spielberg Jurassic Park. A discapito del suo nome, che significa "uccello rapace veloce", questo dinosauro è sempre stato raffigurato come un agile rettile, dotato di un artiglio retrattile, privo di piumaggio. Sembra proprio che questa descrizione non sia più sufficiente e la sua morfologia debba cambiare nell'immaginario collettivo.

Ricercatori dell'American Museum of Natural History e del Field Museum of Natural History hanno dimostrato che questo rettile era coperto da un piumaggio. Questa ipotesi non era mai stata scartata, anzi era fortemente caldeggiata, tuttavia fino ad oggi mancavano le prove paleontologiche. Dalle pagine della rivista Science, infatti, i paleontologi sostengono che, sulle ossa di un esemplare da poco ritrovato, siano presenti evidenti tracce della presenza di penne, quelle tipiche degli ottimi volatori attuali, consistenti in segni impressi sul tessuto osseo dalla parte basale di queste (il calamo). Ritengono che questa sia una prova inconfutabile della presenza di penne su questi animali.

Nonostante la presenza dimostrata di penne, si pensa che i velociraptor, date le loro dimensioni e la loro mole, non fossero comunque in grado di volare. Le penne potevano essere utili in altri modi, come ad esempio nel mantenimento della temperatura corporea (termoregolazione) o nelle manovre durante le fasi di caccia in corsa.

La presenza di penne nei dinosauri era conosciuta, ma non in specie di tali dimensioni. Ora la frase "sembra un tacchino gigante", pronunciata da un bambino all'inizio di Jurassic Park, sembra avvicinarsi di più alla realtà.

Andrea Romano

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