Come distinguere buoni prodotti della ricerca scientifica da articoli non attendibili? Un aiuto viene dal sito Bad Science.
Nel corso degli ultimi dieci anni il numero della riviste scientifiche che mensilmente pubblicano articoli è andato crescendo in modo esponenziale, grazie anche alla possibilità di utilizzare il web al posto della carta stampata e creare riviste esclusivamente elettroniche.
Come conseguenza, anche il numero di articoli pubblicati è andato crescendo: ma si può pensare che tutto quello che viene pubblicato su una rivista scientifica sia frutto di una buona ricerca? Un lettore che non si occupi specificatamente di un determinato campo di ricerca può distinguere tra un buon articolo ed uno meno buono?
La prima tentazione è sicuramente quella di credere che tutto quello che viene pubblicato su riviste scientifiche (o presunte tali) sia attendibile e credibile, ma questa prima sensazione è purtroppo sbagliata.
Un piccolo (ma interessante) aiuto ai lettori viene dal sito Bad Science che presenta periodicamente (dal 2003 ad oggi) il commento ad articoli che non porteranno sicuramente gli autori al premio Nobel, quanto piuttosto a quello IgNobel.
Recentemente ha meritato la citazione su Bad Science anche un articolo di autori italiani (pubblicato sulla rivista Medical Hypotheses) che discute la presenza di caratteristiche simili tra soggetti affetti dalla sindrome di Down ed alcune popolazioni asiatiche. Siete stupiti? Non siete i soli!!!
Molto appropriato a mio parere il titolo che Ben Goldacre, giornalista del Guardian e moderatore di Bad Science, ha dato al post con cui segnalava la notizia: “C’è qualcosa che mi sfugge o quell’articolo di ricerca è insieme stupido e razzista?”
Mauro Mandrioli
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