Il cancro oggi, sempre piu' considerato come un vero e proprio sistema naturale, diventa oggetto di studio di ecologi e biologi evolutivi.
Secondo il biologo Carlo C. Maley, che guida il programma di ricerca sulla Oncogenesi Molecolare e Cellulare del Wistar Institute di Philadelphia, una popolazione di cellule tumorali subisce mutazioni ed e' costantemente sotto il vaglio della selezione naturale, e percio' e' in continua evoluzione: questi meccanismi, tra l'altro, conducono verso la malignita' del tumore e determinano la resistenza ai farmaci. Dalle ultime ricerche emerge un quadro rivoluzionario: per essere vincente, la nuova frontiera di ricerca contro il cancro deve necessariamente assumere un approccio evoluzionistico. Problemi molto seri come la resistenza che le cellule tumorali sviluppano nei confronti della chemioterapia possono essere superati soltanto grazie a strategie che tengano conto del naturale procedere evolutivo di un tumore. Quando si osserva il mosaico di cellule con distinte caratteristiche genetiche che costituisce una massa tumorale, di come le varie mutazioni esistenti siano in effetti ereditabili, e di come esse siano sottoposte alla selezione, mostrando un tasso di riproduzione differenziato, ci si rende conto di quanto sia effettivamente corretto questo approccio.
Sfruttando l'idea che le diverse cellule tumorali agiscono, insieme alle cellule sane dell'organismo ammalato, come in una qualsiasi altra comunita' biologica, Maley ritiene che le terapie anti-tumorali di nuova generazione debbano agire basandosi su fattori tipicamente ecologici quali competizione, predazione, parassitismo, mutualismo. Un paio di esempi? Se si riuscisse a migliorare la fitness delle cellule sane, sostenendole adeguatamente con farmaci adatti, queste potrebbero vincere la "gara per la vita", cioe' la competizione, contro le cellule tumorali. Un'altra idea davvero intrigante e' quella di indurre un sensibile miglioramento nella fitness delle cellule tumorali particolarmente sensibili agli attuali chemioterapici, in modo che queste sbaraglino gli altri mutanti tumorali insensibili, prima di essere spazzate via dai chemioterapici stessi.
Potete leggere l'interessante lavoro di Maley pubblicato sul numero di dicembre di Nature Reviews Cancer.
Paola Nardi
No comments:
Post a Comment