Un insetto stecco, Timema cristinae, aiuta a fare luce sul meccanismo di promozione del processo di radiazione adattativa, cosi' meravigliosamente rappresentato dai fringuelli di Darwin.
La radiazione adattativa consiste nella formazione, a partire da una singola linea evolutiva, di nuove specie, ognuna delle quali e' adattata ad una specifica nicchia ecologica. La causa oggi maggiormente invocata per questo fenomeno risiede nella competizione interspecifica per le risorse, ma lo studio condotto dai ricercatori canadesi Patrik Nosil e Bernard Crespi, di prossima
pubblicazione su PNAS, sembra confermare il ruolo concomitante, finora giudicato controverso, di un altro fattore: la predazione.
Gli autori hanno condotto un esperimento sul campo, utilizzando gli insetti stecco Tinema cristinae, i quali sono presenti sulle montagne californiane di Santa Barbara in un areale caratterizzato principalmente da due specie vegetali differenti: Ceanothus spinosus,
un albero con foglia larga, e Adenostoma fasciculatum, un arbusto con foglia ad ago. L'interazione con le due specie vegetali sta determinando in Timema lo sviluppo di tratti differenti quali colore, pattern di decorazione, forma del corpo e dimensione.
La specie si trova dunque in uno stadio precoce di radiazione adattativa, dove si possono gia' riconoscere due ecotipi di insetto, ospiti delle due diverse specie vegetali e caratterizzati da undici differenti dimensioni, forme e colori. A questo punto e' stato valutato l'effetto degli uccelli predatori sul sistema considerato, escludendoli o mantenendoli nel sistema stesso. I risultati
mostrano chiaramente che la direzione e l'intensita' della selezione divergente, misurati in termini di tasso di sopravvivenza degli insetti, sono correlati alla presenza di eventi di predazione: se si considera, ad esempio, la tonalita' del colore verde dei due tipi, si e' riscontrato che in presenza dei predatori gli insetti piu' chiari adattati a Ceanothus e quelli piu' scuri adattati ad Adenostoma tendono ad avere il maggiore tasso di sopravvivenza. Secondo Nosil e Crespi, dunque, la predazione deve essere considerata come un fattore selettivo non trascurabile, capace di guidare la divergenza fenotipica durante il processo di radiazione adattativa.
Paola Nardi
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