Nel 2005 e' stata descritta in Tanzania una nuova scimmia, Lophocebus kipunji:
a un anno di distanza nuove evidenze morfologiche e di genetica molecolare assegnano questa specie ad un nuovo genere di primate, denominato Rungwecebus.
Lo annunciano dalle pagine di Science alcuni primatologi americani e tanzaniani, che da anni conducono ricerche in Africa per conto della Wildlife Conservation Society (WCS). La specie
scoperta lo scorso anno mostra caratteristiche talmente peculiari da richiedere, dopo ben 83 anni dall'ultima volta, l'introduzione di un nuovo genere. Rungwecebus, questo il nome scelto, deriva da una montagna tanzaniana, Rungwe, sulle cui pendici vive questa particolare specie: si calcola che non siano piu' di 500 gli individui rimasti in natura, e proprio in questo luogo i ricercatori hanno recuperato l'unico esemplare disponibile per gli studi.
L'ultima scoperta di un nuovo genere di primate risale al 1923, quando fu classificata la scimmia delle paludi di Allen (Allenopithecus nigroviridis), nel bacino del fiume Congo. Tutto cio' rappresenta un evento davvero eccezionale, e gli scienziati ora premono perche' al piu' presto si introduca un serio piano di salvaguardia per Rungwecebus kipunji, minacciato soprattutto dalla
deforestazione in corso nel suo habitat e dalla caccia illegale.
Il lavoro pubblicato su Science descrive la morfologia, l'ecologia e la filogenetica molecolare di questa scimmia alta poco meno di un metro, bruna, con una cresta di pelo sulla testa, con lunghi baffi sulle guance, e dal peculiare verso di richiamo.
Rungwecebus, gia' noto agli indigeni con il nome di “kipunji”, puo' vivere fino a 2500 m di altitudine nelle Highlands meridionali della Tanzania, e proprio il suo folto pelo lo difende dai rigori delle temperature frequentemente rigide.
Se volete saperne di piu' su Rungwecebus kipunji collegatevi alla WCS:
potrete seguirlo nel suo habitat in un video, e potrete udire il suo richiamo, davvero caratteristico.
Paola Nardi
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