Non e' solo l'uomo ad usare un linguaggio con caratteristiche gerarchiche, generative e ricorsive: anche il piccolo storno europeo riesce nell'impresa....
Lo dimostra in un lavoro recentemente pubblicato su Nature lo psicologo Timothy Q. Gentner, attualmente alla University of California, San Diego: Sturnus vulgaris e' in grado di classificare
sequenze acustiche che presentano caratteristiche ricorsive analoghe a quelle del
linguaggio umano. E' oggi ampiamente accettata la visione del celebre linguista Noam
Chomsky, secondo il quale la caratteristica principale che definisce il linguaggio umano consiste nella capacità di formare frasi nuove, anche mai sentite: tale creatività si basa su un meccanismo computazionale che è considerato assente dalla comunicazione animale e che e' collegato alle abilità matematiche umane. Il linguaggio umano viene considerato come un sistema formale che ha una base biologica. Le evidenze sugli animali, invece, indicano che la loro comunicazione e' limitata ad un numero fisso di messaggi.
Negli esperimenti condotti presso la University of Chicago, Gentner e i suoi collaboratori hanno sottoposto undici adulti di S. vulgaris all'apprendimento, attraverso tecniche di rinforzo, di sedici canti artificiali costruiti su due regole grammaticali distinte: in un caso si era "liberi dal contesto", era cioe' possibile inserire un suono nel bel mezzo di una sequenza canora; nel secondo caso un nuovo suono poteva essere inserito soltanto all'inizio o alla fine della sequenza. Dopo diversi mesi, nove degli undici esemplari hanno imparato a distinguere i due gruppi di canti, e sottoposti a nuovi canti che seguivano l'una o l'altra regola, hanno dimostrato di saperli classificare correttamente: non avevano quindi soltanto memorizzato i diversi canti. Anzi, essi erano in grado di collocare nel giusto gruppo canti piu' complessi, costituiti da una sequenza sonora piu' lunga. Gli uccelli si sono inoltre dimostrati capaci di riconoscere canti "sgrammaticati", che non seguivano nessuna delle due regole proposte.
Si tratta dunque di un notevole risultato: se lo storno e' in grado di riconoscere questo tipo di regole grammaticali, allora questo aspetto da solo non puo' spiegare l'unicita' del linguaggio umano, e stimola ulteriormente la ricerca di una base evolutiva del linguaggio e di altre abilita' cognitive. Per ora gli obiettivi di Gentner e colleghi sono di condurre analoghi studi sui giovani storni, e di verificare se gli storni addestrati sono in grado di applicare le regoli grammaticali, che ormai sanno riconoscere, a nuovi stimoli.
Paola Nardi
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