Durante la stagione secca, i branchi di elefanti guidati dalle femmine anziane percorrono tragitti più corti per raggiungere le zone di foraggiamento rispetto a quelli condotti da matriarche giovani.
Gli elefanti africani (Loxodonta africana) vivono in branchi numerosi, costituiti da decine di esemplari, che presentano una struttura matriarcale. Il capo del branco, l'individuo che guida il gruppo nelle diverse attività giornaliere, solitamente è la femmina più anziana. Uno studio, pubblicato sulla rivista Behavioral Ecology and Sociobiology, ha evidenziato che è proprio lo status della capobranco a determinare i luoghi di foraggiamento e gli spostamenti per reggiungerli.
Un gruppo di ricercatori della University of California, Berkeley, ha studiato i movimenti di 50 gruppi di elefanti, che vivono allo stato libero nelle Samburu and Buffalo Springs National Reserves, nel nord del Kenia, sottolineando che i branchi guidati dalle matriarche più anziane percorrono significativamente meno chilometri per raggiungere i luoghi dove si nutrono rispetto a quelli condotti da femmine più giovani. Infatti, i gruppi dominanti si muovono in media 4-5 Km al giorno, contro i 8-11 Km percorsi da quelli subordinati, con conseguente risparmio in termini di tempo ed energie.
Questa differenza risulta significativa solamente durante la stagione asciutta, in cui è più difficile reperire il cibo e l'acqua necessari per sopravvivere, mentre scompare del tutto in quella delle piogge, dove le risorse sono abbondanti e distribuite più uniformemente. Quando il livello di competizione è basso, dunque, le interazioni sociali non sono determianti per l'uso dello spazio disponibile, ma lo diventano quando le condizioni ambientali diventano sfavorevoli.
Inoltre, è emerso anche che i gruppi dominanti, durante la stagione secca, utilizzano preferibilmente le zone centrali dell'areale, più protette, lasciando quelle più esterne ed esposte al contatto con gli uomini a quelli subordinati.
Questo studio potrà avere un significativo impatto sulle politiche di conservazione della specie, considerata vulnerabile dalla IUCN, spesso confinata in zone protette circondate da recinzioni, nel tentativo di conciliare le esigenze di uomini ed elefanti, che spesso potrebbero sconfinare nei campi coltivati. Restringere questi animali in zone limitate,quindi, significa interferire con le loro abitudini naturali ed il loro comportamento, modificando il modo con cui interagiscono con l'ambiente circostante.
Andrea Romano
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