Il codice a barre delle specie: dalla fantascienza alla scienza
Come processi che sembravano futuristici sono entrati a far parte della scienza attuale.
All’Università degli studi di Milano-Bicocca c’è uno dei centri interuniversitari italiani afferenti al Consortium for the Barcode of Life. Il gruppo di ricerca è coordinato dal Professor Maurizio Casiraghi che il 12 ottobre ha esposto le proprie attività presso il science corner della stazione centrale di Milano.Il barcode è la nuova frontiera della tassonomia. Mentre, fino a qualche anno fa, usare un codice a barre per identificare i differenti animali era considerato fantascienza, alla stregua del tricoder di Star Trek. Il tricoder, nel celebre telefilm americano, permetteva agli umani, che viaggiavano nello spazio, di identificare istantaneamente ogni genere di creatura aliena. Cambiando prospettiva, ed osservando la questione da un punto di vista scientifico, il codice a barre svolge due ruoli essenziali: uno diagnostico e uno investigativo. Il ruolo diagnostico permette di identificare le forme animali, il ruolo investigativo aiuta gli scienziati nella scoperta di nuove specie. Non mancano le polemiche, in primis quella che riguarda l’accuratezza delle identificazioni. La variabilità intraspecifica e quella interspecifica del marker scelto per l’analisi interferiscono sulla capacità di discriminazione del sistema: maggiore è la sovrapposizione dell’insieme delle varianti presenti negli individui della specie con le varianti presenti in specie affini, minore è l’efficacia dell’approccio Barcoding. Proprio qui sta il punto: il codice a barre di un prodotto preso al supermercato è sempre lo stesso per tutte le copie del prodotto ma questo non è vero per gli esseri viventi. Il concetto di “codice a barre” contiene un’intrinseca inesattezza quando applicato ad un organismo vivente. In pratica individui diversi possono mostrare differenze nelle “barre” del codice. Questo è dovuto al processo evolutivo di ogni forma di vita e alla variabilità intrinseca nelle popolazioni. Questi limiti non costituiscono tuttavia un impedimento insormontabile. Anzi, costringono gli scienziati a mantenere un elevato livello di attenzione nell’applicazione della metodica. Grazie a questi limiti i gruppi di ricerca non considerano il barcode la Risposta al problema di identificazione delle specie, ma come uno studio ulteriore che merita di essere portato avanti. La classificazione delle specie viventi è un problema con cui la biologia si confronta da molto tempo senza aver però identificato risposte definitive. Non pretendiamo che il barcode sia la soluzione, ma ci auguriamo che possa essere uno strumento per andare avanti.
Gli studi di barcode attualmente in corso riguardano le farfalle, i pesci e gli uccelli. Esistono anche due progetti per la catalogazione di tutte le forme di vita: uno che riguarda i poli e l’altro che studia il Canada.
Elena Gemma Brogi
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