Un gene molto.......umano
Il nostro cervello si è evoluto da quello delle scimmie: anche la biologia molecolare fornisce le prove di questo processo.
E’ stato infatti individuato il primo gene regolatore delle attività cerebrali che mostra chiare prove di evoluzione nel passaggio dai primati all’uomo. La scoperta, firmata da Gregory Wray e David Goldstein della Duke University, Matthew Rockman di Princeton, Matthew Hahn dell’Università dell’Indiana, Nicole Soranzo dell’University College di Londra e Fritz Zimpirch della Medical University di Vienna, è stata pubblicata sul numero di Dicembre di PLoS Biology. Secondo questi ricercatori, l’evoluzione del cervello umano sarebbe dipesa in buona parte dall’iperattivazione del gene PDYN (prodynorphin), responsabile della regolazione della percezione, del comportamento e della memoria. “Ci siamo concentrati su questo gene perché ha dimostrato di giocare un ruolo centrale in molti processi cerebrali” dice Wray. “Tra questi, la percezione del dolore, la memoria e cosa una persona pensa di sé stessa. E’ inoltre risaputo che individui che non producono prodinorfina a sufficienza sono soggetti a schizofrenia, disturbi bipolari, epilessia e dipendenza da droghe.” Confrontando le sequenze di questi geni nell’uomo e in sette specie di primati non umani, i ricercatori hanno trovato chiari segni di cambiamenti e di mutazioni, seguendo la linea filetica che dalle scimmie inferiori porta all’uomo. La cosa sorprendente è che queste modificazioni sono presenti solo sul gene regolatore del PDYN (il gene la cui funzione è regolare quante volte il PDYN deve essere letto), e sono sempre volte ad aumentare notevolmente la produzione del neurotrasmettitore. Il gene in sé stesso, invece, mostra segni di “selezione negativa”, ovvero di conservazione della sequenza inalterata, probabilmente per mantenerne intatta la funzionalità, evidentemente così importante. Wray e colleghi hanno già individuato altri 250 geni (principalmente regolatori cerebrali) candidati a mostrare equivalenti tracce di evoluzione. Siamo solo all’inizio della ricerca, ma la strada sembra essere molto promettente.
Stefano Papi
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