Conoscendo la biodiversità vegetale che caratterizza una determinata foresta, è possibile tentare di ipotizzare quanto sarà estesa la biodiversità animale che la caratterizza?
Il numero di Nature del 9 Agosto ha presentato due articoli molto interessanti relativi alla possibilità di sviluppare modelli per cercare di quantificare la biodiversità animale che caratterizza una data foresta di cui è nota la biodiversità vegetale. L’idea di base di questi progetti è cercare di capire come si origina la biodiversità e che relazioni vi siano tra la biodiversità vegetale e quella animale.
In particolare, i lavori di Vojtech Novotny e colleghi (Biology Center of the Czech Academy of Sciences and School of Biological Sciences, University of South Bohemia, Czech Republic) e di Lee A. Dyer e colleghi (Department of Ecology and Evolutionary Biology, Tulane University, New Orleans, USA) si sono concentrati sugli insetti ed hanno cercato di verificare se esista una relazione tra la biodiversità vegetale e quella degli insetti erbivori che abitano alcune foreste oggetto di studio. In modo del tutto sorprendente, i due lavori giungono a conclusioni differenti mostrando come sia in realtà molto difficile prevedere i livelli di biodiversità.
Novotny e colleghi, studiando un ampio tratto di foresta in Papua Nuova Guinea, hanno mostrato infatti che la biodiversità degli insetti erbivori è costante nel tratto di foresta studiato (che si estende per circa 75.000 Km quadrati) a suggerire che i livelli di biodiversità vegetale siano direttamente collegabili alla biodiversità degli insetti presenti. Quindi, tutte le foreste caratterizzate da una ridotta variazione della biodiversità vegetale (tra cui anche le foreste dell’Amazzonia e del Congo) dovrebbero avere una situazione simile ovvero una bassa biodiversità degli insetti erbivori. Questo dato, se sommato ad uno precedentemente pubblicato dagli stessi autori indicante che gli insetti erbivori delle foreste tropicali presentano gli stessi livelli di preferenze alimentari rispetto alle specie che vivono in regioni temperate, porterebbe a rivedere al ribasso i livelli di biodiversità data da insetti nelle foreste tropicali.
Al contrario, i dati pubblicati da Dyer e colleghi (derivanti dall’analisi di dati acquisiti dal 1936 ad oggi su una vasta gamma di foreste che vanno dal Canada al Brasile) indicano un maggior livello di specializzazione degli insetti erbivori nelle foreste tropicali rispetto a quanto non avvenga nelle foreste a climi temperati. Questo significherebbe, quindi, che nei climi temperati più piante possono rappresentare fonte di cibo per gli insetti erbivori, mentre nelle regioni tropicali vi sarebbe una maggior specializzazione e quindi una maggior differenziazione in specie distinte (ovvero maggiore biodiversità) rispetto alle foreste a clima temperato.
Quale di questi due modelli è più veritiero? Al momento è difficile dare una risposta anche se l’elevata quantità di dati considerati da Dryer e colleghi rispetto a Novotny potrebbe favorire la proposta dei primi rispetto ai secondi. Considerato, tuttavia, che gli insetti erbivori rappresentano solo una parte degli insetti presenti in una foresta, è realmente possibile prevedere quanta biodiversità è presente in una data foresta? Forse al momento è impossibile rispondere, ma sicuramente entrambi questi lavori rappresenteranno un forte stimolo a cercare di capire come la biodiversità si origini e quanto essa si ampia nelle foreste tropicali rispetto a quelle a clima temperato.
Mauro Mandrioli
V. Novotny, S. E. Miller, J. Hulcr et al. Low beta diversity of herbivorous insects in tropical forests. Nature 448: 692-695. 2007.
L. A. Dyer, M. S. Singer, J. T. Lill, et al. Host specificity of Lepidoptera in tropical and temperate forests. Nature 448: 696-699. 2007.
No comments:
Post a Comment