Il libero commercio e l'uomo di Neanderthal
Un team internazionale guidato dall'economista Jason Shogren, della University of Wyoming, pubblica in un articolo sul Journal of Economic Organization and Behavior i risultati di uno studio mirato alla comprensione dei meccanismi che avrebbero portato, dopo duecentomila anni di sopravvivenza, alla rapida scomparsa di Homo Neanderthalensis. L'estinzione, avvenuta circa 30000 anni fa, risale certamente al periodo di incontro con Homo sapiens sapiens, ma sono tuttora sconosciute le reali cause di essa. Secondo il team di lavoro, che ha verificato le ipotesi anche attraverso simulazioni al computer di crescita delle due popolazioni, l'uomo anatomicamente moderno avrebbe creato rapidamente le condizioni di vantaggio sui Neanderthaliani sfruttando i concetti di libero scambio e specializzazione. I ritrovamenti archeologici nei siti di Homo sapiens sapiens rivelano infatti la presenza di materie prime importate da differenti gruppi, anche molto lontani tra loro: questa rete di libero commercio avrebbe affrancato le varie bande da attivita' strettamente connesse alla mera sopravvivenza, permettendo ad alcuni membri di dedicarsi allo sviluppo della cultura e della tecnologia. Al contrario, i Neanderthaliani hanno mantenuto una tecnologia priva di innovazioni per migliaia di anni, e non c'e' evidenza di divisione e specializzazione del lavoro o commercio. Il diverso approccio economico avrebbe quindi modellato societa' profondamente diverse, in cui quella piu' dinamica e diversificata avrebbe alla fine causato la scomparsa di quella meno pronta alle sfide tecnologiche e ambientali che si sono presentate.
Pianta creduta estinta riscoperta!
L'Universita' della California a Berkeley pubblica in questi giorni sul suo sito una interessante notizia: una pianta che produce piccoli fiori rosa con steli ramificati, creduta estinta da piu' di settant'anni, Eriogonum truncatum o Grano Saraceno del Mount Diablo e' stata avvistata lo scorso 10 maggio, durante un'escursione, da uno studente universitario, Michael Park. La pianta era stata vista per l'ultima volta nel 1936, e si temeva la sua estinzione a causa della introduzione nel suo habitat di graminacee infestanti. L'importante scoperta e' stata confermata dalla botanica ed esperta della flora di Mt. Diablo della UC Berkeley Barbara Ertter, la quale ha ora in mente di creare un progetto che garantisca la conservazione della piccola, delicata pianta ritrovata. Essa e' importante, in quanto rappresenta una delle sole tre specie endemiche di Mount Diablo. La scoperta e' probabilmente da associare alle recenti piogge estese, che avrebbero provocato la germinazione (con conseguente fioritura delle piante) di semi che altrimenti sarebbero rimasti dormienti per decenni, come puo' facilmente accadere a questa specie.
Eccovi altri siti di interesse sul tema:
Save Mount Diablo
University and Jepson Herbaria
A cura di Paola Nardi
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