La Morfometria geometrica: un approccio innovativo allo studio della forma
Le informazioni sulla variabilità tra le diverse specie di animali e piante, fondamentali per la ricostruzione delle dinamiche evolutive e per lo studio dei fenomeni di speciazione, sono oggi ottenute principalmente attraverso l’analisi biomolecolare del genoma e delle proteine, attraverso lo studio delle strutture citologiche e tramite l’ indagine delle abitudini etologiche ed ecologiche delle specie. Per secoli, invece, la classificazione tassonomica degli organismi e lo studio della diversità della vita si sono basati sulla descrizione qualitativa della forma delle strutture biologiche. A partire dagli inizi del ventesimo secolo, con un certo ritardo rispetto alle altre discipline scientifiche, anche lo studio delle forme biologiche ha vissuto la propria “rivoluzione quantitativa”, attraverso l’utilizzo delle misure lineari dei tratti morfologici, quali lunghezze, larghezze e distanze tra punti (morfometria) per comparare gli individui. Questo approccio, che ha offerto agli studi biologici rigore e oggettività, è ancora utilizzato con buoni risultati in combinazione con altre metodologie, ma si presenta oggi inadeguato per risolvere parte dei problemi che i biologi affrontano nello studio delle differenze di forma. Una nuova rivoluzione si è avuta in questo campo a partire dagli anni Novanta, con la nascita della morfometria geometrica, un insieme di metodi che si propongono di analizzare le differenze tra le forme biologiche catturando la geometria complessiva (e non semplici misure) delle strutture biologiche. Per chi desiderasse iniziare a conoscere questo approccio, consiglio la lettura di un articolo riassuntivo scritto da alcuni dei “padri” della morfometria geometrica: Dean C. Adams, F. James Rohlf , and Dennis E. Slice, intitolato “Geometric Morphometrics: Ten Years of Progress Following the ‘Revolution’” , che potete trovare in Italian Journal of Zoology, 71:5-16, 2004. Segnalo anche il sito internet Morphometrics potete trovare indicazioni bibliografiche, software morfometrici da scaricare gratuitamente, informazioni di vario genere sulla morfometria geometrica (corsi, workshop, link ad altri siti di morfometria) e sul quale potete rintracciare l’articolo citato.
Astrid Pizzo
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Friday, May 06, 2005
La capacità del flusso genico di produrre differenziazione genetica
La capacità del flusso genico di produrre differenziazione genetica
La teoria classica della genetica di popolazione prevede che le popolazioni che si scambiano gli individui frequentemente per dispersione, cioè per fenomeni di emigrazione ed immigrazione (come accade, ad esempio, nella maggior parte delle specie di uccelli, che grazie al volo possiedono notevoli capacità di dispersione) tendano a restare geneticamente omogenee. Questo a differenza delle popolazioni isolate che, per deriva genica e per adattamento a condizioni locali, presentano elevate probabilità di differenziarsi e divergere. Due nuove ricerche indipendenti (Nature 433:60-65 e 65-68; 2005) eseguite sulla cinciallegra (Parus major) hanno messo in evidenza l’esistenza di fenomeni di migrazione non-random (cioè non casuali, effettuate da particolari individui che possiedono specifiche caratteristiche genetiche) in cui il flusso genico è il responsabile della produzione e del mantenimento di differenziazione genetica tra popolazioni, anche ad una scala spaziale sorprendentemente piccola.
Astrid Pizzo
La teoria classica della genetica di popolazione prevede che le popolazioni che si scambiano gli individui frequentemente per dispersione, cioè per fenomeni di emigrazione ed immigrazione (come accade, ad esempio, nella maggior parte delle specie di uccelli, che grazie al volo possiedono notevoli capacità di dispersione) tendano a restare geneticamente omogenee. Questo a differenza delle popolazioni isolate che, per deriva genica e per adattamento a condizioni locali, presentano elevate probabilità di differenziarsi e divergere. Due nuove ricerche indipendenti (Nature 433:60-65 e 65-68; 2005) eseguite sulla cinciallegra (Parus major) hanno messo in evidenza l’esistenza di fenomeni di migrazione non-random (cioè non casuali, effettuate da particolari individui che possiedono specifiche caratteristiche genetiche) in cui il flusso genico è il responsabile della produzione e del mantenimento di differenziazione genetica tra popolazioni, anche ad una scala spaziale sorprendentemente piccola.
Astrid Pizzo
Thursday, May 05, 2005
Cosa rende la nostra specie così speciale?
Cosa rende la nostra specie così speciale?
I ricercatori hanno comparato il genoma umano e quello degli scimpanzè. Studiando il rapporto esistente tra non-sinonimie e sinonimie nelle sequenze nucleotidiche hanno scoperto che maggiore è tale rapporto, maggiori sono state le pressioni selettive verso la realizzazione di nuove sequenze genotipiche. Gli scienziati hanno scoperto fino ad ora 50 geni che sembrano mostrare una selezione positiva tra esseri umani e scimpanzè. E’ curioso poi che questi geni rientrino in tre categorie:
I geni correlati al sistema immunitario, ai tumori e alla spermatogenesi. Per saperne di più vi invito a leggere i commenti con l’intera lista sui siti Pharyngula e Corante!
I ricercatori hanno comparato il genoma umano e quello degli scimpanzè. Studiando il rapporto esistente tra non-sinonimie e sinonimie nelle sequenze nucleotidiche hanno scoperto che maggiore è tale rapporto, maggiori sono state le pressioni selettive verso la realizzazione di nuove sequenze genotipiche. Gli scienziati hanno scoperto fino ad ora 50 geni che sembrano mostrare una selezione positiva tra esseri umani e scimpanzè. E’ curioso poi che questi geni rientrino in tre categorie:
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Nuovi annunci di libri
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Franceschelli Orlando
Dio e Darwin. Natura e uomo tra evoluzione e creazione
Donzelli, Collana Saggine, pp.160
Francisco Ayala
Le ragioni dell'evoluzione
Di Renzo, Collana I dialoghi, pp. 112
L'evoluzionismo dopo il secolo del gene
Mimesis, Collana I quaderni del Grico, pp. 150
Eldredge Niles
Perché lo facciamo. Il gene egoista e il sesso
Traduzione di Panini Allegra , Panini Giorgio P.
Einaudi, Collana Gli struzzi, pp. 270
L’edizione originale e’ del 2004: Why We Do It: Rethinking Sex and the Selfish Gene e questo e’ il sommario dell’edizione inglese
Boncinelli Edoardo
Prodigi quotidiani
Boroli, Collana Scienza, pp. 175
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L'evoluzionismo dopo il secolo del gene
Mimesis, Collana I quaderni del Grico, pp. 150
Eldredge Niles
Perché lo facciamo. Il gene egoista e il sesso
Traduzione di Panini Allegra , Panini Giorgio P.
Einaudi, Collana Gli struzzi, pp. 270
L’edizione originale e’ del 2004: Why We Do It: Rethinking Sex and the Selfish Gene e questo e’ il sommario dell’edizione inglese
Boncinelli Edoardo
Prodigi quotidiani
Boroli, Collana Scienza, pp. 175
I fossili fanno luce sull'evoluzione dei pesci
I fossili fanno luce sull'evoluzione dei pesci
Sul sito di BBC News, nella sezione scientifica, compare questo articolo che riporta la scoperta, compiuta dal gruppo anglo-sudafricano guidato dal geologo inglese Richard Aldridge, di Nelson, antico pesce fossile di 450 milioni di anni vissuto in Sudafrica, durante un'era glaciale. In realta' il primo Nelson venne alla luce gia' nel 1994, ma solo ora, con l'eccezionale ritrovamento di altri sette fossili della stessa specie si e' potuta fare definitiva chiarezza. Cosa c'e' di speciale in questa scoperta? Nelson e' vissuto 50 milioni di anni prima di qualsiasi altro pesce fossile africano, in un tempo in cui le creature non avevano ne' denti ne' ossa: potrebbe essere l'anello mancante che fa luce sui meccanismi evolutivi che portarono alla comparsa dei primi pesci.
Paola Nardi
Sul sito di BBC News, nella sezione scientifica, compare questo articolo che riporta la scoperta, compiuta dal gruppo anglo-sudafricano guidato dal geologo inglese Richard Aldridge, di Nelson, antico pesce fossile di 450 milioni di anni vissuto in Sudafrica, durante un'era glaciale. In realta' il primo Nelson venne alla luce gia' nel 1994, ma solo ora, con l'eccezionale ritrovamento di altri sette fossili della stessa specie si e' potuta fare definitiva chiarezza. Cosa c'e' di speciale in questa scoperta? Nelson e' vissuto 50 milioni di anni prima di qualsiasi altro pesce fossile africano, in un tempo in cui le creature non avevano ne' denti ne' ossa: potrebbe essere l'anello mancante che fa luce sui meccanismi evolutivi che portarono alla comparsa dei primi pesci.
Paola Nardi
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