Gli scimpanzè hanno un cervello predisposto al linguaggio verbale: quando sono intenti a comunicare gestualmente infatti si attivano le aree del cervello corrispondenti all'area di Broca dell'uomo, abibita all'elaborazione e alla percezione del linguaggio. Le radici neuroanatomiche di questa caratteristica tipicamente umana sarebbero dunque state presenti già in un antenato comune alle due specie.
L'area di Broca, una regione della corteccia cerebrale localizzata nel giro frontale inferiore (IFG) del cervello umano, è da tempo stata identificata come un'area fondamentale nei processi di elaborazione e comprensione del linguaggio. Dal punto di vista anatomico, di solito si allarga maggiormente verso l'emisfero sinistro, manifestando un'accentuata lateralizzazione, che emerge anche nei pattern di attivazione dei circuiti neuronali durante le attività che coinvolgono il linguaggio.
Gli studi sperimentali mirati a verificare l'esistenza e il funzionamento di una regione omologa all'area di Broca nei primati filogeneticamente vicini all'uomo non hanno fino ad ora dato risultati definitivi, tuttavia lo sviluppo delle tecniche analitiche ha negli ultimi tempi favorito questo tipo di ricerche. Tramite l'utilizzo della tomografia ad emissione di positroni (PET, Positron Emission Tomography), grazie alla quale è possibile creare immagini tridimensionali dei processi funzionali del corpo, un gruppo di ricercatori dello Yerkes National Primate Research Center di Atlanta, Georgia, ha ricostruito la mappa dell'attività cerebrale di tre scimpanzè, mentre erano intenti a comunicare la loro volontà di accedere a risorse alimentari esterne alla gabbia in cui si trovavano.
I risultati, pubblicati sulla rivista Current Biology, indicano un alto livello di attività cerebrale proprio nella regione dell'IFG corrispondente a quella dell'area di Broca umana, manifestando anche la tipica lateralizzazione, quando gli individui oggetto di studio comunicavano attraverso gesti e vocalizzazioni. Per la prima volta sono state fornite prove dirette dell'esistenza di strutture neuroanatomiche associate alla produzione di segnali comunicativi in primati non umani. La comunicazione non verbale degli scimpanzè sembra dunque avere molti aspetti in comune con il linguaggio umano, similarità che si estendono anche al modo in cui il cervello delle due specie precepisce ed elabora le informazioni derivanti da processi comunicativi. I ricercatori ipotizzano che queste scimmie antropomorfe siano in possesso di un cervello già predisposto alla produzione del linguaggio verbale e che quindi le radici di questa caratteristica tipicamente umana fossero già presenti in un antenato comune alle due specie. Ora si aprono nuove prospettive di ricerca, che dovranno dimostrare, su un campione più numeroso di individui, che questo genere di attività cerebrale degli scimpanzè avvenga anche in natura durante la comunicazione tra conspecifici e non si manifesti solo in esemplari che vivono a stretto contatto con l'uomo.
Andrea Romano
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