Consultate Pikaia, la sezione dedicata ai Darwin Day per sfogliare, prendere appuntamento, prenotare la vostra partecipazione a questi eventi annuali!
Attenzione.....tra esattamente un anno, Febbraio 2009, celebreremo Darwin e la sua opera più significativa:
bicentenario della nascita di Darwin e centocinquantenario della pubblicazione de L'origine delle specie!
Consultate il nostro contatore su Pikaia!!!!!!
Paolo Coccia
Qui troverete avvisi, comunicazioni, segnalazioni su tutte le novita' che potrebbero interessarvi: articoli, libri, eventi, temi controversi, bibliografie, dossier, ecc....
Friday, February 29, 2008
Saturday, February 16, 2008
L'Almanacco dell'evoluzione 2007
Dopo il grande successo dello scorso anno, in occasione del Darwin Day proponiamo ancora una volta l'Almanacco dell'evoluzione.
Un compendio di tutte le notizie più interessanti e curiose pubblicate lo scorso anno sul nostro sito.
Ringraziamo vivamente Giulia Fontanesi per la realizzazione.
Entrate e scaricatelo in formato PDF!
Un compendio di tutte le notizie più interessanti e curiose pubblicate lo scorso anno sul nostro sito.
Ringraziamo vivamente Giulia Fontanesi per la realizzazione.
Entrate e scaricatelo in formato PDF!
Orazione per un mondo imperfetto
Ecco una recensione del libro di Michele Luzzatto "Preghiera darwiniana" su Jekyll, il giornale del Master in comunicazione della scienza di Trieste.
Scoperte due nuove specie di dinosauri carnivori
Una si nutriva di carcasse, mentre la seconda cacciava direttamente prede vive.
Il gruppo dei grandi dinosauri carnivori si arricchisce di due nuovi membri: ricercatori della University of Chicago hanno infatti rinvenuto e descritto sulla rivista Acta Palaeontologica Polonica due specie fino ad ora sconosciute. Denominate Kryptops palaios e Eocarcharia dinops, entrambi vissero intorno a 110 milioni di anni fa nel Gondwana, il supercontinente che comprendeva gli odierni Sud America, Africa, Antartide e Australia.
Nonostante la dieta di questi due dinosauri fosse a base di carne, le loro nicchie trofiche non erano probabilmente sovrapposte, consentendo ad entrambi i carnivori di convivere nella medesima area. Eocarcharia, che poteva arrivare ad una lunghezza compresa tra 7 e 8 metri, presentava una mascella ampia e potente su cui si inserivano lunghi denti, tipica di un predatore che cattura le sue prede vive e le finisce a morsi. Kryptops, nonostante presentasse dimensioni simili a Eocarcharia, possedeva invede una mascella più piccola dotata di denti fini, probabilmente adatta più al consumo di carcasse che all'uccisione diretta delle prede.
Questa differenza di dieta avrebbe favorito la coesistenza di popolazioni di entrambe le specie nelle stesse regioni.
Da qui si può accedere ad un commento alla notizia e alle immagini di questi animali.
Andrea Romano
Il gruppo dei grandi dinosauri carnivori si arricchisce di due nuovi membri: ricercatori della University of Chicago hanno infatti rinvenuto e descritto sulla rivista Acta Palaeontologica Polonica due specie fino ad ora sconosciute. Denominate Kryptops palaios e Eocarcharia dinops, entrambi vissero intorno a 110 milioni di anni fa nel Gondwana, il supercontinente che comprendeva gli odierni Sud America, Africa, Antartide e Australia.
Nonostante la dieta di questi due dinosauri fosse a base di carne, le loro nicchie trofiche non erano probabilmente sovrapposte, consentendo ad entrambi i carnivori di convivere nella medesima area. Eocarcharia, che poteva arrivare ad una lunghezza compresa tra 7 e 8 metri, presentava una mascella ampia e potente su cui si inserivano lunghi denti, tipica di un predatore che cattura le sue prede vive e le finisce a morsi. Kryptops, nonostante presentasse dimensioni simili a Eocarcharia, possedeva invede una mascella più piccola dotata di denti fini, probabilmente adatta più al consumo di carcasse che all'uccisione diretta delle prede.
Questa differenza di dieta avrebbe favorito la coesistenza di popolazioni di entrambe le specie nelle stesse regioni.
Da qui si può accedere ad un commento alla notizia e alle immagini di questi animali.
Andrea Romano
MicroRNA ed evoluzione dei vertebrati
L'esplosione di nuove forme di microRNA potrebbe essere alla base della svolta evolutiva che ha portato al differenziamento dei vertebrati. Molti geni contenuti in queste molecole sarebbero necessari allo sviluppo di alcuni organi interni esclusivi di questo gruppo animale.
Uno studio che verrà pubblicato nel prossimo numero della prestigiosa rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, USA, fornisce una nuova prova a sostegno dell'ipotesi secondo la quale quello che era stato definito "DNA spazzatura", ha rappresentato, invece, metriale "da costruzione" di primaria importanza sul quale l'evoluzione ha agito nel plasmare forme e storie della complessità animale.
Il DNA spazzatura ('Junk DNA') rappresenterebbe in particolare, secondo la studio condotto da ricercatori del Dartmouth College (NH, USA) e della University of Bristol (UK), un elemento chiave nella diversità esistente tra vertebrati ed invertebrati.
Alysha Heimberg e colleghi mostrano come il microRNA (una classe di molecole che rientrano nella generica categoria del DNA 'spazzatura') si presenti in forme incredibilmente diverse in tutti i vertebrati, compresi quelli ritenuti più 'primitivi' tra i quali, ad esempio, le lamprede, gruppo sul quale si basa parte importante dello studio. Gli invertebrti, per contro, si è scoperto, possidono solo minime e poco diversificate quantità di microRNA.
L'esplosivo differenziamento di nuove forme di microRNA pare, insomma, stia alla base della svolta evolutiva che ha condotto i vertebrati così lontani da forme e modalità di sviluppo tipiche degli invertebrati.
"Molti dei geni contenuti nel microRNA" - ha spiegato il Dr Philip Donoghue in una conferenza stampa svoltasi ieri presso il dipartimento di Scienze della Terra della Bristol University - "sembrano essere strettamente necessari per la corretta crescita di organi presenti unicamente nei vertbrati, come fegato e pancreas. L'origine dei vertebrati e di questa classe di molecole, dunque, non pare essere stata solo una coincidenza"
L'articolo sarà pubblicato, nei prossimi giorni, sul sito web della rivista PNAS (http://www.pnas.org/).
MicroRNAs and the advent of vertebrate morphological complexity. Alysha M. Heimberg, Lorenzo F. Sempere, Vanessa N. Moy, Philip C. J.Donoghue and Kevin J. Peterson
Massimo Bernardi
Uno studio che verrà pubblicato nel prossimo numero della prestigiosa rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, USA, fornisce una nuova prova a sostegno dell'ipotesi secondo la quale quello che era stato definito "DNA spazzatura", ha rappresentato, invece, metriale "da costruzione" di primaria importanza sul quale l'evoluzione ha agito nel plasmare forme e storie della complessità animale.
Il DNA spazzatura ('Junk DNA') rappresenterebbe in particolare, secondo la studio condotto da ricercatori del Dartmouth College (NH, USA) e della University of Bristol (UK), un elemento chiave nella diversità esistente tra vertebrati ed invertebrati.
Alysha Heimberg e colleghi mostrano come il microRNA (una classe di molecole che rientrano nella generica categoria del DNA 'spazzatura') si presenti in forme incredibilmente diverse in tutti i vertebrati, compresi quelli ritenuti più 'primitivi' tra i quali, ad esempio, le lamprede, gruppo sul quale si basa parte importante dello studio. Gli invertebrti, per contro, si è scoperto, possidono solo minime e poco diversificate quantità di microRNA.
L'esplosivo differenziamento di nuove forme di microRNA pare, insomma, stia alla base della svolta evolutiva che ha condotto i vertebrati così lontani da forme e modalità di sviluppo tipiche degli invertebrati.
"Molti dei geni contenuti nel microRNA" - ha spiegato il Dr Philip Donoghue in una conferenza stampa svoltasi ieri presso il dipartimento di Scienze della Terra della Bristol University - "sembrano essere strettamente necessari per la corretta crescita di organi presenti unicamente nei vertbrati, come fegato e pancreas. L'origine dei vertebrati e di questa classe di molecole, dunque, non pare essere stata solo una coincidenza"
L'articolo sarà pubblicato, nei prossimi giorni, sul sito web della rivista PNAS (http://www.pnas.org/).
MicroRNAs and the advent of vertebrate morphological complexity. Alysha M. Heimberg, Lorenzo F. Sempere, Vanessa N. Moy, Philip C. J.Donoghue and Kevin J. Peterson
Massimo Bernardi
Artigianato darwiniano (tre taccuini e una preghiera)
In esclusiva per Pikaia, proponiamo questa interessante presentazione dei Taccuini di Darwin, la cui edizione italiana è stata curata da Telmo Pievani, e della Preghiera darwiniana di Michele Luzzatto ad opera di Giulio Barsanti, professore di Storia del Pensiero Scientifico all'Università di Firenze.
Buona lettura
Le recensioni le potete leggere integralmente su Pikaia
Buona lettura
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Dalla Cina ecco lo pterosauro nano
Ritrovato uno pterosauro con apertura alare di circa 25 cm: si tratta della specie più piccola fino ad ora conosciuta.
Un gruppo di ricercatori cinesi e brasiliani ha rinvenuto i resti appartenenti a quello che rappresenta un esemplare della specie di pterosauro più piccola fino ad ora conosciuta. Con la sua apertura alare pari a soli 25 cm, come i piccoli uccelli attuali, si allontana molto dalla percezione comune di questi rettili volanti, che in alcuni casi potevano misurare anche a 12 metri di lunghezza dalla punta di un'ala all'altra (come il genere Quetzalcoatlus).
Questa nuova specie, battezzata Nemicolopterus crypticus e descritta sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), è stata scoperta in Cina ed è risalente a circa 120 milioni di anni fa. L'esemplare analizzato presenta le tipiche caratteristiche dell'ordine a cui appartiene (Pterosauria), tuttavia possiede una caratteristica mai rinvenuta nelle specie affini: una curvatura delle falangi. Da questo aspetto, congiuntamente alla loro piccolissima mole, i ricercatori hanno ipotizzato che potesse vivere ed arrampicarsi sugli alberi e, dal fatto che presenta un becco sprovvisto di denti, nutrirsi piccoli invertebrati.
Andrea Romano
Un gruppo di ricercatori cinesi e brasiliani ha rinvenuto i resti appartenenti a quello che rappresenta un esemplare della specie di pterosauro più piccola fino ad ora conosciuta. Con la sua apertura alare pari a soli 25 cm, come i piccoli uccelli attuali, si allontana molto dalla percezione comune di questi rettili volanti, che in alcuni casi potevano misurare anche a 12 metri di lunghezza dalla punta di un'ala all'altra (come il genere Quetzalcoatlus).
Questa nuova specie, battezzata Nemicolopterus crypticus e descritta sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), è stata scoperta in Cina ed è risalente a circa 120 milioni di anni fa. L'esemplare analizzato presenta le tipiche caratteristiche dell'ordine a cui appartiene (Pterosauria), tuttavia possiede una caratteristica mai rinvenuta nelle specie affini: una curvatura delle falangi. Da questo aspetto, congiuntamente alla loro piccolissima mole, i ricercatori hanno ipotizzato che potesse vivere ed arrampicarsi sugli alberi e, dal fatto che presenta un becco sprovvisto di denti, nutrirsi piccoli invertebrati.
Andrea Romano
Darwin Day: la playlist musicale
Il sito di divulgazione http://www.greedybrain.com/divulgazione/ festeggia il Darwin day con una selezione musicale dedicata all’evoluzione.
Ecco il comunicato stampa:
Da oggi 11 febbraio, Divulgazionescientifica.it, il primo blog italiano dedicato alla comunicazione scientifica, festeggia il Darwin day con una playlist di sette famosi brani ispirati al grande scienziato inglese.
Buona musica, dai Pearl Jam a Bach, dal rock alla classica, selezionata e raccontata con un tocco di ironia da Sergio Pistoi, giornalista scientifico e appassionato di musica, autore del blog. Tutti i brani si possono ascoltare direttamente in streaming.
La teoria dell’evoluzione ha ispirato molti bellissimi pezzi. D’altra parte, la lotta per la sopravvivenza e l'ineluttabile indifferenza della Natura sono scritte nel DNA del vero rocker. Volete suggerire qualche pezzo? Potete farlo dal blog.
Oltre alla puntata speciale di oggi dedicata a Darwin, ogni due settimane il blog pubblica ScienceTunes, una selezione di brani a tema scientifico.
“L’idea è quella di un salotto musicale virtuale: la buona musica diventa il pretesto per avvicinarsi alla scienza, incuriosire il pubblico e stimolare la discussione, grazie alla possibilità di scrivere i propri commenti”, racconta Sergio Pistoi, autore del blog.
Andrea Romano
Ecco il comunicato stampa:
Da oggi 11 febbraio, Divulgazionescientifica.it, il primo blog italiano dedicato alla comunicazione scientifica, festeggia il Darwin day con una playlist di sette famosi brani ispirati al grande scienziato inglese.
Buona musica, dai Pearl Jam a Bach, dal rock alla classica, selezionata e raccontata con un tocco di ironia da Sergio Pistoi, giornalista scientifico e appassionato di musica, autore del blog. Tutti i brani si possono ascoltare direttamente in streaming.
La teoria dell’evoluzione ha ispirato molti bellissimi pezzi. D’altra parte, la lotta per la sopravvivenza e l'ineluttabile indifferenza della Natura sono scritte nel DNA del vero rocker. Volete suggerire qualche pezzo? Potete farlo dal blog.
Oltre alla puntata speciale di oggi dedicata a Darwin, ogni due settimane il blog pubblica ScienceTunes, una selezione di brani a tema scientifico.
“L’idea è quella di un salotto musicale virtuale: la buona musica diventa il pretesto per avvicinarsi alla scienza, incuriosire il pubblico e stimolare la discussione, grazie alla possibilità di scrivere i propri commenti”, racconta Sergio Pistoi, autore del blog.
Andrea Romano
Variabilità genetica tra le polazioni umane
Uno studio molecolare ha evidenziato la presenza di 582 geni che variano tra le popolazioni umane che abitano le diverse regioni della Terra. Molti di essi controllano la resistenza alle malattie e l'adattamento a modificazioni della dieta.
Nel corso di 100.000 anni, le diverse popolazioni umane si sono ampiamente diffuse e hanno colonizzato gli angoli più remoti del nostro pianeta. Subendo la forza delle diverse pressioni selettive, le popolazioni si sono adattate ai differenti ambienti e si sono a poco a poco modificate, a volte manifestando effetti fenotipici evidenti, quale ad esempio la colorazione della pelle e la statura, a volte più nascosti, come la capacità di resistere alle malattie o di digerire determinati alimenti.
Lo studio ("Natural selection has driven population differentiation in modern humans") pubblicato su Nature Genetics ha analizzato in modo approfondito i genomi di 210 individui, sequenziati e resi disponibili dall'International HapMap Project, provenienti da tutto il mondo, identificando 582 geni che si sono evoluti parallelamente nelle diverse popolazioni. In particolare, l'analisi ha riguardato 2,8 milioni di cosiddetti SNPs (single nucleotide polymorphisms), polimorfismi di un singolo nucleotide nella sequenza di DNA esistenti in alcuni individui della stessa specie. Queste mutazioni puntiformi sono la base molecolare della maggior parte delle differenze tra individui della stessa specie e possono contribuire, ad esempio, alla suscettibilità alle malattie e all'adattabilità ai diversi ambienti.
I risultati hanno portato all'individuazione di 15.259 mutazioni non-sinonime, quelle che comportano la modificazione dell'aminoacido della sequenza proteica e che dunque alterano le funzioni dei geni. Tra queste mutazioni, i ricercatori del Pasteur Institute e del Centre National de le Recherche Scientifique di Parigi che hanno condotto lo studio ne hanno evidenziate 582 che sembrano presentarsi con frequenze molto diverse tra le varie popolazioni. Questo suggerisce il possibile effetto positivo esercitato da tali mutazioni sulla sopravvivenza e sul successo riproduttivo e la conseguente azione di fissazione operata dalla selezione naturale. In ogni popolazione umana, vivente in una determinata regione della Terra, la selezione naturale ha favorito le varianti geniche che risultavano più adeguate nel processo di adattamento all'ambiente. Non stupisce dunque la diversità di mutazioni osservata nelle varie popolazioni.
Sebbene non siano ancora chiare tutte le funzioni controllate da questi 582 geni, circa 50 sembrano essere adattamenti alle malattie o alle modificazioni della dieta. Tra questi compaiono geni che codificano proteine utili nella regolazione dell'insulina, nella digestione di zuccheri e amido, nel trasporto degli acidi grassi e nella regolazione della risposta immunitaria contro i patogeni.
Andrea Romano
Nel corso di 100.000 anni, le diverse popolazioni umane si sono ampiamente diffuse e hanno colonizzato gli angoli più remoti del nostro pianeta. Subendo la forza delle diverse pressioni selettive, le popolazioni si sono adattate ai differenti ambienti e si sono a poco a poco modificate, a volte manifestando effetti fenotipici evidenti, quale ad esempio la colorazione della pelle e la statura, a volte più nascosti, come la capacità di resistere alle malattie o di digerire determinati alimenti.
Lo studio ("Natural selection has driven population differentiation in modern humans") pubblicato su Nature Genetics ha analizzato in modo approfondito i genomi di 210 individui, sequenziati e resi disponibili dall'International HapMap Project, provenienti da tutto il mondo, identificando 582 geni che si sono evoluti parallelamente nelle diverse popolazioni. In particolare, l'analisi ha riguardato 2,8 milioni di cosiddetti SNPs (single nucleotide polymorphisms), polimorfismi di un singolo nucleotide nella sequenza di DNA esistenti in alcuni individui della stessa specie. Queste mutazioni puntiformi sono la base molecolare della maggior parte delle differenze tra individui della stessa specie e possono contribuire, ad esempio, alla suscettibilità alle malattie e all'adattabilità ai diversi ambienti.
I risultati hanno portato all'individuazione di 15.259 mutazioni non-sinonime, quelle che comportano la modificazione dell'aminoacido della sequenza proteica e che dunque alterano le funzioni dei geni. Tra queste mutazioni, i ricercatori del Pasteur Institute e del Centre National de le Recherche Scientifique di Parigi che hanno condotto lo studio ne hanno evidenziate 582 che sembrano presentarsi con frequenze molto diverse tra le varie popolazioni. Questo suggerisce il possibile effetto positivo esercitato da tali mutazioni sulla sopravvivenza e sul successo riproduttivo e la conseguente azione di fissazione operata dalla selezione naturale. In ogni popolazione umana, vivente in una determinata regione della Terra, la selezione naturale ha favorito le varianti geniche che risultavano più adeguate nel processo di adattamento all'ambiente. Non stupisce dunque la diversità di mutazioni osservata nelle varie popolazioni.
Sebbene non siano ancora chiare tutte le funzioni controllate da questi 582 geni, circa 50 sembrano essere adattamenti alle malattie o alle modificazioni della dieta. Tra questi compaiono geni che codificano proteine utili nella regolazione dell'insulina, nella digestione di zuccheri e amido, nel trasporto degli acidi grassi e nella regolazione della risposta immunitaria contro i patogeni.
Andrea Romano
La rapida evoluzione delle lingue
Le lingue si sarebbero modificate rapidamente durante i periodi di migrazione e separazione delle popolazioni, piuttosto che a piccoli passi costanti nel tempo.
Secondo la teoria degli equilibri punteggiati, elaborata da S.J. Gould e N. Eldredge nel 1972, la storia dell'evoluzione sarebbe caratterizzata da lunghi periodi di stasi e di pochi momenti di rapido cambiamento, nei quali si verificano gli eventi di speciazione. Le specie si formerebbero dunque in breve tempo e non in modo graduale.
Un gruppo di ricercatori della University of Reading ha applicato i principi degli equilibri punteggiati all'evoluzione delle lingue delle diverse popolazioni umane, cercando di capire se agli episodi di migrazione e alla conseguente separazione (in un parallelismo con la speciazione allopatrica) si verifica una notevole divergenza nelle parole adottate dai diversi gruppi.
Dopo aver elaborato un albero filogenetico delle lingue, i ricercatori hanno concluso che dal 10 al 33% della divergenza totale osservata tra le famiglie linguistiche oggetto di studio (lingue indoeuropee, oceaniche e bantu) sarebbe imputabile ad episodi di rapido cambiamento. Questa rapida evoluzione sarebbe poi seguita da lunghi periodi di stasi, caratterizzati da un basso tasso di modificazione dei vocaboli.
Le cause alla base di questa rapida modificazione nel vocabolario delle popolazioni appena separate potrebbe essere dovuto, sostengono i ricercatori sulle pagine di Science, all'effetto del fondatore, in questo caso linguistico, oppure al desiderio dei nuovi gruppi di stabilire una propria distinta identità sociale.
Andrea Romano
Secondo la teoria degli equilibri punteggiati, elaborata da S.J. Gould e N. Eldredge nel 1972, la storia dell'evoluzione sarebbe caratterizzata da lunghi periodi di stasi e di pochi momenti di rapido cambiamento, nei quali si verificano gli eventi di speciazione. Le specie si formerebbero dunque in breve tempo e non in modo graduale.
Un gruppo di ricercatori della University of Reading ha applicato i principi degli equilibri punteggiati all'evoluzione delle lingue delle diverse popolazioni umane, cercando di capire se agli episodi di migrazione e alla conseguente separazione (in un parallelismo con la speciazione allopatrica) si verifica una notevole divergenza nelle parole adottate dai diversi gruppi.
Dopo aver elaborato un albero filogenetico delle lingue, i ricercatori hanno concluso che dal 10 al 33% della divergenza totale osservata tra le famiglie linguistiche oggetto di studio (lingue indoeuropee, oceaniche e bantu) sarebbe imputabile ad episodi di rapido cambiamento. Questa rapida evoluzione sarebbe poi seguita da lunghi periodi di stasi, caratterizzati da un basso tasso di modificazione dei vocaboli.
Le cause alla base di questa rapida modificazione nel vocabolario delle popolazioni appena separate potrebbe essere dovuto, sostengono i ricercatori sulle pagine di Science, all'effetto del fondatore, in questo caso linguistico, oppure al desiderio dei nuovi gruppi di stabilire una propria distinta identità sociale.
Andrea Romano
Identificati due geni fondamentali per lo sviluppo embrionale
Chiamati E2F7 e E2F8, controllano i processi di morte cellulare programmata durante lo sviluppo degli embrioni dei mammiferi, regolando l'espressione di altri geni.
Un gruppo di ricercatori dell'Ohio State's Comprehensive Cancer Center ha identificato due geni fondamentali nello sviluppo embrionale. Questi geni, denominati E2F7 e E2F8, sono risultati di vitale importanza nel controllo della sopravvivenza delle cellule durante lo sviluppo embrionale, tramite la soppressione dell'attività di un altro gene della stessa famiglia (E2f1), che era noto per il ruolo di primo piano che gioca nel processo di morte programmata delle cellule, l'apoptosi.
In uno studio, pubblicato sulla rivista Developmental Cell, i biologi hanno valutato lo sviluppo e la sopravvivenza di embrioni di topo mancanti, nel primo caso sia di E2F7 che E2F8, nel secondo di una sola copia dei due ed infine di entrambi più il gene E2f1.
I risultati indicano che la perdita completa dei due geni provoca una massiccia morte cellulare, che conduce l'embrione al decesso. Quando invece è stata consentita l'espressione di una sola copia di entrambi i geni, veniva prevenuta l'ingente apoptosi e l'embrione poteva concludere il suo sviluppo in modo corretto. Infine, nel caso in cui mancavano sia i due geni regolatori che E2f1, non si è verificata la morte cellulare, tuttavia l'embrione non è risultato in grado di proseguire in maniera corretta lo sviluppo. Questo indica che E2F7 e E2F8 potrebbero non avere solamente un ruolo nella regolazione dell'apoptosi, ipotesi che il gruppo di ricerca sperimenterà nei prossimi anni.
Andrea Romano
Un gruppo di ricercatori dell'Ohio State's Comprehensive Cancer Center ha identificato due geni fondamentali nello sviluppo embrionale. Questi geni, denominati E2F7 e E2F8, sono risultati di vitale importanza nel controllo della sopravvivenza delle cellule durante lo sviluppo embrionale, tramite la soppressione dell'attività di un altro gene della stessa famiglia (E2f1), che era noto per il ruolo di primo piano che gioca nel processo di morte programmata delle cellule, l'apoptosi.
In uno studio, pubblicato sulla rivista Developmental Cell, i biologi hanno valutato lo sviluppo e la sopravvivenza di embrioni di topo mancanti, nel primo caso sia di E2F7 che E2F8, nel secondo di una sola copia dei due ed infine di entrambi più il gene E2f1.
I risultati indicano che la perdita completa dei due geni provoca una massiccia morte cellulare, che conduce l'embrione al decesso. Quando invece è stata consentita l'espressione di una sola copia di entrambi i geni, veniva prevenuta l'ingente apoptosi e l'embrione poteva concludere il suo sviluppo in modo corretto. Infine, nel caso in cui mancavano sia i due geni regolatori che E2f1, non si è verificata la morte cellulare, tuttavia l'embrione non è risultato in grado di proseguire in maniera corretta lo sviluppo. Questo indica che E2F7 e E2F8 potrebbero non avere solamente un ruolo nella regolazione dell'apoptosi, ipotesi che il gruppo di ricerca sperimenterà nei prossimi anni.
Andrea Romano
Quando comparvero gli uccelli moderni?
Un approfondito studio molecolare suggerisce che la maggior parte degli ordini e delle famiglie di uccelli moderni si siano originate e diffuse già nel Cretaceo, prima della scomparsa dei dinosauri.
La determinazione del periodo in cui comparvero i moderni uccelli (Neornithes) ha da sempre suscitato accesi dibatti e controversie. Infatti, le due fonti di informazioni disponibili per ricostruire la storia evolutiva di questi animali, i resti fossili e la comparazione tra genomi delle specie attuali, ipotizzando l'esistenza del cosidetto orologio molecolare (le mutazioni avvengono a caso nel genoma e il tasso di mutazione è costante nel tempo e indipendente dalle specie considerate), sembrano non essere conciliabili.
Dai resti fossili emerge infatti che i moderni ordini e famiglie di uccelli (esclusa qualche eccezione) si siano evoluti e diffusi subito dopo l'estinzione di massa dei dinosauri, solo 65 milioni di anni fa, mentre i dati biomolecolari supportano l'idea di un'evoluzione precedente, databile circa 100 milioni di anni fa, in pieno Cretaceo. Questi risultati discordanti sono il frutto di due diversi metodi di indagine e degli errori sistematici che stanno alla base di entrambi: i resti fossili, infatti, possono informare solamente riguardo i cambiamenti morfologici, mentre le modificazioni delle sequenze di DNA spesso non sono costanti nel tempo (aumentano infatti durante i periodi di speciazione) e possono riguardare regioni genomiche non codificanti, sovrastimando la distanza genetica che ha avuto un ruolo diretto nella divergenza delle specie.
Un gruppo di ricercatori della University of Michigan ha cercato di creare una sintesi tra le due diverse visioni, mediante un'approfondita analisi molecolare, che provava a risolvere i limiti delle precedenti. Innanzitutto, sono stati utilizzati un grande numero di taxa (n = 135) e di caratteri (n = 4.594 coppie di basi di DNA mitocondriale); in secondo luogo, sono state operate numerose correzioni statistiche che prendevano in considerazione, ad esempio, il numero di specie di ogni taxon analizzato e possibili eventi di speciazione ed evoluzione episodica.
Nonostante questi accorgimenti di carattere statistico, i risultati dell'analisi molecolare sono conformi a quelli di tutte le altre dello stesso tipo, fissando temporalmente la comparsa della maggior parte delle famiglie di uccelli moderni nel Cretaceo, quindi prima dell'estinzione di massa dei dinosauri.
I ricercatori, come da loro stessa ammissione, hanno dunque fallito nel tentativo di conciliare queste due visioni contrastanti. Forse le linee di uccelli moderni si originarono realmente circa 100 milioni di anni fa, e quindi i dati paleontologici fornirebbero informazioni incomplete e frammentarie, o forse si potrà raggiungere una datazione definitiva solo in seguito all'elaborazione di una metodologia che sia realmente in grado di unire queste due discipline.
Il saggio, dal titolo "Strong mitochondrial DNA support for a Cretaceous origin of modern avian lineages" è liberamente accessibile dal sito di BMC Biology, la rivista sulla quale è stato pubblicato.
Andrea Romano
La determinazione del periodo in cui comparvero i moderni uccelli (Neornithes) ha da sempre suscitato accesi dibatti e controversie. Infatti, le due fonti di informazioni disponibili per ricostruire la storia evolutiva di questi animali, i resti fossili e la comparazione tra genomi delle specie attuali, ipotizzando l'esistenza del cosidetto orologio molecolare (le mutazioni avvengono a caso nel genoma e il tasso di mutazione è costante nel tempo e indipendente dalle specie considerate), sembrano non essere conciliabili.
Dai resti fossili emerge infatti che i moderni ordini e famiglie di uccelli (esclusa qualche eccezione) si siano evoluti e diffusi subito dopo l'estinzione di massa dei dinosauri, solo 65 milioni di anni fa, mentre i dati biomolecolari supportano l'idea di un'evoluzione precedente, databile circa 100 milioni di anni fa, in pieno Cretaceo. Questi risultati discordanti sono il frutto di due diversi metodi di indagine e degli errori sistematici che stanno alla base di entrambi: i resti fossili, infatti, possono informare solamente riguardo i cambiamenti morfologici, mentre le modificazioni delle sequenze di DNA spesso non sono costanti nel tempo (aumentano infatti durante i periodi di speciazione) e possono riguardare regioni genomiche non codificanti, sovrastimando la distanza genetica che ha avuto un ruolo diretto nella divergenza delle specie.
Un gruppo di ricercatori della University of Michigan ha cercato di creare una sintesi tra le due diverse visioni, mediante un'approfondita analisi molecolare, che provava a risolvere i limiti delle precedenti. Innanzitutto, sono stati utilizzati un grande numero di taxa (n = 135) e di caratteri (n = 4.594 coppie di basi di DNA mitocondriale); in secondo luogo, sono state operate numerose correzioni statistiche che prendevano in considerazione, ad esempio, il numero di specie di ogni taxon analizzato e possibili eventi di speciazione ed evoluzione episodica.
Nonostante questi accorgimenti di carattere statistico, i risultati dell'analisi molecolare sono conformi a quelli di tutte le altre dello stesso tipo, fissando temporalmente la comparsa della maggior parte delle famiglie di uccelli moderni nel Cretaceo, quindi prima dell'estinzione di massa dei dinosauri.
I ricercatori, come da loro stessa ammissione, hanno dunque fallito nel tentativo di conciliare queste due visioni contrastanti. Forse le linee di uccelli moderni si originarono realmente circa 100 milioni di anni fa, e quindi i dati paleontologici fornirebbero informazioni incomplete e frammentarie, o forse si potrà raggiungere una datazione definitiva solo in seguito all'elaborazione di una metodologia che sia realmente in grado di unire queste due discipline.
Il saggio, dal titolo "Strong mitochondrial DNA support for a Cretaceous origin of modern avian lineages" è liberamente accessibile dal sito di BMC Biology, la rivista sulla quale è stato pubblicato.
Andrea Romano
Sunday, February 10, 2008
L'evoluzionismo nella stampa scientifica, filosofica e culturale italiana in questo ultimo scorcio di anno
Prosegue la segnalazione di articoli e saggi apparsi di recente sui periodici divulgativi in lingua italiana.
Paolo Coccia
L’Ateo n. 1/2008
Ecco una selezione degli articoli pubblicati sull'ultimo numero:
Famiglia naturale, Daniele Sabbi
La struttura socio-familiare fra l’oggi e il domani: le conoscenze etnografiche per le scelte del domani, Brunetto Chiarelli
Evoluzione della famiglia umana, Ruggero Ruggeri
Salti ontologici. Darwinismo, evoluzionismo e scienze sociali, Maria Turchetto
Antropologia culturale e antropologia biologica: il mito della natura umana incompiuta, Carlo Talenti
Evoluzione e antropologia: una bibliografia ragionata, Carlo Talenti
nòva100, 2008
La scienza e le sfide globali di Massimiano Bucchi
Conversazione tra Massimiano Bucchi, Giulio Giorello, Paolo Rossi e Steven Shapin. Modera Telmo Pievani. Roma, Festival delle Scienze 'Coscienza globale' , 14 gennaio 2008
Podcast: http://www.auditorium.com/eventi/podcast?id_podcast=4914312&pagina=2
Reset. Gennaio - Febbraio 2008. Numero 105
Segnalo il dossier Ateismo, fede ed eguale rispetto
Tra credenti e non credenti è tempo d'inaugurare una nuova stagione Domande sull’ateismo e le sue lacune di Paolo Costa
Le cose ultime e il dialogo possibile. Intervista con Bruno Forte di Alessandro Lanni
L’errore di Dawkins di Niles Eldredge
Il proselitismo non è vocazione laica di Edoardo Boncinelli
Una metafisica al contrario. Gianni Vattimo intervistato da «Reset»
Il pluralismo necessario di Martha Nussbaum
Partiamo dalla Costituzione di Francesco Margiotta Broglio
La pagliuzza e la trave dell’indifferenza di Telmo Pievani
darwin, bimestrale. Gennaio - Febbraio 2008. Numero 23 - Anno 4
Segnalo:
Il segreto di Tunguska. Luca Gasperini
Competizione e cooperazione. Michele Luzzatto
LO SPECIALE I nuovi robot:
Il sogno dell'autoreplicazione. Adrian Cho
Intelligenti al naturale. Gerald Edelman
LE SCIENZE. Febbraio 2008, n. 474
Segnalo:
Gli alieni sono fra noi? Paul Davies
Scoprire microrganismi radicalmente diversi da tutti gli altri esseri viventi sarebbe la prova che la vita sulla Terra ha avuto origine più di una volta
La scimmia allo specchio. Pier Francesco Ferrari ed Elisabetta Visalberghi
Come l'uomo, le scimmie hanno un sistema di neuroni specchio. Ma se alcune capacità sono simili alle nostre, altre sono molto diverse
Humana.mente, n. 3, Novembre 2007
Dal fascicolo di novembre segnalo questo saggio a testo completo:
Cenni storici sul concetto di gene, Daniele Romano
LA SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI.Quadrimestrale di teoria sociale e storia delle idee, fascicolo 28, 2007
John Dewey, L'influenza del darwinismo sulla filosofia
RIVISTA DI STORIA DELLA FILOSOFIA, fascicolo 3, 2007
Sergio Bucchi, L'"intricato meccanismo dell'occhio". John Stuart Mill tra evoluzionismo e teologia naturale
GEO, Gennaio 2008
Dossier Evoluzione
Evoluzione 1. L'avventuroso viaggio dell'Homo Sapiens
Evoluzione 2. Scienziati in guerra. Le ossa della discordia
Evoluzione 3. Il lungo cammino dell'intelligenzala
Rivista dei Libri, dicembre 2007
John Gray Siamo nati buoni?
Recensione dei libri:
Marc D. Hauser, Menti morali. Le origini naturali del bene e del male, Milano, Il Saggiatore
Frans de Waal, Primates and Philosophers: How Morality Evolved, a cura di Stephen Macedo e Jossiah Ober, Princeton, Princeton University Press
Journal of Science Communication (JCOM), issue 04, december 2007
Segnalo questo articolo a testo completo e alcuni commenti completi:
The biography of scientists as a means of communicating science: analogies concerning a hermeneutic or empirical problem
Maria Francisca Carneiro
The knowledge society
Pietro Greco
Mass technologies and ignorance in the society of knowledge
Luciano Gallino
Six critical remarks on science and the construction of the knowledge society
Cristiano Castelfranchi
Knowledge, responsibility and culture: food for thought on science communication
Giancarlo Quaranta
It's science after all, Homer!
Daniele Gouthier Within just a few months, new releases in the world of publishing have seen two books dealing with science and The Simpsons, one published in the US and the other in Italy: last spring, What's science ever done for us? by Paul Halpern (John Wiley & Sons, New York 2007) and, this autumn, La scienza dei Simpson by Marco Malaspina (Sironi Editore, Milano 2007).
Paolo Coccia
L’Ateo n. 1/2008
Ecco una selezione degli articoli pubblicati sull'ultimo numero:
Famiglia naturale, Daniele Sabbi
La struttura socio-familiare fra l’oggi e il domani: le conoscenze etnografiche per le scelte del domani, Brunetto Chiarelli
Evoluzione della famiglia umana, Ruggero Ruggeri
Salti ontologici. Darwinismo, evoluzionismo e scienze sociali, Maria Turchetto
Antropologia culturale e antropologia biologica: il mito della natura umana incompiuta, Carlo Talenti
Evoluzione e antropologia: una bibliografia ragionata, Carlo Talenti
nòva100, 2008
La scienza e le sfide globali di Massimiano Bucchi
Conversazione tra Massimiano Bucchi, Giulio Giorello, Paolo Rossi e Steven Shapin. Modera Telmo Pievani. Roma, Festival delle Scienze 'Coscienza globale' , 14 gennaio 2008
Podcast: http://www.auditorium.com/eventi/podcast?id_podcast=4914312&pagina=2
Reset. Gennaio - Febbraio 2008. Numero 105
Segnalo il dossier Ateismo, fede ed eguale rispetto
Tra credenti e non credenti è tempo d'inaugurare una nuova stagione Domande sull’ateismo e le sue lacune di Paolo Costa
Le cose ultime e il dialogo possibile. Intervista con Bruno Forte di Alessandro Lanni
L’errore di Dawkins di Niles Eldredge
Il proselitismo non è vocazione laica di Edoardo Boncinelli
Una metafisica al contrario. Gianni Vattimo intervistato da «Reset»
Il pluralismo necessario di Martha Nussbaum
Partiamo dalla Costituzione di Francesco Margiotta Broglio
La pagliuzza e la trave dell’indifferenza di Telmo Pievani
darwin, bimestrale. Gennaio - Febbraio 2008. Numero 23 - Anno 4
Segnalo:
Il segreto di Tunguska. Luca Gasperini
Competizione e cooperazione. Michele Luzzatto
LO SPECIALE I nuovi robot:
Il sogno dell'autoreplicazione. Adrian Cho
Intelligenti al naturale. Gerald Edelman
LE SCIENZE. Febbraio 2008, n. 474
Segnalo:
Gli alieni sono fra noi? Paul Davies
Scoprire microrganismi radicalmente diversi da tutti gli altri esseri viventi sarebbe la prova che la vita sulla Terra ha avuto origine più di una volta
La scimmia allo specchio. Pier Francesco Ferrari ed Elisabetta Visalberghi
Come l'uomo, le scimmie hanno un sistema di neuroni specchio. Ma se alcune capacità sono simili alle nostre, altre sono molto diverse
Humana.mente, n. 3, Novembre 2007
Dal fascicolo di novembre segnalo questo saggio a testo completo:
Cenni storici sul concetto di gene, Daniele Romano
LA SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI.Quadrimestrale di teoria sociale e storia delle idee, fascicolo 28, 2007
John Dewey, L'influenza del darwinismo sulla filosofia
RIVISTA DI STORIA DELLA FILOSOFIA, fascicolo 3, 2007
Sergio Bucchi, L'"intricato meccanismo dell'occhio". John Stuart Mill tra evoluzionismo e teologia naturale
GEO, Gennaio 2008
Dossier Evoluzione
Evoluzione 1. L'avventuroso viaggio dell'Homo Sapiens
Evoluzione 2. Scienziati in guerra. Le ossa della discordia
Evoluzione 3. Il lungo cammino dell'intelligenzala
Rivista dei Libri, dicembre 2007
John Gray Siamo nati buoni?
Recensione dei libri:
Marc D. Hauser, Menti morali. Le origini naturali del bene e del male, Milano, Il Saggiatore
Frans de Waal, Primates and Philosophers: How Morality Evolved, a cura di Stephen Macedo e Jossiah Ober, Princeton, Princeton University Press
Journal of Science Communication (JCOM), issue 04, december 2007
Segnalo questo articolo a testo completo e alcuni commenti completi:
The biography of scientists as a means of communicating science: analogies concerning a hermeneutic or empirical problem
Maria Francisca Carneiro
The knowledge society
Pietro Greco
Mass technologies and ignorance in the society of knowledge
Luciano Gallino
Six critical remarks on science and the construction of the knowledge society
Cristiano Castelfranchi
Knowledge, responsibility and culture: food for thought on science communication
Giancarlo Quaranta
It's science after all, Homer!
Daniele Gouthier Within just a few months, new releases in the world of publishing have seen two books dealing with science and The Simpsons, one published in the US and the other in Italy: last spring, What's science ever done for us? by Paul Halpern (John Wiley & Sons, New York 2007) and, this autumn, La scienza dei Simpson by Marco Malaspina (Sironi Editore, Milano 2007).
Saturday, February 09, 2008
E' nata Human Proteinpedia
Sul modello della celebre Wikipedia, nasce la prima enciclopedia online dedicata alle proteine dell'uomo.
I ricercatori del Johns Hopkins Institute of Genetic Medicine hanno creato la prima enciclopedia online riguardante le proteine umane. Con il nome di Human Proteinpedia, questo progetto ha lo scopo di riunire tutte le conoscenze acquisite sulle proteine della nostra specie e di metterle a disposizione di tutti gratuitamente.
Il funzionamento è il medesimo di quello della celebre Wikipedia, quindi chiunque potrà consultare e contribuire con le sue conoscenze: in particolare, saranno i ricercatori ad aggiornare le varie voci con i risultati delle loro ricerche.
Questo progetto, presentato sull'ultimo numero della rivista Nature Biotechnology, sarà utile alla ricerca nel campo della biologia molecolare, raggruppando e rendendo disponibili e confrontabili tutte le nuove conquiste quasi in tempo reale. Un modo nuovo e veloce per poter condividere le informazioni provenienti da tutto il mondo.
Andrea Romano
I ricercatori del Johns Hopkins Institute of Genetic Medicine hanno creato la prima enciclopedia online riguardante le proteine umane. Con il nome di Human Proteinpedia, questo progetto ha lo scopo di riunire tutte le conoscenze acquisite sulle proteine della nostra specie e di metterle a disposizione di tutti gratuitamente.
Il funzionamento è il medesimo di quello della celebre Wikipedia, quindi chiunque potrà consultare e contribuire con le sue conoscenze: in particolare, saranno i ricercatori ad aggiornare le varie voci con i risultati delle loro ricerche.
Questo progetto, presentato sull'ultimo numero della rivista Nature Biotechnology, sarà utile alla ricerca nel campo della biologia molecolare, raggruppando e rendendo disponibili e confrontabili tutte le nuove conquiste quasi in tempo reale. Un modo nuovo e veloce per poter condividere le informazioni provenienti da tutto il mondo.
Andrea Romano
Darwin's enduring legacy
Una bellissimo saggio su Nature celebra l'eterna eredità di Darwin
Nature ricorda il compleanno del padre della teoria dell'evoluzione con un interessante saggio.Kevin Padian. Darwin's enduring legacy. Nature 451, 632-634 (7 February 2008) doi:10.1038/451632a
L'autore del saggio è Kevin Padian, curatore al Museum of Paleontology della University of California a Berkeley e presidente del National Center for Science Education in California.
Chiara Ceci
Nature ricorda il compleanno del padre della teoria dell'evoluzione con un interessante saggio.Kevin Padian. Darwin's enduring legacy. Nature 451, 632-634 (7 February 2008) doi:10.1038/451632a
L'autore del saggio è Kevin Padian, curatore al Museum of Paleontology della University of California a Berkeley e presidente del National Center for Science Education in California.
Chiara Ceci
La protezione del padre accelera lo sviluppo
Nelle specie promiscue in cui si è evoluta la capacità di riconoscere i propri figli, i maschi elargiscono cure parentali in favore della prole, con conseguente vantaggio in termini di fitness. Uno studio sui babbuini gialli del Kenia.
Nelle società di animali promiscue, quelle in cui sia i maschi che le femmine si accoppiano con più individui dell'altro sesso, non si assiste quasi mai a cure parentali maschili. La spiegazione di questo è semplice: i maschi non si impegnagno nell'allevamento dei giovani perchè non possono avere la certezza della paternità dei nascituri. L'erogazione di cure parentali impone infatti un notevole costo, sia in termini di energie impiegate che di tempo che potrebbe essere utilizzato per altre attività, come ulteriori accoppiamenti. Si capisce dunque perchè i maschi non rischiano di pagare un simile costo senza un beneficio rappresentato dall'incremento del proprio successo riproduttivo.
Il regno animale tuttavia si presta poco alle generalizzazioni, infatti esistono alcuni casi in cui la selezione naturale ha favorito meccanismi di riconoscimento di parentela, che consentono ai genitori di capire quali siano effettivamente i propri figli anche nelle specie che adottano questo sistema nuziale (la poliginandria). E' proprio in questi casi che si assiste all'erogazione di cure parentali da parte dei padri. Un esempio, recemente documentato sulle pagine della rivista PNAS, riguarda il babbuino giallo (Papio cynocephalus), un primate che vive nell'Africa centrale e meridionale. Questa specie costituisce gruppi di numerosità variabile da poche unità a qualche centinaio di individui (in media 40-50), nei quali esistono relazioni di dominanza, che si mantengono in seguito ad interazioni aggressive. Le femmine rimangono nel branco in cui nascono per tutta la vita, al contrario dei maschi che, non appena raggiunta l'età adulta, vengono cacciati dai dominanti e si disperdono, conquistando successivamente un altro gruppo di femmine.
Alcuni ricercatori della Duke University e della Princeton University hanno utilizzato i dati di 30 anni di ricerche relativi a 118 indivui di padre noto, per capire se la presenza paterna nel gruppo, durante la prime fasi di crescita dei figli, comporta un incremento di fitness nella prole. In particolare, come indicatore della fitness è stato considerato il raggiungimento della maturità sessuale. Era stato dimostrato in precedenza che alcuni maschi di babbuino giallo difendono i propri figli dagli attacchi dei conspecifici, creando una sorta di alone di protezione intorno ad essi.
I risultati indicano che le femmine beneficiarie della presenza del padre nel gruppo sociale raggiungono il menarca (la prima mestruazione) significativamente prima di quelle cresciute senza padre, indicando uno sviluppo più veloce. Questo potrebbe rappresentare un vantaggio in termini di fitness, in quanto riprodursi precocemente potrebbe significare generare più figli nell'arco dell'intero ciclo vitale. Anche i giovani maschi manifestano una maturazione accelerata, ma solo se il padre occupa una posizione elevata nella gerarchia del gruppo.
Il prossimo passo verso la comprensione della complessa organizzazione sociale di questi primati, sarà la verifica (o la smentita) sperimentale che il precoce raggiungimento della maturità sessuale coincida realmente con un incremento della produzione di figli e quindi di successo riproduttivo.
Andrea Romano
Nelle società di animali promiscue, quelle in cui sia i maschi che le femmine si accoppiano con più individui dell'altro sesso, non si assiste quasi mai a cure parentali maschili. La spiegazione di questo è semplice: i maschi non si impegnagno nell'allevamento dei giovani perchè non possono avere la certezza della paternità dei nascituri. L'erogazione di cure parentali impone infatti un notevole costo, sia in termini di energie impiegate che di tempo che potrebbe essere utilizzato per altre attività, come ulteriori accoppiamenti. Si capisce dunque perchè i maschi non rischiano di pagare un simile costo senza un beneficio rappresentato dall'incremento del proprio successo riproduttivo.
Il regno animale tuttavia si presta poco alle generalizzazioni, infatti esistono alcuni casi in cui la selezione naturale ha favorito meccanismi di riconoscimento di parentela, che consentono ai genitori di capire quali siano effettivamente i propri figli anche nelle specie che adottano questo sistema nuziale (la poliginandria). E' proprio in questi casi che si assiste all'erogazione di cure parentali da parte dei padri. Un esempio, recemente documentato sulle pagine della rivista PNAS, riguarda il babbuino giallo (Papio cynocephalus), un primate che vive nell'Africa centrale e meridionale. Questa specie costituisce gruppi di numerosità variabile da poche unità a qualche centinaio di individui (in media 40-50), nei quali esistono relazioni di dominanza, che si mantengono in seguito ad interazioni aggressive. Le femmine rimangono nel branco in cui nascono per tutta la vita, al contrario dei maschi che, non appena raggiunta l'età adulta, vengono cacciati dai dominanti e si disperdono, conquistando successivamente un altro gruppo di femmine.
Alcuni ricercatori della Duke University e della Princeton University hanno utilizzato i dati di 30 anni di ricerche relativi a 118 indivui di padre noto, per capire se la presenza paterna nel gruppo, durante la prime fasi di crescita dei figli, comporta un incremento di fitness nella prole. In particolare, come indicatore della fitness è stato considerato il raggiungimento della maturità sessuale. Era stato dimostrato in precedenza che alcuni maschi di babbuino giallo difendono i propri figli dagli attacchi dei conspecifici, creando una sorta di alone di protezione intorno ad essi.
I risultati indicano che le femmine beneficiarie della presenza del padre nel gruppo sociale raggiungono il menarca (la prima mestruazione) significativamente prima di quelle cresciute senza padre, indicando uno sviluppo più veloce. Questo potrebbe rappresentare un vantaggio in termini di fitness, in quanto riprodursi precocemente potrebbe significare generare più figli nell'arco dell'intero ciclo vitale. Anche i giovani maschi manifestano una maturazione accelerata, ma solo se il padre occupa una posizione elevata nella gerarchia del gruppo.
Il prossimo passo verso la comprensione della complessa organizzazione sociale di questi primati, sarà la verifica (o la smentita) sperimentale che il precoce raggiungimento della maturità sessuale coincida realmente con un incremento della produzione di figli e quindi di successo riproduttivo.
Andrea Romano
I pesci che disperdono semi
Nelle foreste brasiliane una palma si serve dei pacu, pesci della famiglia dei piranha, per la dispersione dei propri semi. Un continuo prelievo di questi animali, in rapido declino, potrebbe avere conseguenze negative sulla rigenerazione delle foreste.
Una delle strategie più utilizzate dalle piante per la distribuzione dei propri semi è la cosiddetta zoocoria: i semi vengono trasportati da un luogo all'altro mediante un vettore animale. In particolare, gli animali possono distribuire i semi attraverso diverse modalità, tra cui molto diffusa è la endozoocoria, la strategia mediante cui i semi vengono ingeriti con la polpa del frutto che li contiene e vengono depositati in altre località in seguito alla defecazione.
Gli animali principalmente responsabili di questo comportamento sono gli uccelli e i mammiferi frugivori, tuttavia esistono alcune interessanti eccezioni. Ricercatori della São Paulo State University hanno infatti dimostrato il coinvolgimento diretto di un pesce, il pacu (Piaractus mesopotamicus), appartenente alla famiglia dei Characidae (quella dei piranha), nella diffusione della palma della specie Bactris glaucescens. Entrambe le specie proliferano nella regione brasiliana del Pantanal, la più grande zona umida del mondo, in cui, durante la stagione delle piogge, le acque conquistano migliaia di chilometri quadrati di terre emerse. Proprio in questo periodo molte piante, inclusa la palma in questione, rilasciano in acqua i propri frutti che possono così essere consumati da alcuni animali ed essere trasportati verso nuove terre. In particolare, i pacu sono ghiotti dei frutti di Bactris glaucescens, tanto che questi vengono usati come esca dalle popolazioni locali.
Sulle pagine della rivista Biotropica, i ricercatori hanno analizzato il tratto digerente di circa 70 esemplari di pacu, rinvenendo numerosi semi intatti della palma in circa il 73% dei casi. Dall'analisi emerge una correlazione positiva tra la taglia dell'individuo ed il numero di semi intatti trovati nello stomaco e nell'intestino, fino ad un massimo di 141 presenti nel pacu che presentava le dimensioni maggiori. Un indicazione chiara sul ruolo fondamentale di questi pesci nella dispersione dei semi di Bactris glaucescens.
I ricercatori sostengono che i risultati sono preoccupanti, in quanto le popolazioni di pacu sono in rapido declino, in seguito alla pesca indiscriminata sia per scopi alimentari che per l'utilizzo di questi pesci a scopo ornamentale. Attualmente esiste una regolamentazione che vieta il prelievo degli individui più giovani, che non superano la lunghezza di 40 cm, ma potrebbe essere fondamentale, valutando l'impatto dei pesci sulla rigenerezione delle foreste, una modifica che consentisse la sopravvivenza degli esemplari più grandi, in grado di trasportare un numero più elevato di semi a maggiori distanze.
Andrea Romano
Una delle strategie più utilizzate dalle piante per la distribuzione dei propri semi è la cosiddetta zoocoria: i semi vengono trasportati da un luogo all'altro mediante un vettore animale. In particolare, gli animali possono distribuire i semi attraverso diverse modalità, tra cui molto diffusa è la endozoocoria, la strategia mediante cui i semi vengono ingeriti con la polpa del frutto che li contiene e vengono depositati in altre località in seguito alla defecazione.
Gli animali principalmente responsabili di questo comportamento sono gli uccelli e i mammiferi frugivori, tuttavia esistono alcune interessanti eccezioni. Ricercatori della São Paulo State University hanno infatti dimostrato il coinvolgimento diretto di un pesce, il pacu (Piaractus mesopotamicus), appartenente alla famiglia dei Characidae (quella dei piranha), nella diffusione della palma della specie Bactris glaucescens. Entrambe le specie proliferano nella regione brasiliana del Pantanal, la più grande zona umida del mondo, in cui, durante la stagione delle piogge, le acque conquistano migliaia di chilometri quadrati di terre emerse. Proprio in questo periodo molte piante, inclusa la palma in questione, rilasciano in acqua i propri frutti che possono così essere consumati da alcuni animali ed essere trasportati verso nuove terre. In particolare, i pacu sono ghiotti dei frutti di Bactris glaucescens, tanto che questi vengono usati come esca dalle popolazioni locali.
Sulle pagine della rivista Biotropica, i ricercatori hanno analizzato il tratto digerente di circa 70 esemplari di pacu, rinvenendo numerosi semi intatti della palma in circa il 73% dei casi. Dall'analisi emerge una correlazione positiva tra la taglia dell'individuo ed il numero di semi intatti trovati nello stomaco e nell'intestino, fino ad un massimo di 141 presenti nel pacu che presentava le dimensioni maggiori. Un indicazione chiara sul ruolo fondamentale di questi pesci nella dispersione dei semi di Bactris glaucescens.
I ricercatori sostengono che i risultati sono preoccupanti, in quanto le popolazioni di pacu sono in rapido declino, in seguito alla pesca indiscriminata sia per scopi alimentari che per l'utilizzo di questi pesci a scopo ornamentale. Attualmente esiste una regolamentazione che vieta il prelievo degli individui più giovani, che non superano la lunghezza di 40 cm, ma potrebbe essere fondamentale, valutando l'impatto dei pesci sulla rigenerezione delle foreste, una modifica che consentisse la sopravvivenza degli esemplari più grandi, in grado di trasportare un numero più elevato di semi a maggiori distanze.
Andrea Romano
Un pipistrello per amico
Segnalo questo interessante progetto del museo di storia naturale di Firenze:un modo nuovo per coinvolgere i cittadini nella ricerca e nella conservazione della natura.
Per contribuire alla conservazione di questo straordinario gruppo animale, gli zoologi del Museo di Storia Naturale di Firenze, con la collaborazione di Unicoop Firenze, hanno messo a punto un progetto per la diffusione delle bat-box, piccole casette di legno da utilizzare per offrire nuovi rifugi a questi efficienti predatori di zanzare.
Queste bat-box sono studiate per attrarre proprio i pipistrelli che frequentano gli ambienti urbanizzati, e potranno essere appese agli alberi del proprio giardino o alla parete esterna della casa, meglio se al riparo sotto la grondaia del tetto. Quando tali rifugi saranno colonizzati avremo per alleato un formidabile cacciatore di insetti.
Tratto dal sito del Museo di Storia Naturale dell'Università di Firenze.
Da qui si può accedere ai dettagli sul progetto.
Per contribuire alla conservazione di questo straordinario gruppo animale, gli zoologi del Museo di Storia Naturale di Firenze, con la collaborazione di Unicoop Firenze, hanno messo a punto un progetto per la diffusione delle bat-box, piccole casette di legno da utilizzare per offrire nuovi rifugi a questi efficienti predatori di zanzare.
Queste bat-box sono studiate per attrarre proprio i pipistrelli che frequentano gli ambienti urbanizzati, e potranno essere appese agli alberi del proprio giardino o alla parete esterna della casa, meglio se al riparo sotto la grondaia del tetto. Quando tali rifugi saranno colonizzati avremo per alleato un formidabile cacciatore di insetti.
Tratto dal sito del Museo di Storia Naturale dell'Università di Firenze.
Da qui si può accedere ai dettagli sul progetto.
Per attirare l'attenzione
Le modificazioni cromatiche dei camaleonti si sarebbero evolute come segnale rivolto ai conspecifici durante il corteggiamento e non come strumento per nascondersi dai predatori. Sarebbero dunque stati originati dalla selezione sessuale e, solo successivamente, perfezionati dalla selezione naturale.
Quando si pensa ai camaleonti (famiglia Chamaeleonidae) salta subito alla mente la loro straordinaria capacità, quasi unica nel regno animale, di cambiare aspetto ed assumere colorazioni criptiche, mimetizzandosi così con l'ambiente circostante. In questo modo, essi sono in grado di sfruttare tale caratteristica per cacciare gli insetti e nascondersi da potenziali predatori. Ma furono questi motivi a guidare l'evoluzione di questo tratto caratteristico?
Secondo un gruppo di ricercatori della University of the Witwatersrand, Johannesburg, e della University of Melbourne, l'abilità di cambiare colore deriverebbe dalla necessità di fornire rapidi segnali ai conspecifici e solo in seguito sarebbe stata utilizzata per mimetizzarsi. In particolare, nell'articolo pubblicato sulla rivista open acess PLoS Biology, i ricercatori ipotizzano che i cambiamenti di colore si sarebbero evoluti in contesti di corteggiamento e competizione aggresiva tra individui dello stesso sesso (i maschi) per la conquista di un partner riproduttivo.
Lo studio ha testato se i cambiamenti di colori sono associati alla costituzione del substrato su cui gli esemplari si trovano oppure alle interazioni competitive tra duellanti. Due esemplari maschi per volta sono stati posizionati l'uno di fronte all'altro su substrati di diversa colorazione e sono state misurate le variazioni cromatiche degli animali. I gradi di cambiamento che si sono verificati sui corpi dei camaleonti, appartenenti ad alcune specie del genere Bradypodion, non possono essere predetti dalla variazione del substrato, bensì dall'aggressività dimostrata dai contendenti.
In particolare, gli esemplari delle specie che presentano un più accentuato dimorfismo sessuale sembrano incrementare l'intensità e la brillantezza della colorazione durante il "duello", ad indicare un coinvolgimento di questo comportamento nelle dinamiche legate alla riproduzione. Le variazioni cromatiche dei camaleonti si sarebbero dunque evolute in un contesto di selezione sessuale e, almeno inizialmente, puntavano ad aumentare la visibilità, piuttosto che a ridurla.
Nello studio si sostiene che solo in seguito la selezione naturale avrebbe agito su questa capacità preesistente, favorendo quegli individui che, oltre a primeggiare nelle dispute con i rivali mediante cambiamenti cromatici, erano in grado di modificarsi in modo da rendersi poco visibili ai predatori. Selezione sessuale e selezione naturale, contrariamente a quanto avviene in molte specie di vertebrati che presentano caratteri sessuali secondari molto accentuati, avrebbero successivamente agito in modo concorde fino a promuovere l'evoluzione delle complesse transizioni cromatiche che si osservano oggi in questi straordinari rettili.
L'articolo "Selection for social signalling drives the evolution of chameleon colour change" è liberamente disponibile on-line.
Andrea Romano
Quando si pensa ai camaleonti (famiglia Chamaeleonidae) salta subito alla mente la loro straordinaria capacità, quasi unica nel regno animale, di cambiare aspetto ed assumere colorazioni criptiche, mimetizzandosi così con l'ambiente circostante. In questo modo, essi sono in grado di sfruttare tale caratteristica per cacciare gli insetti e nascondersi da potenziali predatori. Ma furono questi motivi a guidare l'evoluzione di questo tratto caratteristico?
Secondo un gruppo di ricercatori della University of the Witwatersrand, Johannesburg, e della University of Melbourne, l'abilità di cambiare colore deriverebbe dalla necessità di fornire rapidi segnali ai conspecifici e solo in seguito sarebbe stata utilizzata per mimetizzarsi. In particolare, nell'articolo pubblicato sulla rivista open acess PLoS Biology, i ricercatori ipotizzano che i cambiamenti di colore si sarebbero evoluti in contesti di corteggiamento e competizione aggresiva tra individui dello stesso sesso (i maschi) per la conquista di un partner riproduttivo.
Lo studio ha testato se i cambiamenti di colori sono associati alla costituzione del substrato su cui gli esemplari si trovano oppure alle interazioni competitive tra duellanti. Due esemplari maschi per volta sono stati posizionati l'uno di fronte all'altro su substrati di diversa colorazione e sono state misurate le variazioni cromatiche degli animali. I gradi di cambiamento che si sono verificati sui corpi dei camaleonti, appartenenti ad alcune specie del genere Bradypodion, non possono essere predetti dalla variazione del substrato, bensì dall'aggressività dimostrata dai contendenti.
In particolare, gli esemplari delle specie che presentano un più accentuato dimorfismo sessuale sembrano incrementare l'intensità e la brillantezza della colorazione durante il "duello", ad indicare un coinvolgimento di questo comportamento nelle dinamiche legate alla riproduzione. Le variazioni cromatiche dei camaleonti si sarebbero dunque evolute in un contesto di selezione sessuale e, almeno inizialmente, puntavano ad aumentare la visibilità, piuttosto che a ridurla.
Nello studio si sostiene che solo in seguito la selezione naturale avrebbe agito su questa capacità preesistente, favorendo quegli individui che, oltre a primeggiare nelle dispute con i rivali mediante cambiamenti cromatici, erano in grado di modificarsi in modo da rendersi poco visibili ai predatori. Selezione sessuale e selezione naturale, contrariamente a quanto avviene in molte specie di vertebrati che presentano caratteri sessuali secondari molto accentuati, avrebbero successivamente agito in modo concorde fino a promuovere l'evoluzione delle complesse transizioni cromatiche che si osservano oggi in questi straordinari rettili.
L'articolo "Selection for social signalling drives the evolution of chameleon colour change" è liberamente disponibile on-line.
Andrea Romano
I nostri consigli se volete acquistare un libro sull'evoluzione!
I Consigli di Pikaia per gli acquisti.
Con questa rubrica proseguiamo l'opera di segnalazione e annuncio delle nuove e imminenti pubblicazioni sui temi a noi cari dell'evoluzione. Aggiornamento del 3 febbraio 2008
Vi proponiamo (segnalate in rosso) le novità apparse in queste ultime settimane. Gli argomenti non sono rigorosamente evoluzionistici ma coprono tutto l'arco delle scienze con escursioni nel mondo della letteratura, della comunicazione scientifica, dell'economia, ecc........Contiene le sezioni:Nuove pubblicazioni -Da non perdere – I Classici – Per ragazzi - Le bibliografie
Contributi e segnalazioni sono benvenuti.
Paolo Coccia
Milano, 3 febbraio 2008
Con questa rubrica proseguiamo l'opera di segnalazione e annuncio delle nuove e imminenti pubblicazioni sui temi a noi cari dell'evoluzione. Aggiornamento del 3 febbraio 2008
Vi proponiamo (segnalate in rosso) le novità apparse in queste ultime settimane. Gli argomenti non sono rigorosamente evoluzionistici ma coprono tutto l'arco delle scienze con escursioni nel mondo della letteratura, della comunicazione scientifica, dell'economia, ecc........Contiene le sezioni:Nuove pubblicazioni -Da non perdere – I Classici – Per ragazzi - Le bibliografie
Contributi e segnalazioni sono benvenuti.
Paolo Coccia
Milano, 3 febbraio 2008
L'Antologia delle Opere Geologiche di Darwin curata da Guido Chiesura e la bibliografia sull'evoluzionismo curata da Paolo Coccia
Guido Chiesura ci comunica e volentieri pubblichiamo:
Ho riscattato dal magazzino dell'editore Hevelius, a un prezzo ridotto, un certo numero di copie dell' Antologia delle opere geologiche di Darwin, da me tradotte, pubblicato nel 2004. Il prezzo di copertina è di € 34,00, per 432 pagine, 54 illustrazioni b.n. e due tavole a colori. Queste copie sono disponibili al 50% di sconto + le spese di spedizione con corriere.
Chi fosse interessato può comunicarlo a Pikaia che lo segnalerà all'autore. Chiesura sarà inoltre presente al Darwin Day di Milano ove disporrà di alcune copie dell'antologia e potrete incontrarlo.
Segnalo inoltre che, sempre durante il Darwin Day di Milano, saranno disponibili ad un prezzo scontatissimo alcune copie della mia bibliografia + CDROM del volume:
Paolo Coccia. Un secolo di evoluzionismo in Italia: bibliografia 1859 - 1959. Con l'elenco completo delle opere di Charles Darwin pubblicate in Italia. Presentazione del Prof. Pietro Omodeo. Partner-Ship, Prato, Italia, 2003. In 8°, pag. 320, con sovracoperta a colori. Collana Bibliotheca, illustrato con 165 immagini a colori e b/n, un diagramma
Ho riscattato dal magazzino dell'editore Hevelius, a un prezzo ridotto, un certo numero di copie dell' Antologia delle opere geologiche di Darwin, da me tradotte, pubblicato nel 2004. Il prezzo di copertina è di € 34,00, per 432 pagine, 54 illustrazioni b.n. e due tavole a colori. Queste copie sono disponibili al 50% di sconto + le spese di spedizione con corriere.
Chi fosse interessato può comunicarlo a Pikaia che lo segnalerà all'autore. Chiesura sarà inoltre presente al Darwin Day di Milano ove disporrà di alcune copie dell'antologia e potrete incontrarlo.
Segnalo inoltre che, sempre durante il Darwin Day di Milano, saranno disponibili ad un prezzo scontatissimo alcune copie della mia bibliografia + CDROM del volume:
Paolo Coccia. Un secolo di evoluzionismo in Italia: bibliografia 1859 - 1959. Con l'elenco completo delle opere di Charles Darwin pubblicate in Italia. Presentazione del Prof. Pietro Omodeo. Partner-Ship, Prato, Italia, 2003. In 8°, pag. 320, con sovracoperta a colori. Collana Bibliotheca, illustrato con 165 immagini a colori e b/n, un diagramma
Recente studio su Fogazzaro e l'evoluzionismo
Segnalo questo studio recente su Fogazzaro che ricostruisce il tentativo del romanziere, attraverso l'arte (la letteratura) e l'impego civile in prima persona di sollecitare la Chiesa ad una profonda riforma sia al suo interno sia nei rapporti con la società, nell'alveo del vento modernista dell'epoca.
STEFANO BERTANI, L’ascensione della modernità. Antonio Fogazzaro tra santità ed evoluzionismo. Rubbettino, 2006.
I capitoli più interessanti per noi sono evidentemente quelli legati alle concezioni evoluzionistiche di Fogazzaro che vengono spiegate e descritte nel loro sviluppo all'interno delle vicende politiche, sociali e culturali dell'epoca. Fogazzaro abbraccia la teoria dell'evoluzione, secondo una sua particolare visione non coincidente con il pensiero darwiniano e più vicina alle future idee di Teilhard de Chardin, dimostrando la conciliabilità, la compatibilità con il dogma cristiano. Manca però nei capitoli un approfondimento scientifico delle tesi evoluzionistiche dell'autore.
Riporto un saggio dell'autore:
OTTO / NOVECENTO, Anno 2005 - N° 2, Maggio /Agosto
STEFANO BERTANI, L'esperimento della santità di Antonio Fogazzaro
Tra i tanti modelli letterari rinvenibili nel romanzo "Il Santo" senza dubbio 'il riferimento al modello evangelico' resta assolutamente fondamentale. D'altra parte, però, limitare l'interpretazione dell'opera al solo elemento profetico è sicuramente riduttivo, poiché dimentica di rimarcare la sua 'complessità storica', deviando quello che era il messaggio voluto dallo scrittore. Pag. 5-25
...e la seguente bibliografia sul Fogazzaro e i sui scritti estratta dal CDROM allegato al volume:
Paolo Coccia. Un secolo di evoluzionismo in Italia: bibliografia 1859 - 1959. Con l'elenco completo delle opere di Charles Darwin pubblicate in Italia. Presentazione del Prof. Pietro Omodeo. Partner-Ship, Prato, Italia, 2003. In 8°, pag. 320, con sovracoperta a colori. Collana Bibliotheca, illustrato con 165 immagini a colori e b/n, un diagramma
Articoli e saggi
Fogazzaro Antonio, L'origine dell'uomo e il sentimento religioso. Rassegna Nazionale, vol. LXXI, pag. 184-317, 1893.
Fogazzaro Antonio, Per un recente raffronto delle dottrine di S. Agostino e di Darwin circa la creazione. Atti Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Serie VII, Tomo II, pag. 447-479, 1890.
Baldi A., Darwinismo e parapsicologia in Fogazzaro. Critica letteraria, vol. 3, n. 8, pag. 568-82, 1975.
Billia L.M., Evoluzione o creazione? A proposito di uno scritto recente di Antonio Fogazzaro.. Nuovo Risorgimento, vol. II, pag. 114-133, 1891.
Bulferetti Luigi, Il creazionismo conciliato con l'evoluzionismo di Carlo Cattaneo ed Antonio Fogazzaro. in AA.VV.. L'uomo e la storia, studi storici in onore di Massimo Petrocchi, Edizioni di storia e letteratura, pag. 304-347, 1983.
Opere
Fogazzaro Antonio , Per un recente raffronto delle teorie di S. Agostino e Darwin circa la creazione. Casa Editrice Galli di Chiesa e Guindoni, Milano, 1891, p103. Quinta edizione nel 1892 Fogazzaro Antonio , Per la bellezza d'un'idea. Conferenza tenuta il 2 maggio 1892 all'Ateneo veneto. Cellini, Firenze, 1892, p36. Rassegna nazionale, anno 14, 1892. Terza edizione nel 1893 per l'editore Chiesa & Guindoni
Fogazzaro Antonio , L'origine dell'uomo e il sentimento religioso. Discorso. Casa Editrice Galli di Chiesa & Guindoni, Milano, 1893, p109.
Fogazzaro Antonio , Discorsi. Tip. Cogliati, Milano, 1898, p247.
Fogazzaro Antonio , Ascensioni umane. Proemio. S. Agostino e Darwin. Per la bellezza d'un idea. L'origine dell'uomo. Pro libertate. Progresso e felicita'. Le grand poete de l'avenir. Scienza e dolore. Baldini & Castoldi, Milano, 1899, p288. Nuove edizioni nel 1900, 1906 e 1918
Fogazzaro Antonio , Minime. Studi, discorsi, pensieri. Baldini & Castoldi, Milano, 1900, p312. Fogazzaro Antonio , Per un recente raffronto delle teorie di S. Agostino e Darwin circa la creazione. G. Antonelli, Venezia, 1891, p33.
Fogazzaro Antonio , Discorsi. Mondadori, Milano, 1941, p491. A cura di P Nardi
Fogazzaro Antonio , Ascensioni umane. Casa Ed. Madella, Sesto S. Giovanni, 1913, p251. Fogazzaro Antonio , Discorsi, Piacenza, 1914, p244.
Fogazzaro Antonio , Ascensioni Umane. Teoria dell'evoluzione e filosofia cristiana. Longanesi, Milano, 1977, p223. A cura di Rossi P.. In appendice Recensione all'Origine dell'Uomo e il sentimento religioso di Billia L.M.
Ballerini Giuseppe , Antonio Fogazzaro, l'evoluzione e la dottrina cattolica. Ghezzi, Milano, 1894, p88.
Billia Lorenzo Michelangelo , Sui discorsi di A. Fogazzaro. F.lli Bocca, Torino, 1899
Peiretti Anna , Due interpretazioni del rapporto evoluzionismo-cristianesimo. Joseph Leconte e Antonio Fogazzaro. Tesi. Universita' degli Studi, Torino, 1990, p238. Data incerta
Paolo Coccia
STEFANO BERTANI, L’ascensione della modernità. Antonio Fogazzaro tra santità ed evoluzionismo. Rubbettino, 2006.
I capitoli più interessanti per noi sono evidentemente quelli legati alle concezioni evoluzionistiche di Fogazzaro che vengono spiegate e descritte nel loro sviluppo all'interno delle vicende politiche, sociali e culturali dell'epoca. Fogazzaro abbraccia la teoria dell'evoluzione, secondo una sua particolare visione non coincidente con il pensiero darwiniano e più vicina alle future idee di Teilhard de Chardin, dimostrando la conciliabilità, la compatibilità con il dogma cristiano. Manca però nei capitoli un approfondimento scientifico delle tesi evoluzionistiche dell'autore.
Riporto un saggio dell'autore:
OTTO / NOVECENTO, Anno 2005 - N° 2, Maggio /Agosto
STEFANO BERTANI, L'esperimento della santità di Antonio Fogazzaro
Tra i tanti modelli letterari rinvenibili nel romanzo "Il Santo" senza dubbio 'il riferimento al modello evangelico' resta assolutamente fondamentale. D'altra parte, però, limitare l'interpretazione dell'opera al solo elemento profetico è sicuramente riduttivo, poiché dimentica di rimarcare la sua 'complessità storica', deviando quello che era il messaggio voluto dallo scrittore. Pag. 5-25
...e la seguente bibliografia sul Fogazzaro e i sui scritti estratta dal CDROM allegato al volume:
Paolo Coccia. Un secolo di evoluzionismo in Italia: bibliografia 1859 - 1959. Con l'elenco completo delle opere di Charles Darwin pubblicate in Italia. Presentazione del Prof. Pietro Omodeo. Partner-Ship, Prato, Italia, 2003. In 8°, pag. 320, con sovracoperta a colori. Collana Bibliotheca, illustrato con 165 immagini a colori e b/n, un diagramma
Articoli e saggi
Fogazzaro Antonio, L'origine dell'uomo e il sentimento religioso. Rassegna Nazionale, vol. LXXI, pag. 184-317, 1893.
Fogazzaro Antonio, Per un recente raffronto delle dottrine di S. Agostino e di Darwin circa la creazione. Atti Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Serie VII, Tomo II, pag. 447-479, 1890.
Baldi A., Darwinismo e parapsicologia in Fogazzaro. Critica letteraria, vol. 3, n. 8, pag. 568-82, 1975.
Billia L.M., Evoluzione o creazione? A proposito di uno scritto recente di Antonio Fogazzaro.. Nuovo Risorgimento, vol. II, pag. 114-133, 1891.
Bulferetti Luigi, Il creazionismo conciliato con l'evoluzionismo di Carlo Cattaneo ed Antonio Fogazzaro. in AA.VV.. L'uomo e la storia, studi storici in onore di Massimo Petrocchi, Edizioni di storia e letteratura, pag. 304-347, 1983.
Opere
Fogazzaro Antonio , Per un recente raffronto delle teorie di S. Agostino e Darwin circa la creazione. Casa Editrice Galli di Chiesa e Guindoni, Milano, 1891, p103. Quinta edizione nel 1892 Fogazzaro Antonio , Per la bellezza d'un'idea. Conferenza tenuta il 2 maggio 1892 all'Ateneo veneto. Cellini, Firenze, 1892, p36. Rassegna nazionale, anno 14, 1892. Terza edizione nel 1893 per l'editore Chiesa & Guindoni
Fogazzaro Antonio , L'origine dell'uomo e il sentimento religioso. Discorso. Casa Editrice Galli di Chiesa & Guindoni, Milano, 1893, p109.
Fogazzaro Antonio , Discorsi. Tip. Cogliati, Milano, 1898, p247.
Fogazzaro Antonio , Ascensioni umane. Proemio. S. Agostino e Darwin. Per la bellezza d'un idea. L'origine dell'uomo. Pro libertate. Progresso e felicita'. Le grand poete de l'avenir. Scienza e dolore. Baldini & Castoldi, Milano, 1899, p288. Nuove edizioni nel 1900, 1906 e 1918
Fogazzaro Antonio , Minime. Studi, discorsi, pensieri. Baldini & Castoldi, Milano, 1900, p312. Fogazzaro Antonio , Per un recente raffronto delle teorie di S. Agostino e Darwin circa la creazione. G. Antonelli, Venezia, 1891, p33.
Fogazzaro Antonio , Discorsi. Mondadori, Milano, 1941, p491. A cura di P Nardi
Fogazzaro Antonio , Ascensioni umane. Casa Ed. Madella, Sesto S. Giovanni, 1913, p251. Fogazzaro Antonio , Discorsi, Piacenza, 1914, p244.
Fogazzaro Antonio , Ascensioni Umane. Teoria dell'evoluzione e filosofia cristiana. Longanesi, Milano, 1977, p223. A cura di Rossi P.. In appendice Recensione all'Origine dell'Uomo e il sentimento religioso di Billia L.M.
Ballerini Giuseppe , Antonio Fogazzaro, l'evoluzione e la dottrina cattolica. Ghezzi, Milano, 1894, p88.
Billia Lorenzo Michelangelo , Sui discorsi di A. Fogazzaro. F.lli Bocca, Torino, 1899
Peiretti Anna , Due interpretazioni del rapporto evoluzionismo-cristianesimo. Joseph Leconte e Antonio Fogazzaro. Tesi. Universita' degli Studi, Torino, 1990, p238. Data incerta
Paolo Coccia
Uomini e scimpanzè separati dalla dieta
La dieta modifica l'espressione genica di numerosi geni del fegato: il cambiamento del regime alimentare da vegetariano ad onnivoro potrebbe essere stato fondamentale per l'evoluzione umana.
Il cambiamento della dieta da quasi esclusivamente vegetariana, tipica di molte specie di primati, ad onnivora con grande presenza di carne, tipica della nostra specie, potrebbe aver giocato un ruolo chiave nell'evoluzione dell'uomo. Uno studio, pubblicato sulla rivista open-access PLoS One, ha utilizzato dei topi di laboratorio per testare questa ipotesi.
Ricercatori del Max-Planck-Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia hanno sottoposto per due settimane tre gruppi sperimentali di topi a differenti regimi alimentari, uno tipicamente da scimpanzè e due umani. Ai primi sono stati forniti frutta e vegetali crudi, ai secondi pasti simili a quelli di una tavola calda, mentre agli ultimi menu da fast food. Inoltre, era presente un gruppo di controllo i cui membri sono stati nutriti con lo stesso cibo con cui erano stati cresciuti fino a quel momento (piccole sfere di cibo per topi).
I risultati indicano che le differenti diete hanno conseguenze importanti sulla regolazione dell'espressione genica: in particolare, sono state osservate considerevoli differenze nei livelli di attivazione di migliaia geni del fegato tra i topi nutriti come scimpanzè e quelli sottoposti alle due diete umane, mentre non sono stati segnalati effetti significativi sul cervello. L'unico effetto degno di nota riscontrato nei topi che sono stati sottoposti alle diverse diete umane è consistito in un notevole aumento di peso negli esemplari che hanno mangiato "hamburger e patatine".
Questa ricerca è importante in quanto numerosi geni la cui espressione è risultata differente in base alla dieta sono stati utilizzati in passato per determinare la distanza evolutiva tra uomo e scimpanzè. Questo indica che tale differenza potrebbe essere stata causata dall'utilizzo di un diverso regime alimentare, che ha portato all'evoluzione di alcune proteine come adattamento ad una nuova dieta. Non è un caso, sostengono i ricercatori, che i geni collegati alla dieta, come dimostrato da alcuni precedenti studi, si siano evoluti più velocemente rispetto a quelli che controllano numerosi altri caratteri.
L'articolo dal titolo "Human and Chimpanzee Gene Expression Differences Replicated in Mice Fed Different Diets" è liberamente accessibile on-line.
Andrea Romano
Il cambiamento della dieta da quasi esclusivamente vegetariana, tipica di molte specie di primati, ad onnivora con grande presenza di carne, tipica della nostra specie, potrebbe aver giocato un ruolo chiave nell'evoluzione dell'uomo. Uno studio, pubblicato sulla rivista open-access PLoS One, ha utilizzato dei topi di laboratorio per testare questa ipotesi.
Ricercatori del Max-Planck-Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia hanno sottoposto per due settimane tre gruppi sperimentali di topi a differenti regimi alimentari, uno tipicamente da scimpanzè e due umani. Ai primi sono stati forniti frutta e vegetali crudi, ai secondi pasti simili a quelli di una tavola calda, mentre agli ultimi menu da fast food. Inoltre, era presente un gruppo di controllo i cui membri sono stati nutriti con lo stesso cibo con cui erano stati cresciuti fino a quel momento (piccole sfere di cibo per topi).
I risultati indicano che le differenti diete hanno conseguenze importanti sulla regolazione dell'espressione genica: in particolare, sono state osservate considerevoli differenze nei livelli di attivazione di migliaia geni del fegato tra i topi nutriti come scimpanzè e quelli sottoposti alle due diete umane, mentre non sono stati segnalati effetti significativi sul cervello. L'unico effetto degno di nota riscontrato nei topi che sono stati sottoposti alle diverse diete umane è consistito in un notevole aumento di peso negli esemplari che hanno mangiato "hamburger e patatine".
Questa ricerca è importante in quanto numerosi geni la cui espressione è risultata differente in base alla dieta sono stati utilizzati in passato per determinare la distanza evolutiva tra uomo e scimpanzè. Questo indica che tale differenza potrebbe essere stata causata dall'utilizzo di un diverso regime alimentare, che ha portato all'evoluzione di alcune proteine come adattamento ad una nuova dieta. Non è un caso, sostengono i ricercatori, che i geni collegati alla dieta, come dimostrato da alcuni precedenti studi, si siano evoluti più velocemente rispetto a quelli che controllano numerosi altri caratteri.
L'articolo dal titolo "Human and Chimpanzee Gene Expression Differences Replicated in Mice Fed Different Diets" è liberamente accessibile on-line.
Andrea Romano
Conferenze su Videoscienza.it
Sul sito Videoscienza.it sono disponibili i video delle conferenze di Patrizio Roversi al Festival delle Scienze di Roma e di Federico Pezzotta in occasione degli Happy Hour Evoluzionistici del Museo di Storia Naturale di Milano.
Patrizio Roversi, sulle tracce di Darwin, racconta la sua avventura ripercorrendo il viaggio del Beagle, con la partecipazione di Mario Tozzi, Enzo De Michele e del nostro direttore Telmo Pievani. Ecco il link per accedere al video.
Da qui si può accedere al video della conferenza di Federico Pezzotta del Museo di Storia Naturale di Milano sulle Gemme del Madagascar, dove racconta l'evoluzione geologica di quest'isola unica al mondo. E' disponibile anche una breve intervista al geologo.
Patrizio Roversi, sulle tracce di Darwin, racconta la sua avventura ripercorrendo il viaggio del Beagle, con la partecipazione di Mario Tozzi, Enzo De Michele e del nostro direttore Telmo Pievani. Ecco il link per accedere al video.
Da qui si può accedere al video della conferenza di Federico Pezzotta del Museo di Storia Naturale di Milano sulle Gemme del Madagascar, dove racconta l'evoluzione geologica di quest'isola unica al mondo. E' disponibile anche una breve intervista al geologo.
Bravo aetosauro
E' in corso una disputa tra due gruppi di ricerca riguardante l'attribuzione del nome ad una nuova specie di aetosauro: ora la parola passerà alla International Commission on Zoological Nomenclature, incaricata di decidere quale dei due sia il più indicato.
Ecco cosa non fa bene alla scienza. Sull'ultimo numero della rivista Nature appare un articolo dal contenuto sconcertante: una complessa vicenda di violazione dei diritti d'autore, plagio e - se ha senso parlarne - mancanza di rispetto per il lavoro (e le fatiche) altrui.
Il caso riguarda quella che appare, quanto meno, un'inappropriata politica editoriale da parte di aluni ricercatori del New Mexico Museum of Natural History and Science (NMMNHS) di Albuquerque. La polemica è scoppiata attorno ad una serie di nuove ricerche effettuate sugli aetosauri, rettili strettamente parenti di coccodrilli e dinosauri che vissero circa 200 milioni di anni fa, ed è stata originariamente sollevata da dottorandi di alcune università statunitensi e polacche.
Il dibattito sta ora inondando la rete: segnalo, di seguito, alcune interessanti pagine sull'argomento. L'articolo apparso su Nature: www.nature.com/news/2008/080130/full/451510a.html
www.miketaylor.org.uk/dino/nm/
www.miketaylor.org.uk/dino/nm/timeline.html
www.miketaylor.org.uk/dino/nm/summary.html
Massimo Bernardi
Ecco cosa non fa bene alla scienza. Sull'ultimo numero della rivista Nature appare un articolo dal contenuto sconcertante: una complessa vicenda di violazione dei diritti d'autore, plagio e - se ha senso parlarne - mancanza di rispetto per il lavoro (e le fatiche) altrui.
Il caso riguarda quella che appare, quanto meno, un'inappropriata politica editoriale da parte di aluni ricercatori del New Mexico Museum of Natural History and Science (NMMNHS) di Albuquerque. La polemica è scoppiata attorno ad una serie di nuove ricerche effettuate sugli aetosauri, rettili strettamente parenti di coccodrilli e dinosauri che vissero circa 200 milioni di anni fa, ed è stata originariamente sollevata da dottorandi di alcune università statunitensi e polacche.
Il dibattito sta ora inondando la rete: segnalo, di seguito, alcune interessanti pagine sull'argomento. L'articolo apparso su Nature: www.nature.com/news/2008/080130/full/451510a.html
www.miketaylor.org.uk/dino/nm/
www.miketaylor.org.uk/dino/nm/timeline.html
www.miketaylor.org.uk/dino/nm/summary.html
Massimo Bernardi
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Nuova specie di topo elefante
Dalle foreste di montagna della Tanzania ecco comparire una specie di mammifero sconosciuta: si tratta di un toporagno elefante dell'ordine Macroscelidea.
Nonostante i milioni di specie documentate e denominate, i biologi di tutto il mondo sono concordi sul fatto che probabilmente altri milioni sono ancora sconosciute alla scienza. Tra le specie ancora da scoprire la maggior parte appartengono agli artropodi, mentre tra i vertebrati sono poco conosciuti quelli che vivono nelle profondità marine. Tuttavia a volte vengono rinvenute nuove specie di mammiferi in zone apparentemente ben setacciate: è il caso dell'opossum pigmeo, appartenente al genere Cercartetus, e della specie di roditore gigante appartenente al genere Mallomys scoperte recentemente in Nuova Guinea.
Dopo un breve intervallo di tempo, giunge la notizia che anche dalla Tanzania proviene una specie fino ad ora mai classificata: si tratta di un toporagno elefante (o sengis) che può raggiungere il peso di circa 0,7 Kg e vive nelle foreste di montagna dello stato africano. Questa nuova specie, descritta sulla rivista The Journal of Zoology e battezzata Rhynchocyon udzungwensis, appartiene all'ordine di mammiferi Macroscelidea, ordine che presenta un'unica famiglia (Macroscelididae), 4 generi e 15 specie tutte endemiche dell’Africa. Questi animali hanno le sembianze di grossi toporagni, dotati però di una lunga estroflessione sul naso, simile ad una proboscide. I macroscelidi appartengono al superordine Afrotheria, insieme ad altri cinque ordini (Sirenia, Proboscidea, Tubulidentata, Hyracoidea, Afrosoricida), che si evolse nel continente africano circa 100 milioni di anni fa.
La scoperta è stata effettuata da un gruppo di ricercatori di varie nazionalità, tra cui l'italiano Francesco Rovero del Museo tridentino di Scienze Naturali.
Da qui è possibile accedere ad alcune fotografie di un esemplare della nuova specie rinvenuta.
Andrea Romano
Nonostante i milioni di specie documentate e denominate, i biologi di tutto il mondo sono concordi sul fatto che probabilmente altri milioni sono ancora sconosciute alla scienza. Tra le specie ancora da scoprire la maggior parte appartengono agli artropodi, mentre tra i vertebrati sono poco conosciuti quelli che vivono nelle profondità marine. Tuttavia a volte vengono rinvenute nuove specie di mammiferi in zone apparentemente ben setacciate: è il caso dell'opossum pigmeo, appartenente al genere Cercartetus, e della specie di roditore gigante appartenente al genere Mallomys scoperte recentemente in Nuova Guinea.
Dopo un breve intervallo di tempo, giunge la notizia che anche dalla Tanzania proviene una specie fino ad ora mai classificata: si tratta di un toporagno elefante (o sengis) che può raggiungere il peso di circa 0,7 Kg e vive nelle foreste di montagna dello stato africano. Questa nuova specie, descritta sulla rivista The Journal of Zoology e battezzata Rhynchocyon udzungwensis, appartiene all'ordine di mammiferi Macroscelidea, ordine che presenta un'unica famiglia (Macroscelididae), 4 generi e 15 specie tutte endemiche dell’Africa. Questi animali hanno le sembianze di grossi toporagni, dotati però di una lunga estroflessione sul naso, simile ad una proboscide. I macroscelidi appartengono al superordine Afrotheria, insieme ad altri cinque ordini (Sirenia, Proboscidea, Tubulidentata, Hyracoidea, Afrosoricida), che si evolse nel continente africano circa 100 milioni di anni fa.
La scoperta è stata effettuata da un gruppo di ricercatori di varie nazionalità, tra cui l'italiano Francesco Rovero del Museo tridentino di Scienze Naturali.
Da qui è possibile accedere ad alcune fotografie di un esemplare della nuova specie rinvenuta.
Andrea Romano
Quelle giovani mamme dinosauro
I dinosauri raggiungevano la maturità sessuale prima di arrivare all’età adulta. Un’importante scoperta per la ricostruzione del loro stile di vita e delle loro strategie riproduttive e comportamentali.
I resti fossili rinvenuti negli anni hanno consentito ai paleontologi di tutto il mondo di ricostruire con buona precisione le dimensioni e la morfologia di molte specie di dinosauri. Meno conosciuti sono invece i pattern di crescita e l'età alla quale questi animali raggiungevano la piena maturità sessuale. Un recente studio pubblicato sulla rivista PNAS (http://www.pnas.org/) avrebbe risolto, almeno in parte, questo enigma legato ad alcune specie di dinosauri. Ricercatori della UC Berkeley (http://www.berkeley.edu/) e della Ohio University (http://www.ohio.edu/) hanno suggerito che questi animali, sebbene crescessero per la maggior parte della loro vita, conseguivano la maturità sessuale molto prima del raggiungimento delle dimensioni corporee massime, durante una fase di rapida crescita che avveniva in un periodo che si potrebbe definire di "adolescenza".
Questa conclusione è stata possibile grazie alla scoperta di un tessuto osseo, chiamato osso midollare o follicolinico, costituito da uno strato molto ricco di calcio che è depositato nella cavità midollare delle ossa lunghe appena prima della deposizione delle uova. Proprio come avviene negli odierni uccelli, gli unici discendenti viventi dei dinosauri, questo tessuto era adibito alla formazione del guscio calcareo delle uova e probabilmente permaneva per sole tre o quattro settimane per poi essere riassorbito. La sua presenza, quindi, dimostra inequivocabilmente il raggiungimento della piena maturità sessuale. In particolare, lo studio ha individuato questa struttura nelle ossa degli arti sia di Allosaurus, dinosauro carnivoro, sia in quelle dell’erbivoro Tenontosaurus, indicando che entrambi gli individui analizzati morirono subito dopo avere ovodeposto. Dato che ambedue le specie potevano raggiungere anche i 30 anni di vita e che l'età alla morte, ricostruita sulla base delle linee di crescita presenti nelle ossa, è stata stimata nel primo caso a 10 anni e nel secondo a 8, entrambi gli individui sono stati riconosciuti come adolescenti. Il raggiungimento della possibilità di riprodursi prima dell'età adulta, secondo i ricercatori, potrebbe costituire un adattamento ad un alto tasso di mortalità in età avanzata.
Questo pattern di crescita e di raggiungimento della maturità sessuale si discosta molto da quello rettiliano, più lento e costante nel tempo, che fino ad ora era ritenuto il modello su cui basarsi per ricostruire i cicli vitali dei dinosauri. Questi straordinari animali sembrano invece esibire un ritmo di crescita molto più simile a quello degli attuali uccelli e mammiferi.Con questa importante conquista paleontologica sarà da ora in poi più facile ricostruire i modi di vita, le strategie riproduttive e comportamentali dei dinosauri, nonché comprendere meglio l'origine degli uccelli.
Andrea Romano
I resti fossili rinvenuti negli anni hanno consentito ai paleontologi di tutto il mondo di ricostruire con buona precisione le dimensioni e la morfologia di molte specie di dinosauri. Meno conosciuti sono invece i pattern di crescita e l'età alla quale questi animali raggiungevano la piena maturità sessuale. Un recente studio pubblicato sulla rivista PNAS (http://www.pnas.org/) avrebbe risolto, almeno in parte, questo enigma legato ad alcune specie di dinosauri. Ricercatori della UC Berkeley (http://www.berkeley.edu/) e della Ohio University (http://www.ohio.edu/) hanno suggerito che questi animali, sebbene crescessero per la maggior parte della loro vita, conseguivano la maturità sessuale molto prima del raggiungimento delle dimensioni corporee massime, durante una fase di rapida crescita che avveniva in un periodo che si potrebbe definire di "adolescenza".
Questa conclusione è stata possibile grazie alla scoperta di un tessuto osseo, chiamato osso midollare o follicolinico, costituito da uno strato molto ricco di calcio che è depositato nella cavità midollare delle ossa lunghe appena prima della deposizione delle uova. Proprio come avviene negli odierni uccelli, gli unici discendenti viventi dei dinosauri, questo tessuto era adibito alla formazione del guscio calcareo delle uova e probabilmente permaneva per sole tre o quattro settimane per poi essere riassorbito. La sua presenza, quindi, dimostra inequivocabilmente il raggiungimento della piena maturità sessuale. In particolare, lo studio ha individuato questa struttura nelle ossa degli arti sia di Allosaurus, dinosauro carnivoro, sia in quelle dell’erbivoro Tenontosaurus, indicando che entrambi gli individui analizzati morirono subito dopo avere ovodeposto. Dato che ambedue le specie potevano raggiungere anche i 30 anni di vita e che l'età alla morte, ricostruita sulla base delle linee di crescita presenti nelle ossa, è stata stimata nel primo caso a 10 anni e nel secondo a 8, entrambi gli individui sono stati riconosciuti come adolescenti. Il raggiungimento della possibilità di riprodursi prima dell'età adulta, secondo i ricercatori, potrebbe costituire un adattamento ad un alto tasso di mortalità in età avanzata.
Questo pattern di crescita e di raggiungimento della maturità sessuale si discosta molto da quello rettiliano, più lento e costante nel tempo, che fino ad ora era ritenuto il modello su cui basarsi per ricostruire i cicli vitali dei dinosauri. Questi straordinari animali sembrano invece esibire un ritmo di crescita molto più simile a quello degli attuali uccelli e mammiferi.Con questa importante conquista paleontologica sarà da ora in poi più facile ricostruire i modi di vita, le strategie riproduttive e comportamentali dei dinosauri, nonché comprendere meglio l'origine degli uccelli.
Andrea Romano
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