Saturday, February 24, 2007

Biodiversità e cambiamenti climatici

Al via otto progetti per identificare gli effetti dei cambiamenti climatici sulla biodiversità mondiale e individuare possibili soluzioni.

E’ di pochi giorni fa la notizia che la MacArthur Foundation (www.macfound.org) investirà 5 milioni di dollari per finanziare 8 progetti internazionali per studiare gli effetti dei cambiamenti climatici sulle specie di diversi ecosistemi mondiali e per trovare soluzioni utili a mitigarli. Le regioni coinvolte saranno 8: Madagascar e Albertine Rift (Africa); Himalaya Orientale, Melanesia e aria del basso Mekong (Asia continentale e Oceano Pacifico); Ande Meridionali, Ande Settentrionali e Isole Caraibiche (America Latina e Caraibi).

I progetti saranno sviluppati con modalità differenti da varie istituzioni di importanza internazionale, tra cui l’Università di Berkley (California), che si impegnerà a mettere a punto un programma per la conservazione della biodiversità in Madagascar, che tenga però conto dei possibili scenari futuri legati ai cambiamenti climatici, e la World Conservation Union (IUCN), che in parallelo sosterrà lo studio della vulnerabilità delle specie alle variazioni climatiche oggi in atto. Prenderanno parte ai progetti anche The International START Secretariat dell’Unione Geofisica Americana, l’organizzazione Bernice P. Bishop Museum (Nuova Zelanda), il Caribbean Natural Resource Institute, il BirdLife International e il World Wildlife Fund.

A mio parere questa notizia è di particolare rilievo.

Prima di tutto essa arriva in un momento storico caratterizzato, almeno a quanto sembra da ciò che si legge nelle ultime settimane sui media nazionali e internazionali, da un generale risveglio delle coscienze riguardo al riscaldamento globale e al ruolo in esso giocato dall’uomo. Per fare solo l’esempio più vicino nel tempo, proprio ieri, 21 febbraio 2007, un numeroso gruppo di importanti imprese internazionali – tra cui Ford, Toyota e Goldman Sachs – ha chiesto ai governi mondiali di ridurre drasticamente le emissioni di gas serra nell’atmosfera (www.cnn.com/TECH/space/).
In secondo luogo studiare i link esistenti tra i cambiamenti climatici e la vita degli ecosistemi è sempre più importante: a oggi sono stati dimostrati parecchi casi di specie “a rischio di estinzione” per cause correlate a variazioni del clima. L’orso polare (Ursus maritimus) è uno di questi casi, di recente reso famoso anche dal film-documentario di Al Gore “Una verità scomoda”. Dallo scorso anno questo mammifero è entrato a far parte della Red List redatta della World Conservation Union (IUCN) come “specie vulnerabile”, perché sembra particolarmente sensibile allo scioglimento dei ghiacci polari. Scioglimento che è sempre più massiccio e determinato proprio dal riscaldamento globale.

Per maggiori informazioni circa i progetti, si legga il comunicato stampa, disponibile sul sito della IUNC: http://www.iucn.org/en/news/archive/2007/02/13_climate_change.pdf
Stefania Somaré

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