Saturday, February 24, 2007

Leggi universali in biologia?

Tradizionalmente, e per definizione, le cosiddette “scienze esatte” – prima tra tutte la fisica – si basano sul tentativo di individuare leggi universalmente valide. In biologia, invece, il concetto di “eccezione” non ha mai spaventato i ricercatori: si cercano leggi che abbiano valenza ampia, ma non necessariamente universale. Tuttavia, sostiene la Fox Keller, il sempre maggiore apporto di matematica, fisica, informatica e ingegneria nella realizzazione di modelli biologici pone l’interrogativo se anche la biologia in sé debba porsi gli stessi obiettivi delle discipline al cui apporto essa ricorre.

Un esempio piuttosto paradigmatico di proficua applicazione alla biologia di leggi generali mutuate dalla fisica, secondo diversi biologi e a detta della maggioranza dei fisici che si occupano di biologia, è quello offerto dalle “reti prive di scala” (scale-free), ovvero sistemi la cui architettura complessiva si genera attraverso un meccanismo di addizione preferenziale, in cui una nuova connessione della rete si attacca al sistema a livello di un particolare nodo preesistente, con una probabilità direttamente proporzionale al numero preesistente di connessioni a quel nodo (per semplificare, viene spesso detto che si applica la semplice regola: “i ricchi diventano sempre più ricchi”). Contando il numero di nodi della rete con ugual numero di connessioni si ottiene una legge di potenza, con pochi nodi che hanno molte connessioni e molti nodi con piccole connessioni. I rapporti si mantengono inalterati aumentando il numero di nodi della rete, e anche quando si considera la rete a diverse scale gerarchiche (da cui il nome scale-free). Questo tipo di dinamica sembra essere particolare ed esclusivo dei sistemi complessi, anche di quelli biologici (vale, per esempio, per le interazioni tra proteine, nella regolazione genica, nelle dinamiche di diffusione dei virus…), e secondo alcuni autori è una delle poche leggi matematiche, forse l’unica, che possa essere definita come universalmente valida in biologia. L’autrice dell’articolo esprime tuttavia alcuni dubbi sulla reale utilità di questo approccio: la legge della potenza, sebbene diffusa, non sarebbe ubiquitaria come si pensa, e non fornirebbe alcuna spiegazione in relazione ai meccanismi che la generano.

L’interrogativo sulla liceità di applicare leggi universali in biologia era stato già posto, tra gli altri, da un centenario Ernst Mayr nel suo volume What makes biology unique? (tr. it. L’unicità della biologia, Raffaello Cortina Editore). Mayr sostiene che una delle caratteristiche distintive della biologia rispetto alle altre discipline scientifiche sia proprio l’assenza di leggi naturali universali: «non vi è dubbio che in biologia», egli dice, «le leggi abbiano un ruolo piuttosto trascurabile nella formulazione di una teoria». Le cause di questo sarebbero il ruolo cruciale di probabilità e casualità nei sistemi biologici, e la natura storica di molti dei processi dei viventi. «A causa della natura probabilistica della maggior parte delle generalizzazioni che si effettuano nella biologia dell’evoluzione, è impossibile applicare il criterio di falsificabilità proposto da Popper per controllare una teoria, perché il caso particolare in cui una data legge venga apparentemente confutata potrebbe non essere altro che un’eccezione, simile a tante altre in biologia». Sebbene alcuni autori – come Mark Buchanan in Nexus – sostengano che “se la contingenza appare come la firma della storia, la legge della potenza è l’altrettanto precisa firma di un ordine più basilare che emerge nonostante la dirompente accidentalità della scienza storica”, secondo Evelyn Fox Keller le generalizzazioni applicate alla biologia non possono che essere provvisorie, poiché l’emergenza della vita e la sua successiva elaborazione dipendono e sono vincolate proprio dalle dinamiche storiche contingenti.

Occorre dunque distinguere con forza tra i “concetti” che caratterizzano la biologia (selezione, speciazione, filogenesi…) e le leggi delle scienze fisiche, e tenere in considerazione, inoltre, che tutti i processi biologici sono soggetti a una duplice causalità: sono regolati da programmi genetici oltre che da leggi naturali: «non esiste al mondo un singolo fenomeno o processo vivente che non sia» scrive Mayr, «in parte controllato da un programma genetico contenuto nel genoma».
Probabilità e caso, contingenza storica, duplice causalità: Ernst Mayr conclude che non si può effettuare un parallelismo tra le basi della scienza biologica e quelle delle scienze fisiche, e che si rende necessario che la filosofia della biologia si sviluppi su un impianto concettuale ben distinto dalla filosofia delle scienze fisiche. La sfida è aperta.

Paolo Cocco e Astrid Pizzo

Fonti:
· Buchanan M. (2002). “Nexus. Small Worlds and the Groundbreaking Science of Networks”. W.W. Norton & Company, New York (tr. it. di Laura Serra, Nexus. Perché la natura, la società, l'economia, la comunicazione funzionano allo stesso modo. Mondadori, Milano 2004).
· Fox Keller E. (2007) “A clash of two cultures”. Nature 445 (7128): 603.
· Mayr E. (2004) “What makes biology unique? Considerations on the autonomy of a scientific discipline”. Cambridge University Press, New York (tr. it. di Cristina Serra, L’unicità della biologia. Sull’autonomia di una disciplina scientifica. Raffaello Cortina Editore, Milano 2005).

Ne abbiamo parlato…su Pikaia

Abbracci per non litigare

Abbracci e effusioni amichevoli per scongiurare eventuali tensioni sociali. Ecco come le scimmie ragno mantengono la coesione nel gruppo e saldano i rapporti.

Uno studio, condotto dal primatologo italiano Filippo Aureli della John Moore University di Liverpool e dal suo collega Colleen Schaffner dell'Università di Chester e pubblicato su Biology Letters, analizza come nella scimmia ragno (Ateles geoffroyi) la coesione del gruppo venga mantenuta da alcune effusioni affettuose tra i diversi individui. La scimmia ragno, infatti, costituisce comunità di circa 20-25 individui che si dividono durante il giorno in sottogruppi per la ricerca del cibo e si riuniscono la sera per trascorrere la notte (società di tipo fission-fusion). E' stato segnalato un comportamento molto complesso al momento della riunione dei diversi gruppi, basato su lunghi e intensi abbracci e interazioni amichevoli con lo scopo di dimostrare i propri intenti non ostili.
I ricercatori hanno studiato due comunità di scimmie ragno residenti nella penisola messicana dello Yucatan, segnalando ben 195 eventi di effusione a cui si accompagna raramente un comportamento aggressivo, dimostrando la natura distensiva di questi gesti, che vengono dunque messi in atto per saldare i rapporti tra individui. Il momento della riunione tra gruppi, spiega Aureli, "rappresenta un momento di possibile tensione in cui i diversi individui sono propensi allo scontro. La sequenza di abbracci costituisce un modo di risolvere i conflitti".
Dell'articolo originale è disponibile l'abstract.

Andrea Romano

Le armi degli scimpanzé

Una comunità di scimpanzé residente in Senegal ha dimostrato di fabbricare e utilizzare strumenti simili a lance nella caccia attiva delle prede. Questo comportamento riuscirà a farci capire quali erano le strategie di caccia rudimentali dei nostri progenitori?

Gli scimpanzé (Pan troglodytes) sono in grado di utilizzare strumenti nella caccia attiva di piccoli mammiferi. La scoperta, pubblicata nell’ultimo numero di Current Biology, è stata effettuata da Jill Pruetz dell’Iowa State University e Paco Bertolani della Università di Cambridge su una popolazione di scimpanzé residente nella zona di Fongoli, nella regione sud-orientale del Senegal. Fino ad oggi si conoscevano alcune abilità di questi Primati nell’utilizzo di arnesi per catturare artropodi nelle fessure dei tronchi e per rompere gli involucri coriacei di alcuni semi, tuttavia non si era mai assistito a questo fenomeno di caccia attiva, considerata una prerogativa esclusivamente umana.
Gli strumenti vengono fabbricati subito dopo l’individuazione di una potenziale preda, solitamente il Galagone del Senegal o Galagone minore (Galago senegalensis), una piccola proscimmia notturna che durante il giorno si rintana all’interno di cavità degli alberi. Il processo di fabbricazione degli strumenti, molto simili a piccole lance, prevede l’utilizzo di rami a cui viene rimossa la corteccia e creata un’estremità appuntita in grado di trafiggere la preda. Queste vengono poi utilizzate per trafiggere la preda direttamente all'interno del suo rifugio. Nonostante la percentuale di successo in seguito a questo tipo di caccia non sia molto elevato, come dimostra l’unico episodio positivo su 22 tentativi segnalati dai ricercatori, tuttavia il comportamento sembra molto stereotipato, a segnalare come sia abituale in questa comunità. Inoltre, dall’osservazione è emerso che solamente le femmine e gli individui più giovani prendono parte alle battute di caccia e alla costruzione degli strumenti, al contrario dei maschi adulti, per i quali, sostengono i ricercatori, l’eventuale cattura non rappresenterebbe un beneficio in termini energetici vista la piccola dimensione della preda (circa 200 grammi in media).
La comunità di scimpanzé di Fongoli vive in un ambiente che sembra molto simile a quello in cui si svilupparono i nostri progenitori, costituito da savana con presenza non molto diffusa e uniforme di alberi. Questa scoperta potrebbe aprire delle porte verso la comprensione dell’evoluzione della prima tecnologia umana e dei primi comportamenti messi in atto nella caccia dagli antichi ominidi. Inoltre, potrebbe fare luce sul ruolo della donna nella fabbricazione di strumenti, inizialmente utilizzati nella caccia.

Andrea Romano

Padre e figlio per aiutare a insegnare al meglio Darwin a scuola

Niles e Greg Eldredge, cioe' uno dei piu' famosi biologi evoluzionisti contemporanei e suo figlio, brillante professore nella high school americana, insieme per assicurare un adeguato insegnamento dell'evoluzione nelle scuole di tutto il mondo.

Springer, uno dei piu' famosi editori mondiali in campo medico, scientifico e tecnologico, annuncia attraverso la sua vice-presidente Amelia McNamara che a partire dal Marzo del prossimo anno il panorama delle sue pubblicazioni si arricchira' di una nuova rivista, dal titolo Outreach and Education in Evolution. La nuova pubblicazione vuole essere il ponte che congiunge le piu' moderne scoperte in campo evoluzionistico con l'insegnamento quotidiano dell'evoluzione nelle scuole di ogni ordine e grado: un formidabile kit di strumenti didattici, approntato dai due Eldredge insieme a un nutrito e prestigioso comitato scientifico, per aiutare i docenti a far scoprire ai propri studenti gli aspetti piu' importanti, curiosi e appassionanti dell'evoluzione e delle teorie evoluzionistiche. Outreach and Education in Evolution sara' una rivista trimestrale i cui articoli verranno rigorosamente sottoposti al vaglio dei referee, come qualsiasi rivista scientifica degna di tal nome, e conterra' inoltre saggi, lettere, fumetti, recensioni e giochi. E' inoltre prevista un'edizione online, corredata di chat rooms e blogs, e una serie di premi e borse di studio annuali per i contributi piu' meritevoli.

Tutto questo, affermano alla Springer, per sottolineare a quasi 150 anni dall'Origine delle Specie l'importanza fondamentale che Darwin e l'evoluzione rivestono in moltissimi campi della scienza: una moderna nazione, in qualsiasi continente, non puo' sperare di formare futuri scienziati se non si dimostra capace di trasmettere ai propri giovani una conoscenza chiara e approfondita dei principali temi legati all'evoluzione.
Paola Nardi

L'arcobaleno della vita

Quando scienza e arte si incontrano.....

Ecco il risultato della rappresentazione a colori della sequenza di nucleotidi che costituiscono le 23 coppie di cromosomi del corredo genetico umano. Due scienziati hanno dedicato il loro tempo libero a questo progetto, subito battezzato DNA-Rainbow, cioe' l'arcobaleno del DNA. Essi hanno scelto quattro colori diversi per le quattro basi azotate contenute nei nucleotidi: verde per l'Adenina, rosso per la Timina, bianco per la Guanina e blu' per la Citosina, ottenendo una singolare fotografia a colori dei vari cromosomi; il colore grigio rappresenta aree non definite dei cromosomi.
A cosa serve tutto cio'? Secondo gli autori il colore permette di riconoscere a prima vista strutture ripetitive e altri pattern all'interno del DNA. Qualcuno obbiettera' che e' possibile fare la stessa cosa, in modo molto piu' accurato e meno "soggettivo" usando programmi matematici e statistici: sono gli stessi autori, comunque, a precisare che l'intento e' soprattutto... artistico, ed anche quello di avvicinare quanta piu' gente possibile, e non soltanto gli esperti, alla genetica.
Buon divertimento!!
Paola Nardi

Pensare al futuro...

Uno studio dimostra come una specie della famiglia dei Corvidi sia in grado di pianificare le proprie azioni senza trarne benefici immediati. Alla base di questi comportamenti ci sarebbe la capacità di distinzione tra presente e futuro.

I Corvidi sono sempre stati riconosciuti come una famiglia di uccelli dotata di elevate capacità cognitive, tuttavia poche persone si sarebbero aspettati quello che è stato scoperto in un recente studio, pubblicato nel numero odierno di Nature. Sembra, infatti, che gli individui appartenenti alla specie Aphelocoma californica, corvide che vive nella regione orientale degli Stati Uniti e in Messico, siano in grado di pianificare alcune azione senza trarne un immediato beneficio, ma prevedendone un vantaggio nel futuro.
Un gruppo di ricercatori della Università di Cambridge, guidati dall'etologo Nicola Clayton, ha dimostrato che i comportamenti messi in atto la sera da questi uccelli dipendono da quello che si attendono accadere il mattino successivo. Infatti, possono prevedere la quantità e la qualità del cibo che verrà loro fornito il giorno seguente. In particolare, i ricercatori hanno studiato i comportamenti di diversi individui di Aphelocoma californica residenti presso l'Università di Cambridge in gabbie dotate di tre stanze. La stanza centrale era quella principale, in cui gli uccelli potevano alimentarsi senza, però, la possibilità di accumulare risorse. Essa si trovava in comunicazione a giorni alterni con le altre due, una delle quali veniva rifornita di cibo al mattino mentre l'altra rimaneva sempre vuota. Gli uccelli potevano, quindi, reperire facilmente cibo ogni due giorni nella "stanza della colazione", mentre rimanevano a digiuno le mattine in cui era consentito loro entrare nella stanza priva di cibo. Dopo alcuni giorni agli uccelli è stato fornito del cibo anche la sera, con la possibilità di accedere alla stanza in cui non veniva servita la colazione, in cui essi potevano accumulare risorse alimentari. Con grande sorpresa dei ricercatori, è emerso che gli uccelli non accumulavano cibo quando al mattino seguente sarebbe stata aperta la "stanza della colazione", ma solamente nei giorni in cui sarebbero rimasti a digiuno fino a sera, dimostrando la capacità di discriminare il futuro e comportandosi di conseguenza.
Un altro esperimanto con esiti simili è stato condotto dal medesimo gruppo di ricercatori, segnalando come Aphelocoma californica sia in grado di prevedere non solo la quantità di cibo che verrà fornita il giorno successivo, ma anche la qualità di tale cibo, in modo tale da consentirgli un'ottimizzazione anche della varietà alimentare. Questi uccelli dimostrano dunque di possedere la capacità di previsione e sono in grado di distinguere tra presente e futuro, concetti di cui si servono per calcolare le proprie azioni.
La fotografia di Franco Folini è tratta da Wikipedia.
Andrea Romano

Audio intervista a Telmo Pievani sul tema dell'evoluzionismo

17 minuti registrati il 4 febbraio 2007 a Radioradicale. Scaricate il file mp3 o ascoltatelo direttamente.

Paolo Coccia

Audio intervista a Telmo Pievani sul tema dell'evoluzionismo

17 minuti registrati il 4 febbraio 2007 a Radioradicale. Scaricate il file mp3 o ascoltatelo direttamente.

Paolo Coccia

L’incantesimo delle religioni: Intervista a Daniel Dennett

Pubblicata su Jekyll, il giornale di Comunicazione della scienza della SISSA di Trieste, l’intervista al filosofo americano recentemente ospite del Darwin Day di Milano.

Jekyll è il giornale on-line realizzato dagli studenti del Master in Comunicazione della Scienza della SISSA di Trieste e si occupa di temi legati alla Comunicazione della scienza.
Il nuovo libro di Dennett, Rompere l’incantesimo: la religione come fenomeno naturale, è oggetto dell’intervista fatta all’autore, che racconta la sua decisione di mettere la religione sotto il microscopio.

Chiara Ceci

Biodiversità e cambiamenti climatici

Al via otto progetti per identificare gli effetti dei cambiamenti climatici sulla biodiversità mondiale e individuare possibili soluzioni.

E’ di pochi giorni fa la notizia che la MacArthur Foundation (www.macfound.org) investirà 5 milioni di dollari per finanziare 8 progetti internazionali per studiare gli effetti dei cambiamenti climatici sulle specie di diversi ecosistemi mondiali e per trovare soluzioni utili a mitigarli. Le regioni coinvolte saranno 8: Madagascar e Albertine Rift (Africa); Himalaya Orientale, Melanesia e aria del basso Mekong (Asia continentale e Oceano Pacifico); Ande Meridionali, Ande Settentrionali e Isole Caraibiche (America Latina e Caraibi).

I progetti saranno sviluppati con modalità differenti da varie istituzioni di importanza internazionale, tra cui l’Università di Berkley (California), che si impegnerà a mettere a punto un programma per la conservazione della biodiversità in Madagascar, che tenga però conto dei possibili scenari futuri legati ai cambiamenti climatici, e la World Conservation Union (IUCN), che in parallelo sosterrà lo studio della vulnerabilità delle specie alle variazioni climatiche oggi in atto. Prenderanno parte ai progetti anche The International START Secretariat dell’Unione Geofisica Americana, l’organizzazione Bernice P. Bishop Museum (Nuova Zelanda), il Caribbean Natural Resource Institute, il BirdLife International e il World Wildlife Fund.

A mio parere questa notizia è di particolare rilievo.

Prima di tutto essa arriva in un momento storico caratterizzato, almeno a quanto sembra da ciò che si legge nelle ultime settimane sui media nazionali e internazionali, da un generale risveglio delle coscienze riguardo al riscaldamento globale e al ruolo in esso giocato dall’uomo. Per fare solo l’esempio più vicino nel tempo, proprio ieri, 21 febbraio 2007, un numeroso gruppo di importanti imprese internazionali – tra cui Ford, Toyota e Goldman Sachs – ha chiesto ai governi mondiali di ridurre drasticamente le emissioni di gas serra nell’atmosfera (www.cnn.com/TECH/space/).
In secondo luogo studiare i link esistenti tra i cambiamenti climatici e la vita degli ecosistemi è sempre più importante: a oggi sono stati dimostrati parecchi casi di specie “a rischio di estinzione” per cause correlate a variazioni del clima. L’orso polare (Ursus maritimus) è uno di questi casi, di recente reso famoso anche dal film-documentario di Al Gore “Una verità scomoda”. Dallo scorso anno questo mammifero è entrato a far parte della Red List redatta della World Conservation Union (IUCN) come “specie vulnerabile”, perché sembra particolarmente sensibile allo scioglimento dei ghiacci polari. Scioglimento che è sempre più massiccio e determinato proprio dal riscaldamento globale.

Per maggiori informazioni circa i progetti, si legga il comunicato stampa, disponibile sul sito della IUNC: http://www.iucn.org/en/news/archive/2007/02/13_climate_change.pdf
Stefania Somaré

Sistema nervoso e comunicazione nei pesci Teleostei

Venerdì 23 febbraio 2007, alle ore 11, Andrew Bass terrà un seminario di Bioacustica a Pavia dal titolo Neurobiology of the acoustic communication in fishes (Teleosts). Il seminario si terrà presso l'aula Vialli - Laboratorio di Anatomia Comparata del Dipartimento di Biologia Animale, in Piazza Botta 10.

Promosso dalla Scuola di Dottorato in Scienze della Vita dell’Università di Pavia in particolare dal Corso in Bioacustica terrestre e marina, il seminario avrà per oggetto il legame esistente tra sistema nervoso e comunicazione nei pesci Teleostei.
Il seminario sarà tenuto da Andrew Bass, professore di Neurobiologia e Comportamento presso la Cornell University di Ithaca (USA), dove si occupa da tempo della produzione di suoni nei pesci teleostei e del ruolo in essa giocato dal sistema nervoso. Più nel dettaglio, Bass e il suo tema si concentrano su quelle specie di Teleostei che presentano maschi con due fenotipi differenti, studiandone le diverse tattiche riproduttive, in termini sia di varietà nei comportamenti di corteggiamento, sia di sequenze del controllo vocale.
Celebre, in questo senso, la sua ricerca sui mormorii che i maschi di pesce cadetto (Porichthys notatus) emettono per attirare le loro femmine a deporre le uova nel nido.
Bass ha recentemente pubblicato alcuni articoli sulla rivista "Hormones and Behavior".
Per maggiori informazioni su Andrew Bass, si può visitarne il sito: www.nbb.cornell.edu/neurobio/department/faculty/bass/bass.html.
Stefania Somaré

Muto e Senza Parole: due geni per creare gli stomi

Due geni dal nome singolare determinano la crescita delle piccole "bocche" che regolano l'entrata e l'uscita dei gas dalle foglie dei vegetali superiori.

E' stata infatti la comparsa degli stomi la rivoluzione evolutiva che circa 400 milioni di anni fa ha permesso alle piante di colonizzare le terre emerse di tutto il globo. Essi permettono alla pianta di assorbire l'anidride carbonica necessaria alla fotosintesi, e rilasciano il vapore acqueo che determina la traspirazione necessaria al processo di risalita dell'acqua dalle radici, oltre a regolare il flusso di ossigeno da e per la pianta. Gli stomi regolano la propria apertura e chiusura attraverso le cosiddette cellule di guardia, una coppia di cellule che permette lo scambio gassoso evitando al contempo il pericolo di disidratazione.
La nuova scoperta di Keiko Torii, biologo alla University of Washington, e di un altro gruppo di Stanford guidato da Dominique Bergmann consiste nell'aver individuato due geni, prontamente denominati Speechless e Mute (letteralmente Senza parole e Muto) fondamentali per lo sviluppo di queste "bocche". Dalle pagine di Nature, in un articolo e in una lettera, i ricercatori dei due gruppi spiegano che Speechless (SPCH) apre la strada allo sviluppo dello stoma, attraverso la promozione di divisioni asimmetriche di cellule precursore dette meristemoidi, mentre Mute promuove uno step successivo che conduce alla formazione di uno stoma maturo. Un terzo gene, chiamato Fama, completa il processo di morfogenesi delle cellule di guardia. I due studi hanno preso in considerazione la specie-modello vegetale Arabidopsis thaliana.
I tre geni sono talmente simili nelle sequenze di DNA che gli autori sospettano si tratti di un gene andato incontro a duplicazione e successiva differenziazione o neo-funzionalizzazione. Essi inoltre assomigliano molto a geni gia' riscontrati tra gli animali, nei quali agiscono regolando il differenziamento delle cellule muscolari e neuronali. Queste evidenze rafforzano inoltre l'ipotesi dell'elevata conservazione durante l'evoluzione di proteine dalla tipica conformazione bHLH (basic helix loop helix) le quali esercitano funzioni fondamentali per la replicazione di cellule indifferenziate, controllando passaggi fondamentali nella transizione di cellule progenitrici a cellule differenziate.
Paola Nardi

Monday, February 19, 2007

La rivista Evolution liberamente disponibile per un breve periodo

La Society for the Study of Evolution ha preso accordi con l'editore Blackwell Publishing per pubblicare la rivista Evolution per i prossimi 5 anni.

Per un breve periodo, a partire dal fascicolo di gennaio 2007, gli articoli pubblicati saranno liberamente disponibili a tutti presso il sito web della Blackwell.
Segnalo, nel primo numero, il testo completo dell'articolo, IS EVOLUTIONARY BIOLOGY STRATEGIC SCIENCE? di Thomas R. Meagher, Centre for Evolution, Genes, and Genomics, School of Biology, University of St Andrews, Fife, UK di cui riprendo l'abstract:There is a profound need for the scientific community to be better aware of the policy context in which it operates. To address this need, Evolution has established a new Outlook feature section to include papers that explore the interface between society and evolutionary biology. This first paper in the series considers the strategic relevance of evolutionary biology. Support for scientific research in general is based on governmental or institutional expenditure that is an investment, and such investment is based on strategies designed to achieve particular outcomes, such as advance in particular areas of basic science or application. The scientific community can engage in the development of scientific strategies on a variety of levels, including workshops to explicitly develop research priorities and targeted funding initiatives to help define emerging scientific areas. Better understanding and communication of the scientific achievements of evolutionary biology, emphasizing immediate and potential societal relevance, are effective counters to challenges presented by the creationist agenda. Future papers in the Outlook feature section should assist the evolutionary biology community in achieving a better collective understanding of the societal relevance of their field.

Paolo Coccia

L'evoluzione secondo Euglena

La prestigiosa National Science Foundation finanzia un progetto triennale per decifrare i segreti del genoma delle Euglene, organismi unicellulari eucarioti, alcuni dei quali hanno acquisito capacita' fotosintetiche dalle alghe verdi.

Un gruppo di ricerca diretto da Eric Linton, biologo della Central Michigan University, completera' in questo periodo il sequenziamento del genoma di ben sei forme di Euglenoidi, alcune delle quali hanno perso la capacita' fotosintetica durante il loro percorso evolutivo. In particolare, Linton vuole concentrarsi sui cloroplasti dei sei tipi di organismi, gli organuli deputati alla fotosintesi clorofilliana. Ecco alcuni degli aspetti evolutivi irrisolti: i cloroplasti inglobati dalle Euglene sono tutti provenienti dallo stesso antenato, oppure diversi organismi hanno acquisito indipendentemente l'uno dall'altro e da antenati differenti la capacita' fotosintetica? Cos'e' accaduto ai genomi di ospite e cloroplasti? Perche' in alcune specie questi organuli sono oggi "dormienti"? Si tratta di un'inattivazione reversibile? Qual e' la storia filogenetica di questo interessante gruppo di protisti?
Come si puo' notare, molte e importanti sono le domande alle quali il progetto di Linton spera di dare esaurienti risposte, per meglio comprendere questi organismi gia' definiti nella storia della ricerca scientifica "ne' piante, ne' animali".

Paola Nardi

Genetically Capitalist?

Un altro tentativo applicato al mondo anglosassone di utilizzare il darwinismo sociale per spiegare le trasformazioni sociali.
Malthus e la selezione naturale insieme hanno dato origine alle capacità e attitudini capitalistiche. Il testo è liberamente disponibile.
Ecco il saggio di Gregory Clark dell'University of California, Davis, USA:
Genetically Capitalist? The Malthusian Era and the Formation of Modern Preferences

Paolo Coccia

E' uscito l'ultimo numero della rivista L’Ateo (n. 1/2007)

Tra gli articoli riportati ho selezionato i seguenti.
Democrazia e razionalità
Carlo Bernardini, pag. 4
Insegnare scienze naturali nella scuola superiore italiana
Alessandra Magistrelli, pag. 5
Antropologia culturale e antropologia biologica: pro e contro Darwin
Carlo Talenti, pag. 14
Natura e cultura: prove (malriuscite) di sintesi
Luigi Cavallaro, pag. 17
L’animale uomo tra natura e cultura. Una bibliografia ragionata
Ferdinando Vidoni, pag. 19
Credere in Dio o essere razionali? Due modalità di un’identica presunzione
Baldo Conti, pag. 26

Paolo Coccia

Map of Science

Una grandiosa mappa concettuale della scienza è stata creata da Sandian Kevin Boyack con Richard Klavans e Brad Paley (Columbia University)

Assomiglia a un confuso groviglio di microrganismi ma rappresenta il lavoro di assemblaggio di 800.000 lavori scientifici organizzati in relazione all'IF (Impact Factor, misura della qualità e importanza di un articolo scientifico). I cerchi colorati rappresentano singoli domini scientifici e i filamenti riportano le keywords associate ad ogni singolo dominio. Affascinante!

Paolo Coccia

Come i raggi UV danneggiano il DNA

Una speciale tecnica spettroscopica, denominata assorbimento transiente, permette per la prima volta di "vedere" all'opera i raggi ultravioletti mentre danneggiano il DNA, in un intervallo temporale di una frazione di picosecondo.

La ricerca, realizzata da chimici della Ohio State University e dell'Universita' di Monaco, guidati da Bern Kohler e pubblicata recentemente in un report sulla rivista Science, fa luce sui meccanismi di alterazione con cui la radiazione elettromagnetica ultravioletta agisce sulla molecola del DNA, ed in particolare sulla natura degli stati eccitati che quest'ultima raggiunge, per poi subire una trasformazione chimica irreversibile, tale da danneggiarne la struttura. Secondo gli autori, sarebbero gli stati eccitati di breve durata ad essere i piu' pericolosi: essi innescano una reazione che lega due timine (la timina e' una delle quattro basi azotate dei nucleotidi che formano il DNA) presenti sulla doppia elica. La frequenza con cui si realizza questo accoppiamento (detto dimerizzazione), e quindi il danneggiamento, dipende dalla posizione che le due basi vengono ad assumere quando sono colpite dalla radiazione ultravioletta. Il DNA e' infatti in continuo e rapido movimento, ma i processi di irraggiamento sono ancora piu' rapidi, e possono cogliere la doppia elica nella conformazione piu' sensibile alla dimerizzazione di due timine.
Se il DNA di una cellula subisce molte di queste alterazioni, esso non sara' piu' in grado di far funzionare opportunamente la cellula: quest'ultima verra' quindi soppressa o, alla lunga, si determinera' l'insorgenza di fenomeni cancerosi. E' infatti ormai ampiamente accettato il modello secondo il quale le mutazioni provocate dalle radiazioni ultraviolette sulle cellule epiteliali o sui melanociti (le cellule preposte alla produzione della melanina) possano portare al cancro della pelle. Sebbene il team non abbia osservato il fenomeno direttamente in una cellula, avendo operato con DNA isolato, e' la prima volta che si osserva direttamente il danneggiamento della doppia elica, grazie alla sofisticata tecnica spettroscopica "ultraveloce" adottata.
I risultati ottenuti spingono gli autori a concentrarsi sulle conformazioni che il DNA puo' assumere e sui fattori che le determinano: sono questi infatti che potrebbero fornire la possibilita' di predire in che misura la doppia elica sara' danneggiata dalla radiazione ultravioletta.

Paola Nardi

Nuova sala dedicata all'evoluzione dell'uomo all'AMNH Museum

Inaugurata presso l' American Natural History Museum di New York la nuova Hall of Human Origins. La nuova Anne and Bernard Spitzer Hall of Human Origins è ora aperta presso l'AMNH a New York.
Vi troviamo rappresentata l’incredibile storia dell’evoluzione umana a partire dai nostri primi antenati milioni di anni fa, fino alla comparsa di Homo sapiens.
In questa nuova parte del museo si possono trovate dagli aggiornamenti sui più recenti ritrovamenti fossili, fino le ultime novità sulla genomica che ci permette di esplorare il nostro passato e i misteri dell’evoluzione umana

Presentazione della nuova le del museo sul NewYork Times

Tour e presentazione della nuova Hall of Human Origins

Richard Milner and Ian Tattersall su Natural History Magazine raccontano alcune parti del lavoro per la realizzazione della nuova parte del museo

Chiara Ceci

Dalle acque dolci agli oceani

Come hanno fatto i pesci teleostei a pinna raggiata appartenenti al gruppo degli Acantomorfi a compiere il salto evolutivo dalle acque dolci agli oceani, diventando il gruppo piu' diversificato e di piu' grande successo tra i vertebrati?

La storia dei pesci ossei resta a lungo confinata nelle acque dolci, ed e' solo tra la fine del Cretaceo e l'epoca del terziario denominata Eocene, circa 55 milioni di anni fa, che i sedimenti marini mostrano uno straordinario arricchimento dei resti di questi organismi, arrivati a noi sotto forma di fossili. La rapida radiazione adattativa, che in pochi milioni di anni riempie le acque salate, e' il risultato di un importante cambiamento adattativo, che i biologi dell'Universita' di Bergen (Norvegia) Roderick Nigel Finn e Børge A. Kristoffersen sembrano aver chiarito. Nella ricerca pubblicata su PLoS ONE si evidenzia infatti un importante episodio evolutivo: il genoma dei pesci di acqua dolce sarebbe stato sottoposto alla duplicazione dei geni relativi alla produzione del tuorlo, cosi' fondamentali per lo sviluppo dell'embrione nelle uova. La spontanea degradazione di una proteina presente nell'eccesso di tuorlo avrebbe permesso all'uovo di riempirsi di acqua, indispensabile per il successivo sviluppo in acque di elevata salinita'. D'altra parte sono note specie non ancora adattate in tal senso, come salmoni, lamprede e storioni, che compiono una migrazione da acque salate ad acque dolci proprio per riprodursi. Le uova dei pesci, infatti, non possiedono i sofisticati apparati degli adulti necessari a mantenere l'equilibrio idrico in un ambiente ricco di sali.
Gli autori, esperti di biologia dello sviluppo dei pesci, stanno studiando la storia filogenetica degli Acantomorfi: in particolare cercano evidenze molecolari della cosiddetta ipotesi 3R, e cioe' che l'attuale genoma di questo gruppo di pesci sia il risultato di ben tre episodi di duplicazione completa del genoma, avvenuti a partire dalla prima separazione dei pesci ancestrali dai cordati. Per verificare questa ipotesi i ricercatori hanno effettuato un'analisi Bayesiana di sequenze allineate dei geni che esprimono la vitellogenina (proteina precursore del tuorlo) in un gruppo di vertebrati, cnidari e molluschi. Dallo studio comparativo emerge che nei pesci teleostei, dopo l'ultimo episodio di duplicazione dell'intero genoma, si e' verificata una duplicazione, con successiva neo-funzionalizzazione delle copie ottenute: la scissione spontanea di una delle proteine cosi' prodotte negli amminoacidi costitutivi determina l'entrata di acqua nella cellula-uovo. L'analisi comparata dimostra che i tempi nei quali sarebbe intervenuta questa modificazione sono compatibili con quelli della comparsa di un grande numero di specie di Acantomorfi nelle acque marine.
Un grande salto evolutivo, dunque, che sarebbe partito dalla duplicazione di alcuni geni per poi produrre vasti effetti nella fisiologia cellulare degli organismi attraverso processi di neo-funzionalizzazione.

Paola Nardi

Evolution vs. Creationism. Inchiesta americana sulle nuove generazioni

Confortante ricerca del Pew Research Center For The People & The Press, Washington, D.C. sulle nuove generazioni (18-25 anni) interrogati sull’evoluzione.

A pag 23 del saggio, dove potete trovare anche altre interessanti informazioni sui comportamenti, sulle aspettative di vita, ecc…..di questa fetta importante della popolazione, riporto il commento:
Gen Next Rejects Creationism
There is a clear generational divide on the issue of evolution. Nearly two-thirds of Nexters (63%) believe humans and other living things evolved over time, while only 33% say all living creatures have existed in their present form since the beginning of time. Gen Xers share a similar perspective, though they are slightly more open to the idea of creationism. Here the generational divide is among those under age 40 and those over age 40. Baby Boomers and Seniors are more closely divided over how the world came to be.
Fonte:
How Young People View Their Lives, Futures and Politics
A PORTRAIT OF “GENERATION NEXT” A Survey Conducted in Association with:
The Generation Next Initiative and Documentary produced by MacNeil/Lehrer Productions
FOR FURTHER INFORMATION CONTACT:
Andrew Kohut, DirectorKim Parker, Senior Researcher
Scott Keeter, Director of Survey Research
Carroll Doherty, Associate Director
Michael Dimock, Associate DirectorPew Research Center For The People & The Press
1615 L Street, N.W., Suite 700Washington, D.C. 20036Tel (202) 419-4350Fax (202) 419-4399
www.people-press.org

Paolo Coccia

Believing Scripture but Playing by Science’s Rules

Il New York Times di oggi pubblica un articolo/intervista dedicato a Marcus Ross, un Young Earth Creationist che crede nella interpretazione letterale della Bibbia e sostiene che la terra abbia meno di dieci mila anni di eta'.

Ross ha recentemente ricevuto il Ph.D. (il piu' avanzato titolo di studio nel sistema anglosassone) dall'Universita' del Rhode Island con una tesi sulla distribuzione dei mosasauri del Cretaceo (i mosasauri sono un gruppo di rettili marini che si sono estinti 65 milioni di anni fa).
Ross sostiene di ritenere i metodi e le teorie paleontologiche e le scritture sacre due diversi "paradigmi" per studiare il passato, e di non vedere il contrasto fra i due come un problema.

Anche se la ricerca sui mosasauri di Ross e' stata giudicata dai suoi colleghi come scientificamente impeccabile, molti evoluzionisti, tra i quali PZ Myers, l'autore del blog Pharyngula , si sono chiesti come uno "scienziato" possa ignorare l'evidenza prodotta dalla propria ricerca a favore dell'evoluzione, e sostengono che un creazionista, che si mantiene su posizioni ideologiche dettate da fede e non da dati empirici, non dovrebbe essere in grado di ricevere un diploma di studi in paleontologia.

Francesco Santini

The Origin of Species of Dub

The Genomic Dub Collective pleased to announce that all the videos and MP3s associated with the Origin of Species of Dub have now been released on to the web in time for Darwin Day (Feb 12th) 2007

You can access the videos here and the MP3s here.
We hope you find them stimulating and thought-provoking, as well as entertaining.
We have provided copious notes for anyone interested in following up the background to the issues raised.
Please take time to rate the videos in YouTube and pass this information on to anyone who might be interested.And if you don't like them, apologies for the intrusion.

Professor Mark Pallen
Professor of Microbial Genomics. Centre for Systems Biology, School of Biosciences, University of Birmingham
m.pallen @bham.ac.uk
tel ++44(0)121 414 7163
fax ++44 121 414 5295
http://www.infection.bham.ac.uk/BPAG/staff/mpallen.html

Ricche anticipazioni Einaudiane della prossima primavera

Psiche, Evo-Devo e ......ancora Darwin!

Il 6 marzo esce il secondo e conclusivo volume dell'opera:
Psiche. Dizionario storico di psicologia, psichiatria, psicoanalisi e neuroscienze. A cura di Francesco Barale, Mauro Bertani, Vittorio Gallese, Stefano Mistura, Adriano Zamperini
Collana Grandi opere, pp. 650 + 650.Tra le voci del dizionario si segnalano quelle curate da Vittorio Gallese, collega di Rizzolatti e co-scopritore dei neuroni mirror.

Il 17 aprile è atteso il volume
Alessandro Minelli. Forme del divenire. Evo-devo: la biologia evouzionistica dello sviluppo. Biblioteca Einaudi, pp. 230.
Il 5 giugno invece
Randal Keynes. Casa Darwin. Il male, il bene e l'evoluzione dell'uomo. Saggi, pp. 330.

Paolo Coccia

Organisms from Molecules to the Environment. Nuovo fascicolo di BioScience, 2007

E' uscito il nuovo fascicolo di BioScience dell'American Institute of Biological Sciences, dedicato al ruolo dell'evoluzione nelle migrazioni animali
Organisms from Molecules to the Environment. BioScience, vol. 57 No. 2, 2007
Dall'editoriale, gentilmente concesso dall'editore, riporto:
Animal migration fascinated the ancients and continues to fascinate researchers today. An often highly complex, synchronized suite of changes in behavior,morphology, and physiology enables journeys that may be epic in scale. These feats of endurance and navigation,which often beggar belief, are widely—and correctly—regarded as some of the most astonishing of nature’s spectacles.Researchers have gained some important insights into the evolution of migration, yet very much remains unknown about the multiple mechanisms that animals call on when they migrate.These facts are reason enough to devote much of this issue of BioScience to a special section on animal migration.But there are at least three additional reasons.One is that as new capabilities resulting from the revolution in molecular biology diffuse outward, phenomena such as migration are becoming increasingly susceptible toanalysis in genetic and even molecular terms. A second is recent advances in tracking technologies, ranging from isotope analysis for identifying locations an animal has visited to miniaturization of transmitters and receivers.Another reason for a special section on migration is perhaps more urgent. Global warming is changing the timing of bud bursts and myriad other cyclical processes thatprovide food for wildlife, and driving many birds and insects to move their ranges. In some birds, warming may favor shorter migration distances, but the complexity of migration is such that trying to predict the consequences for species in general borders on the impossible. Yet try we must, because only by obtaining a clearer picture of how migration really works will we be able to plan strategies for mitigating the effects of warming.BioScience’s special section on animal migration was coordinated by Hugh Dingle and V. Alistair Drake. They have brought together a distinguished group of authors.
Dingle and Drake (p. 113) provide the broadest generalizations about the nature of migration, which can be seen as an adaptation to fluctuating resources.
Åkesson and Hedenström (p. 123) describe experimental approaches to the question of how migrants achieve their navigations, and suggest that future research will need to investigate a range of natural cues.
Ramenofsky and Wingfield (p. 135) describe morphological and physiological adaptations involved in seasonal migrations. They note that the control mechanisms that regulate migration and coordinate it with local conditions are largely unknown, and that the potential for disruption by climate change is great.
Cheke and Tratalos discuss some of the complexities of migration for two pest species (red-billed queleas and desert locusts) in the article that begins on p. 145: They argue that predicting the details of future ecological changes will call for greater understanding of the population dynamics and genetic composition of many organisms.Roff and Fairbairn (p. 155) describe the genetic architecture of several components of the migratory syndrome in the sand cricket, Gryllus firmus.
And Pulido, in the article that starts on p. 165, shows how genetic correlations among migratory traits and with other traits are likely to play a major role in determining evolutionary change. The section thus provides a valuable survey of expert views on a range of aspects of this pervasive and vital syndrome.


Paolo Coccia

Pandemic game!

Pandemic è un gioco liberamente disponibile sul web. Occorre possedere Flash Player per poterlo usare!
Voi dovete impersonare un virus e farlo evolvere per contrastare l'intervento umano che cercherà disperatamente una cura!
Attenzione:
Pandemic is a simulation game that allows the player to evolve their own biological virus over a period of 200 days. Game features a strategic world map, over 29 different viral attributes, air ports and water centers. Sponsored by Crazy Monkey Games. Pandemic won an award for best flash entry of January 24 and an award for best flash entry between January 24 and January 31 on Newgrounds. If you are epileptic, please use caution while playing the game or consult your doctor before hand.

Paolo Coccia

Employing Philosophical Dialogue in Collaborative Science

La necessaria collaborazione tra filosofi e scienziati, ricercatori è il tema sviluppato nell'articolo pubblicato sull'ultimo numero della rivista BioScience
SANFORD D. EIGENBRODE, MICHAEL O'ROURKE, J. D. WULFHORST, DAVID M. ALTHOFF, CAREN S. GOLDBERG, KAYLANI MERRILL, WAYDE MORSE, MAX NIELSEN-PINCUS, JENNIFER STEPHENS, LEIGH WINOWIECKI, NILSA A. BOSQUE-PÉREZ. Employing Philosophical Dialogue in Collaborative Science. BioScience. Volume 57, Issue 1 (January 2007) pp. 55–64

Paolo Coccia

Nuovo fascicolo della rivista History and Philosophy of the Life Sciences

Il fascicolo riporta una riflessione su due grandi biologi del Novecento, Dobzhansky e Stebbins inquadrando le due figure negli sviluppi della teoria evoluzionistica sfociati poi nella Moderna Sintesi.
Vassiliki Betty Smocovitis. Keeping up with Dobzhansky: G. Ledyard Stebbins, Jr., Plant Evolution, and the Evolutionary Synthesis. History and Philosophy of the Life Sciences - Vol. 28, no. 1 (2006)
All'interno troverete anche la review di Francisco J. Ayala, Evolution vs. Creationism.

Paolo Coccia

Saturday, February 10, 2007

Un giovane uomo in una giovane scienza: Darwin Geologo

Anche ieri, 9 Febbraio, grande successo per il Darwin Day di Milano. C’era davvero molta gente a seguire la sessione che si è svolta nel pomeriggio dedicata a Darwin geologo.

Dopo i saluti di apertura effettuati dal direttore del Museo di Storia Naturale Enrico Banfi e dall’assessore ai beni culturali Vittorio Sgarbi, il moderatore delle sessione, Guido Chiesura, ha dato inizio a un pomeriggio che ha regalato a molti un nuovo modo di vedere Darwin.
Il primo intervento è stato di Pietro Corsi, professore di Storia della Scienza a Oxford e grandissimo studioso di Lamark, che ha parlato della condizione delle scienze prima di Darwin sia nella geologia che nell’ambito dell’evoluzione.

Anche le due relatrici che hanno seguito Corsi sono venute dall’Inghilterra, da Cambridge.
Sandra Herbert in realtà lavora per l’università del Maryland negli Stati Uniti, ma attualmente è a Cambridge per poter approfondire le sue ricerche sulla figura di Darwin geologo.
La Herbert, storica della scienza e autrice di un libro intitolato proprio Darwin. A geologist, ha meravigliosamente illustrato la carriera geologica del giovane Darwin che si trovò a muovere i suoi primi passi da geologo in questa scienza appena nata e in rapida evoluzione.

Si è parlato delle carte geologiche realizzate nella prima metà dell’ottocento, e in particolare quelle effettuate proprio grazie ai rilevamenti fatti durante il viaggio del brigantino Beagle, la cui missione era in primis cartografica. Grazie alle splendide immagini e alle altrettanto splendide parole tratte dal capitolo XIV del Viaggio di un naturalista intorno al mondo, Sandra Herbert ha fatto vivere le emozioni che Darwin provò davanti ai meravigliosi panorami che incontrò nel suo viaggio, come ad esempio nella Terra del Fuoco o davanti al vulcano Osorno in Cile, che riuscì a osservare di notte durante un eruzione. Anche grazie a queste sue esperienze Darwin si rese conto che il pianeta era vivo, non era un elemento fisso e statico. L’idea dell’evoluzione, quindi, nasce negli occhi e nel cuore di un geologo.

Entrambe le relatrici inglesi hanno sottolineato come Darwin sia stato un buon geologo, soprattutto per quanto riguarda il lavoro di campo.
Liz Hide, geologa, lavora presso il Sedgwick Museum della Cambridge University e gli esemplari raccolti da Darwin sul campo li può vedere ogni giorno.
“Durante il suo viaggio sul Beagle il naturalista inglese ha raccolto circa 2000 campioni di rocce e la maggior parte di questa collezione è conservata proprio al Sedgwick Museum”.
La Hide ci racconta di come Darwin catalogava i campioni che raccoglieva scrivendo tutto nei sui libri di appunti e nei suoi diari. Con un racconto appassionato e ben documentato la Hide ha mostrato la precisione del metodo adottato da Darwin. “Tutti gli appunti rappresentano la materia prima per i lavori che avrebbe poi pubblicato sugli atolli corallini, sui vulcani e su molto altro ancora”.

“La capacità di Darwin di descrivere in poche parole le caratteristiche essenziali dei campioni rocciosi che raccoglieva, lo rendevano sicuramente un capace geologo, usava tutti i suoi sensi nelle descrizioni che faceva: colori, suoni, odori.” La geologa inglese ha anche illustrato quali strumenti egli utilizzava per studiare la geologia dei luoghi che visitava: la lente, il microscopio il goniometro e altri strumenti per analizzare le proprietà chimiche e mineralogiche dei campioni rocciosi.
“Darwin era un uomo della sua epoca e il suo lavoro di campo riflette perfettamente questa cosa. Nonostante ciò il suo modo di lavorare e organizzare la raccolta dei campioni è ancora alla base del lavoro che si svolge ancora oggi sul campo.”
“Il lavoro di raccolta e catalogazione di Darwin è impressionante. “A moment of patient labour” come disse Alfred Harkernel nel 1970.”

Liz Hide terminando il suo bellissimo intervento ha poi evidenziato come Darwin si dedicasse a tutti gli ambiti scientifici con successo: “la sua curiosità e i suoi studi sono così vasti da fare invidia a ogni ricercatore del presente. Al giorno d’oggi ognuno si focalizza su un certo argomento specifico, anche a causa delle diverse pressioni cui la scienza è sottoposta”.

L’ultimo relatore della serata è stato Gian Battista Vai, geologo dell’Università di Bologna che ha parlato delle molte originalità riscontrabili dal punto di vista geologico nel lavoro di Darwin. Partendo dalle parole scritte da Darwin durante il viaggio sul Beagle, Vai ha illustrato come egli anticipò in modo brillante concetti di alcune teorie che furono poi studiate e provate molto tempo dopo. Si tratta di idee riguardanti la tettonica a placche, i terremoti, i vulcani, le scogliere coralline,la paleobiogeografia, le strutture sedimentarie, le estinzioni e molte altre ancora.

Questo pomeriggio della seconda giornata del Darwin Day ha svelato la bellezza e l’impostanza del lavoro geologico di Darwin, e ci fa capire che il geologo è stato molto oscurato dal biologo.
Durante il suo viaggio, prima ancora del suo ritorno in Inghilterra, Darwin aveva inviato una lettera dove richiedeva la sua iscrizione alla Geologica Society di Londra, fondata nel 1807, la prima al mondo, e questa lo aveva accettato come membro nel 1837.
“La GSL era l’organizzazione dove si sentiva più a suo agio, dove si sentiva a casa”, dice Sandra Herbert, “credo che Darwin si sarebbe definito in primis un geologo, più ogni altra cosa, questo era ciò che lui era”.

Chiara Ceci

Darwin e l’evoluzionismo, imminenti pubblicazioni

Prossime pubblicazioni concernenti Darwin e l’evoluzionismo che vedranno la luce nel 2007
Segnalo che nel numero 2/2007 del Quadrimestrale di teoria sociale e storia delle idee, La società degli individui, usciranno (nella sezione “Archivio”) la traduzione italiana del saggio di John Dewey, “The Influence of Darwinism on Philosophy” (1909) e (nella sezione “Saggi”) la traduzione del saggio di D. Hull, “On Human Nature” (1986).
Entrambe le traduzioni sono state curate da Paolo Costa* che annuncia inoltre la prossima pubblicazione del libro, Un’idea di umanità. Etica e natura dopo Darwin, EDB (Edizioni Dehoniane), Bologna 2007.

Paolo Coccia

*Paolo Costa è docente di Filosofia presso l'ITC-isr, Isituto per le scienze religiose/Fondazione Bruno Kessler (ex Istituto Trentino di Cultura), Trento, e-mail: pacosta@itc.it, web: www.itc.it

Daniel Dennett per Pikaia

Si è svolta ieri sera presso il Museo di Storia Naturale di Milano la presentazione del nuovo libro di Daniel Dennett “Rompere l’incantesimo: la religione come fenomeno naturale”, edito da Cortina e in uscita ad Aprile.

Si è svolta ieri sera presso il Museo di Storia Naturale di Milano la presentazione del nuovo libro di Daniel Dennett “Rompere l’incantesimo: la religione come fenomeno naturale”, edito da Cortina e in uscita ad Aprile.

Daniel Dennett, filosofo della scienza della Tufts University, nella serata di apertura del 4° Darwin Day di Milano, ha parlato del suo nuovo libro, e di come in esso egli si proponga di iniziare a studiare la religione con un approccio scientifico e evoluzionistico.

Breaking the Spell. L’incantesimo che Dennett vuole rompere è proprio quello della religione. In particolare il tabù secondo il quale essa non potrebbe essere sottoposta a studi di tipo scientifico come tutti gli altri fenomeni naturali. Dennett sa che è come aprire un vaso di Pandora, ma ritiene che sia necessario portare avanti uno studio completo e approfondito su di un tema così importante e che sta acquistando sempre più importanza.

“La religione è una parte importante della vita di moltissime persone,” racconta Dennett a Pikaia, “si tratta di qualcosa per cui molta gente vive e investe un sacco di energie. La religione è qualcosa per cui alcuni sono disposti anche a morire. Questo dal punto di vista biologico apparentemente non ha senso e quindi necessita una spiegazione”.
“Nessun altra specie riesce a formulare dei progetti alternativi di vita, progetti che portano a rinunciare all’imperativo genetico. Noi lo facciamo, e questo è un fatto biologico che richiede una spiegazione per capire come tutto ciò si sia evoluto. Come sia successo che siamo arrivati a vedere il mondo in un modo così diverso che abbiamo dei fini che sono il summum bonum ma che non sono l’imperativo genetico”.

Dennett nel suo libro definisce la religione come un sistema sociale nel quale i partecipanti invocano una fede in un essere soprannaturale di cui cercano l’approvazione. “Siccome le religioni sono trasmesse a livello culturale non a livello genetico, l’unità base della sua diffusione è il meme. Tale unità fu proposta dal mio amico Richard Dawkins nel 1976 nel suo più famoso libro “Il gene Egoista”, un meme è un unità replicante culturale, il suo analogo biologico è il gene. Sono come dei virus che replicano le idee e anche qui valgono le leggi della selezione naturale”.

“La religione è un fenomeno prettamente naturale. Non soprannaturale. La domanda quindi non è se sia possibile fare una buona scienza della religione, questo è certamente possibile. La vera domanda è se dobbiamo farlo. I timori di molti sono legati alla rottura dell’incantesimo. Infrangendo il tabù cosa potrà succedere?”.
Secondo Dennett studiare i meccanismi che hanno portato all’evoluzione della religione può aiutarci a comprendere meglio come questa funziona per poter eventualmente contrastare le patologie ad essa legate. Dennett vuole quindi capire perchè la gente ama così tanto la sua religione e per cosa essa serve.
“Marx ha detto che la religione è l’oppio dei popoli. Essa aiuta a tenere la gente tranquilla; la gente così ne è soggiogata. La parola Islam significa sottomissione in arabo. Il proprio interesse viene sottoposto all’interesse di Allah. Anche nel mondo cristiano il cuore del culto sta’ nella sottomissione, la parola di dio è un seme che viene piantato in una mente e poi in un altra mente ancora e così via. La semente si evolve ed è meglio che venga trasportata da mente a mente”.
Dennett dice che la religione è un buon surrogato delle polizia. Crea delle regole che stabiliscono un certo ordine sociale. Una approfondita ricerca scientifica sulla religione, la conoscenza, può uccidere questo meccanismo e fornire motivi per ribellarsi, per sovvertire il sistema. La conoscenza da il potere di capire e di poter cambiare idea.
“Qualunque sia la cosa che la religione da a chi vi crede, si tratta di qualcosa per sui spesso questi credono di non poterne fare a meno. La cosa va quindi seriamente considerata e analizzata”.

Il suo libro ha ricevuto moltissime critiche. Perchè crede che il suo modo di vedere il problema sia così fortemente attaccato?
“Credo che alcune di queste critiche siano state molto dure e sinceramente non capisco come mai. Qualcuno mi ha accusato di trattare la religione come qualcosa di sciocco, ma non è vero. Proprio per la grande importanze che questo fenomeno naturale ha nella vita di moltissime persone io sono interessato al suo studio. Quando mi chiedo se la religione sia una cosa positiva per l’uomo io non intendo arrivare a negare che lo sia. Voglio indagare la questione, supponendo che la religione potrebbe essere positiva per l’uomo, ma fino a che non ne studiamo a fondo i meccanismi questa affermazione resterà solo una frase fatta che può bastare solo a chi non si vuole interrogare sul reale significato delle cose”.

“Ho avuto modo di visitare questo bellissimo museo e sono rimasto molto colpito. Le collezioni sono belle e alcuni reperti sono davvero notevoli. Ciò che più mi ha emozionato è stato vedere tutti quei bambini che giravano per le sale. Che piacere sentirne i loro commenti e vedere la loro emozione davanti a un dinosauro o a un diorama. La parte personalmente mi è piaciuta in particolar modo è la sala dedicata all’evoluzione umana, sono rimasto affascinato dalla parte sull’evoluzione della cultura”.

La serata ha avuto un successo molto buono, con moltissimi spettatori che hanno ascoltato i relatori con molto interesse. L’intervento di Dennett ha riscosso molto successo e alla fine ha ricevuto un lungo applauso. Il libro quando uscirà ad Aprile avrà certamente un grande successo.
Un ottimo inizio per il Darwin Day di Milano!!!

Chiara Ceci

Come ti termostato un nido di bombi

Alcuni insetti sanno regolare la propria temperatura corporea attraverso complessi meccanismi fisiologici: uno degli esempi piu' sorprendenti e' rappresentato dai bombi. Gia', ma come fanno i bombi a regolare la temperatura di un intero nido?

Se lo e' chiesto anche Sean O’Donnell, biologo e professore associato di psicologia alla University of Washington. Insieme ad alcuni colleghi ha esposto tre colonie di Bombus huntii, un imenottero comune nel Nordovest degli Stati Uniti, a diverse condizioni di temperatura, studiandone le reazioni. Il team ha scoperto che le operaie addette alla cura dei nidi determinano un chiaro effetto di termostatazione, mettendo in atto opportuni comportamenti che derivano dalla loro specializzazione. Quando, ad esempio, e' necessaria l'incubazione delle larve, la temperatura del nido viene innalzata da operaie specializzate, particolarmente minute, attraverso la vibrazione dei muscoli che collegano le ali all'addome, il quale viene mantenuto in contatto con la nidiata: i ricercatori hanno dunque proceduto ad abbassare la temperatura di un nido (fino a circa 10°C), prelevando allo stesso tempo un certo numero di operaie particolarmente attive nell'innalzare la temperatura. Il nido ha risposto in circa 24 ore, dedicando le operaie restanti all'incubazione a ritmi ancora piu' sostenuti, producendo cosi' una risposta all'abbassamento di temperatura e riportandola ai valori ottimali, compresi tra 28 e 32°C. La risposta ad un innnalzamento della temperatura e' consistito invece in un aumento dell'attivita' di "ventilazione", realizzata attraverso il battito delle ali: per osservare questo comportamento i ricercatori hanno innalzato la temperatura di un nido fino a 38,6 °C.

Lo studio, pubblicato online sulla rivista Behavioral Ecology and Sociobiology, dimostra dunque che la grande capacita' di termostatazione e' affidata ad un gruppo specializzato di operaie, e che non c'e' intercambiabilita' nella specializzazione: le operaie piccole si dedicano a questa attivita', mentre quelle piu' grandi restano per lo piu' specializzate nella ricerca e collezione del cibo. L'abilita' di B. huntii nel mantene la propria temperatura corporea e nel termoregolare il nido, attraverso una elevata plasticita' comportamentale, permette ai bombi di vivere in climi particolarmente freddi, diventando cosi' preziosi agenti ecologici, in quanto impollinatori di piante adattate ad habitat caratterizzati da elevate latitudini o altitudini.

Paola Nardi

Almanacco dell'evoluzione 2006

Abbiamo provato a riassumere gli avvenimenti più importanti del 2006 ed il risultato, grazie a Giulia Fontanesi, lo troverete qui. E' stato realizzato in economia, con i pochi mezzi che abbiamo a disposizione. Il nostro direttore Telmo Pievani ha redatto l'editoriale di presentazione che riportiamo.Buona lettura!

Paolo Coccia

In questo Almanacco potrete trovare un distillato di Pikaia e una piccola sintesi leggera delmodo che abbiamo scelto per raccontare gli sviluppi scientifici della teoria dell’evoluzione.
Troverete ciò che Darwin ci ha insegnato non soltanto riguardo ai contenuti della teoria, maanche al metodo pluralista di indagine che spazia sempre fra discipline differenti. L’evoluzioneè un approccio storico al vivente, che si alimenta di singoli dettagli apparentemente insignificantie invece “meravigliosi”, come diceva Gould, nel farci capire la somma di eventi contingentie fortunati che ci fanno essere oggi qui a contemplare la diversità della vita. L’evoluzione,per come ci piace raccontarla su Pikaia in modo piacevole ma al contempo rigoroso, nonha confini e abbraccia l’antropologia, l’etologia, tutte le scienze naturali, le scienze della Terra,i cambiamenti nel piccolo osservati dalla biologia molecolare e i cambiamenti su largascala registrati dalla paleontologia. E’ una scienza piena di sorprese, che ha ancora molto dascoprire sui passaggi cruciali della storia naturale e sui meccanismi che producono il cambiamentoin natura. Il suo impianto è “neodarwiniano” non per un attaccamento ideologico odogmatico al fondatore, ma perché il nucleo centrale del programma di ricerca evoluzionisticoruota ancora attorno all’intuizione fondamentale del grande naturalista inglese, la produzionedi variazione soggetta a selezione naturale. Su questo tronco principale abbiamo poi innestatoaltre idee, scoperte, spiegazioni e talvolta intere discipline innovative come la biologiaevolutiva dello sviluppo e la genomica evoluzionistica. Non vediamo l’ora di raccontarvi altrestorie e altri dettagli, e magari di rivedere qualche ipotesi del passato e di aggiungerne dinuove. Siamo dell’idea che questa scienza, essa stessa in evoluzione, non sia affatto una minacciaper la dignità umana, ma al contrario una delle più belle imprese di conoscenza e dicomprensione dei legami naturali che ci fanno interamente appartenere alla biosfera terrestre.

Telmo Pievani

Presentazione del libro Il supermarket di Prometeo, di Marcello Cini, Codice Edizioni

Giovedì 08 febbraio 2007, alle ore 18.00 a Milano, presso la sala Walter Tobagi del Circolo della Stampa, (corso Venezia 16), Carlo Maurizio Modonesi, professore di Comunicazione naturalistica all’Università degli Studi di Parma e Gianluca Bocchi, professore di Filosofia della Scienza presso l’ Università di Bergamo, presenteranno Il supermarket di Prometeo, ultimo libro di Marcello Cini edito da Codice Edizioni, Torino. Sarà presente l'autore.

Marcello Cini
Il supermarket di Prometeo.
La scienza nell’era dell’economia della conoscenzaAll’alba del nuovo millennio, quotidianamente, si sta giocando sotto i nostri occhi una partita importantissima. Il XXI secolo si caratterizza sempre più come l’epoca in cui, grazie agli strumenti forniti da scienza e tecnologia, alla produzione e distribuzione di beni materiali si sta progressivamente sostituendo la produzione e la distribuzione di un bene collettivo e non tangibile: la conoscenza, sia essa l’ultima frontiera della ricerca piuttosto che l’intrattenimento di massa.Tutto questo in nome di una presunta democratizzazione del sapere che però risponde ed è soggetta unicamente alle leggi del mercato imposte da un’economia capitalistica sempre più globale e invasiva. Ma c’è una contraddizione profonda fra la produzione di conoscenza, per sua natura frutto al tempo stesso della creatività individuale e del patrimonio comune dell’umanità intera attraverso un processo evolutivo non finalistico, e la crescita dell’economia, finalizzata alla produzione di profitto. Non è forse questo cieco meccanismo di mercificazione della conoscenza a portare la scienza in tutt’altra direzione, impedendo di fatto che essa possa contribuire a migliorare la qualità della vita di tutta l’umanità? Marcello Cini rivela in questo libro la dote rara dell’intellettuale completo, capace di leggere e interpretare i molteplici e contradditori segni del presente per gettare uno sguardo lucido e disincantato sul futuro che ci attende.

Marcello Cini è attualmente professore emerito dell’Università La Sapienza di Roma, dove ha svolto dal 1957 attività di ricerca in Fisica teorica. Dagli anni Settanta ha accompagnato questa attività con studi di Storia della scienza e di Epistemologia, e con interventi su varie riviste e sul quotidiano “Il manifesto”.Tra le sue numerose pubblicazioni ricordiamo Un paradiso perduto (Feltrinelli, 1994),Trentatre variazioni su un tema (Editori Riuniti,1990) e Dialoghi di un cattivo maestro (Bollati Boringhieri, 2001). Ha ricevuto il Premio Nonino 2004 “A un maestro italiano del nostro tempo”.

Codice Edizioni
Chiara Stangalinoe-mail: chiarastangalino @tiscali.it
telefono: 328.9026802

Intervista a Dennett su Panorama

Sul numero di Panorama uscito venerdì 2 febbraio Luca Sciortino intervista Daniel Dennett.
Ora potete leggere su Pikaia l'intervista completa.

Paolo Coccia

Sunday, February 04, 2007

Nutrito gruppo di articoli, recensioni sull'evoluzione, Darwin e sulle origini dell'uomo

Segnalo diversi articoli, recensioni sull'evoluzione, Darwin e sulle origine dell'uomo che vi invito a leggere.
la Rivista dei Libri, fascicolo di febbraio 2007
H. Allen Orr. La parola ai geni
Nicholas Wade, recensione del libro All'alba dell'uomo. Viaggio nelle origini della nostra specie, Milano, Cairo
Frank J. Sulloway. Come due gocce d'acqua, recensione al libro Nancy L. Segal, Indivisible by Two: Lives of Extraordinary Twins, Cambridge, MA, Harvard University Press

l'Indice dei Libri, fascicolo di febbraio 2007
Telmo Pievani recensisce Niles Eldredge. Darwin. Alla scoperta dell’albero della vita (testo completo)

Le Scienze di Febbraio 2007
Segnalo i seguenti articoli:Telmo Pievani. Sulla rotta di Darwin. Evoluti per caso
Kate Wong. La piccola Lucy Un nuovo, straordinario fossile umano riapre il dibattito sull'evoluzione della locomozione eretta

Paolo Coccia

Presentazione del libro di Federico Focher L'uomo che gettò nel panico Darwin

Segnaliamo la presentazione del libro di Federico Focher L'uomo che gettò nel panico Darwin - Vita e scoperte di Alfred Russel Wallace che si terrà Mercoledì 7 Febbraio 2007 alle ore 21 presso il Salone del Camino del Collegio Castiglioni Brugnatelli in via San Martino 20, Pavia.

Il Comitato delle Pari Opportunità

Presentazione del libro di Federico Focher L'uomo che gettò nel panico Darwin

Segnaliamo la presentazione del libro di Federico Focher L'uomo che gettò nel panico Darwin - Vita e scoperte di Alfred Russel Wallace che si terrà Mercoledì 7 Febbraio 2007 alle ore 21 presso il Salone del Camino del Collegio Castiglioni Brugnatelli in via San Martino 20, Pavia.

Il Comitato delle Pari Opportunità

Concorso per i docenti di Scienze delle scuole di ogni ordine e grado sul tema: L'evoluzione dei viventi

Concorso per i docenti di Scienze delle scuole di ogni ordine e grado (dalle elementari alle superiori comprese le scuole speciali per ragazzi diversamente abili e insegnanti di sostegno) sul tema: L'evoluzione dei viventi: la competizione intraspecifica e tra specie diverse nel mondo animale e vegetale.
Il concorso, bandito in occasione del Darwin Day, prevede lo svolgimento del tema con diverse modalità ( mostre di disegni e/o di fotografie, realizzazione di CD, perfomance teatrali o di altre forme creative, esperienze di laboratorio, osservazioni sul campo etc..).
I lavori saranno selezionati da una giuria di insegnanti dell'ANISN, di ricercatori e di professori universitari. I premi ( per ogni categoria : scuola elementare, media, superiore e scuole speciali &insegnanti di sostegno) consisteranno in: abbonamenti a riviste scientifiche, libri, materiale scientifico e didattico. I partecipanti dovranno consegnare i lavori entro il 30 maggio. Per informazioni più dettagliate rivolgersi a alemagistrelli@alice.it . Il bando sarà pubblicato a breve anche sul sito www.anisn.it e www.anisncampania.it .

Le Nuvole – teatro stabile d’innovazione presenta: Premio CO_scienze

Uno dei principali compiti del Teatro è quello di rielaborare la storia dell'uomo. Riscopriamo ogni giorno di essere i figli di Galileo, delle rivoluzioni copernicane, dei viaggi di Darwin, del genio di Majorana, dei laceranti conflitti di Oppenheimer... La scienza dell'attore è nella costante verifica che opera sulla parola, sul suono, sul gesto affinché ciò che dice possa essere trasmesso... CO_scienze vuole sollecitare la scrittura teatrale per nuove opere letterarie, scientifiche e divulgative.
Bando di concorso - Drammaturgia Scientifica - Terza Edizione1. E' indetta la terza edizione del Premio CO_scienze, concorso di drammaturgia scientifica, che si propone di segnalare ed individuare autori teatrali contemporanei.2. Il Concorso, nato nel 2005, si ripete per il 3° anno. Le opere dovranno ispirarsi ad argomenti scientifici anche contemporanei: prendendo spunto dal passato, dall'attualità... immaginando il futuro. Sono ammesse anche leggerezza, ironia e divulgazione.3. La piéce, in lingua italiana, sarà breve, potrà avere uno o più autori, di qualsiasi età e nazionalità. I linguaggi ammessi sono monologhi, il teatro d'attore, la narrazione, il teatro di figura, tecniche miste, altro.4. Sono liberi il numero dei personaggi e la durata, purché l'opera costituisca testo completo; potrà essere volutamente rivolto all'infanzia, ai ragazzi, agli adulti.5. Sono ammesse opere drammaturgiche originali, che non abbiano già ricevuto premi in altri concorsi, inedite, non ispirate a romanzi, film o scritture teatrali esistenti. Possono essere già state rappresentate.6. I testi devono avere una lunghezza non inf. alle 5 cartelle e non sup. alle 12, pena l'esclusione. Per cartella s'intende una pagina di 30 righe per 60 battute. Non sono considerate nelle cartelle note di regia e altre informazioni.7. Ogni copia deve riportare nome/i dell'autore/i, l'indirizzo, mail e telefoni.8. Il testo, accompagnato dalla scheda di partecipazione, curriculum sintetico, sarà inviato via mail all'indirizzo: lenuvole@cittadellascienza.it Oppure spedito alla segreteria del Premio in 8 copie fascicolate entro e non oltre il 20 aprile 2007 (farà fede la data postale) al seguente indirizzo: Le Nuvole Co_scienze - Via Coroglio 104 - 80124 Napoli9. I testi saranno selezionati e valutati da una giuria composta da noti esperti del mondo teatrale e scientifico.10. La giuria esprimerà le proprie valutazioni insindacabili entro il 30 giugno 2007. In mancanza di opera meritevole, il premio non sarà assegnato.11. La partecipazione al Concorso, del tutto gratuita, implica l'accettazione di tutte le norme del presente Bando.
Il PREMIO consiste nella messa in scena del testo vincitore a cura de LE NUVOLE di Napoli, con debutto entro il 2008. L'esito dell'opera selezionata sarà comunicato al/ai vincitori via telefono, e via mail e la motivazione verrà inserita sul sito: www.lenuvole.com. Il vincitore può far parte della commissione valutativa dell'anno successivo. La scheda di partecipazione può essere richiesta a: lenuvole@cittadellascienza.it o scaricata da www.lenuvole.com

E' l'uomo che riscalda la Terra: parola di IPCC

Viene presentato oggi a Parigi, presso la sede dell’UNESCO, il IV Assessment report dell’IPCC sui cambiamenti climatici.
L’IPCC (Intergovernamental Pannel on Climate Change) è stato creato nel 1988 dall’organizzazione mondiale meteorologica (World Meteorological Organization WMO) e dal programma delle nazioni unite per l’ambiente (United Nations Environment Programme UNEP) in seguito al riconoscimento del problema globale del cambiamento climatico.
L’IPCC non è un ente di ricerca, ma è costituito da un gruppo di scienziati che provengono da tutto il mondo incaricati dalla WMO di analizzare tutti i dati pubblicati nei diversi studi scientifici e di redigere un rapporto sullo stato del cambiamento climatico.
L’organizzazione dell’IPCC vede la presenza di 3 gruppi di lavoro: il primo si occupa della parte scientifica in generale, il secondo cura lo studio degli impatti sull’ecosistema, sulla società e sulle attività umane e il terzo gruppo formula le strategie di mitigazione.
Questi tre gruppi lavorano poi alla stesura di tre rapporti sulle loro specifiche competenze. Il rapporto finale, quello che si chiama Assessment report, è composto da questi tre documenti.
Il documento che però forse ha una importanza maggiore rispetto a tutto il resto è il SPM Summary for Policy Makers. Si tratta del documento che viene consegnato a ciascun governo membro delle nazioni unite. L’SPM deve essere approvato parola per parola da tutti i governi, all’unanimità. E questo è quello che è successo a Parigi. Tutti i governi hanno mandato dei loro rappresentati perchè approvassero questo documento. Ovviamente la cosa non avviene con facilità e ci sono sempre richieste di modifiche prima dell’approvazione. Filippo Giorgi, uno dei vicedirettori del primo gruppo di lavoro dice che “spesso alcuni governi mandano degli avvocati all’assemblea per l’approvazione del SPM. Vogliono evidentemente essere sicuri che vengano curati i loro interessi. Ogni singola frase viene rivista, discussa e solo poi approvata. Nel 2001 si è discusso per ore prima di decidere se scrivere nel rapporto che i cambiamenti climatici sono attribuibili all’uomo molto probabilmente, quasi certamente o in modo certo. Diverse sfumature che posso però volere dire molto”.

All’interno del documento “Climate Change 2007: The Physical Science Basis”, possiamo vedere che gli scienziati dell’IPCC affermano che la comprensione dell’influenza dell’uomo sul clima si è intensificata a partire dal III Assessement Report del 2001. Tutto questo li porta a dire con grandissima sicurezza di essere in possesso di prove sempre più forti che la stragrande maggioranza del riscaldamento globale osservato negli ultimi 50 anni è attribuibile alle attività umane.

I dati scientifici ci dicono dunque che il contributo umano al riscaldamento del pianeta non è assolutamente trascurabile, ma anzi ne rappresenta la causa primaria. Ovviamente il clima cambia anche per cause naturali come le variazioni dell’attività vulcanica o solare, ma i forcing antropogenici (gas serra, aerosol e cambiamenti nell’uso dei suoli) risultano essere i fattori più importanti.

Tutti i dati mostrano un trend di riscaldamento globale e se si osservano nei grafici le variazioni di temperatura assieme alle variazioni delle concentrazioni dell’anidride carbonica negli ultimi 400mila anni, si vede chiaramente che esiste una periodicità in queste variazioni, ma negli ultimi 50 anni è aumentata in modo sproporzionato.

Oggi la concentrazione di CO2 è di circa 380 parti per milione (circa 0,04%), il livello più alto degli ultimi 650 mila anni nonostante ci sono stati dei momenti nella storia geologica del nostro pianeta in cui la sua concentrazione è stata anche 20 volte maggiore rispetto a quella attuale. Il problema, in realtà è la velocità con cui essa è introdotta in atmosfera. Una velocità tale che è inconfrontabile con il passato.

Il delicato equilibrio atmosferico ne sta già risentendo, e con il futuro le ondate di calore, l’intensità delle precipitazioni, il rischio di siccità e l’intensificarsi delle tempeste tropicali, saranno fenomeni cui assisteremo sempre più di frequente.
Speriamo che segua presto una azione o finiremo come la rana bollita:
"Se mettete una rana in una pentola di acqua bollente, essa cercherà immediatamente di saltare fuori. Ma se mettete la rana in acqua a temperatura ambiente e non la spaventate, se ne starà ferma. Ora, se la pentola è su una fonte di calore, e se aumentate gradualmente la temperatura, succede qualcosa di molto interessante. All'aumento della temperatura da 21 a 27 gradi, la rana non farà nulla. Anzi, essa dimostrerà in tutti i modi di godersela. Con il graduale aumento della temperatura, la rana diventerà sempre più malferma, finché non sarà più in grado di saltar fuori dalla pentola. Sebbene non vi sia nulla che la trattenga, la rana resterà lì e bollirà. La spiegazione è semplice: l'apparato della rana, come quello di molti esseri viventi, preposto ad individuare le minacce alla sopravvivenza, non è in grado di rilevare i cambiamenti lenti e graduali."Peter M. Senge - La quinta disciplina - Sperling & Kupfer

Qui è possibile ascoltare la puntata di oggi di Radio 3 Scienza, dedicata alla presentazione del rapporto, con l’intervento di Filippo Giorgi, membro dell’IPCC e capo della Physics of Weather and Climate Section e coordinatore dell’ ICTP Scientific Programmes.

Ecco come la stampa internazionale ha parlato della presentazione del rapporto:
Scientific American
The New York Times
The Economist
Time
El Pais
Le Monde
Wiener Zeitung
Le figarò
Times
Der Spiegel


Chiara Ceci

BUON COMPLEANNO DARWIN! DAI LEMURI AI SUPERUOMINI

In occasione del Darwin Day, Giornata mondiale dell’EvoluzionismoTirano - Sala del camino di Palazzo FoppoliVENERDI' 16 febbraio ore 20.30 BUON COMPLEANNO DARWIN!DAI LEMURI AI SUPERUOMINIserata per curiosi di scienze non addetti ai lavori
Presentazione del Darwin Day Ruggero Spada (Legambiente)“Scimmie come noi. Il posto dell’uomo nella natura, al di là di miti e misconcezioni.” Luca Pozzi (biologo evoluzionista)
Proiezione di un cartone animato
Rinfresco evoluzionista (a cura di chi si sente evoluto in cucina e vuol partecipare con dolcetti fatti in casa)INGRESSO LIBERO Per informazioni Biblioteca civica “Arcari” tel. 0342 702 572 bcarcari@provincia.so.it

Dall'albero al mosaico genetico, attraverso l'Horizontal Gene Transfer

Qual e' il segreto che si cela dietro all'accelerazione che la complessita' dei viventi ha subìto nel corso del tempo?

La risposta arriva da una ricerca apparsa pochi giorni fa online sulla prestigiosa rivista Physical Review Letters. Sono il biologo teorico Michael Deem, della Rice University (Texas) e il suo collega coreano Jeong-Man Park ad aver sviluppato un modello matematico che razionalizza l'azione del cosiddetto HGT (Horizontal Gene Transfer), il Trasferimento Orizzontale di Geni: si tratta di pezzi di materiale genetico che batteri e virus scambiano continuamente con gli esseri viventi, rendendo possibili veri e propri "salti quantici" nell'aumento della complessita' degli organismi stessi. La teoria dell'HGT per gli organismi superiori, proposta ormai quasi trent'anni fa, comincia ad essere accettata soltanto da alcuni anni, e cioe' da quando indagini di biologia molecolare hanno dimostrato che il genoma di molte specie appartenenti ai diversi regni contiene tracce significative di queste inserzioni genetiche interspecifiche.
Da miliardi di anni, dunque, la Natura e' impegnata in esperimenti di ingegneria genetica: i geni, trasportati da efficaci vettori quali batteri e virus attraverserebbero abilmente il confine critico della barriera interpecifica e avrebbero dato luogo nel tempo ad una vera e propria escalation della complessita': dai semplici procarioti di 3,5 miliardi di anni fa, alla attuale complessita' e biodiversita' pluricellulare esplosa in meno di un miliardo di anni.
Il modello matematico dell'evoluzione mediante HGT di Deem e Park, che fornisce per la prima volta una soluzione esatta in un approccio di questo tipo, tiene conto appunto dell'effetto del trasferimento orizzontale interspecifico di materiale genetico sulla dinamica evolutiva delle specie: questo in contrapposizione ai modelli piu' comunemente proposti, che considerano esclusivamente mutazioni puntiformi e ricombinazione sessuale. Deem e Park dimostrano che l'inclusione dell'HGT nel modello accelera notevolmente la velocita' evolutiva, propagando le mutazioni favorevoli, considerabili come veri e propri moduli di DNA, tra le popolazioni.
Secondo i fautori dell'HGT, quindi, la storia filogenetica della vita e' rappresentata non da un albero, con biforcazioni che sono il risultato di un trasferimento genetico esclusivamente verticale (da genitori a discendenti), ma da un mosaico, dove le specie ereditano orizzontalmente tasselli genetici gia' sperimentati con successo da altre specie.
Paola Nardi

Quando la vita sulla Terra rischiò di scomparire

Ospite del Dipartimento di Scienze delle Terra A. Desio dell’Università degli Studi di Milano, il paleontologo Micheal J. Benton si racconta a Pikaia.

Si sono svolte all’inizio settimana presso il Dipartimento di Scienze delle Terra A. Desio dell’Università degli Studi di Milano per la Scuola di Dottorato in Terra, Ambiente e Biodiversità, le lezioni tenute dal prof. Michael J. Benton, paleontologo dell’University of Bristol. Autore del libro Vertebrate Paleontology, testo su cui hanno studiato la paleontologia moltissimi geologi e naturalisti, Benton ha tenuto per tre giorni delle interessantissime lezioni dove ha parlato di estinzioni e di macroevoluzione.
Il prof. Benton ha raccontato a Pikaia quali sono le sue attuali linee di ricerca: “Al momento io e il mio gruppo stiamo lavorando principalmente su materiale terrestre relativo all’ estinzione di massa delle fine del Permiano in Russia. Molti colleghi in altre parti del mondo lavorano alla parte marina (tra cui alcuni proprio qui a Milano, sia su pesci che su invertebrati) e altri ancora sempre alla parte terrestre in sud Africa. Stiamo lavorando in Russia da ormai una decina di anni e vogliamo cercare di capire quanto grave fu quell’evento di estinzione di massa e se ci sia stata una certa selettività ecologica, cioè se per esempio gli animali più grandi o i carnivori sono stati più danneggiati degli altri gruppi. Siamo anche molto interessati al recupero avvenuto dopo l’estinzione di massa, visto che il numero delle specie diminuì drasticamente e vorremmo capire meglio come le specie che sono sopravvissute si sono riprese dopo la grande crisi.
Mi occupo anche dello studio delle forme della storia della vita, ovvero di come la vita si sia diversificata negli ultimi 500 milioni di anni. Al momento c’è un grande dibattito in paleontologia riguardante la qualità del registro fossile: lo si può davvero usare in modo empirico per ottenere dati oppure si deve accettare che i fossili sono controllati da fattori geologici? Alcuni sostengono che il registro fossile sia solo un segnale geologico e contenga ben poche informazioni biologiche. Altri, me incluso, pensano invece che sia possibile leggere nei fossili alcune informazioni biologiche e che si possono trarre delle conclusioni sull’evoluzione.
Sono poi anche molto interessato alla ricostruzione dell’albero della vita, al pattern filogenetico di tutte le specie, viventi e fossili, e di come si può ricostruire questo albero della vita. Per ottenere la reale forma di questo albero sarà necessario lavorare in parallelo con la biologia molecolare. Se si è interessati all’evoluzione, all’ecologia, all’etologia è importante sapere la vera forma dell’albero dei gruppo di animali che si studia. Altrimenti tutte le supposizioni sui tassi di cambiamenti saranno completamente sbagliate. Sappiamo che molti degli alberi che si vedono nei libri di testo sono errati. Recentemente abbiamo visto, ad esempio, una rivoluzione nella comprensione dei rapporti nei mammiferi, gli Afrotheria. Nessuno sapeva niente degli Afrotheria 10 anni fa e ora tutti accettano le nuove visioni. Si tratta di uno dei gruppi più studiati, quindi io sospetto che quando si dedicheranno le stesse attenzioni ad altri gruppi verranno trovati altri cambiamenti rivoluzionari negli alberi filogenetici. Credo che i mammiferi fossero già un gruppo dove si sapeva che ci doveva essere un pattern che non conoscevano, quindi credo si attendesse solo di scoprirlo e ora sembra abbastanza chiaro, le prove sono forti.
Molte delle persone che contrastano la teoria dell’evoluzione spesso portano come prova a sostegno della fallacità delle teoria di Darwin l’ esplosione di forme di vita che si vede nel Cambriano. Benton ci ha raccontato la sua opinione in merito e ha spiegato come lui creda che non si sia trattato di un’esplosione ma di una fase di evoluzione molto rapida. “Esiste una lunga tradizione tra i creazionisti ad esagerare ogni tipo di discussione. Se la scienza sta affrontando una sano e genuino dibattito, essi diranno che in realtà non sappiamo nulla. Per quanto riguarda l’esplosione del Cambriano. ci sono diversi punti di vista. È vero che il registro fossile sembra mostrare una comparsa di moltissimi nuove forme di vita in modo abbastanza rapido, ma non è stato certo istantaneo. Stiamo comunque parlando di 10-20 milioni di anni, che è un tempo del tutto accettabile per spiegare una comparsa delle specie che non necessita certo una creazione. Non è una vera e propria esplosione e non c’è bisogno di nessun miracolo per spiegarla. Esiste un dibattito tra quelli che sostengono un modello di evoluzione rapida e quelli che ne sostengono uno con tempi più lunghi. Alcuni dati molecolari suggeriscono che l’origine dei metazoi risale a molto prima dell’esplosione cambriana, quindi i creazionisti leggono questo dibattito dicendo che in realtà non sappiamo nulla. In realtà c’è sempre più una buona corrispondenza tra la datazione dei fossili e quella molecolare. È un errore sostenere che si è lavorato su questo argomento per moltissimo tempo e ancora non sappiamo bene come sono andate le cose. In effetti noi possiamo capire molto, è certo necessario continuare a studiare e forse è più una questione di metodi che altro. Purtroppo i creazionisti hanno una visone piuttosto ottusa e non credo che ci sia molto che possa dirgli uno scienziato per fargli cambiare idea.

Ecco dove si possono trovare le spiegazioni di Benton sull’accuratezza dei metodi di datazione dei fossili e sulle prove delle transizioni evolutive e alcune delle principali pubblicazioni del paleontologo inglese: Benton, M. J., Tverdokhlebov, V. P. and Surkov, M. V. 2004. Ecosystem remodelling among vertebrates at the Permian-Triassic boundary in Russia. Nature 432, 97-100. Benton, M. J. and Ayala, F. J. 2003. Dating the tree of life. Science 300, 1698-1700. Benton, M. J. 2001. Finding the tree of life: matching phylogenetic trees to the fossil record through the 20th century. Proceedings of the Royal Society of London, Series B 268, 2123-2130. Benton, M. J., Wills, M. and Hitchin, R. 2000. Quality of the fossil record through time. Nature 403, 534-538.
Per le foto ringraziamo il prof. Andrea Tintori, organizzatore dell’evento.
Chiara Ceci

Riprese video del Festival delle Scienze

Volentieri segnaliamo le riprese video di questi eventi.
In occasione del Festival della Scienza, giunto nel 2006 alla quarta edizione e ormai affermatosi come uno degli eventi più seguiti nell’ambito della divulgazione scientifica europea, in collaborazione con l'Associazione Festival della Scienza, sono state realizzate le riprese di alcune tra le conferenze più rappresentative per tema e autorevolezza dei relatori.
Eccole:
La terza cultura in espansione, relatori Seth Loyd, Gloria Origgi, Robert Trivers; modera John Brockman, 31 ottobre 2006
Verso una scienza del benessere, relatore Daniel Kahneman, 02 novembre 2006
Le decisioni reali, né razionali, né capricciose, relatori Daniel Kahneman e Massimo Piattelli Palmarini; modera Matteo Motterlini, 03 novembre 2006
Dalle origini della vita al linguaggio, relatori Edoardo Boncinelli e Terrence Deacon, 04 novembre 2006
Buon compleanno Neanderthal, relatori Giacomo Giacobini, Giorgio Manzi e Cristopher Stringer, 29 ottobre 2006
La biologia molecolare e la teoria dell’evoluzione, relatori Guido Barbujani, Luigi Luca Cavalli Sforza, Rodolfo Costa, Telmo Pievani, Olga Richards, Giorgio Valle, 28 ottobre 2006
Codice Edizioni

Tavola rotonda virtuale sul libro di Barsanti "Una lunga pazienza cieca"

E' uscito il nuovo numero della rivista on-line Laboratorio dell'ISPF nel quale si trovano vari interventi alla Tavola Rotonda Virtuale sul libro di Barsanti "Una lunga pazienza cieca".
Contiene a testo intero (pdf) i seguenti saggi:
Elena Gagliasso Luoni, Quel che resta dell'ordine
Marco Ciardi, Evoluzione, ecologia, ambiente, economia
Federico Focher, Evoluzionismo darwiniano: il braccio violento della «Volontà»
Carmela Morabito, ‘Selezionismi’: modelli logici e modelli neurofisiologici nella psicologia di Alexander Bain
Barbara Continenza, Simulazioni, dissimulazioni e lamarckismi
Silvia Caianiello, Il ritorno dell’embriologia. Per una storiografia inversa del rapporto tra sviluppo ed evoluzione
Telmo Pievani, I rivoli pazienti della storia della teoria dell’evoluzione
Gilberto Corbellini, Santa pazienza!
Giulio Barsanti, Antiquariato

Paolo Coccia

Il mistero dell'Hobbit

Secondo un nuovo studio effettuato sull'impronta lasciata dal cervello sulla scatola cranica, il fossile dell'Hobbit apparterrebbe in realtà ad una specie affine all'Homo sapiens, dando nuovamente credito all'ipotesi fatta dopo il suo ritrovamento nel 2003. Non sarebbe, dunque, un individuo di Homo sapiens affetto da microcefalia.

C'è un nuovo colpo di scena nella ormai nota vicenda dell'Homo floresiensis, battezzato Hobbit per le sue piccole dimensioni corporee. Uno studio, condotto dalla paleoneurologa Dean Falk della Florida State University e pubblicato sul numero odierno di PNAS, dimostrerebbe che il fossile LB1, come fu nominato al momento del ritrovamento, appartiene effettivamente ad una specie affine ma differente dall'uomo moderno: l'uomo di Flores. L'Hobbit fu scoperto nel 2003 nell'isola indonesiana di Flores in una grotta dove furono rinvenuti numerosi utensili, considerati troppo avanzati per essere stati fabbricati da un organismo con un cervello delle dimensioni pari a circa un terzo di quelle dell'Homo sapiens. E' proprio per questo motivo che numerosi paleoantropologi non credono alla possibilità che l'Homo floresiensis costituisca una specie a parte, soggetta a nanismo insulare, e ritengono che questo non sia altro che un individuo di Homo sapiens affetto da microcefalia.
Il gruppo della Falk ha condotto analisi approfondite sulle impronte lasciate dal cervello di LB1 sulla scatola cranica per ricostruirne le dimensioni e le proporzioni tra le parti e ne ha elaborato un modello tridimensionale. Inoltre, è stato effettuato un confronto tra questo modello e altri cervelli di umani moderni, di cui 10 normali e 9 affetti da microcefalia. Dai risultati emerge che l'encefalo dell'Hobbit è molto simile a quello dell' Homo sapiens non affetto da microcefalia, in quanto presenterebbe alcune caratteristiche anatomiche, tra cui un lobo frontale molto sviluppato, che gli conferirebbero capacità cognitive evolute, grazie alle quali avrebbe potuto sviluppare le abilità tecnologiche necessarie per la realizzazione degli strumenti che gli sono stati ritrovati accanto. Il suo cervello, tuttavia, possiede dei tratti non riscontrabili nell' Homo sapiens e tali da conferigli a tutti gli effetti il grado di buona specie, con la quale l'uomo moderno avrebbe convissuto per migliaia di anni.
In attesa di un ulteriore colpo di scena, la vicenda dell' Homo floresiensis continua, rimanendo sempre molto interessante ...
Per chi volesse approfondire l'argomento, segnalo un'interessante video (in inglese), prodotto dalla BBC nel 2005, che ricostruisce la scoperta di LB1 e il dibattito nella comunità scientifica riguardo alla posizione dell'Homo floresiensis nella filogenesi umana.

Andrea Romano

L'immagine, che raffigura una ricostruzione del cranio dell' Homo floresiensis, è di Rainer Zenz ed è tratta da Wikipedia.